Lettera a Giangiacomo Schiavi
di Sara Carrara
Sto cercando di evitare la volgarità ma non ci riesco. Milano è un cesso metropolitano. Più passa il tempo e più la metafora calza. E se qualcuno volesse aggiungersi alla domanda del mio fidanzato, cosa intendi dire? Io gli risponderei alla stessa maniera: lurida, puzzolente, vecchia, soffocante. Dove la parola vecchia non acquista il fascino che normalmente gli viene affidata.
È difficile esprimere tutto quello che mi passa per la mente, ed è ancor più difficile esprimere, per un art director abituato a sintetizzare con le immagini, parole adeguate.
Non credo che ci sia una causa particolare che abbia imbruttito così la città, non credo che sia colpa di Berlusconi e non credo nemmeno che sia colpa della crisi... Non voglio cadere nei soliti stereotipi che vengono dati in questi casi, è colpa nostra, si anche mia, se volete.
Una città che non ha tempo, voglia ed energia da investire nei rapporti sociali e difficile che si evolva in modo luminoso e moderno. L'epoca dell'illuminismo è finita lo so, ma siamo in pieno new-medioevo.
Stiamo diventando tanti piccoli giapponesi abituati a vivere in case di 50 metri quadrati da mezzo milione di euro per non parlare dei poveri sfortunati che si appropriano di un garage (grosso come il monolocale) a delle cifre a dir poco demenziali. Non so se una città come Londra, Parigi, Norimberga, Berlino, Praga possa offrire così poco in cambio di così tanto. Ci sarebbe una bella discussione da fare anche su questo punto. E poi si sa ci si abitua a tutto e si tende a giustificarlo in tanti modi, ma irrazionalmente stiamo tutti male, non è vero?
E non venitemi a dire che è la sfortuna di vivere in una città, perché non è vero, ho vissuto per diversi anni all'estero e un mix così micidiale non lo ancora incontrato.
Forse dobbiamo nuovamente imparare a sognare, e non lasciarci trasportare da questa quotidianità dura e faticosa.
Ho solo 25 anni, e vedo con i miei occhi che ogni autunno è peggiore del precedente. L'altro giorno la mia fidanzata e la sua amica sono arrivate alle 19 in stazione con due valigione a testa, trasloco in corso: ho dovuto prendere la macchina! 8-| Non la usavo di giorno a milano credo dal 2004, quando dovetti ritirare la tastierona nuova al negozio di strumenti musicali, e non avrei mai immaginato una cosa così!
Da Rozzano in Centrale ho impiegato 1 ora e 20. Viaggiando di sera ho impiegato qualcosina meno per arrivare a Genova. Da piazza Cinque Giornate ai bastioni di Porta Venezia ho impiegato 40 (QUARANTA!!!) minuti, così almeno ho avuto il tempo di ammirare con calma le luci kitch (viola, azzuro, rosso fosforescente) con cui erano illuminate le porte.
Arrivo al punto: ma con tutta questa gente che TUTTI I GIORNI consuma la sua vita in coda, come si può sperare un minimo interesse per la città (o l'area metropolitana, se si contano anche quelli che arrivano da appena fuori)??? Come si può sperare in un minimo interesse per la vita sociale? Uno arriva al lavoro al mattino ed è già incazzato. Arriva a casa la sera dopo un viaggio snervante e che fa? Concerto di pianoforte al Conservatorio? Serata a teatro? Giro ai giardini per farsi due chiacchiere con qualcuno? Non prendiamoci in giro.
Finchè non risolviamo il problema viabilità, Milano continuerà ad andare verso un triste declino. Grigiore. Nervi tesi. Maleducazione.
Perchè nelle piazze non si trova più una cannetta di ganja ma se ti serve la cocaina te la tirano dietro? Io non voglio stare in un posto così, cazzo!
Rispondo per Napoli: sì!! E' verissimo!
E Milano, rispetto a Napoli, è il paradiso.
Le strade principali di Napoli ormai cadono a pezzi, le periferie (che a Napoli non sono realmente tali perchè sono aree urbane perfettamente inglobate nella città, senza soluzione di continuità) sono invase costantemente dall'immondizia, che spesso finisce in fiamme. I normali lavori di manutenzione di rete idrica ed elettrica finiscono con il lasciare per terra crateri in perfetto stile Kabul (sarà per abituare il 'popolo' all'idea della guerra?).
A Milano si fa un gran discutere sulla questione Metroweb, indice che c'è qualcuno che pensa che sia necessario (e lo è) dotare la città di una rete informatica pubblica... a Napoli una discussione del genere è pura fantascienza. E poi sporcizia, maleducazione, nessun rispetto per le norme basilari di convivenza civile... Come dice l'autrice del brano in questione, non è colpa di Berlusconi (a Napoli dovremmo prendercela con Bassolino e soprattutto con la Iervolino...), o perlomeno non è solo colpa dei politici: le carte e le bottiglie vuote per terra davanti alle cornetterie le lasciano le decine di migliaia di ragazzini e giovanotti idioti a cui non è stato insegnato il rispetto per la propria città (e per la propria cultura), le macchine sul marciapiede, in doppia fila, che non rispettano le norme di circolazione non sono tutte guidate dalla Iervolino o dalla Moratti.
Ho sempre più spesso voglia di evadere da questo 'cesso' di città, ma per ndare dove?
PER MAURO messaggio delle ore 9.09
Ogni medaglia ha il suo risvolto:
tu non usi l'auto dal 2004, io, che abito in un paesino in montagna, la devo usare tutti i giorni per andare in posta, in farmacia, a fare la spesa, ecc. anche se ne farei volentieri a meno. In più questo sgoverno di inciuciatori pseudo sinistri ma faranno pagare un bollo maggiorato siccome non posso comperarmi un'auto nuova Euro 4 e mi devo accontentare della mia vecchia Fiat che ho "convinto" ad andare a benzina verde. Meno male che sono vicino alla Svizzera dove la benzina costa mooooolto meno.
Se dovessi venire a Milano userei il treno, fino a quando non metteranno il ticket anche per i pedoni, visti i tempi che corrono!!!!!!!
Naturalmente, comunque, preferisco vivere qui, piuttosto che a Milano insieme ai miei animali, selvatici e non, con la mia parabola satellitare, il mio PC ecc.
