L’Europa ostaggio delle Grandi Coalizioni
Il voto austriaco di ieri, pur confermando la previsione di un leggero spostamento dell'asse politico del paese dal centro-destra verso il centro-sinistra, indica la condizione di incertezza della società austriaca.
Due sono stati i temi al centro della campagna elettorale: il peso dell'immigrazione islamica nella società austriaca e l'allargamento dell'Unione europea.
I cristiano-popolari, il partito del cancelliere uscente Wolfgang Schuessel (ÖVP) si sono dichiarati favorevoli all'ingresso a breve della Romania e della Bulgaria nell'UE. Più scettico sull'ipotesi dell'allargamento è stato invece il suo diretto avversario Alfred Gusenbauer, leader dei socialdemocratici (SPÖ), che ha insistito sul no alla Turchia nell'Ue per le politiche discriminative ancora in vigore verso le proprie minoranze interne.
Il tema della Turchia non rappresenta solo una questione di politica estera nel confronto politico in Austria. Ha, infatti, un valore simbolico. E' questo infatti uno dei temi sollevati dai due partiti di estrema destra: l'FPÖ, oggi guidato da Heinz-Christian Strache, trentasettenne medico di Vienna che ha accentuato il tratto xenofobo del partito, rianimato l'anima populista della mobilitazione e il BZÖ, il nuovo partito di Haider.
Strache, che l'anno passato ha ottenuto il 15% dei voti nelle elezioni locali a Vienna, si presenta come il volto della nuova destra austriaca, in condizione di minoranza, rispetto al successo ottenuto da Haider sette anni fa (26,5%), ma forte di un radicamento che allora sembrava solo il risultato di un voto di protesta e che ora invece inizia a configurarsi come un voto di opinione. Il tema della sua campagna è stata la paventata “islamizzazione dell'Austria” e la necessità di attuare una politica di rinazionalizzazione il cui primo provvedimento deve essere dovrebbe essere l'espulsione di circa un terzo degli stranieri, mentre il suo diretto avversario Haider ha promesso l'espulsione di 300.000 islamici nei prossimi tre anni.
Rispetto al 1999 un dato è mutato: l'elettorato per circa 80% torna a riconoscersi nei due grandi partiti storici, ma rimane la frattura culturale e politica. Soprattutto rimane la questione politica di fondo: il fatto di non scegliere tra due politiche, ma obbligare a una coabitazione tra forze che sia sui principi che sulle decisioni politiche tenderebbero a contrapporsi.
La prospettiva è dunque quella - simile al caso tedesco - di una grande coalizione. Un aspetto che forse non è più un dato eccentrico nel panorama europeo, ma che va interpretato come il segno distintivo di una fase di passaggio delle società europee attraversate dalle stesse sfide, ma incapaci di trovare una soluzione politica nelle proposte avanzate da uno dei due schieramenti a confronto. Un aspetto che non attenua le cause locali del risultato, e che, contemporaneamente, indica l'assenza di una politica continentale in cui riconoscersi.
02.10.06 10:19 - sezione
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