La Solitudine di Israele
di Furio Colombo
Una intervista a l’Unità del ministro degli Esteri italiano elenca e spiega i problemi di Israele molto più a fondo di quanto sia accaduto finora nella stampa italiana e internazionale, nei convegni di specialisti o nelle dichiarazioni dei governi coinvolti. E dunque merita grande attenzione. Ma quella attenzione rivela anche un dislivello difficile da spiegare fra la responsabilità del ministro degli Esteri italiano, che è ormai personaggio chiave della diplomazia europea, e alcune cose dette e destinate a provocare contestazione e polemica.
Si tratta infatti di una rappresentazione limpida ma rovesciata, persino quando la descrizione dei fatti è aderente alla realtà. L’intervista dunque è una efficace rappresentazione del più grande tra tutti i problemi di Israele, il suo vero male oscuro, la solitudine, una sorte che non tocca mai a un Paese con cui si condividono valori giuridici, morali, legami di cultura e di storia. Soprattutto il patrimonio comune della liberazione dal fascismo e dal nazismo.
Israele è visto dal capo della diplomazia di Roma con una serie di giudizi severi e senza appello o ragioni o circostanze attenuanti.
Il nostro ministro degli Esteri nota gli errori e la gravità della situazione, vede e ripete la responsabilità di questo e di altri governi israeliani. Ma non gli interessa di cogliere traccia del contesto, del prima e del dopo, di accordi di pace continuamente tentati, quasi raggiunti, dei ripetuti sforzi di presidenti americani, da Jimmy Carter a Bill Clinton, dell’impegno di alcuni primi ministri israeliani (anche di destra, come Begin) che sono riusciti con ostinazione e pazienza a fare la pace con Egitto e Giordania, di eventi come Oslo, Madrid, Camp David, Ginevra; al ruolo di pace non solo di David Grossman (che D’Alema cita ed elogia) ma di tutta la cultura israeliana; della vita e della morte di uomini come Rabin, del modo in cui è scoppiata la seconda Intifada, dopo che il primo ministro israeliano di allora, Barak, aveva offerto sul piatto dei negoziati anche una parte della città di Gerusalemme.
E infine l’inizio di una politica di ritiro e di parziale smobilitazione iniziata da Sharon nella striscia di Gaza, un evento importante perché era un inizio di sgombero, interrotto dalla drammatica uscita di scena del suo protagonista. Ha senso descrivere e ammonire un Paese la cui immagine è così impoverita e dimezzata? E quale utilità politica e diplomatica potrà avere?
A confronto con Israele, a cui bisogna imporre il cessate il fuoco sotto la sorveglianza di una autorità internazionale, Hamas e il suo impegno a non riconoscere, anzi a distruggere Israele, non appaiono un impedimento alla pace. A confronto con Israele figura bene anche il governo libanese di Fuad Siniora, che include due ministri di Hezbollah nel suo gabinetto. Il mondo sa che con la condiscendenza e la collaborazione del governo Siniora è avvenuto il poderoso riarmo dell’esercito di Dio (che ha una profonda e non recente radice nel lacerato tessuto libanese). Ma il governo del Libano, percorso da influenze e condizionamenti siriani e iraniani, dunque da potenti forze di dichiarata ostilità a Israele, «deve essere sostenuto», benché si sia dimostrato il più pericoloso arsenale di armi a lunga gittata contro Israele.
Stiamo parlando di bombe e bombardamenti, di missili e di raid aerei, di morte soprattutto di civili, donne e bambini. Ma la diplomazia italiana, apprendiamo purtroppo da questa intervista, vede il problema da un lato solo. In essa tutte le possibili colpe israeliane sono elencate, insieme a previsioni negative per il futuro. Mancano le minacce a quel Paese, lo stato d'assedio, l’analisi dei potenti nemici, nutriti e sostenuti dal potere del petrolio.
