Smemoranda-Marco Travaglio, 17 ottobre
L’11 ottobre 1996 Berlusconi convoca una conferenza stampa e mostra al mondo intero una microspia trovata tre giorni prima dietro il termosifone di Palazzo Grazioli. Viste le dimensioni dell'aggeggio, molto più simile a un frigobar portatile che a una microspia, qualche giornale lo ribattezza «cimicione». Ma il Cavaliere giura che è «perfettamente funzionante», in grado di trasmettere «a 300 metri di distanza». E accusa fantomatiche «Procure eversive» di spiarlo in barba all'immunità. Da quel momento, per giorni e giorni, tutti i leader del Polo non fanno che cannoneggiare a reti ed edicole unificate sul presunto spionaggio.
Per Buttiglione è uno «scandalo non inferiore al Watergate». An pretende una commissione d'inchiesta. Sgarbi coglie l'occasione per chiedere le dimissioni del ministro Di Pietro, anche se non c'entra nulla. La Maiolo parla di «rapporti occulti e illegali fra politica, magistratura e criminalità». Pisanu e Taradash additano le «Procure deviate», Vertone parla di «uno Stato di polizia peggiore dell'Inquisizione di Torquemada». «Siamo in pieno socialismo reale», osserva Feltri. Giornali e tv, sempre a rimorchio dell'agenda dettata dai politici, non parlano d'altro.
E così i leader dell'Ulivo, sempre a rimorchio di giornali e tv. D'Alema assicura subito la sua solidarietà al Cavaliere: «È un fatto grave, che testimonia il clima torbido di un paese inquinato da intrighi, manovre, veleni e sospetti. Bisogna reagire con fermezza riscrivendo le regole della convivenza civile e democratica». Per Dini «sono a rischio le libertà fondamentali». Mussi invoca la «riforma dei servizi segreti». Manconi propone addirittura di licenziare «tutti i vertici di tutti i troppi servizi d'informazione, intelligence, spionaggio e controspionaggio».
Il 16 ottobre il presidente Violante convoca la Camera in seduta straordinaria: Berlusconi prende la parola in un'aula gremita all'inverosimile e in un'atmosfera carica di tensione: «Onorevoli colleghi, il fatto è davvero grave. Mai, in nessun periodo della storia repubblicana, sono gravate sulla libera attività politica tante ombre e tanto minacciose... ». Le stragi e i tentati colpi di Stato erano niente, al confronto. Poi il Cavaliere sporge denuncia contro ignoti per «spionaggio politico, violazione di domicilio, intercettazione abusiva, abuso d'ufficio e attentato ai diritti costituzionali del capo dell'opposizione». Solo Maroni e Veltri, malfidati, ipotizzano che il Cavaliere la cimice se la sia piazzata da solo, subito zittiti come disturbatori della quiete pubblica.
In un clima da golpe, si accelerano i tempi per la Bicamerale che deve rimettere in riga i giudici. Poi la Procura di Roma scopre che la microspia era un ferrovecchio inservibile, piazzato in casa Berlusconi non da una procura deviata, ma da un amico del capo della sua sicurezza incaricato di «bonificare» palazzo Grazioli.
Ecco, prima di dirsi accerchiato dai giornali e dalle tv dei poteri forti, forse Prodi dovrebbe rammentare quella superbufala che sequestrò l'attenzione della politica e dei media per giorni e giorni, anche se era fondata sul nulla, o forse proprio per questo. Come tanti altri scandali creati a tavolino dal centrodestra (vedi il «supertestimone» Igor Marini su Telekom Serbia), il «caso cimicione» non fu, o non fu solo colpa dell'asservimento di gran parte dei media al sire di Arcore. Fu soprattutto frutto di una tecnica collaudata della Cdl che, quando vuole imporre un falso problema alla pubblica attenzione, impegna tutti i suoi leader a martellare 24 ore su 24 lo stesso concetto con dichiarazioni-fotocopia, che finiscono col dettare l'agenda ai giornali e alle tv.