Ciao
Ci sarebbero fiumi di parole da scrivere, sullo svuotamento dei centri storici delle nostre città, diventati "belle vetrine" commerciali e turistiche ma svuotati dalla loro gente e dalle loro tradizioni, dell'ammassamento in periferie costruite senza programmazione urbanistica, spesso periferie orribili con collegamenti altrettanto orribili, la mancanza di una politica della mobilità che ha lasciato pian piano decadere il servizio di trasporto pubblico e prevalere l'automobile come unica possibilità decente (come ciclista urbano militante resto comunque convinto che per pedalare nel caos del traffico e nel degrado di certe strade ci vuole "fegato" ... anche per far aumentare chi usa la bici occorre cambiare la città).
Nella situazione in cui siamo caduti per migliorare le città servirebbe maggiore coscienza civica e politica rispetto al "quasi zero" che c'è nel nostro Paese.
Ci sono tante cose da fare. Ne dico una.
Secondo me la principale è la questione urbanistica. Occorre strappare sempre più territorio all'automobile: cortili per i bambini, parchi, zone 30, strade con traffico moderato (alberi in mezzo alle strade, cul de sac), piste ciclabili, strade "centro" di quartiere chiuse completamente alle auto, ecc. ecc.
Dare alternative all'auto (tramvie, metro, ciclabili, intermodalità,ecc.), ok, ma anche darci spazi liberi dalle auto o comunque dove le auto non hanno la precedenza.
Però per fare questo ci vorrebbe maggiore partecipazione. C'è qualche esperienza di qua e di là, ma gran poco. La gente oggi o è troppo impegnata a sopravvivere o, se potrebbe impegnarsi, ha tutt'altra mentalità: non facciamo esempi concreti, altrimenti il "partito del suv" si incazza.
Allora, la lettera è interessante. Io vivo a Milano da sempre. Quindi le sono in qualche modo legato. Ho i miei posti. I miei luoghi e le mie "isole".
Eppure è innegabile dire che non mi piace più di tanto. Non vedo più i suoi "pro". Una volta si poteva parlare genericamente di "Offerta culturale", ora, mi pare, sia messa meglio Roma, per esempio. Lavoro in pubblicità come l'autrice della lettera, e Milano è stata per anni, lo è ancora, ma sempre di meno, la città della pubblicità. Le maggiori agenzie, le maggiori possibilità di lavoro erano qui. Ora le agenzie migliori, anche se sono solo un paio, sono a Roma. La Mccan e la Saatchi. La loro sede milanese non è all'altezza. La vivibilità è degradata, lo sappiamo tutti, inutile ripeterlo, il traffico è a un punto di non ritorno, l'idiozia dei proprietari rivelata dal parco auto circolante (carroarmati come l'Hummer, carri funebri vari, quasi sempre tutti con la famosa targa, de-tassabile, che comincia per "ZA") è a livelli di autismo compulsivo. Insomma si implode. Avere dei figli è una follia. Diventa un gesto quasi pericoloso. La mia impressione è che Milano è una città fondamentalmente pigra. Cioè che il tutto sia dovuto alla pigrizia. All'accontentarsi. Al non aver voglia di fare fatica. La mancanza di creatività, quella di tolleranza, e quella di altruismo sono i tre poli su cui la città si è appiattita. Ma mentre roma, dove questi tre poli sono comunque presenti e, al di là dei falsi miti, a livelli alti, offre la sua bellezza: è una città splendida (da sempre ne sono innamorato). Recentemente leggevo il Gadda di "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana" e la sua digressione sul mercato con le porchette ripiene di rosmarino. Beh, quelle cose a Milano semplicemente non ci sono. Come non ci sono Campo dei fiori, Le terme di Caracalla, piazzetta dei Librari con Filetti di baccalà. Non ci sono le piazze con la gente per strada. Non ci sono i monumenti e i fori imperiali in mezzo al traffico a tirarti su di morale mentre sei lì a respirare merda. Insomma, Milano in questo momento non ha particolari vataggi. Lasciando perdere poi il prezzo delle case e le opportunità di lavoro. Insomma non è più nemmeno quello che era. Vale poco. Avrebbe bisogno, detto per inciso, di tirarsela un po' di meno di uscire di casa e di un bel calcio nel sedere che la spedisca a lavorare in miniera per qualche anno. A trovare nuove idee, nuove soluzioni, nuovi modi per vivere meglio. E questo rappresenta anche una straordinaria opportunità. Rimettere in moto una città alloffita e noiosa (ecco questo è il termine che mi pare di usare di più quando parlo di Milano: è noiosa) è una bella sfida. Le possibilità ci sono, secondo me anche le persone. Bisogna smettera di lamentarsi, e questo è anche colpa nostra, e cominciare a capire che cosa si può fare nel nostro piccolo per migliorarla. E di cose, se ci pensi, ce ne sono tante.
Napoli è una città immensamente più difficile di Milano, ha ragione adimant (sto leggendo, e lo consiglio caldamente a tutti, a tal proposito "Gomorra" di Saviano, giornalista per il Manifesto e altre testate), ha dei problemi atavici. Ma appunto per questo Milano è ancor meno scusabile: avrebbe tutto per poter star bene. Deve muovere il culo. Mi pare un po' come uno di quei ragazzotti cresciuti che vivono ancora a casa di mamma e papà e che finiscono per rimanerci fin quando ormai è troppo tardi. Occorre una sveglia, forzata. Milano non è stupida. Se la può dare.
(l'ho già detto ma lo ripeto qui)
Il film e l'esperienza di "Piazza Vittorio" è un perfetto esempio di quella tolleranza, creatività e lungimiranza che a Milano manca.
E sembra di soffocare.
Achab, concordo in pieno. Anche se di "isole" ne trovo sempre meno.
io vivo a padova un po' in periferia e sono contento...ma vi giuro che milano per me è l'inferno! quando vengo in quella città anche solo per un concerto non vedo l'ora di scapparne , fa schifo che nemmeno mastella!
per la mia laurea avrei dovuto trasferirmi lì a lavorare che il mio lavoro piove a Milano , ma preferisco morire povero che fare il mercenario nella patria del cemento..
non offendetevi milanesi
Cambiamo città. Restiamo a Milano.