Ma vediamo i fatti. La prima affermazione è questa: «Fin qui l’amministrazione Bush ha ritenuto che sulla questione israelo-palestinese non si poteva mettere le mani perché, in sostanza, non si poteva disturbare Israele». In questa frase, che appare una opinione soggettiva piuttosto che la dichiarazione di un ministro degli Esteri, ci sono tre omissioni gravi. La prima è che il governo di Bush, una volta compiuto l’errore della guerra in Iraq, non era più in grado di apparire un credibile mediatore di pace come lo erano stati Carter e Clinton.
Sia Israele che i Palestinesi hanno sofferto dello stato di sospensione e di caos creato da quella guerra. Ma in quella guerra Israele non ha avuto alcun ruolo né mostrato alcuna militanza.
La seconda omissione è passare sopra lo sconvolgimento interno avvenuto in campo palestinese: la vittoria di Hamas, fronte militante coinvolto nel terrorismo e fondato sulla negazione di Israele, una vittoria che ha avuto le sue tremende ragioni (la corruzione quasi totale del gruppo di Arafat) ma anche conseguenze gravissime che per forza hanno condizionato - anche attraverso la paura dei cittadini - il comportamento del governo israeliano.
La terza omissione è avere ignorato la dichiarazione ripetuta di un potente capo di Stato, il presidente dell’Iran Ahmadinejad. Ovvero l’impegno esplicito (e pesantissimo, perché dichiarato a quel livello, e mentre l’Iran intrattiene ottimi rapporti con il governo italiano) di «cancellare Israele».
Incontriamo poi un’altra affermazione del ministro degli Esteri che stupisce per il fatto di essere stata pensata e per il fatto di essere stata detta, nell’intervista di Umberto De Giovannangeli.
Eccola. «Il fatto che questa coraggiosa asserzione (David Grossman esorta Israele a non affidarsi in modo esclusivo alla potenza militare come difesa, ndr) non trovi una eco nel mondo democratico ebraico non può che porre inquietanti interrogativi». Il concetto viene ripetuto e precisato una seconda volta: «La cosa che più mi colpisce è che settori più ragionevoli della politica israeliana non hanno un adeguato sostegno internazionale da parte del mondo ebraico più democratico».
La visione è chiara. Tutto ciò che sta accadendo in questo momento di violenza e di sangue nel Medio Oriente ha un solo responsabile che è “tutto dentro Israele”. Ma c’è anche un secondo responsabile, gli ebrei del mondo, che stanno zitti e non si dissociano dal governo e dalla politica di Israele.
Il pensiero di D’Alema è destinato a imbarazzare l’opinione dei cittadini italiani ebrei nel nostro Paese. Ad essi viene data una speciale responsabilità: tocca a loro condannare la politica di Israele e non lo fanno. Testualmente: «Bisogna agire spingendo Israele. La cosa che mi colpisce di più è l’isolamento delle voci ragionevoli anche rispetto alle grandi comunità ebraiche democratiche. La comunità ebraica americana comincia a dividersi su questo punto, ma ciò non sembra avvenire nel nostro Paese. Ciò pone preoccupanti interrogativi».
È vero. Il più preoccupante di questi interrogativi è: come può il nostro ministro degli Esteri indicare una linea di condotta “giusta” (e dunque condannare in modo più o meno esplicito una linea “sbagliata”) ai cittadini italiani ebrei nei confronti di Israele? Perché questi cittadini dovrebbero avere un dovere in più agli occhi del ministro degli Esteri rispetto a coloro che se ne vanno in giro con la bandiera palestinese e - indipendentemente dalla buona fede e dai legittimi sentimenti di solidarietà - non chiedono mai a nessuno di riconoscere l’esistenza di Israele, non protestano contro l’affermazione che dichiara Israele «Stato da cancellare»?
Ma anche: abbiamo mai chiesto ai cattolici militanti italiani di premere sulla Chiesa affinché cambi una linea di comandi e istruzioni ai credenti in campo politico?