Ora Prodi è vittima di due scandali veri: il dossier-patacca confezionato contro di lui dal Sismi e rilanciato dal Riformista e da Libero dell'agente Betulla; e lo spionaggio Telecom ai suoi danni ai tempi dell'Ue. Ma, se nessun giornale o tv ne parla (a parte un articolo del Corriere e la campagna dell'Unità), è anche e soprattutto perché i suoi presunti alleati non ne fanno una questione cruciale, si guardano bene dal far quadrato intorno a lui e non hanno mai chiesto conto al Sismi e a Tronchetti Provera di quanto s'è scoperto. O parlano d'altro (per esempio, della gaffe di Rovati, infinitamente meno grave), o addirittura difendono Tronchetti e i vertici del Sismi. Il giornalismo italiano è quello che è. Ma anche gli alleati di Prodi non scherzano.
Ma Cristo!
Ci vuole poi così tanto a capire chi può aver ordinato di setacciare i conti di Prodi e di sua moglie? E, fra l'altro, bisogna essere completamente cretini da pensare che chi dà l'ordine non pensi anche di poter essere scoperto e quindi non si cauteli, facendo dare una frugatina nei propri, in modo tale da poter dire: "Visto? hanno spiato anche me, quindi io non c'entro un'emerita fava".
Basta pensare alla campagna di stampa scatenata contro Prodi e la sua famiglia da un paio di quotidiani di grande indipendenza quali "Il Giornale" e "Libero" (di nome ma non di fatto, ove lavorava un certo Farina detto camerata Betulla), ove erano riportate in dettaglio le transazioni commerciali del candidato premier Romano Prodi.
Come mai Bon-aiuti (nomen omen) ha subito detto: "Nessuno OSI chiamare in causa il governo Berlusconi!"? Com'è che Berlusconi parla di "Polverone Mediatico"? Com'è che immediatamente dichiara, come il ladro sorpreso con le mani nella marmellata, di "essere assolutamente tranquillo", dicendo cioè di avere la coscienza pulita simulando indifferenza esattamente come fece un certo Caino?
Per quanto ancora consentiremo a costoro di sparare cazzate a raffica prima di urlare forte che "CI SIAMO STANCATI DI FARCI PRENDERE PER IL CULO DA FACCE DA CULO AFFABULATRICI".
Questa volta si è passato il segno: ristabiliamo almeno il senso del ridicolo, visto che quello della realtà l'abbiamo perso in quest'Italia Berlusconizzata che, ahimè, assomiglia sempre di più ad una telenovela trasmessa da una TV commerciale fondata da un certo Silvietto!
BASTA!
Vabbè il nano che parla di GdF è il massimo. A lui i controlli li facevano ma passava le mazzette.
Agli inizi degli anni '70 il Presidente degli Stati Uniti ordinò ai servizi segreti di spiare gli avversari politici. Due giornalisti scoprirono tutto. In questo modo naque il Watergate. Il Presidente Richard Nixon fu costretto a lasciare l'incarico a causa dell'enorme scandalo.
Questo differenzia una vera democrazia in un paese moderno e una repubblica delle banane.
Chi non si rende conto della gravità della situazione, si merita tutto il peggio che l'Italia, purtroppo, offre...
Mi sono dimenticato di scrivere una cosa importante e che ho sul gozzo: quest'uomo è un cancro per la nostra democrazia, lui e i suoi giannizzeri, tipo Bondi, Schifani, la Bertolini, Giovanardi, Brunetta, La Russa.
Mi fa schifo pensare che gente simili siede in Parlamento, pagata anche da me, e che si permetta di pontificare!
Ma che li facciano i controlli anche a lui, ma seri! Può essere che finisca nel posto che si merita... (sperando non ci siano altri indulti).
Sta vendendo Tappeti sta facendo una telvendita si agita per niente il problema che ha molti compratori .. (gli assegni li portava in bocca)
Fate tutti i controlli che vi pare: la risposta sarà sempre la medesima.
Egli non solo è l'uomo più ricco di Italia, ma continua ad essere anche il primo contribuente...
... E probabilmente anche il primo evasore.
Resta salvo il fatto che quando tocco' (ma tocco'?) a lui, si dimostro' "un po' meno propenso" a minimizzare.