Io trovo che alcuni problemi siano tipici di tutte le città con forte concentrazione di persone e o attività, vedasi il traffico. A Roma o a Parigi, per fare 2 esempi che conosco, la situazione è identica se non peggiore di quella milanese. Le targhe ZA sono le targhe quadrate che equipaggiano i modelli di auto la cui predisposzione non coincide, per una serie di ragioni, con quelle nazionali, rettangolari. Pertanto non c'entra il discorso della de-tassazione, si possono vedere anche sportive o spider americane avere targhe ZA senza che possano godere di privilegi fiscali, è solo una questione di spazio della sagomatura porta-targa. Comunque, purtroppo Milano è una città che negli anni '80 e primi '90 aveva molto da dre, era viva, frenetica, pulsava di vita propria con un ritmo esaltante e eccitante. Oggi è una triste parodia di quello che era. Tralasciando il discorso della pubblicità di cui non mi intendo particolarmente, basta uscire la sera durante la settimana. Traffico zero, se non in 3 quartieri (Brera, Marghera e Navigli), locali semi deserti tranne i pochi noti, facce tristi e rassegnate, insomma un brutto panorama. Quando avevo appena preso la patente, nel '90, uscivo tutte le sere, anche solo per fare un giro (e non lavorando riuscivo anche a tornare a casa a ore piuttosto tarde) eppure c'era sempre gente in giro, a tutte le ore e in tutte le zone. Se oggi provate a fare lo stesso esperimento vedrete che dopo mezzanotte ci sono solo gli spazzini in giro. Ora, sul cosa si possa fare ci sarebbe molto da disquisire, ma sicuramente si potrebbe prendere esempio da città più allegre, soprattutto senza pensare che una notte bianca all'anno possa essere la soluzione al problema.
è solo una questione di spazio della sagomatura porta-targa
infatti se fai ritargare una 500 ti danno una targa ZA :-)
io non capisco proprio questa fissazione dei milanesi di piangersi addosso per i passati splendori.
a Roma cinecitta' e' mezza morta, si fa solo fiction televisiva di merda, abbiamo una marea di sottoccupati e lavoratori in nero, baracche, bidonvilles e slums, certi quartieri e borgate che nessuno di voi ha mai visto che ricordano quelle che si vedono nei film di scola e pasolini, eppure, cazzo mica i romani stanno sempre a lagnarsi!
continuano a vivere la propria vita, noncuranti del grande passato, perche' si vive nel presente.
certo non e' piu' la Roma di 30 anni, fa, ma cosa rimane uguale in 30 anni? le tombe?
Riguardo quello che dice Willy sulla "vitalità" della città, io posso parlare della mia (la mia città, non la mia vitalità...:P) e affermare che il discorso qui non vale. Anzi, ormai alcuni anni fa abbiamo assistito ad un'inversione di tendenza.
Torino era una città operaia, questo è un tale luogo comune che lo sanno i bambini di tutto il mondo e (purtroppo) continueranno a pensarlo per chissà quanti decenni nonostante sia ormai un falso assoluto.
Tale era, però, e come tale viveva: alle 19:30, si poteva quasi sentire un univoco "vram!" di calata delle serrande, se non il "click" delle luci. E non si sentiva più nulla fino al mattino dopo. Ché ci si alzava presto, nèh.
(E' chiaro che sto estremizzando).
Poi: il recupero.
Anni '80: iniziative dei singoli, i Murazzi.
I magazzini delle barche pieni di gente che balla, i circoli ARCI, centri sociali. Fenomeno locale (unico per caratteristiche) che non sarebbe più scemato (oggi c'è solo che la politica non c'è quasi più e i marchi commerciali sì).
Anni '90: il Comune lavora, il Quadrilatero Romano.
Un intero quartiere, degradato da una vita, recuperato e messo a disposizione della gente che prima al massimo ne approfittava per farci la pipì. Localini deliziosi uno di seguito all'altro, affollamento fino a mattina, via via tirano altre iniziative: in zona, ora anche alcuni negozi tengono aperto la notte, le commistioni culturali non sono mai mancate ma ora non sono più del tutto sotterranee, insomma puoi leggere dei libri di notte :)
E ora, tocca a Borgo Dora.
(Tralasciando l'ondata portata dalle Olimpiadi!)
Insomma, Willy, il problema (mi spiace semplificare, ma credo sia così) non è la gente, ma l'amministrazione. Qui è bastato ("bastato") recuperare, rilanciare, proporre: la risposta non si è fatta attendere neanche un giorno. Vengono studenti (sempre più, lo dicono le mie conoscenze e pare anche i dati -non definitivi), e a quel che mi risulta vengono spesso dopo aver testato la piacevolezza di quanto accennnavo sopra. Se si propone, la gente coglie.
Se metti un programma culturale in tv in prima serata, una, due, tre volte, avrà successo, e verrà richiesto. Finchè bisogna andarselo a cercare, ci andranno solo i pochi che hanno davvero gli stimoli per farlo. Ma gli stimoli vanno forniti, che cacchio! E' il compito dell'amministrazione! O no?
Achab, Milano non ha piazze e monumenti di un certo tipo, come dici tu. Ok. E' stata rasa al suolo tempo addietro, quindi è così. Non avrà quartieri romani, piazze rinascimentali, lungofiumi/mari. Eppure mi sembra che tu e Willy siate concordi nel ricordare dei BEI periodi. Di qualche anno fa, non dei racconti dei vostri nonni. Questo perchè una città può essere quanto mai stimolante per quello che offre a prescindere dai "mezzi" di cui è fornita. Come ci riusciva, 20 anni fa?
E' una domanda sincera, la mia.
Cos'è cambiato?
E, Willy, una risposta non può essere "è cambiato che la gente prima usciva e ora no". Se è così, perchè è così? Cosa ha portato a questo? Fosse un processo che interessa la Nazione intera, allora le ragioni sarebbero facilmente identificabili. Ma non è così. E allora, cosa (non) è stato fatto?
Mi piacerebbe saperlo.
Ho chiaro cosa è stato compiuto (e cosa no) nella mia città, da voi sto sentendo considerazioni sull'attuale situazione...sugli effetti...ma le cause?
Berja, cazzo, Roma è bella. Città Eterna. Chi ci abita può anche essere una testa di cazzo, ci possono essere degrado, e tutto, ma cazzo, quando alzi la testa per un buon tre quarti della città, ti dici: cazzo che bella!
