La Cassazione: «Nella vicenda Imi-Sir Previti fu intermediario corruttore»
Lo dicono le motivazioni della sentenza della Suprema Corte.
Ora il Parlamento può decidere sulla decadenza da deputato dell’esponente di Fi. Ci vorranno 4 mesi
di Wanda Marra
La Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza di Cesare Previti. Questo significa che finalmente possono iniziare le procedure della Giunta per le elezioni della Camera per stabilire la sua decadenza da deputato. Le motivazioni della sentenza, emessa 5 mesi fa, il 4 maggio scorso, che condannava Previti a 6 anni di reclusione a conclusione della vicenda giudiziaria Imi-Sir, sono contenute in 192 pagine stilate dalla sesta sezione penale della Cassazione. Dove si dice che l’esponente di FI, ora agli arresti domiciliari nella sua casa di piazza Farnese, a Roma, aveva il ruolo di «intermediario corruttore» nel «vero e proprio gioco di squadra» per assicurare agli eredi Rovelli i mille miliardi di risarcimento dell'Imi.
I supremi giudici, dunque, condividono le scelte compiute dai giudici milanesi, fatta eccezione per le assoluzioni relative alla vicenda Lodo-Mondadori: la Corte d'Appello di Milano avrebbe «seguito un'analisi frazionata dei singoli elementi indiziari a carico degli imputati», contesta la Cassazione, e «minimizzato la valenza di dati dall'indubbio significato indiziante». Da qui, la richiesta di nuovo processo per indagare meglio, tra l'altro, sulla «causale del bonifico bancario» da 2.732.868 dollari inviato dalla Fininvest a Previti.
La Cassazione esclude invece «perentoriamente» che il gup di Milano abbia leso le prerogative di parlamentare di Previti non concedendogli il legittimo impedimento a comparire alle udienze successive alla prima: anzi, ha operato «correttamente». «Non si è verificata alcuna concreta menomazione del diritto di difesa dell'imputato - scrive la Suprema Corte - il quale fu posto nella condizione di avvalersi potenzialmente di tutte le facoltà accordategli dalla legge».
A questo punto, dunque, la Giunta per le elezioni della Camera, presieduta attualmente dall'azzurro Donato Bruno e coordinato da Gianfranco Burchiellaro dell'Ulivo, può decidere la decadenza di Previti da parlamentare. Dopo che, tra breve, grazie all’indulto, l’esponente di FI non sarà più neanche ai domiciliari.
Per sbloccare la situazione prima dell’estate era stato il Presidente della Camera Bertinotti a scrivere alla Giunta chiedendo conto della «pratica» Previti. Che gli aveva risposto di essere pronta a procedere, ma aspettava la sentenza della Cassazione. A quel punto Bertinotti sempre a mezzo lettera, ha chiesto la sentenza direttamente alla Cassazione.
Ora, una volta che copia della sentenza della Cassazione verrà consegnata alla Giunta per le Elezioni di Montecitorio partirà una istruttoria per il cui svolgimento ci sono fino a 4 mesi di tempo. Poi ci sarà un’audizione di Previti (che «è sempre ammessa, così come è previsto che Previti possa, ove lo desideri, farsi assistere da un avvocato», come spiega Bruno), dopodichè ci sarà il passaggio in Aula. Ad «accogliere positivamente» la sentenza è stato Burchiellaro. «Ora la Giunta per le elezioni della Camera metta all'ordine del giorno le dimissioni, da portare in Aula, di Cesare Previti da deputato», ha dichiarato anche il capogruppo dei Verdi alla Camera, Bonelli.
Tra gli altri elementi su cui interviene la Cassazione, il famoso fascicolo '9520': nessuna scorrettezza nella sua formazione, sostengono i giudici della sesta sezione penale. E corretta ritengono sia stata anche l'acquisizione dei tabulati telefonici e della documentazione bancaria trasmessi dalla Svizzera e dal Liechtenstein.
Gente così solo Berlusconi poteva avere il dispezzo per portarla in Parlamento: è lui, insieme a Schifani il bello, Bondi lo smilzo, Vito occhiobello, bisognerebbe buttare fuori dal Parlamento. E ora, visto che Previti è quello in campagna elettorale diceva "Non si fanno prigionieri" si goda un po' di sana prigione: e se stavolta la giunta delle autorizzazioni a procedere, come nel caso di Fitto, non dà l'autorizzazione... beh, significa che è inutile andare a votare