C’erano una volta i ragazzi di Locri
Un anno dopo parlano i giovani che crearono il movimento contro la mafia
«La politica? Ci ha deluso. Noi chiedevamo pulizia, etica. Non ci hanno risposto»
di Enrico Fierro
NESSUNO aveva capito che uccidendo Franco Fortugno, il vicepresidente del Consiglio regionale, per la prima volta la mafia più potente d'Italia usava il delitto come arma politica, gettava il cadavere eccellente sui tavoli delle istituzioni per affermare la sua
presenza e rinegoziare quote di potere. Loro sì, i ragazzi con gli striscioni, le magliette «parlanti», i canti, le poesie e i discorsi contro la mafia, capirono subito. È quel particolare istinto che a volte, in determinate occasioni della storia, consente ai giovani di ragionare meglio e più degli adulti. Ora, un anno dopo, i ragazzi di Locri non sono più gli stessi.
Non sono più tantissimi, sono divisi, come gli adulti spaccati e richiusi negli steccati della politica. Ogni partito ha i suoi ragazzi. E li porta in giro.
Molti sogni si sono infranti. Molti di quei ragazzi sono ritornati a casa, altri partecipano alle manifestazioni che in questi giorni ricordano Fortugno e parlano della mafia. Qualcuno, pochi, l'altro giorno è andato all'Ospedale di Locri - quello della Asl sciolta per mafia - ad ascoltare Prodi, altri andranno ad applaudire un divo della tv, Michele Cucuzza, che su di loro ha scritto un libro. Altri, forse troppi, continueranno vivere la loro gioventù nei banchi di scuola, sulle panchine della villa sul lungomare, sognando un futuro che qui in Calabria non c'è. Tutti - quelli che ci credono ancora, i disillusi, gli scontenti - continueranno a vivere a Locri, dove la mafia la respiri in ogni momento della tua vita.
E allora cerchiamo di capire cosa è successo, parlando con alcuni di quei ragazzi che un anno fa rivoluzionarono la Calabria portando in giro per il paese il volto migliore e più bello di questa terra.
Maria Grazia Messineo.
È la ragazza che ha parlato sul palco del Primo maggio a Locri insieme ai segretari dei tre sindacati italiani. Ha 17 anni, studia al liceo scientifico e mi accoglie con un pugno alla bocca dello stomaco. «Ora siete tutti qui, telecamere, taccuini, volete sapere, ma il 17 ottobre, il giorno dopo Fortugno, vi ricorderete ancora di Locri e della Calabria? Io credo di no, o forse tornerete al prossimo omicidio eccellente. Cosa è cambiato in un anno? Tutto e niente. Certo, abbiamo fatto tante cose positive, ma abbiamo fallito su un punto, il più importante: conquistare le coscienze. Diciamo la verità ci siamo mossi, ma eravamo una minoranza, Locri non ha reagito, ma questa non è colpa della società. Forse noi siamo stati un po' come i partiti, chiusi e lontani dalla realtà. È una nostra sconfitta. Diciamo che per la politica siamo stati un po' come una maschera, sì, la maschera pulita della Calabria. Ma la politica, soprattutto quella calabrese, non è stata all'altezza di quel movimento e delle nostre aspettative. Noi chiedevamo etica, pulizia, coerenza, lotta alla mafia e alle collusioni. Disillusa? Certo. Ma non dimenticherò mai quei giorni. Dall'omicidio Fortugno siamo tutti cresciuti di più e più in fretta. No, non dimenticherò i miei insegnanti, la preside del mio liceo. Il lunedì dopo l'omicidio scendemmo nel cortile della scuola, lei era lì, non disse una parola, si mise alla nostra testa e andammo in piazza dei Tribunali con una striscione bianco. Non avevamo più parole, la mafia ci aveva rubato anche quelle. Cosa farò? Andrò via, a studiare altrove. E tornerò nella mia Calabria. Qui ho visto la luce, qui sono maturata, qui voglio impegnare la mia intelligenza».
Aldo Pecora.