E dici poco.
Non è una questione temporale.
Milano invece non è bella. Deve avere un valore aggiunto. Venti anni fa l'aveva. Oggi no. Va riinventato.
E' un luogo comune anche quello di dire che i Milanesei si piangono addosso: io ho appena finito di dire, che bisogna smetterla di farlo e darsi da fare. Che è una bella sfida.
Concordo con Prefe, da padovano godo di quei piccoli privilegi per me irrinunciabili, far la spesa al mercato andando in bici senza correre troppi rischi, parlare con i bancarellari (se hai un dubbio riguardo a qualche salume, frutta, formaggio, ecc. lo assaggi), hai un contatto umano con chi propone i suoi prodotti, ogni fine settimana puoi approfittare delle varie manifestazioni pubbliche organizzate nel centro storico, in pochi chilometri puoi avventurarti nelle sradine della campagna circostante, ci sono parchi pubblici dove scatenare la prole, puoi organizzarti il pic nic in riva al fiume, ecc. Il tutto con minimo sforzo. Qualche anno fa tutto ciò era destinato a scomparire, miseramente sopraffatto dal "progresso" e da politici miopi per cui avvenire = cementificazione e consumismo sfrenato, poi qualcuno ha cominciato a dire "riprendiamoci la città". Ovviamente non tutto è celestiale ed idilliaco,anzi, ma quando sento Voi parlare di Milano, ricordo l'ultima volta che sono fuggito da lì.
Le capacità le avete, milanesi, riprendetevi ciò che è Vostro.
PS: d'accordissimo al 100% con Berja.
Noi qui siamo particolarmente portati al vittimismo, specialmente verso Milano che ci porta via la RAI, ci porta via la Telecom, ci porta via le fiere, ci porta via le assicurazioni...
Secondo me non è questione di vittimismo, è una sindrome che colpisce anche i nobili decaduti quando sono portati a ricordare costantemente i fasti del passato, dei castelli, dei quadri e dei candelabri arabescati che sono stati costretti a vednere anno dopo anno. Ecco, Milano è un po' così, ha svenduto il proprio patrimonio culturale, sociale ed economico per far fronte ad una crisi di identità. Da Milano da bere a Milano da inventare.
quando alzi la testa per un buon tre quarti della città, ti dici: cazzo che bella
achab, il romano se ne fotte, e' totalmente assuefatto a qualla che voi chiamate bellezza.
dal tuo tre quarti capisco che la tua conoscenza di Roma e' abbastanza supeficiale.
Roma va dal mare fino ai laghi, roba di 40 km, ed e' tutto comune di Roma, non piccoli comuni della fascia.
e siccome Romano si diventa, non si nasce, se vuoi capire le differenze tra le due citta' dovresti venirci a vivere per un po' di tempo.
oppi: le amministrazioni locali si curano di risanamenti macroscopici, ma il circolo virtuoso di occasioni, luoghi, eventi lo mette in moto la collettivita'.
i famosi centri sociali sono stati "motori di cultura" finche' sono stati esterni alle logiche "politiche" (intese come logiche "mainstream") e non hanno atteso l'intervento di alcuna amministrazione.
oppi: le amministrazioni locali si curano di risanamenti macroscopici, ma il circolo virtuoso di occasioni, luoghi, eventi lo mette in moto la collettivita'.
No
Nell'esempio che portavo, del Quadrilatero Romano di TO, il Comune ha sì effettuato un intervento macroscopico di recupero: persone in gamba hanno poi provveduto a rendere interessante il contesto con le varie iniziative ed i vari locali. Ma l'amministrazione ha dovuto rendere disponibile tutto ciò. Se no, restavano palazzi marcescenti, e i locali non aprivano. Per questo dico: sta al Comune proporre, alle persone recepire (e controproporre. Ma ognuno -amministrazione e singoli- nelle proprie dimensioni).
i famosi centri sociali sono stati "motori di cultura" finche' sono stati esterni alle logiche "politiche" (intese come logiche "mainstream") e non hanno atteso l'intervento di alcuna amministrazione.
Sì
L'ho detto anch'io riguardo i Muri. Purtroppo
Opp, i motivi sono molteplici. Forse e non ultimo, l'essersi compiaciuta (parlo di Milano) del ruolo di capitale dell'innovazione che aveva. A dato per scontato di esserlo, senza accorgersi che altre città stavano crescendo. Ciò che dici di Torino è verissimo: ricordo I Docks Dora anni fa come stavano rapidamente cambiando. A Milano, per farti un esempio, la Fabbrica del Vapore (un analogo dei Dora, per intenderci, fatto di cultura e presunta contro-cultura giovanile) ha recentemente ospitato delle sfilate della settimana della moda. Al Leoncavallo ci va Sgarbi. Al Conchetta hanno Sky e trasmettono le partite.
A Milano da anni tutto arriva al suo punto d'arrivo: l'aperitivo. Il trend. La moda. Poi si ferma. Compresa la contro-cultura giovanile.
Io credo che sia per pigrizia, e per accondiscendenza di questa pigrizia da parte delle amministrazioni. La pigrizia è dovuta al ruolo che Milano è riuscita negli anni ad avere. Città leader. Dove si stava bene. bene anche come tenore di vita. Meglio che nel resto d'Italia. Dove si viveva bene. non è particolarmente pericolosa come città da tempo. Per lo meno Milano città. E dove gli abitanti si sono abituati a difendere questo status quo noiosetto.
Vedi tutti i tipi di proposte (da quelle architettoniche, a quelle di cambiamenti delle abitudini sociali, a quelle sul traffico) come sono respinte e guardate con cattivi occhi. E anche i partiti di sinistra hanno finito per adeguarsi: se vuoi vincere le comunali, devi parlare anche a chi vive in centro, sta economicamente bene, e Milano gli piace così com è. E sono in tanti. A Milano città. E alle comunali vota solo chi è di Milano città. Se sei di Bresso, Sesto, Cormano e sei di fatto dentro Milano, perché tale è, e usufruisci di Milano tutti i giorni e anche la sera per un cinema o una pizza, non hai voce in capitolo. E chi è più critico, chi è più giovane (perché i prezzi delle case sono più bassi, e oggi un giovane guadagna sensibilmente di meno rispetto a 20 anni fa) vive fuori dal centro cittadino, in quei quartieri. Quindi non vota. Per questo, anche per questo, Milano è pigra. Perché una fetta considerevole di chi vorrebbe e potrebbe cambiarla non ha voce in capitolo. Ferrante aveva proposto di estendere il limite dell'area urbana, in pochi l'han cagato. Anche a SInistra. Milano con tutto il suo hinterland sarebbe un potenziale mostruoso per il cambiamento. Andate a vedere la Bicocca, il San Leonardo, Cormano, Bresso, come cambiano in fretta. Ma il centro, la Milano vera, no. Quella non si tocca. Alla fine avremo una città viva e pulsante che circonda come una cintura, anzi assedia un centro cittadino completamente obsoleto e da museo. ma quello che conta e decide, purtroppo, è il centro cittadino obsoleto e da museo. Il quartier generale di Letizia Moratti. E delle mamme in SUV.
