Russia, se la censura fa blog
di Evgeny Morozov
Se siete aspiranti dittatori alla ricerca di un modo per mettere la museruola ai media indipendenti, fate un salto a Mosca. La perfetta ricetta del Cremlino è all’opera da un decennio. Anzitutto prendete un solitario oligarca che ha fatto fortuna finanziando negli anni 90 i poco chiari accordi di privatizzazione, ma è rimasto fedele al regime. Poi aggiungete qualche tornata elettorale in relazione alla quale il regime abbia bisogno dell’aiuto dei media. Fate in modo che l’oligarca acquisti qualche redditizio organo di informazione gelosamente custodito dall’intelligentsia russa. Infine trovate un personaggio controverso per gestirlo. I russi mangiano questa minestra da quando era in ballo nel 1996 la rielezione dell’ex presidente Boris Eltsin. Ad un decennio di distanza è ormai quasi completo il consolidamento dei media russi nelle mani di persone e istituzioni legate al Cremlino. Ma mentre i media indipendenti lottavano per la sopravvivenza, molti dissidenti hanno trovato asilo online. Messi al bando alla televisione, dalla radio e da molti giornali non restava loro che l’alternativa dei blog. Liberali e nazionalisti, comunisti e riformisti – ogni genere di commentatori che non trovano mai ospitalità sui media controllati dal Cremlino - divennero non solo visibili, ma popolari agli occhi del settore più dinamico dell’elettorato russo: i giovani.
Nel 2006 i blog russi hanno toccato il numero di un milione. Sorprendentemente la maggior parte sono ospitati su un popolare servizio americano, LiveJournal, e non su un servizio nazionale. Le spiegazioni della popolarità di LiveJournal sono alquanto oscure: molti russi non si fiderebbero di affidare ad una società russa informazioni personali come le password e le carte di credito e non vorrebbero essere soggetti al draconiano sistema giuridico russo e ai «dialoghi» con i servizi segreti. Di conseguenza quando una società russa con appena due mesi di vita e lo strambo nome di Sup («Soup» in inglese che significa «zuppa») ha annunciato la settimana scorsa che assumeva il controllo della sezione in cirillico di LiveJournal dalla società madre americana, la blogosfera russa è andata in fibrillazione.
Molte ipotesi su un sinistro piano del Cremlino per controllare e censurare la blogosfera hanno inondato Internet. In un Paese ancora in lutto per il recente assassinio di Anna Politkovskaja, una delle sue voci più critiche, molti pensano che erano prevedibili da tempo severi provvedimenti nei confronti dei blogger. L’aspetto più funesto dell’intera faccenda è che reproduce quello stesso modello del Cremlino che ha avvelenato il resto dei media russi. Ci sono tutti gli ingredienti. L’oligarca (Aleksandr Mamut, uno dei pochi oligarchi transitati senza scosse da un regime all’altro, è proprietario di Sup); le elezioni del 2007 e del 2008; l’organo di informazione che gode di una eccezionale popolarità e il controverso personaggio al vertice dell’organizzazione (il responsabile della sezione blog di Sup è Anton Nossik, padre di Internet in Russia e, tra le altre cose, già intimo di Gleb Pavlovsky, principale consigliere e stratega del Cremlino). Sup ha già annunciato la creazione di una «squadra abusi». In genere le «squadre abusi» controllano, avvertono e sospendono i blog il cui contenuto è ritenuto non appropriato.
Prima di questo accordo il compito veniva svolto dalla «squadra abusi» americana di LiveJournal. Considerate le radici e la potenziale ideologia di Sup non è certamente ipotizzabile un ampliamento delle libertà di espressione consentite su Internet in Russia. Se i precedenti storici servono a qualcosa, i giorni della blogosfera russa ricca di opinioni critiche sono contati.
Disgraziatamente la semplice soluzione di trasferirsi su un altro servizio blog distruggerebbe le reti di comunicazione che hanno reso LiveJournal così popolare. I blogger veramente estremisti rappresentano comunità minuscole e alquanto isolate che possono facilmente migrare altrove. Ma migliaia di altri blogger più importanti che hanno colmato il vuoto lasciato dalla scomparsa dei media indipendenti, finiranno per essere divisi. Alcuni accetteranno l’offerta di Sup, altri si trasferiranno su servizi diversi e altri ancora cesseranno l’attività (una tendenza manifestatasi dopo l’annuncio di Sup).
Di conseguenza, con l’assistenza diretta o indiretta di Sup, il Cremlino riuscirà a contenere e, magari, persino a rovesciare il processo che ha reso così facile in Russia lo scambio di opinioni. Di chi la colpa di aver distrutto un vivace forum pubblico trasformandolo in un altro ricovero gestito dal Cremlino? Nossik, il boss dei blog di Sup, che assomiglia sempre più a Ivan il Terribile che nel famoso dipinto di Repin uccide suo figlio, non può non essere in cima alla lista dei sospetti.
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© International Herald Tribune
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto
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