Ma un altro interrogativo preoccupante sarà provocato da questa altra frase: «C’è chi di fronte alla tragedia di Beit Hanun ha parlato di errore. Quello che è accaduto a Beit Hanun è frutto di una politica e lo sbocco di una scelta». Come dire, per gli Israeliani niente scuse. Colpevoli e basta.
Non c’è traccia in queste parole del dramma di un Paese che vive in stato d’assedio, minacciato come noi dal terrorismo internazionale senza volto, ma, in più, circondato da potenti nemici bene organizzati e molto ricchi di armi e di petrolio che ne chiedono la distruzione, mentre l’America è assente causa guerra sbagliata in Iraq.
Infine il grande interrogativo: Israele è un Paese amico o nemico? Se è amico, perché non dovrebbe meritare un linguaggio diverso (si dice “diplomatico”), rispettoso almeno come quello che viene dedicato a Tony Blair e al suo partito laburista che pure hanno offerto sostegno e una infinità di distruzione e di morte, inclusi civili e bambini, alla guerra di Bush in Iraq?
Ma noi trattiamo Blair da statista, e anzi da collega della grande sinistra europea. E i laburisti israeliani come opponenti senza efficacia e, per giunta, non sostenuti dagli ebrei italiani. Come se gli ebrei italiani avessero dei doveri in più, o dei doveri diversi, rispetto agli altri cittadini di questo Paese.
Dopo questa intervista ci saranno risposte aspre e il clima si farà difficile. Ci sarà gelo con Israele, che invece ha bisogno di tutto il sostegno da parte di chi vuole la sua sopravvivenza, persino (e anzi di più) se intende muovere critiche alla sua politica. Ci saranno reazioni vere e polemiche d’occasione. Ma il tema è, e deve rimanere, preservare Israele, arrivare senza terrorismo allo Stato palestinese, convivere in pace.
Forse bisognerebbe spiegare a Furio Colombo che è Israele a cercare la solitudine continuando a farsi beffe delle risoluzioni dell'ONU.
Mi sembra invece che una critica seria a Israele sia necessaria. Ma Colombo lo sa che in questi mesi è in corso un'offensiva Israeliana in Palestina e nessuno dice niente?
Forse bisognerebbe dire a tutti che gran parte del problema in quell'area deriva dal fatto che i paesi arabi si son fatti beffe della madre di tutte le risoluzioni ONU cioè quella sulla spartizione del '47.
Una critica seria è più che necessaria. Ma Furio Colombo sa anche bene delle migliaia di razzi caduti in territorio Israeliano dopo il ritiro da Gaza. Perchè li lanciano?
Inoltri ben pochi conoscono il testo della costituzione di Hamas, un mix orrendo di Protocolli + Allah al top dell'incazzatura.
E' straordinario quanto s'ignori la geografia d'Israele e le reali mire di alcuni degli attori di questo scenario mediorientale.
Infine caro Alberto, sappiamo bene che tua madre ti avrebbe preferito medico o avvocato! Quindi la deludi e...sentiti in colpa!