Errata Corrige: Alla pergola hanno SKY e trasmettono le partite. non al Conchetta.
Se no, restavano palazzi marcescenti, e i locali non aprivano
eh, ma qualcuno avra' fatto pressione nei confronti del comune no?
mica bisogna aspettare la divina provvidenza e la carita' delle amministrazioni!
una volta un compagno mi disse una cosa che all'inizio non ho capito "bisogna che torino perda la fiat e le grandi industrie per tornare ad essere una grande e bella citta', come e' diventata grande dopo aver perso il titolo di capitale"; milano ha perso le industrie ed e' diventata triste, provinciale ed umida (la falda che sale), forse dovrebbe perdere anche la moda e tutta quella borghesia intrallazzona e parassita per tornare ad essere una grande milano.
fa' sempre piacere leggere lettere come questa perche' sono se non altro un segnale che un numero crescente di persone sono insoddisfatte della vivibilita' di milano. ma quasi sempre si omette la parte piu' importante e interessante della "denuncia": cosa sta facendo di concreto la persona che si sta lamentando per rendere la sua citta' un posto migliore, quali sacrifici personali e' disposta a sopportare per aiutare a risolvere i problemi della citta'?
milano e stata penalizzata da troppi anni di governo davvero pessimo, ed e' ovvio che un buon sindaco e un consiglio comunale in gamba sono molto importanti: permettono di fare le scelte giuste per rendere una citta' apetibile - vedi strtegie sulla viabilita', alloggi, spettacolo e cultura, politiche sociali, piano regolatore per indicarne solo alcuni - e, soratutto, con quest'azione positiva e incisiva stimolano i cittadini ad essere orgogliosi della loro citta', a volerle bene e adoperarsi a renderla ancora migliore (se dobbiamo invidiare e imparare qualcosa a roma, che sia il fatto che i romani amano davvero la loro citta' pur con i suoi molti limiti, contrasti forti e problemi).
a milano chi deve davvero svegliarsi sono i cittadini: siamo diventati una massa di mediocri, lamentoni passivi, menefreghisti, apatici. siamo diventate persone con poca immaginazione, con poca voglia di meterci in gioco. troppi di quelli che si lamentano non sono diposti a muovere un dito per migliorare la citta': ci sono quasi infiniti modi di contribuire al di fuori dell'ambito strettamente lavorativo, ma sembra che sia solo quest'ultimo quello dove il milanese e' disposto a impegnarsi a fondo e dare il meglio di se'.
fortunatamente ci sono molte sacche di resistenza a questo degrado sparse per la citta' - e sono in costante crescita - ed e' qui che si trova la milano entusiasmante, dinamica, creativa e pazza che rendere vivere in questa citta' una cosa davvero meravigliosa, un'avventura quotidiana entusiasmante.
ma come sei moralista achab, alcuni derbies che mi sono gustato moltissimo li ho visti insieme ad amici (tanti) romanisti e laziali nell'ex stalla del csoa "la torre" a casal de' pazzi, dove fanno vedere su grande schermo le partite della Roma.
idem alcune partite dei mondiali del 1998, del 2002 e gli europei del 2004 viste tra feste di piazza e posti occupati.
Aveva ragione il povero Silvio,senza ottimismo non si va da nessuna parte
Roma secondo me e' un caso a se,una città che si becca i vantaggi e gli svantaggi di essere una capitale,
Ma le città italiane che vivono della loro forza (meglio che sopravvivono alla loro debolezza) e che rappresentano nel bene e nel male il nostro paese sono Milano e Napoli
Ora Milano ha sempre rappresentato la punta piu' avanzata della capacità economica ed industriale del nostro paese,si e' completamente autoidentificata in questo,a tal punto che la depressione economico morale dell'intero paese grava in gran parte sulle sue spalle
I romani stessi ,in fondo,nel loro schietto menefreghismo ci contavano ed erano pure contenti di sapere che per il dinamisno economico del paese per un certo ritorno di lavoro e soldi si poteva sempre fare affidamento sugli antipatici amici milanesi
Spesso comunque le crisi hanno profonde ed insondabili motivazioni,pensate anche al giappone
che ormai da 15 anni vive un oscuro malessere finanziario che l'ha di fatto tolto dai riflettori
*ps Se non rompevate troppo il 'uazz al barbarossa adesso una bella città ce l'avevate pure voi
eehhh non e' che siete proprio senza colpa
Grazie per la risposta, Achab (anche se mi hai chiamato "Opp" :P). L'autocompiacimento che porta a sgarbi e specchi mi sembra quantomai plausibile come spiegazione.
La questione riguardante la cintura (anzi, l'hinterland ;) come si chiama da voi) non l'avrei mai immaginata. Mi pare difficile che però da lì possa arrivare qualcosa a scuotere il centro.
Berja: il tuo amico che ti parlava della FIAT aveva ragione ed era anche decisamente lungimirante. Torino si prende periodicamente delle sonore mazzate. Ma di solito, sa reinventarsi, pur non credendosene capace (e non rendendosene pienamente conto. E lamentandosi e borbottando). Dalla politica alla fabbrica; dalla fabbrica ai servizi; ora, forse, il turismo (?).
Qualunque cosa sarà, la FIAT ci ha lasciati davvero agonizzanti, moribondi, ma ho fede che non ci si lascerà morire d'inedia manco questa volta. I segnali di cui parlavamo sopra sono importanti.
A proposito: evidentemente, compagno, la consequenzialità (amministrazione-popolazione) non è del tutto definita. Entrambi gli elementi devono muoversi perchè si faccia qualcosa, immagino.
