Tronchetti passò il piano di Rovati ai suoi giornali
di Roberto Rossi
«Saranno le carte depositate presso il consiglio d’amministrazione a parlare. Non mi metterò mai in polemica con un’istituzione». È il 20 settembre scorso. Marco Tronchetti Provera si è dimesso da cinque giorni dalla presidenza della Telecom. Il governo annaspa sotto i colpi del caso “Piano Rovati”, cioè il progetto di riorganizzazione del gruppo telefonico oberato dai debiti, con l’intervento della mano pubblica, consegnato a Tronchetti dall’allora consigliere del premier Angelo Rovati. Il manager milanese, a Venezia, schiva le domande dei giornalisti. Sa che il silenzio è la migliore arma. Sa che la pubblicazione di quel piano ha messo in forte difficoltà Romano Prodi (dichiaratosi sempre all’oscuro dello studio), che con quel documento le sue dimissioni appaiono un atto dovuto, una difesa contro le pressioni politiche esterne che avrebbero rischiato di demolire l’azienda.
Invece? Invece le carte parlano. Ma raccontano una storia diversa da quella disegnata da Tronchetti Provera e in parte già scritta anche dall’Unità. Dicono, come rivela l’Espresso, che la gola profonda che passa le informazioni alla stampa, uscite il 13 settembre sul Corriere della Sera e il Sole 24 Ore, è stato proprio il presidente della Telecom. Tronchetti Provera lo comunica ai consiglieri proprio il 15 settembre la sera delle dimissioni. Lo scopo, recita il verbale, è quello «di ristabilire la verità dei fatti (...) contrastando le affermazioni secondo cui si sarebbe agito senza previa informazione dell’autorità di governo».
Ma in realtà l’obiettivo appare un altro. Quello di alzare il più possibile il polverone mediatico. Trascinare il governo in una polemica in grado di coprire il dissidio interno tra Tronchetti Provera e Benetton, secondi azionisti di Olimpia (la scatola che controlla Telecom con il 18%). Che dai verbali appaiono con evidenza. È Gilberto Benetton l’unico amministratore di Telecom a definire utile il passo indietro di Tronchetti Provera durante la fatidica sera. È lui a non opporsi alle dimissioni del manager milanese.
La rottura è in parte spiegabile con il nuovo cambio rotta che Tronchetti Provera imprime alla società. L’11 settembre infatti il consiglio di amministrazione di Telecom delibera lo scorporo di Tim da Telecom dopo che per circa due anni la strategia del gruppo si è incentrata sulla convergenza tra il telefono fisso e quello mobile e dopo che la Telecom ha dovuto ricomprare Tim riportando il livello del debito sopra i 40 miliardi.
All’interno del consiglio, contrariamente a quanto fatto trapelare all’esterno, non tutti sono d’accordo. Alla nuova svolta di Tronchetti Provera non partecipano Francesco Denozza e Marco Onado, che non raccolgono l’appello dei loro colleghi per un voto unanime e preferiscono astenersi. Anche il finanziere inglese John Boas è contrario. Ma lui non si astiene. Lascia direttamente la sala al momento del voto. Il giorno dopo è il turno del governo preoccupato delle ricadute occupazionali e industriali. Tronchetti Provera tenta la carta Rovati.E gli va bene. Almeno fino a ieri.
Scusate, c'era forse qualcuno che pensava che non fosse stato MTP a rendere pubblico (sul Sole e sul Corriere, ma guarda un po'...) il piano Rovati? e c'era qualcuno che non pensava che l'unica ragione di renderlo pubblico fosse cercare di sparigliare?
ecco cos'erano quelle cose che galleggiavano... :DDD
Scusate, ma la famosa "velina" Rovati scritta su carta intestata della Presidenza del Consiglio e fatta intempestivamente recapitare al CDA telecom il giorno prima della bagarre, esiste o non esiste?
Se il Governo è davvero innocente, perchè Rovati è stato obbligato alle dimissioni?
O Prodi sapeva, oppure è un incompetente.
Più probabilmente entrambe le cose.
Del resto la porcheria che ha tentato di fare con Telecom risponde perfettamente ad un preciso progetto politico: Prodi è un leader senza partito, e in quanto tale necessità di feudi economici per consolidare la sua non facile posizione. Scorporare Telecom e farne un IRI parte 2 risponde perfettamente a questa logica.
E' il processo speculare in ambito telecomunicazioni di quanto è avvenuto ieri con la fusione di Banca Intesa capeggiata dall'infame "finanziere cattolico" Bazzzzzzoli: poichè il Partito Democratico difficilmente si farà, e anche qualora si facesse sarà De Benedetti a guidarlo, non Prodi, resta solo un altro sistema per generare consenso politico, ovvero colonizzare certo sistema bancario e imprenditoriale e/o crearne surrettiziamente uno nuovo e senza terzi incomodi (vedi DS...) che ti spacchino le palle.
Quello che mi stupisce più di ogni altra cosa è vedere quanto Prodi sia stato maldestro nel gestire l'intero affaire.
Con una maggioranza così labile e pencolante, al Senato almeno, cazzate del genere sono come minimo politicamente irresponsabili.
Tanto meglio per noi Forzaroli, comunque...
intanto come fai ad essere forzarolo lo sai solo tu.. comunque
questa cosa che pare che il governo faccia intromissioni indebite mi fa incazzare in una maniera fuori dal comune!
sono i privati che hanno fatto intromissioni indebite in aziende costruite con decine di anni di tasse per metterle in rovina,
prodi dovrebbe tirare giù la maschera e dire che se la tiene lo stato la telecom, con dietro le autostrade! e avere il coraggio delle sue azioni , non è comunismo è buon senso per dio!
i debiti invece possono tranquillamente lasciarli a provera e gilbertone