Una città sporca ma colorata
Il quartiere è ricco di Baustelle; a dir la verità, una piazza qui vicina è da almeno un anno sotto torchio: prima il prato della rotonda (che su Google Maps è ancora grigio), poi i binari del tram, e infine tutte (ma dico tutte) le case che la circondano sono in cantiere. Non va tanto bene, perché se F-hain diventa nuovo si alzano gli affitti: se si alzano gli affitti arriva gente che ha un po' più di soldi, e quindi aumenta il numero delle automobili in circolazione. Come quell'angolo tra Warschauerstr. e Revalerstr., prima palazzi abbandonati, ora un negozio di DVD e una banca: pure il Kebab ha rinnovato l'insegna e il marciapiede è tornato pulito (e controllato da telecamere). Ma Berlino è così, bisogna accettare le novità portate dal progresso.
I palazzi del suddetto cantiere diventano ora color panna, non più il marrone-grigio sporco tipico della DDR, e sui muri sono disegnati degli enormi gechi colorati che si arrampicano verso il tetto: in cima ci si immagina qualche colonia di lucertole.
A proposito di muri, qualche ragazzino è ritornato a fare i suoi “tag” sulle pareti di casa. Per fortuna, perché avevano appena ridipinto e sembrava di essere a Lugano: ora invece lettere incomprensibili decorano il portoncino, immagino con la disapprovazione del Mieter, che però abita nei ricchi quartieri a Ovest. Ma cosa sarebbe una città senza le scritte sui muri? Non avrebbe senso; se la gente si appropria della città crescono i fiori negli angoli di terra sul marciapiede (controllare per credere), e abbondano anche le scritte che danno fastidio alla gente per bene. Ma un asettico museo o un antico ospedale non è la città ideale, e non capisco come mai si pensa che un muro pulito possa rappresentare un posto dove vivere felici.
La città si è colorata di oro, e il vento intasa le strade di foglie secche: e se il comune tenesse il quartiere in ordine potremmo ancora sentire l'odore dell'autunno? Quell'odore marcio che sentivamo al parco giochi da piccoli, dove quando giocavi nella sabbia ti capitava in mano la merda secca di qualche gatto.
Nella taggata Neukölln, capita di andare di notte per Schlesische Straße e notare come tutta la via sia riempita di bolle di sapone: da un balcone una macchinetta luminosa produce flussi di bolle che salgono, salgono, su su - illuminate da riflessi rossi, blu e gialli come quelle strane magie di cui sono ricchi certi cartoni animati giapponesi; poi le bolle scendono e navigano a migliaia nella strada vuota. I colori sono importanti: per un mese molti monumenti della città sono illuminati di rosso, giallo, verde, blu, viola, bianco perché c'è il “Festival of Lights” - anche a Milano avevano tentato di colorare il Castello Sforzesco, mi ricordo, ma la gente (probabilmente gli stessi che ridipingono i muri dei palazzi) non lo voleva e il castello è tornato spento. Oppure si sono ricreduti? E il Duomo avrà ancora le impalcature? Forse invece di quel giallo che gli dà l'aria di “guardare ma non toccare” potremo ora vedere qualche geco che si arrampica sulla facciata, o, per restare in tema, leggeremo sulle colonne gotiche i graffiti disegnati da quel tizio che bestemmia Lucifero nel metrò. Io sul Duomo ci disegnerei però un enorme serpente, un biscione insomma, che dall'aria pornografica tenta la Madonnina con le peggio cose. Magari a Dolce & Gabbana non piacerebbe l'idea, però pensate che bell'effetto sui milanesi!