Berja, ho visto tutte le partite dell'Argentina ai mondiali in Pergola. o quasi. Era un esempio, per dire che a Milano tutto tende a fermarsi a una sorta di status quo. Di benessere statico. che non conosce miglioramenti. Se anche un centro sociale occupato ha sky come un pub qualsiasi di brera vuol dire che la meta è quella. Oltre non si va. Non c'è alcun moralismo. E' una constatazione "sociologica" o di costume.
Figurati che io ho SKY a casa.
I romani stessi ,in fondo,nel loro schietto menefreghismo ci contavano ed erano pure contenti di sapere che per il dinamisno economico del paese per un certo ritorno di lavoro e soldi si poteva sempre fare affidamento sugli antipatici amici milanesi
non vorrei fare il campanilista ma questa e' una cazzata, e pure supeficiale.
Roma sta vivendo un certo rilancio industriale nell'ambito delle piccolissime imprese e dei servizi, ma non dimentichiamo che fino alla crisi degli inizi delgi anni '90 Roma era una citta' industriale di prima grandezza senza rendersene conto, visto che la politica ed i servizi hanno sempre monopolizzato l'immagine che da' di se' il romano.
mi sono dimenticato di scrivere che se non fosse per Nicolini, Roma sarebbe ancora una grossa periferia del vaticano :-)
W le giunte rosse! W Petroselli! W Argan!
Ah be certo la cultura industriale romana,come no ha fatto scuola,in tutto il mondo
Berja conosco il tessuto produttivo romano tolte le 4 industrie farmaceutiche di pomezia la tiburtina valley (r.i.p.) e altri 4 baracconi di stato che cosa c'e' di autoctono e di spontaneo nel sistema produttivo romano e laziale?
Nu 'uazz,conseguentemente faccio fatica a identificare la mia città come un polo industriale dell'innovazione di livello europeo...
Si sopravvive questo si,ma se al posto di veltroni
c'avevamo qualcuno di AN sai i pianti che ci facevamo pure noi
Io comunque ribalterei la domanda: com'è che voi romani, mi riferisco a Berje e Sandro, non vi lamentate poi così tanto della vostra città?
io amo milano anche se è un cesso!
scusate l'OT...
vengo da un vero cesso di paese lontano da tutto e da tutti, dove l'hardware è stupendo(monumenti, storia, natura ecc..) e il sofware fa pietà (parlo della testa della gente)...
un paese in cui si esaltano perché claudia koll (bacchettona version) ha partecipato alla presentazione di un libro sulla santa mamma di un papa che era appunto del paese...
un paese grande come una cittadina (45.000) con il cervello del mio condominio di milano... almeno il condominio è multietnico...
milano sarà anche un cesso, ma io qui ho trovato molta più umanità e calore, amo il mio quartiere e provo un attaccamento che non avevo mai provato al paese...
perche' siamo reticenti, ce ne lamentiamo solo tra di noi.
facendo un esempio stupido ed usando degli sterotipi il milanese deve sempre auto-affermarsi, al romano di affermarsi non gliene frega proprio niente, al limite gli basta accennare tre o quattro cazzate sulla grandezza di roma e passa a pensare e fare cose piu' importanti ed interessanti.
sandro: chi parla di polo dell'innovazione etc etc? (ma dove li prendi 'sti termini? dalle brochures della camera di commercio?) io parlo di una miriade di piccole e piccolissime imprese che campano e campicchiano ma tirano avanti.
il termine "cultura industriale" fa ridere, guarda cosa ne e' della cultura industriale milanese!
sandro sei un genio! Se Ferrante avesse vinto a Milano e AN a Roma, sono sicuro che Milano sarebbe considerata un paradiso e Roma un cesso. Ma in Italia si ragiona cosi' sin dai tempi dei guelfi e i ghibellini.
Interessante l'idea del bisogno del milanese di autoaffermarsi. Forse proprio perché a Milano manca un'identità ben precisa. E' un po' di questo e un po' di quello. Fatica a essere solo e semplicemente Milano.
C'è bisogno di Milano in questa città.
sono sicuro che Milano sarebbe considerata un paradiso e Roma un cesso
puo' anche essere, ma coi "se" e coi "ma" si fanno solo ipotesi.
magari sarebbe anche il caso di interrogarsi come e perche' Milano e' sprofondata nel provincialismo e Roma invece e' salita alla ribalta, visto che Milano partiva da una posizione molto avvantaggiata.
achab quello che abbiamo ce lo siamo trovato e c'ha detto pure detto bene,non sentiamo la competizione o meglio c'abbiamo rinunciato
Nei primi '60 Roma era una città importante come Londra e Parigi (C'e un film francese del periodo con Belmondo che dice che sto a fare qui a parigi vado a roma lì si vive) oggi siamo essenzialmente un distretto turistico/culturale/religioso
ci accontentiamo della nostra immagine,voi invece siete costretti a misurarvi alla pari con altre città voi siete di estrazione proletaria,dovete camminare con le vostre gambe anzi correre perche'
c'e' chi corre piu' di voi...
Milano per sistemarla bisognerebbe occuparla con l'esercito ed istituire dei campi di concentramento... ehm rieducazione.
Se la lasciassero lavorare la Moratti in un anno ci riuscirebbe, purtroppo c'è sta cosa qua che le impedisce tutto... aspetta, come si chiama? Ah sì, democrazia. Una invenzioni dei soliti "comunisti".
sandro te sta a pia la malattia der milanese, ripiate.
avete notato una grande differenza culturale tra le due citta'?
sto rilleggendo per la n volta "il maiale e il grattacielo" di Marco D'Eramo e ogni volta faccio paragoni con Roma, ebbene Roma e' la citta' piu' assimilazionista che io conosca, piu' di Londra, piu' di Parigi, piu' di New York; a Roma se vuoi essere separato devi proprio fisicamente separarti, altrimenti vieni assimilato, con indifferenza, ma vieni assimilato.
"burini" oramai e' un titolo che viene utilizzato solo per i tifosi della lazio.
a Milano e' la stessa cosa? o rimani "terrone" per tutta la vita?
