Amnesy International
di Marco Travaglio
La legge Gentiloni sulle tv rischia di ottenere la più vasta maggioranza mai totalizzata nella storia del Parlamento italiano. Da quando Bellachioma entrò in politica con tutte le sue tv e tutti i suoi giornali, infatti, alcuni fra i suoi più fedeli alleati e amici hanno avuto occasione di pronunciarsi sulla faccenda, e in termini così netti e perentori da far impallidire il brodino gentiloniano. Breve riepilogo per le memorie corte.
Il presidente emerito Francesco Cossiga non ha dubbi: «Il nodo della questione è l’ineleggibilità del Cavaliere a cariche politiche. Non parliamo della quantità di voti ottenuti, perché allora dovrebbero essere valutati positivamente anche Hitler e Peròn» (7-8-99). Il sen. Marcello Pera, divinamente ispirato, sentenzia: «Berlusconi è a metà strada tra un cabarettista azzimato e un venditore televisivo di stoviglie, una roba che avrebbe ispirato e angosciato il povero Fellini» (7 febbraio 1994). «Nella liberaldemocrazia nessun potere, per quanto forte - finanziario, editoriale, industriale, imprenditoriale - può vivere senza un adeguato contropotere. Onorevole Berlusconi, esiste un problema di rigidi paletti, anche nei suoi confronti; una separazione netta di interessi, di attività. Perché non vogliamo vivere mai in una democrazia in cui il presidente del Consiglio sia posto nella condizione, obiettivamente difficile e quindi fuori delle regole, di dover scegliere, o decidere, fra interessi privati suoi, legittimi interessi privati suoi, e interessi dei cittadini. Le chiedo una indicazione concreta, una dichiarazione esplicita e poi, successivamente, dei fatti concreti saranno quelli sulla base dei quali lei sarà giudicato» (10-4-94).
Il prof.on. Rocco Buttiglione non ha dubbi: «Se uno ha tre reti private e tre pubbliche è come se avesse comprato la piazza e messo un recinto» (29-7-94). «Le elezioni sarebbero un imbroglio se condotte con il potere televisivo nelle mani di una parte sola. Mussolini cacciava dalla piazza gli oppositori con il manganello. Oggi la piazza è la tv: si possono ottenere gli stessi risultati con la televisione» (5-1-95). «Fossi al posto suo venderei tutto per comprare Bot poliennali» (9-3-95).
Giorgio La Malfa tuona sarcastico contro la videocrazia: «Noi le nostre bandiere non le abbiamo certo comprate alla Standa!» (19-4-98).
Umberto Bossi è leggermente più drastico: «Forza Italia è una banda di dieci persone che controllano il partito nascoste dietro paraventi, non rispettano la Costituzione, svuotano il Parlamento, vogliono un esecutivo senza controlli e usano le televisioni, che sono strumenti politici messi insieme da Berlusconi quando era nella P2, secondo il progetto Gelli. Hanno usato le televisioni come un randello per fare e disfare. Su questa banda antidemocratica è bene che qualche magistrato indaghi per ricostituzione del partito fascista» (19-1-95). «Le tv Fininvest devono essere oscurate come strumento per la ricostituzione del Partito Fascista» (12-2-95).
E Roberto Calderoli, di rincalzo: «Berlusconi dice che la par condicio in tv gli dà l’orticaria? È evidente che i princìpi della democrazia gli siano insopportabili, al punto da provocargli uno shock allergico. Sarebbe auspicabile, e lo dico da medico quale sono, che il dottor Berlusconi si facesse visitare da un buon internista. Sono a sua disposizione per consigliargliene qualcuno, anche gratuitamente» (19 febbraio 1996). «Craxi è stato un affezionato fornitore della Fininvest, pagato profumatamente per servigi che tutti ci aspettiamo di conoscere nei dettagli. Infatti la vera domanda è: che cosa ha dato Craxi a Berlusconi in cambio di 15 miliardi di lire che gli ha versato la Fininvest? Si sgretola la maschera tv di Berlusconi e appare l’inconfondibile ghigna dell’uomo di Hammamet» (31-3-96). «Mediaset è l’anima commerciale di una partito che è realtà virtuale. La Lega la denuncerà e potrà ricavare una congrua entrata che potremo usare per ricoprire i muri della Lombardia con manifesti che riproducano la prima pagina de La Padania dove ci chiedevamo se Berlusconi è un mafioso o no» (27-8-98).
Pare dunque che, per la pur blanda legge Gentiloni sulle tv, i giochi siano fatti. A meno che i leader citati abbiano nel frattempo cambiato idea. Cosa che però, conoscendone l’alta statura ideale e morale, tenderemmo senz’altro a escludere.
Legge blanda ma sacrosanta. Nessuno che dica, però, che così il governo si gioca un'altra grossa fetta del suo traballante consenso, continuando a scontentare un po' tutti. Qualcuno ha pensato cosa voteranno le casalinghe disperate che non avranno più la loro soap quotidiana ? Già D'Alema ci aveva provato a far la guerra alle televisioni e con quel referendum ci prese uno schiaffone che evidentemente hanno già dimenticato. La televisione ci ha reso un popolo drogato, e se riduci la dose vai in crisi di astinenza.
Bhe..se non erro il cavagliere mi pare voglia indire un referendum su questo...e purtroppo..con la disinformazione che produce..mi sa che non accennerà mai nemmeno marginalmente che al posto della sua rete ci andrà colui a cui spetta di diritto dal 1999, e cioè Francesco Di Stefano con la sua Europa7 ed Europa7 Gold, il quale pur avendo vinto l'appalto ed i vari ricorsi è ancora fermo al palo (non per colpa sua...penso che qui siano in molti a saperlo...)
per intanto..piange a reti unificate per il destino delle 1000 famiglie che secondo lui perderebbero il posto di lavoro per colpa di questa legge...ma questa..è storia antica..che ritornerà a breve, imho.