Addio a Merola, l’Arte della strada
di Leoncarlo Settimelli
È ovvio, Merola lascia un vuoto nel panorama della canzone napoletana. Per quanto gli altri facessero a gara a pennellare aggraziati gorgheggi, ad apparire fedeli ad una tradizione di discreto canto da salotto, lui no, lui irrompeva nella melodia con la forza di uno scaricatore, qual’era stato al molo Beverello, finendo per interpretare il ruolo di duro, di scardinatore del pentagramma, di personaggio di una Napoli tutta core, passione e dramma. Non a caso lo chiamavano il re della sceneggiata, cioè di quel genere un po’ truculento e molto drammatico che costituisce un modello del teatro musicale napoletano.Un modello di cui 'O zappatore è forse l'esempio più classico ma anche d'impianto più semplice.
Mentre il resto - cioè le altre sceneggiate - è tagliato alla grossa: si prende cioè una canzone e se ne amplia il nocciolo, puntando su alcune figure classiche, per esempio isso essa e 'o malamente, dove quest'ultimo è naturalmente il cattivo, colui che approfitta della bontà degli altri ma che alla fine soccombe, per la gioia dello spettatore che urla contro i cattivi e applaude i buoni e che vuol tornare a casa contento di aver visto il bene trionfare.
Merola era «'o malamente»? Il suo volto, la forza che esprimeva il suo corpo, lo stile pieno di aggressivi melismi che scaturivano dalla sua gola, potevano farlo credere. Ma sarebbe stato troppo semplice. Eppoi «'o malamente» non entra mai nel cuore del pubblico, come invece Merola aveva saputo fare, anche se i suoi atteggiamenti pubblici qualche volta potevano apparire confinanti con le figure di quella Napoli violenta esibita in scena. Non è un mistero che girasse armato e noi stessi, una sera, lo avevamo visto sbattere sul tavolo un'arma, che lui si affrettava a dichiarare gli servisse solo per difendersi.
Dunque, preferiva il ruolo della vittima, a quello che - parliamo sempre di sceneggiata - sembra trascinato dal Destino verso la sconfitta ma che poi si riscatta rivelando che il colpevole è l'altro, inondando di lacrime il palcoscenico e soprattutto facendo svuotare le sacche lacrimali degli spettatori. Ed eccoli i titoli delle sue sceneggiate, da Malu figlio (e subito si intuisce il plot drammatico del discendente che prende una cattiva strada) a Camorra (tema assai popolare, no?), da Mamma addò sta? a I figli so' piezz''e core, da 'O vendicatore fino appunto a 'O zappatore, dove due poveri contadini si svenano per mandare il figlio a studiare a Napoli, ma lui spende tutto in frivolezze a tabarin e quando i genitori piombano nel locale per riportarlo sulla buona strada, lui fa finta di non conoscerli, perché si vergogna di loro. E poi Guapparia, Lacreme napuletane…
Valori ancestrali, figure semplici tipici di una società con regole incerte e incerto futuro che se non trova giustizia nella realtà vuole almeno vederla trionfare nella finzione. Genere difficile per il quale occorrono figure di forte spessore, come Merola, che si era fatto strada con fatica e sudore.
Era nato a Sant'Anna alle Paludi, da padre ciabattino e madre a casa che doveva preparare il pranzo anche per altri quattro figli, aiutata dal piccolo Mario. Intanto non può andare a scuola e imparerà da solo a leggere e a scrivere. Poi viene il pallone, tra le riserve del Napoli, quindi il servizio militare, l'aiuto cuoco e infine lo scaricatore. Qui la sua voce si dispiega e, non si sa come, incide un disco che riscuote un certo successo e che lo convince a lasciare la fatica del porto per il teatro. Esordisce al Sirena ma presto fa il giro di tutti i teatri napoletani, partecipa ai festival partenopei del '65, '66, del '67, del '68 e diventa un personaggio che è tutt’uno con le sue canzoni. Nel 1976 sfida Milano con le sue sceneggiate, ottenendo un grande successo in una città che sembrava inespugnabile per un genere prettamente meridionale. Ormai Merola dilaga, ormai è una figura centrale della canzone napoletana che sfonda anche in Canada, e che in America - dopo aver portato al successo presso gli italiani la sua versione di 'O zappatore - viene ricevuto dal presidente Ford. Intanto ha sposato Rosa Serrapiglia, che gli darà tre figli. Alla morte di lei, per cancro, sposerà la sorella Enzina, che ne mette al mondo altri tre.
