Prossimamente su nessuno schermo
di Enzo Costa
Un arrivederci riconoscente alla Festa del Cinema, ma io farò festa quando al cinema troverò almeno uno di questi film. E mi sa che dovrò aspettare parecchio.
Un film su una piccola, linda, insospettabile cittadina di provincia americana che, dietro un'apparenza di normalità e tranquillità, è davvero normale e tranquilla.
Un film-documentario di coraggiosa controinformazione che svela che George W Bush è intelligentissimo.
Un film su una rimpatriata tra ex compagni di liceo che si ritrovano per un pranzo dopo vent'anni e scoprono che sono quasi uguali a vent'anni prima, nessuno che sia fisicamente irriconoscibile o disilluso o fallito. A parte una signora, non identificata e triste perché ha sbagliato pranzo, non avendo tra l'altro nemmeno fatto il liceo.
Un film che invece di sesso esplicito mostra sesso implicito: eroticissima la scena in cui lei unisce i punti dall'1 al 76 della Settimana Enigmistica.
Un film che piace a Enrico Ghezzi e anche a me, eppure sto benissimo.
Un film di David Lynch che si capisce, e quindi è il più misterioso ed inquietante dei suoi.
Un film trash degli anni '70 che però - rivisto oggi - fa ancora più schifo.
Un film sulla crisi dei registi quarantacinquenni che, dopo i film autobiografico-generazionali sulla crisi dei trentenni e sulla crisi dei quarantenni, meditano di truffare l'anagrafe invecchiandosi di cinque anni per poter girare un film sulla crisi dei cinquantenni.
Un film sul dramma dell'immigrazione nell'Italia di oggi, oppure su quello degli emigranti italiani ai primi del '900, oppure su tutt'e due contemporaneamente, così si fa prima a fare il pieno di consensi ai festival, e poi si passa ad un soggetto originale.
Un film di Mel Gibson, ma con Gesù anemico.
Un film di Natale ritirato dalle sale a Santo Stefano.
Un film indipendente, a budget ridottissimo, di un regista esordiente, con attori semidilettanti, uscito su Internet, che è il caso cinematografico dell'anno perché malgrado tutto ciò - una volta tanto - è bello.
Un film distribuito solo sui tivùfonini, il cui protagonista - che nella sceneggiatura era obeso - è anoressico, sennò nel display non ci stava tutto.
Un film che all'anteprima per i critici riceve ventiquattro minuti di applausi e sette standing ovation di cui la prima già ai titoli di testa, ma il regista - esattamente come quella volta in cui invece l'avevano fischiato - dichiara «Non mi importa il parere della critica, per me conta solo il responso del pubblico».
Un film di Tinto Brass, ma apocrifo (troppi cappotti).
Ma Lynch si capisce benissimo..
ci aggiungerei un "apparentemente"..al momento penso che Mulholland Drive sia una spanna in sù a Strade perdute..www.metaversus81.too.it a chiunque interessasse l'argomento..