Lettera di Federica Venni a Giangiacomo Schiavi
Leggo l'ennesimo articolo sulla chiusura di cinema, teatri e locali storici nel cuore di Milano e mi vergogno. Mi vergogno di essere nata, 24 anni fa, in una città che, anziché progredire (al pari delle altre capitali europee) sta regredendo, anzi, si sta spegnendo ogni giorno di più. La cultura, ma non solo quella, anche la semplice vitalità delle botteghe milanesi sta scomparendo. E per cosa? Per far spazio all'ennesimo store. Non ho niente contro la moda, anzi. Ma quando è troppo, è troppo. Siamo soffocati da locali alla moda dove si incontra solo gente alla moda, la maggior parte della quale non è mai andata a teatro, non ha mai letto un libro, mai visto una mostra. Tutto questo perché Milano sta diventando una città sbagliata, piena di modelli sbagliati, basati solo su apparenza, futilità, stupide chiacchiere da happy hour. È una tristezza infinita leggere nei ricordi di scrittori, editori e giornalisti quanto fosse vivace la vita culturale della Milano della metà del secolo scorso e non aver mai potuto vedere o assaporare nemmeno una goccia, un rimasuglio di quell'antico (si fa per dire) splendore. Questa è la generazione (la mia, ma da cui mi chiamo fuori) che popola i locali «pettinati» e che indossa anche calzini e mutande firmati, perché non ha nient'altro da esibire. Lo dico con una profonda delusione. Faccio parte del popolo dei locali ma vorrei veder riemergere anche quelle realtà, culturali e «artigianali» che un tempo facevano grande Milano e i milanesi. Federica Venni
Risponde Giangiacomo Schiavi
Cara Federica, vorrei dirti che hai ragione e invece ti chiedo di non smettere di sognare in una città che ha bisogno come il pane dei tuoi sogni, del tuo impegno garbato e della tua passione. Anche quando tutto ci sembra freddo e buio c'è sempre qualcuno che può diventare un alleato nella battaglia per migliorare l'esistente. Molte buone cose sono realizzate per sommatoria di tante piccole idee: le piccole idee a Milano ci sono, purtroppo sommerse o isolate in tanti recinti. Bisogna farle venire a galla.
Se lo spirito di una città è formato, come scrive il sociologo Bauman, dall'accumularsi di minuscole interazioni quotidiane con gli altri, con l'autista del bus, il giornalaio, il barista, la commessa di un negozio, i pendolari e dalle poche parole, dai cenni di saluto, dai premurosi piccoli gesti che spianano gli spigoli della vita urbana, dobbiamo ridare valore e significato anche a certi comportamenti, per contrapporli a maleducazione, menefreghismo, sciatteria. Anche così ci si difende, ci si sente cittadini. Ho letto in questi giorni una bella lettera di Ornella Vanoni sulla memoria perduta di Milano e sul significato di alcuni luoghi, come il teatro Nuovo o le botteghe storiche. Era un invito a ribellarsi a quello che anche tu denunci: la perdita di identità. Che non è il rimpianto di un passato che non ritorna, ma un collante che ci fa sentire orgogliosi del luogo in cui viviamo, più delle jeanserie o dell'happy hour. Certo, se rileggiamo il manifesto che il direttore del Piccolo Teatro, Sergio Escobar, custodisce come una reliquia, il programma di quell'avventura straordinaria che portava la firma di Paolo Grassi, Mario Apollonio, Virgilio Tosi e Giorgio Strehler, ci sentiamo inadeguati a qualsiasi sfida. Scrivevano in quel primo Dopoguerra che trovò nella cultura un volano per la rinascita: «Noi non crediamo che il teatro sia una decorosa sopravvivenza di abitudini mondane o un astratto omaggio alla cultura.
Noi rifiutiamo le frasi fatte, i luoghi comuni, il conformismo del costume politico e sociale. Noi con il teatro vogliamo dir qualcosa... La città ha bisogno del teatro, il teatro ha bisogno dei cittadini...». Parlavano ai giovani, avevano progetti e speranze. Non arrenderti, Federica, anche se questa città ti delude. Loro Milano l'hanno ricostruita. Bisogna rimboccarsi ancora le maniche. E tocca anche a te.
inadeguati?
tocca anche a te?
non arrenderti?
ma stravaffanculo
inadegati non ne conosco a milano (io sono di roma, con ascendenze sicule e infanzia nell'isola)
tocca a tutti
inadeguato è chi non agisce
nessuno che conosca a milano si arrende
tutti quelli che conosco sono guerrieri per il domani
gente che lotta, e bene
chi è di lì li segua e gli dia supporto
>Questa è la generazione (la mia, ma da cui mi chiamo fuori) che popola i locali «pettinati» e che indossa anche calzini e mutande firmati, perché non ha nient'altro da esibire.