Il ragazzo di Locri che ha inventato lo striscione «Ammazzateci tutti». Un messaggio mediatico fulminante che il migliore tra i pubblicitari non avrebbe saputo ideare. Lo striscione è anche il titolo di un movimento e di un sito che ultimamente è stato bombardato e oscurato. Aldo ha ricevuto minacce («devi morire», c'era scritto su alcuni bigliettini), al padre hanno mandato invece dei pasticcini, un segnale. Aldo è incazzato nero. «Qui in Calabria c'è la guerra, lo vogliamo capire o no? La guerra della mafia contro la società e la legge. Per questo mi indigno quando ci vogliono usare come una icona da portare in giro. Prima andavamo al forum "Forever", eravamo una settantina, ora quella realtà che doveva essere il quartier generale di tutte le iniziative per la legalità e la lotta alla mafia, è diventata una specie di sezione di partito. La verità è che la politica non ci ha risposto su un punto essenziale per noi, l'etica, la pulizia e la trasparenza. Con me hanno polemizzato in tanti, anche il segretario della sinistra giovanile, sulla vicenda del Burc, il bollettino regionale, dove non compaiono più i nomi degli incaricati, degli assunti e delle ditte che ricevono appalti. Per questione di privacy, hanno detto. Figuriamoci! I giornali scrivono che in consiglio ci sono 22 inquisiti e loro niente, il vicepresidente della giunta regionale ha un avviso di garanzia - premetto: lo apprezzo per essersi autodenunciato - e loro niente: fanno una nuova giunta fotocopia e poi vengono a parlare di rinnovamento. Che fare? Io continuo col sito e col movimento "ammazzateci tutti", abbiamo un forum con 1400 iscritti, 50mila contati al giorno. Il mio futuro? Studio legge, voglio fare il magistrato, e sì, ho un mio punto di riferimento ideale, il giudice Antonino Scopelliti. Era calabrese, uomo di buone letture e di legge, la mafia lo uccise il 9 agosto del 1991 perché non volle piegarsi».
Annamaria Pancallo.
È la ragazza che parlò nello show di Celentano stringendo tra le mani una gerbera, il fiore di queste parti. «La mafia è lenta, la legge è rock. Gianluca Congiusta (uno dei 28 morti senza giustizia della Locride, ndr) è rock, i suoi killer sono lenti…». È la più "realista" (dice), la più politica (dicono) del gruppo. «Non mi piace lo scetticismo, odio gli estremismi. Quel movimento è la cosa più straordinaria che abbiamo costruito, abbiamo svegliato le coscienze, acceso i riflettori su questa realtà. È poco? Non lo so, è un primo passo in un contesto dove si tratta di combattere una mentalità mafiosa che è diffusa, il vero humus sul quale prospera la'ndrangheta. Ora abbiamo il forum, il Forever, dei locali con i computer, internet, presto entreremo nella Commissione scuola e legalità del ministero. Disillusi dalla politica? In parte, io so che è necessario rompere i legami tra politica e mafia, so che una parte del mondo politico si sta movendo, si confronta con noi. Noi, i ragazzi di Locri, siamo un movimento eterogeneo. Non siamo tutti uguali, abbiamo modi diversi di muoverci, ma siamo uniti. Almeno lo spero».
premettendo che se in sicilia la mafia è collusa con la politica in calabria questa non è da meno anzi sta diventando un modello di cui si sfiora la perfezione.
Mi piacerebbe sapere perchè sia il magistrato che indagava sull'attentato Zavettieri, che il magistrato (dr. Creazzo) che indagava sull'omicidio Fortugno sono stati "chirurgicamente" ALLONTANATI dalle loro indagini conclusive?
Questo secondo me il "core" della questione è questo, tutto il resto è pura ipocrisia, e lasciamo perdere gli slogan, come viene citato in un altro blog (http://calabria.blogosfere.it/2006/10/giuristi_vs_ragazzidilocri.html#more)
Gaetano Silvestri (ex Csm, già rettore all'Università di Messina, in un recente conegno sulla legalità, ha sottolineato: . Un durissimo atto d'accusa nei confronti della politica clientelare (che è poi La Politica, tout court, oggi praticata dal 98% dei soggetti politici).
Silvestri ha sottolineato: "L'art. 54 della Costituzione dice che dobbiamo tutti essere fedeli alla Repubblica, non ai parenti o a chi ci fa dei favori... E i cittadini, per i propri diritti, non devono gratitudine a nessuno". Un durissimo atto d'accusa nei confronti della politica clientelare (che è poi La Politica, tout court, oggi praticata dal 98% dei soggetti politici).
In Calabria si vive solo di soldi che arrivano dallo stato centrale. QUindi tutti i fucili sono puntati li sopra, mafia, partiti politici di tutti gli schieramenti. se si toglie il clientelismo si toglie tutto. Come mai tutti i professionisti di tutte le professioni sono candidati e si contendono i voti? perche solo da li possono prendere soldi per andare avanti.