Polemico ed aggressivo, compare più volte in tv per dimostrare ai critici di bocca delicata che lui ha un pubblico sterminato. Sullo schermo interpreta una serie di film musicali, tutti di taglio drammatico e fortemente popolare: Napoli serenata calibro 9, Da Corleone a Brooklin… Tradimenti, guappi, figlie che perdono l'onore e mamme in lacrime, figli traviati e padri in carcere, sparatorie e sangue ne sono i principali ingredienti. Roberta Torre lo fa apparire in Sud Side Story e nel 2003 Merola presta la voce anche per il cartoon Totò Sapore e la Magica Storia della Pizza.
La salute però comincia a tradirlo e qualche anno fa viene dato per spacciato. Ma torna sui palcoscenici, un po' malconcio ma sempre aggressivo. La morte sembra spaventata da tale personaggio e rimanda la sua chiamata. Forse preferirebbe raccoglierlo in mezzo a una strada, in uno scenario simile a quello delle sue sceneggiate, con il puzzo della polvere da sparo e il sangue che scorre sul selciato. Invece è in uno scenario famigliare che, forse per aver mangiato delle cozze, inizia l'ultimo viaggio, senza drammi e senza «'o malamente» che gli tende l'agguato.
basta rivalutare tutta la spazzatura del mondo dello spettacolo, solo perchè uno è morto.
siamo partiti rivalutando i film di totò, poi quelli di franchi ed ingrassia, poi alvaro vitali, poi edvige fenech è diventata una grande interprete brechtiana ora anche Merola smette di essere un guitto per assurgere al gltha dello spettacolo avanti così mettiamo mike buongiorno al senato e pippo baudo all'accademia dei lincei. Raffaella carra invece farà la presidente della treccani
d'accordo con te gennaro, basta che non mi metti anche totò fra la spazzatura. vederlo mescolato ad alvaro vitali e a raffaella carrà mi pare davvero troppo...
Gennarì, ma che cazzo vai dicendo? C'è una bella differenza tra mettere Mike al senato e riconoscere Merola come interprete più importante di un genere artistico popolare di grande valore. Se poi accosti il grandissimo principe De Curtis alla Fenech, vuol dire che non hai visto mai né l'uno né l'altra.
la fenech l'ho vista e ne valeva la pena ma non per le qualità artistiche, de curtis era un buon attore ma sopravvalutato rispetto a Aldo fabrizi, al livello Macario, Dapporto, però vabbè lo cancello dall'elenco. Ma merola che c'entra? allora facciamo un peana anche a gianni agus (che magari è vivo)
un genere artistico popolare di grande valore.
personalmente non ci vedo alcun valore artistico. personaggi stereotipati, trame ripetitive, sentimentalismi grossolani. assolutamente trascurabile.
Davide: non avevo dubbi.
Merola è(era) un compendio di sociologia...davide e gennaro ma che kazzo dite???
me lo immagino questo "davide" a vedere o ascoltare un solo minuto di merola in vita sua. Come al solito il suo vizietto di parlare di cose che ha sempre rifiutato di vedere o ascoltare ce lo sbatte in faccia con poca attenzione. Come con Dylan. Ne hai ascoltata una canzone, finalmente? con biraghi concordo pochissimo, ma una cosa sono disposto a crederla senza problemi: parla di cose con un minimo di cognizione. a differenza dei quaquaraquà.
Gennarì, primma te schiaffegg'e poie vasam'me sti mane!!
mi arrendo propongo anche Mirna doris e maria paris per l'apertura della scala.
a proposito che c'entra la sociologia stiamo a parla di merola mica di weber
Cavolo se c'entra la sociologia, Gennaro (e dal nome minimo minimo dovresti avere qualche parente napoletano...): perchè mai migliaia di persone in queste ore stanno rendendo omaggio alla salma di Merola?
La sociologia c'entra laddove un personaggio fondamentalmente negativo, immagine teatrale prima e cinematografica poi del guappo, del camorrista ante-litteram, dell'uomo forte che decide della vita e della morte dei personaggi minori, viene riconosciuto come 'uno di noi' da una città intera.
Serve, Merola, a capire cosa c'è nella sotocultura di questa città malata, morente, ma che a tratti si riprende, per due o tre anni dal suo coma per fare gridare tutto il mondo al miracolo.
Fatico, io che sono di Napoli, a capire come si possa, oggi, apprezzare un genere come la sceneggiata; però, se ci penso, mi rendo conto di come la partecipazione popolare alle rappresentazioni, l'immedesimazione del pubblico con i personaggi, il fatto stesso che i protagonisti, Merola in primo luogo ma anche tanti altri (Pino Mauro, il Nino D'Angelo delle origini che con Merola ha girato almeno un film...) siano diventati, a Napoli, dei miti, dei personaggi di rispetto (artisticamente parlando) facciano della sceneggiata un 'genere artistico popolare di grande valore', come dice Alberto.