Le "generazioni" nate dal settanta in poi sono molto piu' fluide di quelle precedenti, non abbiamo vissuto la guerra, il '68, gli anni di piombo, io trovo identita' di esperienze con persone di dieci anni piu' giovani o piu' vecchie, e proprio questa mancanza d'identita' ci porta ad cercare caratteristiche generazionali il piu' delle volte parziali e stereotipate; quelli dei locali, del doppio lavoro per pagare auto fighette e mutande firmate sono una minoranza rumorosa, come lo sono gli adolescenti maleducati e casinari, solo che hanno trovato un humus culturale che non solo permette loro di essere sempre piu' rumorosi e strafottenti, ma addirittura li porta a modello.
Di persone che si sbattono ce ne sono tante, manca, e non per caso, lo spazio per incontrarsi e confrontarsi; chi ricorda la cometa di Reload all'isola? Uno spazio occupato aperto sulla strada, che possa far cambiare idea alla "ggente", e' molto piu' pericoloso di un ghetto di punkabbestia, ed infatti li hanno bastonati dopo una settimana.
Aver la bocca tappata e' frustrante, ma sarebbe ancora piu' frustrante indebitarsi per la Mini ed avere come unico argomento di conversazione pupe e secchioni, per cui continuiamo ad incazzarci e a pedalare, e se capitera' di sbagliare strada potremo far tesoro dei nostri errori, e ripartire.
Secondo me bisogna imparare ad incontrarsi di piu' nei salotti e meno nei bar.
C'e' bisogno anche di piu' teatri e di piu' piazze. Ma poi, a milano dove si puo' studiare teatro o trovare uno spazio dove recitare? In centro? In periferia? Quante compagnie teatrali esistono?
Come i bar, poi anceh le auto la fanno da padrone a milano togliendo lo spazio dove le persone si incontrino camminando per strada. Siete mai stati un fine settimana a Parma?
Milano si e' snaturata perche' e' stata costruita in tempi in cui le auto non c'erano e adesso e' piena di auto. Ma anche citta' piu' moderne sono soffocate dalle auto.
incontrarsi nei salotti??? nel tuo Alberto?! il mio è piccolo, non ci stiamo tutti..;-D piccolo invito, cosi, tanto x dire..invece di sputare sempre merda su Milano xke' una volta tantro in questo forum Vossignori non vi concentrate un po su Napoli, ad esempio, una citta' a caso no?! L'emblema della stramerda al cubo in Italia, una citta' che è ormai un enorme contenitore di feccia e delinquenza..i bravi Bassolino e Rosa Russo che hanno fatto e che stanno facendo x Napoli?!e poi ci lamentiamo x gli happy hour e le sfilate di moda, quando interi quartieri in quella citta' del cazzo sono in mano alla malavita che ci vorrebbe l'Esercito??non cosi tanto x dire..
Appena sotto il titolo c'e' scritto:
Sezione "Milano"
mi pare ovvio si parli di Milano, altrove si parla di Napoli, di Bagdad o di Matera.
francamente mi sono un po' rotto le scatole di leggere lettere come queste. basta. e' cosa nota che milano ha un sacco di problemi, ma qui ci sono anche una doppia infinita' di iniziative concrete a cui possono partecipare cittadini svegli e appassionati che vogliono aiutare a portare avanti la rivoluzione culturale e sociale che una grande citta' come milano si merita. se milano una qualita' ce l'ha e' quella di avere sempre le porte aperte per chi ha voglia di fare.
secondo me l'unica cosa che c'e' di veramente sbagliato a milano sono le persone che hanno capito che c'e' qualcosa qui che non va' ma non sono disposte a muovere un dito per migliorare la situazione: e' questa mancanza di fantasia, di passione e voglia di fare cio' che davvero non c'entra nulla con milano, non quello che gira con le mutande firmate o che si perde in stupide chiacchere agli happy hour.
A Milano ci sono cose interessanti. Ci sono movimenti inusuali. Non si vedono, ma ci sono. E' pieno di gente che fa qualcosa, come dice cronoman, nel piccolo e piano piano arriverà nel grande. Non si vede, non è sui giornali (ma quando ci arriva, vuol dire che non è già più interessante, che ha fatto il suo tempo), ma c'è e chi la vuole vedere la trova. Un esempio? il banner che vedo campeggiare qui su OMB da oggi: quello sul bicycle filmfestival a cinema Mexico. Erano anni che volevo vedere quei filmati, che vorrei vedere, e spero di trovare, "Red light go" e altre cose. Quel banner per chi come me sogna quel tipo di cose, è un bel sengale. E poi, detto tra noi, quella milano lì, quella dell'Happy hour e della settimana della moda o del salone del mobile ha le ore contate. Non ci si divertono più nemmeno loro. Ha riaperto anche il Tunnel. Se non è un segnale questo...
