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Alberto Biraghi
Little Miss Sunshine

Da un lato c'è l'America dei sogni di basso profilo, quella di facce e culi rifatti, che corrompere le ragazzine di otto anni inoculando i valori della TV trash e della società dell'apparire anche senza essere. Le traveste da vamp, le impiastriccia di trucco e messe in piega, le costringe a dondolare su un palco a ritmo di musica ammiccando a un pubblico di parenti frustrati che sognano per loro un successo televisivo impossibile. Dall'altro c'è la prima linea quotidiana, con le rate che scadono e il lavoro che non funziona mai come dovrebbe.
Richard Hoover, di professione motivatore ("il mondo si divide in vincenti e perdenti, tu con chi vuoi stare?") è il padre di Olive, ragazzina di otto anni che sogna di vincere la finale di Little Miss Sunshine (un concorso di bellezza per aspiranti divette che dà il titolo
al film) e capo (si fa per dire) di una famiglia di sbarellati, con lo zio tentato suicida, il nonno cacciato dalla casa di riposo perché sniffa eroina, il figlio primogenito che ha fatto voto di silenzio per diventare pilota da caccia.
La storia di Little Miss Sunshine si sviluppa lungo il viaggio cross country su un vecchio van VW giallo (con la frizione che smette di funzionare dopo pochi chilometri costringendo il gruppo a esilaranti partenze con spinta e salto a bordo) nel corso del quale succede di tutto. Nonostante il deja vu di molte situazioni, il film si fa apprezzare non solo per la comicità, a tratti è davvero esilarante, ma per l'intelligente caratterizzazione dei personaggi (che al di là di qualche ovvio stereotipo sono realistici e interessanti) e per la presa in giro dell'America provinciale e cafona che riesce a scegliere uno come George W. Bush come proprio presidente.
01.10.06 11:40 - sezione
cinema