Gerusalemme ha ritirato i suoi coloni però dall'altra parte non fermano il terrore
di Benny Morris
Negli ultimi anni, quando gli attentatori suicidi palestinesi facevano saltare in aria centinaia di israeliani nei ristoranti e sui bus, il governo e i media israeliani si adoperavano in tutti i modi per non mostrare le foto dei morti alla televisione. I telespettatori vedevano soltanto carcasse di veicoli anneriti dal fuoco e tavoli e sedie contorti e spaccati, forse qualche macchia di sangue qua e là sulle mattonelle bianche. Nient'altro.
Era in atto una censura voluta delle foto e delle riprese dei notiziari per non mostrare corpi decapitati e bambini smembrati: ben poche di quelle immagini infatti hanno raggiunto i media occidentali. Le autorità israeliane rispettavano i morti e i sentimenti dei parenti e sbarravano il passo ai cameraman sulla scena del massacro fino a quando le vittime non erano state rimosse, vietando inoltre di trasmettere le riprese più crude. Non si voleva sfruttare queste immagini a scopi propagandistici.
Il comportamento dei palestinesi è, per tradizione, opposto e mai lo si è visto così chiaramente come nella copertura mediatica del bombardamento di Beit Hanoun nella Striscia di Gaza di qualche giorno fa. Il mondo è stato inondato di immagini raccapriccianti delle vittime palestinesi, bambini insanguinati, madri urlanti, parenti in lacrime che gridavano vendetta; e poi la folla che correva nelle stradine di Gaza, sollevando tra le braccia i bambini feriti, avvolti negli immancabili drappi verdi dell'Islam; dottori affaccendati su lenzuola inzuppate di sangue nei letti degli ospedali; bambini spauriti, che vagavano tra le macerie delle loro case, distrutte dall'artiglieria israeliana. I politici palestinesi non hanno perso tempo a diffondere queste immagini con celerità ed efficienza, spesso tramite Al Jazira, fino ai telespettatori e ai lettori dei quotidiani in occidente.
Agli occhi dello storico, c'è qualcosa di profondamente offensivo in tutto questo. Offensivo, perché gli storici sono sempre interessati alla scoperta di cause e circostanze che generano e accompagnano gli avvenimenti. Il contesto è tutto, o quasi. Le immagini, invece, per quanto sconvolgenti, forniscono solo una visione parziale della realtà. Così è stato per i 18 civili palestinesi uccisi per errore dall'artiglieria israeliana a Beit Hanoun.
Per questo motivo le dichiarazioni di critica a Israele del ministro degli esteri italiano, Massimo D'Alema, sono deprimenti. D'Alema non sa forse che l'estate scorsa (2005) Israele, dopo un'occupazione durata 38 anni, ha ritirato le sue forze e raso al suolo i suoi insediamenti, sfrattando i suoi coloni dalla Striscia di Gaza — provocando profonde lacerazioni in Israele — per lasciare il territorio interamente in mano ai palestinesi, come questi chiedevano da molto tempo? E non sa forse che nel giro di poche ore i palestinesi hanno risposto — e lo hanno fatto e continuano a farlo ogni giorno da allora — con il lancio di missili sui villaggi e sulle cittadine israeliane, confinanti con la Striscia di Gaza, uccidendo e ferendo i civili israeliani e terrorizzando decine di migliaia di persone? E D'Alema non sa che, in risposta al ritiro israeliano, la popolazione palestinese — e soprattutto il milione e mezzo di persone che vive nella Striscia di Gaza — ha eletto al governo il movimento fondamentalista di Hamas, e che Hamas predica la distruzione di Israele (il ministro degli esteri italiano dovrebbe leggersi lo statuto della fondazione di Hamas, risalente al 1988, che cita «Il protocollo degli anziani di Sion» per «dimostrare» che gli ebrei sono malvagi e devono essere estirpati dalla Terrasanta, e forse dal mondo intero)?
Le forze armate israeliane hanno adoperato la massima cura in quest'ultimo anno, nel rispondere ai lanci di missili Qassam, prendendo di mira i soli terroristi armati per evitare perdite tra i civili. Ma la guerriglia palestinese agisce dall'interno e alle spalle dei civili, utilizzandoli come scudo (a riprova, una processione di donne è intervenuta a Beit Hanoun la settimana scorsa, per far fuggire 57 terroristi da una moschea dove si erano rifugiati), pertanto fare vittime tra i civili è inevitabile. In tali circostanze, di tanto in tanto le bombe sbaglieranno traiettoria e cadranno sui civili.
