Io, tetraplegica innamorata della vita dico sì all'eutanasia
di Marinella Raimondi
Mi chiamo Marinella, vivo da quindici anni come un reduce spaesato, perplesso e angosciato che dopo una guerra non riconosce più la realtà che si è lasciato alle spalle. Riconosco la mia camera, la tappezzeria fiorata, ma non più la mia vita, non so più chi sono e che cosa faccio. Sono ammalata di Sla, sindrome laterale amiotrofica: tetraplegica, afasica, costantemente aiutata a respirare da un ventilatore polmonare.
Considero l'applicazione dell'eutanasia la più alta espressione di rispetto e civiltà nei confronti dell'essere umano. L'uomo non può decidere nulla in merito alla propria nascita. Quando viene al mondo si trova tutto o quasi già bell'e fatto, predeterminato, deve solo accettarsi così come è, convivere con i suoi difetti e i suoi guai, trovare, dove può e quando può, la serenità. E la vita: un terno al lotto. Tuttavia viene per ognuno di noi il momento dell'addio, vuoi perché diventi vecchio, così vecchio da non sapere più quanti anni hai e a questo punto stanco di vivere; vuoi perché una malattia ti coglie quando meno te l'aspetti e ti lascia lì sacrificato e dolorante; vuoi perché un maledetto incidente ti strappa da una vita giovane e sana e ti riduce ad un vegetale: quanti ne ho visti, quanti, e non si può proprio pensare di vivere in questo stato, vuoi solo farla finita.Vogliamo allora concedere all'essere umano di decidere quando è il momento di togliersi di mezzo, di liberare se stesso e gli altri, di spegnere l'interruttore, di fare clic? Chi legge può pensare che io sia non solo favorevole all'eutanasia, ma ci pensi anche, ci pensi spesso, ci pensi come a una possibile liberazione dalle mie sofferenze. Non è così. Non ci penso proprio. Io amo la vita, anche questa vita a metà.
Quella che io vivo è la metà più importante, quella vera, quella che ha senso e dà senso all'esistenza. Cosa importa se non posso correre? Sono sempre io, Marinella. Per qualche incredibile ragione riesco ancora a nutrirmi in modo naturale, a sedere sulla carrozzina, a comunicare attraverso il computer. Voglio ancora vivere. Per mille motivi.
Vorrei ancora gareggiare in corsa con Riccardo, mio piccolo nipote, io sulla carrozzina e lui in monopattino, gara incredibile ma preziosa nel mio ricordo. Vorrei ancora accarezzare, con l'aiuto di una mano amica, la guancia paffuta di Bianca, neonata nipote, e perdermi nel suo sguardo incosciente. Vorrei ancora partecipare alle discussioni familiari con la testardaggine di un pesce rosso che vuole farsi capire , essere festeggiata dagli amici, ascoltare musica... Ma quando queste semplici, impagabili cose diventeranno impossibili, quando la sofferenza toglierà ogni possibile gioia, allora io invoco il diritto di scelta. Rivendico la possibilità di poter morire in modo dignitoso, così come dignitosamente ho affrontato la malattia.
Ndr: questo testo è stato raccolto al computer utilizzando un software particolare che consente di sfruttare l'unico movimento della paziente, quello delle ginocchia. Marinella Raimondi ha 57 anni, abita a Trezzano, è sposata, ha due figlie e due nipotini. La sua email è: Marinella.Raimondi@Tin.it
La cusa del'eutanasia è buona è giusta, ma
il titolo dato da OMB non ha alcuna attinenza con l'articolo di Marinella. Marinella è favorevole all'eutanasia, ma pensa assolutamente di poter vivere nello stato in cui si trova. Vuole ancora vivere, per mille motivi, dice.
Che significa quindi "non si può pensare di vivere in questo stato?"
Forse se tu leggessi il pezzo di Marinella...
letto. non rispecchia l'idea e le intenzioni di chi l'ha scritta. Marinella dice: l'eutanasia è espressione di rispetto e civiltà, ma io non la voglio, non qui e non adesso, posso ancora vivere in questo stato. confrontala col tuo titolo e dimmi cosa c'entra.
Il titolo, come tutti i titoli, forza un concetto. Il pezzo di marinella dice: io che so cosa si prova e ho scelto di vivere, tuttavia ritengo che non si possa (imporre di) vivere in questo stato. Secondo me il testo di marinella è bellissimo proprio perché scritto da una persona che sa cosa si prova in quella situazione, ha scelto comunque di vivere ogni istante che le resta, ma difende il diritto alla scelta. In questo senso per me il concetto "non si può vivere in queste condizioni", già forte, detto da lei diventa ancora più forte.
Detto questo, mi sembra che fare una questione di lana caprina come quella che fai tu, di fronte a simili emozioni sia l'esempio lampante di chi si concentra sul dito puntato al cielo e non vede le stelle.
ho capito perfettamente perchè hai messo questo articolo, e proprio perchè rappresenta un punto di vista particolarissimo, meritava un titolo più fedele e meno forzato. tutto qui. giù gli aculei, non ce n'è bisogno.
Trovo inutile sollevare dubbi e incertezze, in particolare per il titolo di un articolo. Ho appena finito di vedere ferrara su la sette, tanti se e tanti ma, dubbi su dubbi, e il fiduiario? e l'obiezione di coscienza? e i problemi legali? e che cazzo! Dubbi conditi dalle solite capriole del cardinale di turno, secondo cui la sofferenza è un merito e ci unisce alla sofferenza di cristo. La mia opinione in materia è chiara, sono favorevole all'eutanasia e non mi basta il "testamento". Se abbiamo una opinione, pro o conto, dobbiamo dirla sempre in modo molto chiaro, a caratteri cubitali IO VOGLIO POTER SCEGLIERE DI MORIRE oppure IO NON VOGLIO CHE TU POSSA SCEGLIERE e assumerci le nostre responsabilità nei confronti del prossimo. Si sta creando lo stesso polverone della procreazione assistita, dove la conclusione è stata che si trattava di una materia troppo complicata per essere rimessa ai semplici cittadini (e chi è competente in materia, calderoli?). In questo modo alla fine tutto si riduce a un compromesso, o peggio ad un niente di fatto. Un abbraccio a Marinella.