Riconoscimento speciale ad Alessandro Gatto per una vignetta presentata alla manifestazione satirica voluta da Ahmadinejad in risposta alle caricature di Maometto
Olocausto, al concorso dell’odio Teheran premia anche un italiano
di Siegmund Ginzberg
C’è anche un italiano tra i vincitori del concorso per la miglior vignetta dell’odio contro Israele. Così hanno annunciato, alla cerimonia di premiazione a Teheran, i promotori della prima rassegna internazionale di caricature sull’Olocausto. Non il primo premio, né il secondo, e nemmeno il terzo, ma un premio di consolazione, il «premio speciale della giuria». Il premiato - l’unico italiano tra il migliaio di partecipanti da oltre 60 paesi, si chiama Alessandro Gatto. A ritirare il premio non c’era (così come non c’era nessun altro dei premiati internazionali). Non sappiamo chi sia. Speriamo - per lui, per noi italiani tutti - che si faccia vivo per far sapere che con quella porcheria non c’entra niente.
L’opera premiata del caricaturista italiano rappresenta la casacca a strisce di un prigioniero dei campi di sterminio nazisti; solo che le strisce bianche e azzurre formano le sbarre di una prigione in cui è rinchiuso un palestinese impaurito. Secondo i commenti che ne accompagnavano l’esposizione alla mostra allestita presso il Museo di arte contemporanea di Teheran (dove da tempo non sono più esposti alcuni tra i maggiori capolavori di livello mondiale che il museo possiede), mostrerebbe che «la vera vittima della Seconda guerra mondiale è la Palestina» (e non gli ebrei sterminati). Corollario: i veri aguzzini non sono gli israeliani, non i nazisti. È il tema dominante di tutta la rassegna.
Il primo premio è andato a una vignetta del marocchino Abdellah Derkaoui, in cui si vede una gru cingolata che costruisce il Muro attorno a Gerusalemme, solo che sul Muro è appiccicato un’enorme foto di Auschwitz. Il secondo premio a una vignetta che, sotto l’insegna «museo dell’Olocausto», mostra uno studente e due giornalisti in catene per aver messo in dubbio che lo sterminio ci sia mai stato. Dell’autore, francese, viene fornito solo il nome d’arte, Chard, per evitargli «persecuzioni» nel suo paese. Non c’è voluto molto, alla stampa francese per scoprire nome e cognome di «Chard»: si tratta dell’illustratrice di libri per bambini Françoise Pichard, già nota per la sua assidua collaborazione a pubblicazioni di estrema destra, razzista e negazionista come lo sanno essere solo i francesi. Di questa vignettista almeno sappiamo da che parte le batte il cuore: dal lato di Le Pen e soci, se non peggio. La cosa buffa è che, a quanto pare, il suo razzismo non prende affatto di mira solo gli ebrei, anzi si rivolge con ancora maggiore violenza verso gli islamici, gli arabi, gli immigrati in genere. Contattata dal Nouvel Observateur, la signora si è affrettata a far sapere che lei al concorso di quegli sporchi musulmani iraniani non ha mandato proprio nulla.
Il concorso di Teheran per le migliori vignette sull’Olocausto era stato annunciato come provocazione per «mettere alla prova la sincerità dell’Occidente in fatto di libertà d’espressione». Veniva sull’onda del putiferio di proteste islamiche dopo la pubblicazione di vignette di Maometto su un giornale danese e sull’onda della levata di scudi e del disgusto in Occidente per le dichiarazioni del presidente iraniano Ahmadinejad sull’Olocausto che sarebbe solo un «mito» e sulla minaccia di «cancellazione dalla carta geografica» dello Stato di Israele.
Quasi tutte le caricature esposte insistono in un modo o nell’altro sull’equiparazione tra nazismo e sionismo, stella di David = svastica, Sharon in divisa da SS, e così via. In una vignetta siriana si vede un ebreo dal classico naso semita, che, coltello in mano, si lascia dietro una scia di teschi, e guardandosi alla specchio si vede come Hitler; in quella di un caricaturista indiano compare un sionista con denti da vampiro che succhia «sangue palestinese». In alcune, il naso gli si allunga, come a Pinocchio, mano a mano che parla di Olocausto. Meno male che - a quanto hanno sostenuto gli organizzatori - al concorso non sarebbe pervenuta «alcuna vignetta grossolanamente antisemita». Solo lievi e spiritose «bagattelle per un massacro», tessere di una campagna di odio.
Il problema non è se si possa scherzare, o anche far satira sull’Olocausto. Uno studioso americano ha raccolto qualche tempo fa una documentazione straordinaria sulle barzellette che si raccontavano tra di loro gli internati ebrei nei campi di sterminio. Tanto meno è se si possa scherzare e fare satira su Israele. Ma la cosa cambia se a organizzare la satira è chi dice chiaro e tondo che bisogna far sparire dalle mappe Israele. Quella di Teheran era un puro concorso di odio. Nemmeno ci provano a negarlo: «odio nei confronti dello Stato sionista», che sarebbe «amore per le vittime del sionismo», il modo in cui l’ha messo un giornale governativo.
Fra l'altro questa associazione fra ebrei e vampiri ha radici molto antiche nel centro europa. C'è anche chi afferma che l'intera iconografia dei vampiri sia stata diffusa proprio per diffondere un sentimento antisemita.
Qui se ne parla un po':
http://www.nthposition.com/bloodculture.php
..è proprio vero,non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere..ma perchè non contattate questo alessandro gatto o qualche altro partecipante al concorso e sentire il suo o il loro parere anzichè non aprire gli occhi e sbraitare..