"Milano e' sprofondata nel provincialismo e Roma invece e' salita alla ribalta"
la risposta è in quel che ho scritto e che sandro ribadisce bene: non corriamo. Abbiamo corso tanto. Ma siamo fermi da anni. Il primo passo è ammetterlo e ricominciare a fare ginnastica.
Ripeto il futuro è nell'hinterland. un hinterland che sappia (ma sopratutto possa) contagiare il centro. Innanzitutto estenzione dell'area metropolitana e diritto di voto a tutta l'area. Chi è di Sesto deve votare a Milano, così come chi è di Cormano. Ho diversi amici che vivono di fatto a Milano, ma è come se burocraticamente non ne facessero parte. I milanesi veri e propri sono solo quelli del centro città. Il centro città di Milaano, a parte il centro storico, quello dentro la circonvallazione è di fatto relativamente piccolo. Non è una metropoli. Ragiona da paesone. Le contaddizioni sono tenute sotto controllo. Solo fuori esplodono. E solo fuori esistono forze creative e innovative. Milano va innanzitutto decentrata. Vanno fatti musei e importante istituzioni nell'hinterland. come è avvenuto per esempio per il quartiere Bicocca con gli Arcimboldi o l'Università. Così la città vera defluisce dal centro morto e stantio e va dove c'è più vitalità e energia. Cinema in periferia. Spingere la gente a spostarsi in altre zone per trovare divertimento e cultura. Così le zone che hanno da offrire più forze nuove possono offirle.
Considerare Milano come quel grosso paesone vicino a Monza che va da Loreto a Piazza Napoli non la farà muover di un millimetro. E tra qualche anno finirà per essere definitivamente la caricatura di se stessa.
Nel nostro piccolo quotidiano, può voler dire fare scelte diverse: provare ad andare ad abitare in altre zone, schiodando il culo dal centro cittadino, oppure scoprire nuovi bar, nuovi musei, nuovi cinema nell'hinterland. Andare di meno all'Odeon di corso vittorio Emanuele e di più all'Europlex Bicocca. Di meno all birrificio della rotonda della Besana e di più a quello, originale, di Lambrate. Contribuire a spostare l'importanza, il centro dell'attenzione verso l'esterno. Sottrarne al centro e lasciarlo solo con le sue cazzutissime passerelle di moda per quelle due settimane all'anno. Usare meno, o quasi mai, la macchina e di più i mezzi o la bici. Andare un po' di meno alla galleria Carla Sozzani e un po' di più alla Nuova Triennale in Bovisa. Aprire un ufficio in zone meno centrali.
A Pastrufazio gli interisti sono "bauscia", i milanisti "casciavit".
achab, OT veloce a prop di pastrufazio e pasticciaccio brutto, visto che lo stai leggendo, mi potresti ricordare qualche soprannome con cui si riferisce a mussolini in quel libro, ci stavo pensando qualche giorno fa, ce n'era uno che mi faceva scompisciare, ma non c'è verso di ricordarlo...
PS. e il milan era la squadra "di sinistra", come cambiano i tempi eh? :P
Ce ne sono tanti. Di solito fa riferimento alle caratteristiche fisiche. Oppure al balcone da cui faceva i discorsi. Ma a memoria, mi spiace, non ne ricordo neanche uno. Trasudano tutti di odio puro comunque.
Ma il meglio è la trattoria "Dar Maccheronaro" dove descrive quello straordinario panino con il roastbeef che il Pestalozzi si è fatto preparare.
vi stupira' che Roma e' rimasta tale e quale, cambiano solo i personaggi; palazzinari invece che "pescecani", immigrati invece che "burini", politicanti invece che gerarchi.
la nuova via merulana potrebbe essere all'axa o all'infernetto o al torrino o sulla bufalotta o sulla cassia, solo i poliziotti ed i preti sarebbero identici, immutabili.
Mah!!!
Ecco "pescecani" è bellissimo. Come gli abitanti del palazzo de via Merulana. Come la contessa Menegazzi. E Ingravallo dove starebbe? Don Ciccio, lui, molisano trapiantato dove sarebbe?
E il Torchio?
sarebbe al ministero per le infrastrutture
"i molisani" e' una tavola calda di piazza fiume sempre uguale a se' stessa da 30 anni, gli immigrati molisani fino a poco tempo fa facevano i tassisti (davvero erano tanti i tassisti di origini molisane), don ciccio sarebbe un commissario della digos sovrappeso, con calvizie incipiente e precoce e l'aria paterna (e' il trucco dei digos), sigaro toscano (fa sempre piu' fico delle sigarette), sinceramente democristiano ma non addormentato.
vivrebbe sicuramente in una casa di un ente, magari recentemente cartolarizzata, in qualche quartiere semicentrale o in qualche periferia piccoloborghese.
avete mai letto "il caso montecristo" di enzo russo?
e "la mazzetta" di attilio veraldi?
Di Pietro???
sì, molisano trapiantato :P
anche se non a roma, abitava qui vicino a curno, poco fuori bergamo, non so se ora ha cambiato residenza
commovente la difesa di roma fatta da berja. quoto in larga parte. voglio aggiungere la mia visione della città (che a volte vedo un po' nordica ma dipende dalle mie origini isolane): una gran mignotta, bellissima e accogliente ma senza amore, solo per lavoro/dovere, disincantata, incazzosa e rassegnata; a volte con i piedi doloranti ma sempre pronta ad alzare qualche soldo in più.
qui non succede niente da sempre. siamo sempre gli stessi.
c'era coso, lì, credo flaiano: che la definiva "un accampamento di nomadi in attesa di tempi migliori".
roma accoglie sempre e sempre lascia andare: non vuole trattenere niente, sarebbe un intralcio.
milano la vedo come un ragazzo forse un po' campagnolo ma curioso, attento e che impara da tutto.
napoli non esiste, è un concetto.
l'unica città vera d'italia è venezia, che infatti è inutile, ma molto bella.
il nostro è un paese mediterraneo che inizia per i, e niente di più. ma ci si vive sommariamente bene.
Ti sbagli, Pino, casomai un'insalata mista di cessi vari con pipì e cacca al posto di aceto ed olio.
"commovente la difesa di roma fatta da berja"
berja cantore de roma bella nostra,de roma de na vorta,...???? anche se 30 anni fà era solo un poppante (per quanto sicuramente incazzoso)...
