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«Ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare» (Francesco Guccini)
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Alberto Biraghi
Vittorio Cecchi Gori
«Non mi arrendo, e lotterò con tutte le mie forze per dimostrare le ingiustizie subite in questi ultimi anni. Posso morire anche povero, ma da persona onesta e perbene. Apprendo del deposito della sentenza dichiarativa di fallimento della Finmavi (NDR: la finanziaria del gruppo Cecchi Gori) mentre la società era già stata ammessa al concordato preventivo. C’è qualcosa di inatteso e di inspiegabile in questa sentenz che colpisce una società che ha assicurato lavoro a numerosi dipendenti finora regolarmente retribuiti e, da decenni, rappresenta il cinema italiano nel mondo. Una società peraltro impegnata in nuovi ed ambizioni progetti cinematograficia».
E' il commento di Vittorio Cecchi Gori, già processato per il crac della vecchia Fiorentina nel 2002 (104 milioni di euro di passivo), dopo la lettura della sentenza di fallimento della Finmavi, crollata sotto il peso di 650 milioni di debiti. Il fatto che i creditori non abbiano accettato il concordato da 10 euro ogni 100 di credito (noccioline quindi) secondo lui non è perché pensano di poter ricavare di più facendolo fallire, ma perc il solito complotto.