D'Alema tuttavia ha ragione su un punto. Le elezioni americane di medio termine porteranno a un ripensamento politico sull'Iraq e all'inizio di un graduale ritiro militare da quel Paese. Ma dubito che i politici americani, repubblicani o democratici, pensino che la soluzione del conflitto israelo-palestinese risolverà tutti i problemi del Medio Oriente e neutralizzerà l'ostilità islamica globale contro l'Occidente (generata da profonde divergenze interne di natura filosofica e religiosa, nonché dagli interventi occidentali in varie parti del mondo). I terroristi islamici in Thailandia, che massacrano i thailandesi, e nelle Filippine, dove uccidono i filippini, e nel Darfur, dove uccidono i neri, e in Iraq, dove uccidono i loro correligionari, non sono certo motivati dalle preoccupazioni per i palestinesi e non smetteranno di sterminarsi a vicenda anche se Israele dovesse sparire dalla faccia della terra, come sembra credere D'Alema.
No, D'Alema non troverà consolazione nei prossimi due anni a Washington, malgrado la maggioranza democratica, perché l'ostacolo principale alla soluzione del conflitto tra Israele e la Palestina, da come gli americani alla Casa Bianca e al Congresso vedono le cose (e come le vede anche il cittadino comune), è il rifiuto palestinese a cercare una soluzione basata sul riconoscimento di Israele e la creazione di uno stato palestinese, e il rifiuto di ripudiare il terrorismo a favore di una diplomazia realistica.
È vero che di questi giorni il problema israelo-palestinese è aggravato da un governo israeliano incompetente e indeciso e da occasionali abusi o usi spropositati della reazione militare, voluti o accidentali che siano. Ma D'Alema farebbe meglio a rivolgersi ai dirigenti di Hamas, per convincerli ad affrontare la realtà e accettare il compromesso dei due stati sovrani. Perché nessun'altra strada potrà portare alla pace.
a me pare che i ritiri degli israeliani dai territori preceda sempre un bombardamento...infatti li fanno ritirare per non rischiare di colpirsi da soli, il resto..è la solita fuffa...
e poi...i missili qassam..sono in realta semplici missili da artiglieria senza nessuna teleguida...al contrario di quelli israeliani, forniti dagli usa e con tanto di firme (disgustoso)..il solito teocon...ma come si fa a pensare che un pugno di uomini disperati possa tenere in scacco uno stato come quello israeliano?
eppure lo fanno, e dimostrano al mondo la disparita' di forze in campo.
pensiamo inoltre agli obiettivi dei due stati, la palestina che vorrebbe soltanto poter vivere in pace, ed israele, il cui unico scopo è l'eretz israel, il grande israele, dal nilo all'eufrate..cioè..espansionismo (non ci avevo mai fatto caso..ma la parola contiene anche "sionismo"..che lingua l'italiano), purtroppo..ne fanno le spese anche gli israeliani non sionisti, quegli israeliani che vogliono la pace ma che non hanno voce..esattamente come i palestinesi, che hanno lo stesso diritto alla vita come me, come gli iracheni, come i cinesi, come i russi...e come gli americani, come gli israeliani...siamo tutti figli degli stessi atavici padre e madre, dopo millenni...dobbiamo ancora capirlo..o forse..si fa solo finta di non capire..per interesse di parte
Questo intervento di propaganda razzista è da intendersi come contributo alla riflessione? Consiglio la pubblicazione di qualche discorso del recentemente scomparso Botha, potrebbe servirci da stimolo.
Morris si è spostato da posizioni progressiste a idee ultralikudiane da prima dell'ultima fase di recrudescenza, quindi credo prima del ritorno di Sharon, ormai qualche anno. In pratica ha anticipato la tendenza media dell'intero paese, nello spostarsi a destra. In questo è un vero intellettuale; nell'adoperarsi per rimuovere il senso di responsabilità nella sua comunità un po' meno, ma anche qui è in buona compagnia tra i suoi colleghi.