Bisogna avere il coraggio di combatte la mafia e ogni forma di organizzazione malavitosa con la violenza e con il numero, non si devono lasciare i cittadini soli. Lo stato deve difendere i propri cittadini.
"Come mai tutti i professionisti di tutte le professioni sono candidati e si contendono i voti? perche solo da li possono prendere soldi per andare avanti."
Questo succede dalla Val d'Aosta alla Sicilia:
geometri, ingegneri civili, architetti, appaltatori, fiscalisti e consulenti vari ovunque sono i primi a candidarsi, ci sono milioni di conflitti d'interessi.
Non vorrei essere scontrosa nei confronti di questa persona che ha scritto le sue opinioni, ma sono libera di dire quello che penso: la mafia prima di tutto non si nasconde, ma è trasparente. siamo noi che non la vediamo, ma lei ci vede: giorno e notte. E non c'è bisogno di scrivere volantini col scritto: e adesso ammazzateci, perchè la mafia lo farà. Non aspetta altro. quindi prego atutti coloro chre sono contro la mafia, e anche io lo sono, di non attirarla con queste parole. perchè più che una minaccia è un sfida e la mafia accetta qualunque sfida pur di ottenere mezzo territorio e di spargere sangue umano e innocente. sono una ragazza della calabria che vi scrive queste parole: non siate contro la mafia perchè vi può sentire e minacciare. ma siate puliti di animo e fate meno manifesti e occupazioni. perchè solo così scopriremo dove si nasconde. io ho letto molti racconti sulla mafia e sono informata. Ma se minacciarla e lanciarhli l'ultimo messaggio vuol dire mettere in repentaglio le nostre famiglie, allora direi che stiamo facendo il più grosso errore. Secondo voi perchè la mafia agisce quando avvengono manifestazioni? Perchè è arrabbiata, come noi. Solo che lei agisce con l'odio e con la morte, mentre noi no. noi agiamo per il bene del nostro paese e del nostro popolo, ma sbagliamo a quello che scriviamo e sbagliamno a fare queste manofestazioni. L'unione fa la forza, ma solo se usiamo la mente, e non la bocca. possiamo dire mille cose: giuste e sbagliate, ma attireremo sempre di più questa mafia.
Quindi, a mio modesto parere direi di darci una frenata con le manifestazioni e coi volantini, peggioriamo solo la situazione. il modo per far capire alla mafia che: finchè saremo tutti insieme, lei non ci farà paura. e se verremo uccisi, vuol dire che abbiamo lottato per il bene, salvando chi non ha saputo tacere. Il mondo è una catena che finchè non cede, non si spezzerà. Ma se si dovesse spezzare, allora vuol dire che abbiamo perso, ma che abbiamo lottato fino alla fine. Stiamo dove siamo, non impicciamoci con chi vuole metterci nei guai. La miglior parola è: stare zitti e attaccare quando saremo più forti. Voi della Locri, noi della Calabria, gli altri di Napoli e della Sicilia non agite, ma riflettete su quello che fate. Un consiglio da Lusia che vuole vedere il mondo trionfare per sempre!
Arrivederci a tutti
Lusia
Salve, sono sempre Lusia.
Volevo lanciare un'altro messaggio: la mafia è libera e si trova in ogni angolo del mondo, soprattutto in Sicilia, che è la più colpita. Io spero che la forza dell'Ordiene si metta presto al lavoro per scovare la mafia. é difficile, ma bisogna pur tentare. Penso che lo desiderino molti. La Sicilia è spaventata per questa mafia e anche noi. Chiedo che siano messi al lavoro tutti i militari, i poliziotti e i carabinieri nel trovare la mafia, perchè noi abbiamo paura! anzi, no: il mondo ha paura. Basta poco per far saltare il cervello ad una persona innocente. Direi che è meglio cominciare da adesso e non quando la mafia attacca... Caro presidente della Repubblica vi prego: mettete al lavoro tutti i poliziotti, carabinieri e tutte le armate a sufficienza per trovare e fermare la mafia. Vi prego, fate presto! la mafia presto attaccherà di nuovo e non ci sarà solo un morto, ma anche qualche ferito o qualcuno che riceverà minacce (spwro mai). Vi prego, sbrigatevi.
Arrivederci da Lusia M.D.M.L