Ha ragione chi dice che Milano non è solo happy hour e mutandoni firmati. Ci sono tante realtà stimolanti, è vero. Di nicchia però. Nel senso che riescono raramente a coinvolgere o sconvolgere l'intero sistema culturale milanese. Voglio dire, chi vi partecipa lo fa perché ha un interesse proprio e un'attitudine personale, non di certo perché come cittadino si sente coinvolto all'interno di una cultura che invece, dovrebbe essere di massa. Di massa ora è la cultura della moda, dell'aperitivo e della Pupa e il Secchione. E chi dice il contrario, mi dispiace, ma dice stronzate. Non è piacevole scalfire l'orgoglio dei milanesi, tra cui c'è anche il mio. Ma le tante iniziative a cui ho partecipato (vedi i caffé letterari per strada) sono purtroppo viste sì con ammirazione dal passante o dallo spettatore di turno, ma la cosa finisce lì. C'è stupore, approvazione, ma niente coinvolgimento. C'è una cultura di massa sbagliata che purtroppo sta rischiando di fagocitare ciò che di vitale e pulsante è rimasto nel cuore di questa città. Io spero davvero che le previsioni di qualcuno di voi siano realistiche, ma vedo ovunque un appiattimento preoccupante. Le iniziative ci sono, ma non vengono recepite al di fuori di una cerchia ristretta di amatori. Il paradosso poi? Molte di queste persone nemmeno ci sono nate a Milano.
milano non esiste nel vuoto, e quindi non puo' sfuggire all'influenza dei modelli socioculturali non proprio entusiasmanti dei nostri tempi. non sfugge neanche a una stagione politica - nazionale e locale - di totale scollamento tra cittadini e i loro eletti, cosa che crea una specie di vuoto "direzionale", un wild west sociale e culturale che e' sotto agli occhi di tutti. inoltre milano, piaccia o no, e' capitale dell'industria della moda, e' uno dei grandi centri economici del paese e le fanno un po' da padrone gli affari: che quindi sia presente - in dosi anche massiccie - una cultura basata sull'inmmagine e sul consumismo rientra nella logica delle cose.
secondo me la problmatica e' un'altra. milano dovrebbe aspirare ad essere un luogo multifaccettato, dinamico e interessante piu' simile alle grandi metropoli europee che non al grande paesone che sembra ispirarla adesso, e in una citta' del genere c'e' spazio anche per i modaioli, per i cultori dell'immagine e per i forzati dell'happy hour. il guaio della milano di oggi e' che non ci sono sufficienti persone, energie e risorse nelle varie nicchie per permetterle di espandersi e occupare uno spazio ben visibile e fisiologico nel panorama socioculturale della citta'. l'obbiettivo non dev'essere quello di instaurare una nuova egemonia culturale di massa - che sia dei modaioli oppure di teatro, arte e musica classica poco importa, l'egemonia culturale per me e' sempre una cosa malsana - quanto di permettere a piu' realta' socioculturali di coesistere in modo sano, ognuno con i propri spazi, con identita' chiare e senza che ci sia una realta' dominante che schiaccia e oscura tutte le altre.
e' possibile costruire una milano del genere? francamente non lo so'. ma i casi sono due: se si aspira a una citta' cosi' o vai a vivere in un'altra metropoli dove questo e' gia' una realta' perche' pensi che qui non ci sia speranza, oppure rimani e ti butti nella mischia e cerchi di realizzare questa visione di citta' insieme alle altre persone che ci credono (e non sono poche). e' un momento storico di scelte nette, non c'e' piu' tempo per le vie di mezzo. il mondo si cambia una persna alla volta, e le molte nicchie dinamiche presenti a milano avranno occasione di incidere davvero sulla direzione della citta' quando saranno alimentate da una massa critica di partecipanti. siamo ancora lontani dall'obbiettivo, ma gia' queste nicchie offrono uno spazio sufficientemente esteso per vivere una quotidianita' milanese ricca, dinamica, stimolante, interessante e alternativo al mondo di mutande firmate, happy hour e party con modelle.
una milano migliore di quella attuale dovremmo strapparla con le unghie e con i denti dalle grinfe di chi le fa' da padrone adesso, e francamente se non ti galvanizza questa entusiasmante sfida ad armi assolutamente impari e ti limiti solo al lamento sterile e all'indignazione milano di te non ha davvero bisogno.