Ai tempi fece scalpore dicendo che in base al suo lavoro decennale di ricostruzione storica sulla vicenda dei profughi palestinesi, ne concludeva che l'unica vera soluzione praticabile onde evitare in seguito sofferenze a tutti sarebbe stato di cacciarli completamente nei primi anni di vita di Israele e non solo in parte come è stato. Via il dente, via il dolore.
Il fatto che un ministro europeo che osa sollevare una mezza parola di commento allo sconcio di questi mesi, susciti reazioni tanto indignate rivela in maniera molto scoperta quali siano i veri ostacoli sulla strada di almeno un'uscita dall'emergenza, il rientro a una situazione pre-Sharon. Cioè di occupazione e sopruso costante, ma almeno senza le aggravanti da pulizia etnica date della sigillazione dei valichi, dal razionamento di medicine, elettricità e acqua, dai bombardamenti in zone popolate, dall'embargo economico e diplomatico appoggiato dalla comunità internazionale e per di più dal biasimo per aver votato come ultima risorsa (inutilmente peraltro) Hamas.
Chi in questo contesto parla ancora dell'eventualità della pace e della presenza di due parti da cui dipende la risoluzione della crisi è in malafede o vittima passiva della propaganda. Anche parlare di conflitto secondo me ha poco senso. Quello con Hezbollah lo è stato, ma la condizione di dominio sui palestinesi è tale da rendere inadeguato e truffaldino questo termine.
Molti sostengono che si stia di fatto preparando un colpo di mano armato, sostenuto da israeliani e statunitensi per scatenare una guerra civile e far prevalere quello che rimane di Al-Fatah su Hamas, in ruolo di amministratore fantoccio per "contenere" e spegnere ogni residuo moto di opposizione nella popolazione soggiogata. Sul modello già messo in pratica tante volta da cia e compagni di giochi in tanti laboratori sociali.
Viva la democrazia. E viva l'unica incarnazione vera che ce n'è in medio-oriente.
Ma mi raccomando che non si sappia in giro, la sensibilità di storico di Morris potrebbe risentirne. Che scompaiano in silenzio.
Che dire? Secondo me Benny Morris ha una sacrosanta ragione.
"e poi...i missili qassam..sono in realta semplici missili da artiglieria senza nessuna teleguida"
Olezzo, scusa, ma questa precisazione che senso ha? Che siano armi da quattro soldi non toglie il fatto che i Qassam se colpiscono un abitazione o un gruppo di persone possono fare una strage. Sono decine,forse centinaia gli israeliani morti a causa di questi attacchi palestinesi. Che poi i Qassam non sono gli unici missili a minacciare Israele, ci sono anche i Katyusha che quest'estate hanno martoriato la Galilea (e hanno provocato oltre 100 morti, e oltre 5000 edifici distrutti o danneggiati), e soprattutto gli Shahab iraniani, enormi missili teleguidati da 2000 km di gittata, attualmente in mano ad una cricca di pazzoidi.
E vero che Israele ha un esercito poderoso e ha spesso reazioni spropositate, ma i suoi nemici non sono da sottovalutare.
kaiser...i suoi nemici sono una creazione di israele, la quale da quando è stata insediata in uno stato artificiale...(essì..l'ebraismo è una religione..non una nazione..è come se volessimo creare uno stato con dentro solo i cattolici e ci definissimo cattolici non come credenti ma come nazione...) non ha fatto altro che tormentare i suoi vicini, prima col terrorismo (da ben gurion a menachim begin, passando per golda meir i vari moshe dayan fino agli attuali governanti) e poi grazie agli usa con un esercito che di fatto..fa terrorismo sui palestinesi e su chiunque gli graviti intorno..e siccome hanno voce solo loro nel mainstream ufficiale, gridano e strepitano come vergini violate ad ogni starnuto..dimenticandosi di quel che fanno loro...e cosi..nascono i cattivi palestinesi che li odiano, ora..se israele quando fu inserita nella palestina arbitrariamente (si arbitrariamente..i palestinesi non furono consultati, l'onu ed i tre a yalta decisero cosi e basta..i palestinesi, se la grattassero devono aver detto..) non rispettò MAI i confini che gli furono dati..ed a farne le spese..furono soltanto i "cattivi" palestinesi.
