E il Cavaliere ereditò auto blu e superscorta
di SERGIO RIZZO GIAN ANTONIO STELLA
Non si fidava, il Cavaliere, del suo successore. E così, mentre ancora stava a Palazzo Chigi in attesa di lasciare il posto a Romano Prodi, avrebbe deciso di darsela da solo, la scorta per il futuro: 31 uomini. Più la massima tutela a Roma, Milano e Porto Rotondo. Più sedici auto, di cui tredici blindate.
Il minimo indispensabile, secondo lui, di questi tempi. Un po' troppo, secondo i nuovi inquilini della Presidenza del consiglio. Che sulla questione, a partire da Enrico Micheli, avrebbero aperto un (discreto) braccio di ferro con l'ex-premier.
Guadagnando finora, pare, solo una riduzione del manipolo: da 31 a 25 persone. Quante ne aveva il "bersaglio Numero Uno" Yasser Arafat, ricorda Massimo Pini, il giorno che andò a visitare Bettino Craxi.
Certo, qualcuno ricorderà a Berlusconi quanto disse ai tempi in cui aveva deciso col ministro dell'Interno Claudio Scajola di tagliare il numero degli scortati. Tra i quali, come rivelarono mille polemiche e le intemerate di Francesco Saverio Borrelli, c'era anche il pm dei suoi processi, Ilda Boccassini, che si era esposta contro la mafia in Sicilia. Disse che per molti la scorta era "solo uno status symbol" usato "impropriamente, magari sgommando". E si vantò, giustamente, di aver sottratto alla noia di certe inutili tutele "788 operatori di polizia dirottati così in altri settori per garantire una maggiore sicurezza dei cittadini".
Né val la pena di ricordare che, ai tempi in cui le Br ammazzavano la gente per la strada e i politici erano esposti come mai prima, il presidente del consiglio Giulio Andreotti viaggiava con scorte assai più contenute: «Mia moglie a Natale faceva un regalino a tutti, e certo non erano molti».
E' vero: è cambiato tutto. E la scelta di ridurre drasticamente le spese per proteggere gli ex-capi del governo fatta da Giorgio Napolitano quando stava al Viminale, appare lontana anni luce.
Berlusconi è stato il premier che ha appoggiato fino in fondo Bush, ha schierato l'Italia nelle missioni in Afghanistan e in Iraq, si è battuto in difesa della sua idea di Occidente con una veemenza (si ricordi la polemica sulla "superiorità sull'Islam") che lo ha esposto non solo ai fanatici come quel Roberto Dal Bosco che gli tirò in testa un treppiede ma all'odio di tanti assassini legati ad Al Qaida. Garantirgli la massima tutela è un dovere assoluto. Punto e fine.
Il modo in cui si sarebbe auto-confezionato questa tutela, invece, qualche perplessità la solleva. Il 27 aprile, cioè diciassette giorni dopo il voto e prima che Romano Prodi si insediasse, la presidenza del consiglio stabiliva che i capi del governo "cessati dalle funzioni" avessero diritto a conservare la scorta su il tutto il territorio nazionale nel massimo dispiegamento. Altri dettagli? Zero: il decreto non fu pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» e non sarebbe stato neppure protocollato. Si sa solo che gli uomini di fiducia "trattenuti" erano 31. Quelli che con un altro provvedimento il Cavaliere aveva già trasferito dagli organici dei carabinieri o della polizia a quelli del Cesis. Trasferimento che l'allora presidente del Comitato di controllo sui servizi Enzo Bianco, appoggiato dal diessino Massimo Brutti, aveva bollato come "illegittimo".
Scoperta la cosa all'atto di insediarsi come sottosegretario con delega ai "servizi" al posto di Gianni Letta, Enrico Micheli avrebbe espresso sulla faccenda l'irritazione del nuovo governo. E dopo una lunga trattativa sarebbe riuscito a farsi restituire, come dicevamo, sei persone. Quanto alle auto, quelle "prenotate" dall'allora presidente sarebbero come detto 16, delle quali 13 blindate. Quasi tutte tedesche.
Resta la curiosità di sapere se vanno o meno contate tra quelle del parco macchine di Palazzo Chigi. Così stracarico di autoblu che il grande cortile interno non può ospitarne che una piccola parte. Il resto sta in via Pozzo Pantaleo 52/E, una strada fuori mano alle spalle di Trastevere, nel quartiere portuense. Serve una macchina? Telefonano: "Mandate un'auto, per favore". Se non c'è traffico, una mezz'oretta.
I ministri sparpagliati qua e là che fanno riferimento a Palazzo Chigi, non sono pochi: Linda Lanzillotta (Affari Regionali), Giulio Santagata (Attuazione del programma), Luigi Nicolais (Riforme e Innovazioni nella pubblica amministrazione), Barbara Pollastrini (Pari opportunità), Emma Bonino (Politiche europee), Vannino Chiti (Rapporti con il Parlamento) Rosy Bindi (Politiche per la famiglia) e Giovanna Melandri (Politiche Giovanili e Sport). Ma le autoblu a disposizione, comprese le due Maserati in dotazione a Prodi e Micheli, sono una marea: 115. E il bello è che sono già calate: fino al 17 maggio erano 124.
Costi? Una tombola. Nel solo 2005, per "acquisto, manutenzione, noleggio ed esercizio dei mezzi di trasporto nonché installazione di accessori, pagamento dei premi assicurativi e copertura rischi del conducente e dei trasportati, spese per permessi comunali di accesso a zone a traffico limitato", quel parco di autoblu ci è costato 2 milioni e 152 mila euro, 400 mila in più rispetto alle previsioni. Ai quali vanno sommati gli stipendi degli autisti, presumibilmente gravidi di straordinari.