per favore...io personalmente d'alema ce l'ho sui *** ma bacchettarlo quando svolgendo la sua funzione diministro degli esteri sottolinea la brutalità continua perpetuata da un paese nei confronti di un popolo mi sembra quanto meno forzato e fazioso, ovvero criticato perchè l'ha detto d'alema. ora io credo che `è oggettivo che israele si trova come paese in un vicolo cieco di violenza senza nessun altra prospettiva politica...dopo aver ammazzato arafat dopo aver fatto di tutto per isolare il governo palestinese democraticamente eletto e di tutto per metterlo in difficoltá è vittima della sua stessa forza militare e del suo militarismo, sta di fatto brutalizzando la sua cultura e la storia di un intero popolo,quello ebraico che dopo essere stato rispettato e "amato" per le violenze inumane subite sta diventando il carnefice di questo secolo. non parliamo di razzi parliamo per favore di migliaia e migliaia palestinsi uccisi sistematicamente e ridotti alla povertá piú assoluta... parliamo del libano...parliamo della decina di guerre ufficiali o meno che israele ha compiuto in sessant'anni di storia...parliamo del mossud... non confondiamo sempre la critica serrata ad un paese e alla sua politica con odio raziale o pregiudizio culturale, onestamente è un alibi che non regge...si parla di uan risoluzione non rispettata e delle decine e decine nop rispettate da israele? io credo ched'alema fa bene, nei confronti di uno stato che di fatto e teocratico o quantomeno politicamente teleologicamente legato a forti radici religiose e culturali, a premere proprio sulle istituzioni religiose ebraiche, tra le poche riconosciute costituzionalmente dal nostro paese e che da sempre ha ricevuto doveroso rispetto istituzionale(citiamo le visite dei nostri rappresentanti politici a sinagoghe e counitá, e non basterebbe questo spazio per elencarle, e lo dico senza la miima critica, cercando solo di sottolineare l'importanza istituzionale che viene giustamente data alla comunitá ebraica italiana). in sintesi credo che in questo caso lo stimato direttore ( perchè per me resta e resterà tale) furio colombo è stato vittima di cecitá politica, dettata da valutazioni non esattamente oggettive dei fatti.
per una volta d'alema ha detto qualcosa...
Per una volta che D'Alema dice "qualcosa di sinistra"... qualcuno trova il modo di lamentarsi! Incredibile. Ma in fondo, pensandoci bene, Colombo è lo stesso che scrisse su Diario, senza alcuna ironia, che purtroppo la "nobile" (giuro) idea dell'esportazione della democrazia da parte degli USA non poteva funzionare a causa delle crisi di rigetto dei paesi che la ricevono...
Possibile che, dopo le stragi allucinanti in Libano e in Palestina, ancora non si possa spendere una parola CRITICA nei confronti di Israele? Che cosa ci blocca? La paura dell'accusa (del tutto infondata e strumentale) di antisemitismo?
Non è questione se abbia detto "qualcosa di sinistra", right or left. Ha detto qualcosa di giusto, right or wrong. Punto. Furio Colombo avrà anche un pensiero intellettuale indipendente, ma per quanto riguarda Israele dice cose sbagliate. Il governo (peraltro corrotto) di Israele sta massacrando una generazione e creando migliaia di nuovi guerriglieri assetati di vendetta. Loro hanno creato la spirale dell'odio e loro DEVONO fermarsi. Punto.
nonnoulisse, perfettamente d'accordo con te: era proprio quello che intendevo dire.
anche per quello ci avevo messo le virgolette, oltre al fatto che si tratta della nota citazione morettiana: era un modo di dire.
aggiungo per ulteriore chiarezza, comunque, che "qualcosa di sinistra", per me, corrisponde (o meglio: dovrebbe corrispondere) proprio a dire qualcosa di giusto. sennò, non sarebbe di sinistra.
per il resto, quoto in toto il tuo intervento.
Come sempre sull'argomento bravo Colombo!
Purtroppo in parte della sinistra persiste un forte pregiudizio antiisraeliano, derivante da guerra fredda e storture interpretative terzomondiste, come definire altrimenti le parole in libertà degli assurdi commenti:
"dopo aver ammazzato arafat" ???
"decina di guerre ufficiali o meno che israele ha compiuto in sessant'anni di storia" ???
"Israele sta massacrando una generazione e creando migliaia di nuovi guerriglieri assetati di vendetta"
“sta diventando il carnefice di questo secolo”
Ovviamente non sto dicendo che Israele non ha colpe, ma quando si ritira da Gaza (o dal Libano) e da quei territori piovono razzi sulle sue città, la versione degli israeliani cattivi che si divertono a massacrare i civili palestinesi è mooolto di parte, e con le visioni di parte non si è mai costruita la pace, anzi…
indipendenza? quello ha la testa quadrata quando si parla di stella di david
La solitudine di Israele!? Ahahahah.....ma se continua ad ammazzare innocenti e praticamente nessuno in tutto il mondo occidentale gli dice niente! A me sembra invece pieno di amici.