pensa se succedesse qui...se ad esempio..la lombardia venisse data senza aver consultato prima lo stato italiano e gli italiani ad un'altra etnia (ripeto ancora una volta..l'ebraismo non è una etnia ma una religione, non esiste etnia ebrea), e questi dalla lombardia avessero cominciato a furia di atti terroristici a prendersi il piemonte..la val d'aosta..il friuli..cosa ne penseresti? secondo la tua logica, staresti zitto, perchè ti andrebbe bene, se piano piano ti tagliassero l'acqua e le coltivazioni..ti costringessero a posti di blocco per controllarti ad ogni piè sospinto..ne saresti così felice?...non credo...così come non credo che lo siano i palestinesi, loro si vittime...ma non una volta sola, sono vittime anche delle bugie del mainstream mediatico che li colloca sempre tra i cattivi..guarda oggi..l'onu si decide ad emanare una condanna per il bombardamento di beith anun..e gli usa che fanno?..ci mettono il veto!
e ti pare giustizia? per dirtene un'altra...tutte le risoluzioni onu su israele e le sue soperchierie sono state TUTTE ignorate...malgrado questo, i media li dipingono ancora come vittime, pena aggressioni verbali di "illuminati" politici et politologi usa ed israeliani...
e sia ben chiaro io considero vittime anche i cittadini israeliani...vittime perchè la politica sionista del loro governo fa apparire anche la gente per bene ebrea come facente parte di quella congrega con poca memoria..perchè hanno dimenticato cosa hanno subito dai loro aguzzini nella 2a guerra mondiale.
In quanto ai missili qassam, ti vai ad appigliare ad una cosa che è servita da esempio per risaltare le differenze tecnologiche in fatto di armi...che poi, se muoiano israeliani o palestinesi..è sempre una perdita di libertà per tutto il mondo, come hjo già detto altrove...siamo tutti figli dello stesso padre e della stessa madre...tutti su questa palla terracquea siamo imparentati, perche condividiamo lo stesso codice genetico..perchè un israeliano dovrebbe essere migliore di un palestinese?
" la palestina che vorrebbe soltanto poter vivere in pace, ed israele, il cui unico scopo è l'eretz israel, il grande israele, dal nilo all'eufrate..cioè..espansionismo (non ci avevo mai fatto caso..ma la parola contiene anche "sionismo"..che lingua l'italiano) "
Olezzo mi fai venire i brividi per il tuo profondo e prevenuto razzismo ideologico.
Vergognati.
Sul resto potremmo anke discutere ma su questi pregiudizi no. Fanno ribrezzo.
Oddio, quella tra Israele e Palestina è una questione moooolto contorta, in cui è impossibile ormai trovare una vittima e un carnefice.
Questo è il mio punto di vista. Lo dico da ebreo di nascita e comunista di credo politico.
Tutti hanno diritto a vivere in sicurezza. Tanto gli uni quanto gli altri. I morti sono morti, i feriti son feriti, siano essi israeliani o palestinesi.
Certo, è vero che Israele è la parte "forte", ma è altresì vero che i palestinesi usano i bambini come scudo e quando qualcuno viene ucciso li espongono al mondo, quasi fieri di avere qualcosa con cui avallare la loro causa.
Per me hanno ragione e torto entrambi.
Ho sempre detto che il primo passo verso la pace doveva farlo Israele in quanto parte forte. Ha liberato la Striscia di Gaza. mi aspetto faccia lo stesso con la West Bank.
Di contro pure i palestinesi dovrebbero cercare di combattere il terrorismo. E votare Hamas non è stata, a mio avviso, una gran genialata.
Io penso in tutta sincerità che tanto la gente comune di entrambe le parti è stanca di morti e guerre, tanto le due classi dirigenti non hanno nessuna intenzione di smettere. Sanno benissimo quali azioni possono innescare una reazione violenta dall'altra parte, e non fanno che compiere proprio quelle azioni.
Come se io sapessi che dicendo "A" tizio mi da uno schiaffo e non facessi altro che andare in giro a gridare "AAAAAA"!
Mi auguro, e auguro ai popoli israeliano e palestinese, che si trovi finalmente una soluzione e una pace duratura... ma devo dire sinceramente che sono molto pessimista in merito.