Scandalo Sismi, Mancini torna al suo posto
Abu Omar e dossier Telecom: dopo un periodo di «malattia» il numero due dei Servizi di nuovo in pista
E nell’ufficio di via Nazionale anche il «depistatore» Pio Pompa continua il suo «lavoro»
di Susanna Ripamonti
Marco Mancini, numero 2 del Sismi, è guarito e gode di ottima salute.
Sta talmente bene che è tornato a lavorare ai vertici dei Servizi, pur essendo coinvolto in due delle più delicate inchieste giudiziarie degli ultimi decenni, quella sul rapimento dell’Imam egiziano Abu Omar e quella sui dossieraggi Telecom.
La malattia, che per un po’ di mesi lo aveva tenuto lontano dalle leve di comando, quando stava per essere arrestato, nel luglio scorso, era ovviamente solo un pretesto concordato, per evitare gli imbarazzi che questi incidenti di percorso provocano. Ma vista la delicatezza delle indagini e la pesantezza delle accuse a suo carico, ci si aspettava che prolungasse la finta convalescenza almeno fino al pronunciamento del gip, al quale, concluse le indagini, sta per essere richiesto il suo rinvio a giudizio. Ferma restando ovviamente, la presunzione di innocenza, che vale per lui, come per qualunque cittadino.
Invece, a quanto pare, negli uffici del Sismi tutto procede come se neppure esistessero le indagini condotte dai magistrati milanesi, in particolare quelle dei pm Armando Spataro e Ferdinando Pomarici, sulla extraordinary rendition di Abu Omar, l’egiziano che il 17 febbraio del 2003 fu rapito dalla Cia con la complicità del Sismi. Nell’inchiesta è coinvolto il numero uno del Sismi, il generale Nicolò Pollari, tirato in causa dallo stesso Mancini. Ed è indagato per favoreggiamento un altro funzionario del servizio, di fatto addetto ai depistaggi. Si chiama Pio Pompa, il caso vuole che pure lui sia un ex dipendente Telecom e nel suo immenso ufficio romano di via Nazionale 230 i magistrati di Milano hanno scoperto un archivio parallelo illegale che scheda magistrati, giornalisti, politici. Ci sono centinaia di dossier su Telekom Serbija, vicenda basata su bufale preconfezionate, messe in circolazione da quel Igor Marini che dopo aver calunniato Romano Prodi, e tutti i leader della sinistra, indicati come destinatari di tangenti sull’acquisto di Telekom Serbija da parte di Telecom Italia, fu smascherato dalla magistratura torinese. Da quell’ufficio sono uscite polpette avvelenate inghiottite e sputate da giornalisti che non perdono tempo a verificare le notizie: come ad esempio quella, pubblicata da Libero, che indicava ancora Prodi come referente politico che avrebbe dato via libera ai rapimenti Cia. Bene, quest’ufficio non è stato smantellato e Pio Pompa continua a lavorare per il Sismi. Come se niente fosse.
L’affaire Telecom e l’inchiesta Abu Omar si intrecciano a vari livelli. Mancini, amico dell’ex capo della security di Telecom, Giuliano Tavaroli, è coivolto anche nell’inchiesta sui dossieraggi fatti dal top manager della società telefonica, con la collaborazione del detective fiorentino Emanuele Cipriani, uno che aspirava ad entrare nel Sismi e che era stato raccomandato, guarda un po’, proprio da Mancini. Operazione che forse sarebbe andata in porto se nel 2001 Marco Tronchetti Provera non avesse scalato Telecom. A quel punto, con Tavaroli capo della sicurezza, il business del dossieraggio illegale aveva un’altra base operativa in cui operare, l’anonima spioni messa in piedi da Tavaroli e Cipriani, che poteva contare sulla collaborazione degli 007 di Stato.
Ma il caso di Mancini e Pompa non sorprende. È prassi consolidata che gli appartenenti alle forze dell’ordine non vengano rimossi dal servizio neppure quando sono condannati. Gli ufficiali della guardia di finanza processati per corruzione ai tempi di Tangentopoli sono stati, in buona parte, reintegrati nelle Fiamme Gialle. Poliziotti e carabinieri processati a Genova per i fatti del G8 sono stati addirittura promossi sul campo, a processo in corso. Idem per i poliziotti processati a Napoli, per i pestaggi dei no global che contestavano i vertici internazionali del 2001. Fu la prova generale per il massacro di Genova, alcuni dirigenti delle forze dell’ordine risultano implicati in entrambi i processi, ma sono sempre al loro posto, con qualche grado in più. Anche loro persunti innocenti, che neppure per opportunità e buon gusto si concedono un periodo sabbatico.
il sospetto che si ha leggendo tali notizie è che una sorta di zona franca, un esercito di mercenari pronti e a disposizione di chi ne faccia richiesta.
perchè li ritroviamo sempre a loro posto, anzi addirittura premiati , anche se il governo cambia?
sarà che la mole d'informazioni di cui sono in possesso è tale che potrebbe danneggiare chiunque si frapponga al loro cammino?
se fosse questa la ragione , dura venire a capo della questione, a parte qualche reprimenda o censura, difficilmente saranno puniti realmente.
loro sicuramente hanno un prezzo e senza la disponibilità a pagarlo difficlmente si riuscirà a neutralizzarli.
maria
semplicemente perchè sono sempre funzionali al potere politico del momento.
sono addestrati a credere obbedire combattere sotto ogni cambio di bandiera in ogni stato del mondo (tranne la thailandia ultimamente..e me ne sono meravigliato..anche se, se devo essere sincero, non so ancora come sia andata a finire..)
e non pensare che siano tutti cosi, sono solo i loro vertici ad esserlo..tra loro ci sono ragazzi che lo fanno semplicemente per spirito di corpo, o per un mal interpretato senso di appartenenza (per loro è verso il corpo di cui fanno parte...non la nazione o i cittadini, altrimenti, quelle manifestazioni sarebbero andate diversamente)
quindi..ai cambi di governo semplicemente cambiano bandiera e tutto e' a posto..nella mia umile opinione of course...