Brasile, il trionfo di Lula
Rieletto presidente con il 60%
Festa e caroselli a San Paolo e Rio: conquistati
gli indecisi. Lo sfidante Alckmin sotto di 20 punti
di Leonardo Sacchetti
LULA CONFERMA le previsioni: è di nuovo presidente del Brasile con oltre il 60% dei voti, staccando di venti punti l’avversario Geraldo Alckmin, fermo al 40%. Ieri mattina, al momento di votare nel seggio del suo feudo di São
Bernardo do Campo (nel sud di San Paolo), Lula aveva parlato già da presidente-eletto: Mercosur, ruolo delle imprese, lotta alla povertà e alleanze. «È un giorno magico per il Brasile - ha detto Lula, che è stato portato in trionfo fuori dalla scuola dalla gente -. Spesso le imprese dicono quel che non vogliamo sentire, ma stavolta le abbiamo ascoltate. Siamo pronti a costruire un'ampia alleanza per risolvere il problemi del Paese». La conferma della vittoria al ballottaggio è arrivata poco prima della mezzanotte (ora italiana). Con una velocità che ha sorpreso gli stessi funzionari del Supremo Tribunale Elettorale. Alle 19 locali si sono chiuse le ultime urne nello stato amazzonico dell'Acre, e alle 19,01 si conosceva già quasi l'80 per cento dei voti validi.
Immediati i festeggiamenti: Lula con il suo staff in un hotel di San Paolo, i suoi sostenitori con caroselli e clacson per le strade di San Paolo e di Rio.
Nelle ultime settimane Lula è riuscito a fare suo un 10% di indecisi che, in parte, al primo turno avevano voluto «punirlo» scegliendo altri candidati di sinistra. E tuttavia la nuova coalizione, il cui asse sarà il Pt (il Partito dei Lavoratori), avrà un compito difficile: trascinare il Brasile via da quella lenta crescita che lo ha trasformato, nell'ultimo anno, nel fanalino di coda delle economia di tutta l'America Latina. Un problema serio, che aveva alimentato le speranze del rivale, l'ex governatore di San Paolo, il socialdemocratico Geraldo Alckmin.
I 126 milioni di elettori (tutti i maggiorenni sono obbligati a votare) hanno scelto tra il Brasile dei poveri e delle opportunità per l'economia (Lula) e quello della deregolation pronta a premiare i migliori (Alckmin). Una semplificazione che ha messo da parte gli scandali di corruzione che hanno travolto i vertici del Pt ma che hanno mostrato tutti i limiti della proposta politica di Alckmin, delfino dell'ex presidente Cardoso. Un'eredità che Cardoso non gli ha mai apertamente concesso.
Lula, che ha compiuto 61 anni il 27 ottobre, resterà in carica fino al 2010 e non potrà correre per un terzo mandato: per lui almeno 55 milioni di voti, tre in più di quelli ottenuti nel 2002. Ha fatto il pieno di consensi nelle regioni più a sinistra, quelle del nord e del nord-est, nei comuni più piccoli e poveri e nelle aree di agricoltura familiare. Alckmin, un tecnocrate che aveva dalla sua la borghesia produttiva, non è riuscito a sfondare al centro anche per un'immagine fredda e perchè è stato visto come l'uomo delle privatizzazioni in un Paese in cui questa parola è quasi tabù.
A differenza del primo turno di quattro settimane fa (quando a Lula andò il 48,1% e ad Alckmin un sorprendente 41,6%), nei giorni scorsi i brasiliani hanno potuto vedere l'ultimo faccia-a-faccia televisivo tra i due candidati. In vista della prima tornata, Lula aveva evitato di affrontare i suoi rivali in diretta tv e i media brasiliani avevano giocato un ruolo rilevante nel far salire le percentuali per Alckmin. Venerdì scorso, il presidente brasiliano si è presentato all'ultima tribuna elettorale con spirito aggressivo, quasi a voler dimenticare quel 60% di consensi che tutti i sondaggi gli attribuivano.
I temi erano sempre gli stessi: economia, sicurezza e corruzione. Gli stessi ma con un'inversione di priorità, visto che per il primo turno proprio il tema degli scandali era stato il punto di forza di Alckmin mentre venerdì è stata la lenta economia del Brasile a farla da padrona, con Lula che ha ripetuto i risultati nella lotta alla povertà e alla disoccupazione e con Alckmin che gli rinfacciava di aver trasformato il Paese da locomotiva a semplice carrozza del boom economico regionale.
Ma, corruzione a parte (da quelle parti mi pare endemica come la malaria nelle paludi) che ha combinato lula durante il primo mandato?
Speriamo che i suoi collaboratori non rubino come prima. Puoi mettere anche un angelo a governare il Brasile, ma se e' circondato dalla banda bassotti il Brasle restera' sempre nella m.
um Presidente trabalhador... :-) e non fraintendete... :-)
Carolina
Non so se vi ricorda qualcosa, ma il problema di Lula è che non dispone della maggioranza parlamentare, ed è (era? non si sanno i risultati del nuovo parlamento) vittima dei ricatti di questo o quel gruppuscolo per ogni decisione. Poi è vero: tante promesse, tanti compromessi...ha cinque anni per completare il lavoro. Io ci spero.
Cos'ha combinato?
Sull'internazionale articolo dell'Economist (
http://www.internazionale.it/home/primopiano.php?id=13688 )
"Lula ha mantenuto molte delle promesse fatte ai cittadini più poveri. Grazie a una serie di sussidi erogati a undici milioni di famiglie e a una politica attenta e favorevole alle classi meno abbienti, il reddito pro capite dei cittadini più poveri è cresciuto più rapidamente di quello della classe media. Il risultato è che oggi in Brasile – un paese noto per le disuguaglianze sociali – il reddito è distribuito in maniera più omogenea che negli ultimi trent'anni."
Speriamo che Lula stavolta riesca subito a modificare la legge elettorale.
Comunque è facile sparlare su questo personaggio comunque molto lontano da noi.
Infatti le nostre classi politiche governanti in 5 anni di promesse ne mantengono veramente tante.
Sono con Lula, troppi poveri in quelle lande, ha rinunciato ai fondi della Banca Mondiale, risanando il debito e non chiedendo altri soldi, odia le privatizzazioni, speriamo faccia qualcosa per i latifondisti questo giro.
io non sparo su lula (che, fortunatamente, non è un generale golpista e trombone alla chavez).
Domandavo solo dei risultati, non per polemica, ma perchè non ho seguito molto.