Un anno eccezionale? Niente affatto: la fine di una rincorsa. Nel 2001, per le stesse cose, erano stati spesi 940 mila euro. Nel 2002 un milione e 389 mila. Nel 2003 un milione e 322 mila. Nel 2004 un milione e 800 mila. Una progressione inarrestabile. Fatte le somme, dal 2001 al 2005 dalle casse di palazzo Chigi sono usciti per le autoblu 7 milioni 603 mila euro. Pari a 14 miliardi e 721 milioni di lire. Eppure, per i viaggi appena più lunghi, devono aver anche volato. Lo dicono i bilanci: per "noleggio di aeromobili per esigenze di Stato, di governo e per ragioni umanitarie e spese connesse all'utilizzo dell'aereo presidenziale" sono stati spesi nel solo 2005 due milioni e 150 mila euro. Il quadruplo del 2002, quando i voli della presidenza ci erano costati 577.810 euro. Sarà stata colpa del caro petrolio...
Branco di cialtroni e banditi che hanno il coraggio di chiedere alla nazione, soprattutto ai redditi fissi ed ai pensionati, sacrifici , lacrime e sangue mentre loro non si sognano nemmeno almeno di contenere le spese.
Bellachioma poi è un assoluto "fuori concorso" sul conto del quale non trovo parole!!!!!
Vergogna, vergogna, vergogna!!!!!!
Temo non ci sia più nulla da fare. Ci aspetta l'Argentina!! peccato che la nostra non sia una nazione ricca come quella, che si sta risollevando, e quindi dopo essere stata ben bene spolpata dai manigoldi non resterà più nulla.
Gente svegliatevi, basta grandi fratelli, isole, culi, tette, cantanti e ballerini, attrici ed attori, nani e presentatori, vallette e veline, e calcio, calcio, calcio, calcio, calcio, calcio, calcio, calcio, calcio, calcio tutti i santissimi giorni che il buon Dio manda sulla terra!!!!!!
Bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!
BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!
Ieri leggevo lo stesso articolo e mi saliva 1 rabbia.. Ma 1 rabbia...
Tutti in bicicletta li vogliamo (pure in inverno al freddo, farebbe loro solo del bene) e altro ke scorte..
Ricordo, da ragazza, di aver letto un racconto dal titolo "Légende de l'Homme à la Cervelle d'Or" il cui protagonista, avendo scoperto il tesoro che riposava nella sua testa, ne prelevava un po' alla volta, convinto che non potesse finir mai. Mi sembra che in Italia siamo un po' tutti come quel personaggio della novella, amministratori ed amministrati, non vogliamo capire che questo andazzo di sprechi ed acquiescenze è anche colpa di chi sa e non reagisce. Penso che siamo molto propensi a parlare e poco ad agire, tanto, in fondo stiamo bene... ma fino a quando?
Quali che siano i risultati di ascolto, Annozero è un programma che racconta la realtà italiana sulle facce e attraverso le biografie delle persone. Persone, non «ggente» appartenente alla categoria transgenica inventata dalla demagogia di destra nei tempi della comunicazione di massa. Santoro ha inoltre rinunciato al talk show, nel tentativo (non sempre riuscito) di evitare le sceneggiate da reality, che fanno impennare l'Auditel. Anche i politici, perciò, offrono il ritratto di se stessi e Tremonti, l'altra sera, ha voluto mostrare la sua faccetta pacata e ragionevole quasi fino alla fine, quando ha cambiato profilo, per non perdere l'occasione dello spot forzista. «Io i condoni non li volevo fare- ha detto con voce lagnosa- ho dovuto farli per dare soldi ai pensionati e alla sanità». Insomma, Tremonti ha favorito evasori e mafiosi per curare i malati e dar da mangiare agli affamati. Così, evangelicamente, chi aveva già derubato i poveri, si è arricchito ancora di più, in obbedienza al precetto berlusconiano: ama il ricco tuo come me stesso.
Maria Novella Oppi l'Unità
Basterebbe revocarle, 'ste 16 autoblu. E non solo a lui.
Stiamo a veder cosa fa la gauche di governo..
E quest'essere è lo stesso pagliaccio che aveva nel suo governo un ministro (tale Scajola) che revocò la scorta a Marco Biagi, poichè "non correva pericoli".
Lo stesso Marco Biagi che poi fu ammazzato e che adesso i soliti buffoni forzaioli e legaioli (soprattutto segaioli)usano come bandiera.
Ha ragione Dedalus: la sinistra deve iniziare a revocare certi privilegi. Visto che il buffone qui sopra è uno degli uomini più ricchi del mondo, che provveda di tasca propria a pagarsi la protezione. E poi, il nostro ha sempre un'alternativa: può chiede ad un certo Mangano se gli procura lui la scorta: sarebbe tutta gente fidata, gente d'onore...
eh rancido, purtroppo il buon mangano è venuto a mancare anni or sono:
rifiutò di barattare la sua dignità con la libertà, sta scritto sulla tomba...
rifiutò di barattare la sua dignità con la libertà
maremma maiala...!!! ditemi che non è vero...!!!
ditemi che non hanno avuto il coraggio di scriverlo davverooooo...
No, Drizzt, Davide ha ragione: è proprio così.
La mia, in effetti, era solo una provocazione: Mangano è morto di tumore nell'ormai lontano 2000... e quello è proprio il suo epitaffio.
Ma scusa: da un popolo bue che ha riabilitato la memoria del più grande ladro di tutti i tempi (Benedetto Craxi detto Bettino) che cosa ti aspetti?
rancido...
non sapevo, oppure l'ho cancellato dalla memoria...
per il resto, hai ragione, non dovrei aspettarmi nulla..., ma ancora non mi abituo all'idea...