Potrebbe farne una rubrica e magari titolarla
"Cronache dal passeggino"
Rota, questo post lo hai scritto dopo l'incontro "cartaceo" di ieri sera in bici. Non vale.
hai qualche problema sandro? fai come Remo Remotti:
"Me ne andavo da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del "volemose bene e annamo avanti", da quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei "Sali e Tabacchi", degli "Erbaggi e Frutta", quella Roma dei castagnacci, dei maritozzi con la panna, senza panna, dei mostaccioli e caramelle, dei supli', dei lupini, delle mosciarelle...
Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma degli uffici postali e dell’anagrafe, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ci voleva una raccomandazione...
Me ne andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, della Circolare Destra, della Circolare Sinistra, del Vaticano, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti...
Me ne andavo da quella Roma degli attici con la vista, la Roma di piazza Bologna, dei Parioli, di via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella barocca, quella eterna, quella imperiale, quella vecchia, quella stravecchia, quella turistica, quella di giorno, quella di notte, quella dell’orchestrina a piazza Esedra, la Roma fascista di Piacentini...
Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Romacaput mundi, del Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell’Altare della Patria, dell'Università di Roma, quella Roma sempre con il sole – estate e inverno – quella Roma che è meglio di Milano...
Me ne andavo da quella Roma dove la gente pisciava per le strade, quella Roma fetente, impiegatizia, dei mezzi litri, della coda alla vaccinara, quella Roma dei ricchi bottegai: quella Roma dei Gucci, dei Ianetti, dei Ventrella, dei Bulgari, dei Schostal, delle Sorelle Adamoli, di Carmignani, di Avenia, quella Roma dove non c’è lavoro, dove non c’è una lira, quella Roma del "core de Roma"...
Me ne andavo da quella Roma del Monte di Pietà, della Banca Commerciale Italiana, di Campo de’ Fiori, di piazza Navona, di piazza Farnese, quella Roma dei "che c’hai una sigaretta?", "imprestami cento lire", quella Roma del Coni, del Concorso Ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini, Me ne andavo da quella Roma dimmerda! Mamma Roma: Addio!"
dopo 50 anni vive di nuovo a Roma.
Infatti la poesia canzone di remotti finisce con "poi so' tornato"...
Io per quanto piccolino ricordo la roma dei primi anni '70,lucente ancora dei bagliori dei '60 i freak le camerette dei cugini piu' grandi con il che il quarto stato di Pellizza da Volpedo la musica dei van der graaf generator tex zagor i cortili pieni di bambini...sigh,la spesa al mercato con la mamma
la mitica "semo gente de' borgata" inno periferico
delle famigliole romane in gita ad ostia o fiumicino...
(i borghesi no,loro andavano a s.marinella o s.severa),un mondo perduto per sempre
Roma,grazie
->Segue precedente
Un cugino alto barbuto intellettuale sinistrissimo
che negli anni '80 mi farà l'elogio di udite udite
franco marini(!!!???) Cri## di un Di#
Ma vedi, Berja, è proprio questo che un Milanese oggi non può scrivere. Perché Milano alla fine non è sempre la stessa. Persino i milanesi non esistono quasi più. C'è poco, veramente, oggi da decantare. E' tutto piatto, uniforme, tranquillo. Non abbiamo nemmeno la facile ironia. Se devi parlar male di Milano, lo fai con cattiveria. La satira non esiste. Guarda il pezzo di Remotti che riporti: è straordinariamente ironico, bello, divertente. C'è Flaiano, Gadda, a suo modo il Pasolini di Roma dentro. C'è ancora quella cosa. Da noi no. La Milano di Jannacci, Dario Fo, di Gadda dell'Adalgisa o anche, seppure in lontanaza, de "la cognizione del dolore", ma anche quella di Scerbanenco non si trova. Scomparsa. Non si aggira nemmeno come un fantasma. Davvero, non è questione di piangersi addosso. E' una città da rifare da capo. Anzi, liberandosi del peso del suo passato mitizzato.
Ha una grande occasione, ma corre anche un grande rischio.
Per Milano non so se vale oggi il monito di Savinio, "ascolta il tuo cuore, città". Perché il cuore se lo deve trovare. Non può tirare fuori quello di una volta. Perché non lo sentirebbe. Ne ha bisogno di uno nuovo.
Comunque, Berj, è un po' che ti leggo con occhi diversi: complimenti, hai 30, vero? Ce ne sono pochi di trentenni con una testa come la tua.
Ovvio, che tra questi mi ci metta anch'io ;-)
achab: "J'ai plus de souvenirs que si j'avais mille ans"
la poesia di Remotti credo sia del 1973
preferisco gli insulti ai complimenti, comunque
sandro: avrai l'eta' dei miei cugini poco piu' grandi o di qualche zio piccolo, potresti evitare di parlare sempre come se avessi 16 anni, quella Roma me la ricordo anche io e l'ho vissuta.
ma per quanto possano essere cambiate certe cose Roma ed i romani sono sempre uguali.
"preferisco gli insulti ai complimenti, comunque"
E per quello che te li faccio.
mi ero dimenticato di rispondere a questa domanda:
che cosa c'e' di autoctono e di spontaneo nel sistema produttivo romano e laziale?
i BISCOTTI GENTILINI!
nella tiburtina valley inebriata dall'odore
comunque per essere un trentenne sei un bravo ragazzo,quando noi vecchi (della generazione di mezzo) non ci saremo più toccherà a te la fiaccola della memoria dei bei tempi che furono
sandro e' talmente ridicola la differenza d'eta' che e' probabile che non ci saro' piu' nemmeno io.
comunque vorrei accennare al fatto che il camioncino che torrefa' le noccioline americane a porta portese c'e' ancora e pure la pasticceria di ostia che manda al banco le bombe alla crema calde col dirigibile.
se n'e' andato purtroppo il dirigibile vero, rimpiazzato da un centro logistico della wurth.
Di Milano mi sconvolge il costo della vita: ma come fa uno che guadagna 1.100 euro mensili a viverci? Si prostituisce, donna o uomo che sia? E poi: è vero che gli stipendi sono più alti? A me sembra di no...A Torino, dove vivo, sono bassi, ma almeno la vita costa meno. Se esco una sera e prendo un drink lo pago 6-7 Euro. E gli affitti: qui con 400 euro mensili ho affittato un appartamento di 75 mq, a Milano affitterei una stanza. Boh...