Colombo sarà anche indipendente però che tristezza questi suoi articoli in cui difende a spada tratta Israele.
Secondo Daniele, "la versione degli israeliani cattivi che si divertono a massacrare i civili palestinesi è mooolto di parte". Di parte, certo. Come un massacro possa essere di parte, solo Daniele lo sa. Il fatto è che nessuno vuole giudicare le persone dividendole in "buone" e "cattive", come fa lui infantilmente; si vorrebbe invece giudicare con serietà e realismo una strategia politico-militare che Israele porta avanti ormai da troppo tempo ad esclusive spese della popolazione civile palestinese e libanese. Se per te è GIUSTIFICABILE che ogni due-tre persone ferite da un razzo si faccia una CARNEFICINA in senso contrario, e se per te è PENSABILE che questa carneficina rappresenti ogni volta la soluzione ultima per porre fine alle ostilità, allora io mi inchino alla tua capacità di giudizio. Ma tieni presente che la tua equidistanza ti rende complice del massacro.
"Ogni provocazione ed il suo contraccolpo vengono impugnati e sono motivo di sermoni. Ma gli argomenti che seguono, accuse e solenni promesse, servono solo da distrazione per evitare che il mondo presti attenzione ad uno stratagemma militare, economico e geografico di lungo termine il cui obiettivo politico non è niente di meno che la liquidazione della nazione palestinese.
Questo bisogna dirlo forte e chiaro perché lo stratagemma, solo per metà manifesto, ed a volte occulto, avanza molto rapidamente nei giorni che passano e, secondo la nostra opinione, dobbiamo riconoscerlo quale è, incessantemente ed eternamente, ed opporci ad esso."
(da una lettera di John Berger, Noam Chomsky, Harold Pinter, José Saramago, Gore Vidal - 23 luglio 2006)
Libano, Israele bombarda tutto: aereoporti, autostrade, Tv, bambini
http://www.megachip.info/modules.php?name=News&file=article&sid=3229
Semplicemente: se israele decidesse di far vivere i palestinesi nelle loro terre, di non distruggergli i campi, di non tagliargli i rifornimenti d' acqua, di non rinchiuderli in un recinto, di non vessarli alle frontiere, insomma di trattarli da esseri umani, allora organizzazioni militari-integraliste come hamas non avrebbero nessun seguito. Ma la convivenza pacifica non rientra nei piani dei sionisti, la conquista e l' epurazione degli arabi dalla terra data loro da Dio, così come scritto sulla Bibbia (ahahahahahaha!!!!) è l' unica cosa che gli interessa. Ma come si fa a basare la nascita di uno stato derubando la terra a chi ci viveva, perchè è riportato su un libro scritto piu' di 2000 anni fa, della cui veridicità neanche siamo sicuri?? E' come se io volessi dalla puglia una terra per rifondare la mia città sulle orme di una città esistente , perchè coincide con il nome scritto su un libro che io ritengo sacro: le istruzioni del monopoli!!!
allora...
ognuno ha le sue e tutti e due gli stati ne hanno combinate di brutte (anche se per me israele è più infame)
ricordate pero' che gli ebrei (non è dispregiativo non vi lamentate) si basano sul terreno dato da Dio...
ma no belli, è una bugia, perchè il buon vecchio Dio non gli aveva dato mica quella parte lì , a vederla bene era pià a ovest (mi pare) , comunque in mezzo al deserto
Se Dio avesse voglia di intervenire penso che non sarebbe contento a scoprire che gli hanno messo in bocca parle non sue per scatenare guerre
anzi secondo me se ci guarda come io guardo il grande fratello
con sdegno
Pienamente d'accordo con Furio Colombo.