Non mi piace ma fa parte delle radici e della cultura del mio popolo come la tarantella, come la pizzica, come la canzone melodica (non neomelodica, attenzione), come il mandolino. E quindi cerco di capire.
il criterio di adimant si applica a qualsiasi cosa, ma non riguarda il giudizio su merola artista. In questo stesso momento migliaia di italiani stanno guardando siti pornografici, è un fenomeno da studiare, importante significativa ma questo non trasforma una pornazzata in un lavoro artistico. Merola andrà studiato come si studiera la statua della madonna che lacrima sangue, ma lasciatemelo dire proprio perchè mi chiamo gennaro non se ne sentirà la mancanza. e poi siamo sicuri che tra pochi mesi non finirà come gino latilla e flò sandon's (nomi che cito per ricordare a tutti voi che non mi nutro di adorno e luigi nono)
minimamoralia ne riparleremo quando avrai ascoltato tu una canzone di dylan e ti sarai documentato su chi sia merola.
guarda che qui si parla di mario, tu conosci solo valerio, la cui dimensione artistica era rilevante, ma in ben altri campi.
Beh, Gennaro ha ragione.
Mario Merola, senza particolari doti di cantante o di attore ha costruito una carriera monocorde, tutta sul patetico, il melenso, su una idea di famiglia ferma all'ottocento ("vasame 'sti mmane" mi ha fatto sempre incazzare). Nella cultura popolare è stato un regresso: peggio di Edvige Fenech, che almeno faceva a botte con il perbenismo e la sessuofobia dell'Italietta ipocrito-cattolica.
Assurdo fare paragoni con Totò, che aveva talento vero e la cui parabola è stata molto più complessa.
Pino, nella cultura popolare non è stato un regresso; piuttosto della cultura popolare è perfetta espressione. Lo è certamente della culura popolare della Napoli del secondo dopoguerra ed in molti casi lo è si una cultura popolare che ha resistito fino a buona parte degli anni ottanta e che solo oggi, in parte, cambia.
Gennaro, il tuo paragone non regge: il fatto che migliaia di persone si muovano da casa per andare a segurie un qualche genere di fenomeno (e non se ne stiano a casa loro a guardare pornografia) è rappresentativo della presenza di una qualche spinta a considerare importante quel fenomeno.
Se centinaia di migliaia di persone, a Napoli, apprezzano Merola, o D'Alessio o 'robaccia' (dal mio punto di vista) del genere e solo poche decine apprezzino il jazz deve farti pensare: Merola ha dato alla gente quello che la gente voleva, come D'Alessio e come tutta la musica che, in diretta provenienza dalla sceneggiata (il peggio della musica napoletana) e dalla musica classica napoletana (il meglio), oggi definiamo neomelodica.
D'Alessio, oggi, vende milioni di dischi (in tutta Italia, purtroppo) e la morte di Merola colpisce al punto tale da finire nei tg nazionali con ampi servizi. E' un fenomeno sociologico, innegabilmente.
adimant milioni di persone fino a poche settimane fa se ne stavano incollati alla tv a seguire le avvincenti puntate de 'la pupa e il secchione'.
evidentemente dava alla gente ciò che la gente voleva.
vogliamo definire culturale anche quella trasmissione, o concederle meriti artistici?
sul fatto che questi siano fenomeni sociologici rilevanti nessuno ha nulla da ridire, ma arte e sociologia stanno su due piani completamente diversi.
Infatti, Davide, la mia risposta era a Gennaro che non vedeva niente di 'sociologico' nella situazione.
A te rispondo che purtroppo (e senza volerti in alcun modo offendere) è diffiile per chi sta fuori da Napoli capire cosa abbia a che fare Merola con la cultura e l'arte. L'arte e la cultura non sono necessariamente fenomeni alti o d'elite; Merola non è il jazz nè la musica classica, ma la forma artistica di cui era espressione è (e chi al conosce, o conosce Napoli, mi può comprendere) qualcosa che è profondamente legato al modo di essere di una intera città: la sceneggiata è metafora della realtà da un lato, trasfigurazione della stessa dall'altro; nella sceneggiata, come nella migliore tradizione delle fiabe, del racconto popolare, si individuano gli stereotipi dei personagi: isso (lui), essa (lei), 'o malamente (il cattivo) un po' come Renzo, Lucia e Don Rodrigo, con tutti i bravi e i Don Abbondio del caso. E poi, prima del lieto fine, la morte di uno dei buoni (una mamma, un fratello) e 'isso' buono che deve vendicare il torto, dando luogo così ad una contaminazione tra la bontà del personaggio e la 'cattiveria' del contesto (il quartiere) che lo porta ad uccidere 'o malamente. Difficile da capire, ripeto, ma è parte della tradizione di Napoli, e dunque parte della sua arte e della sua cultura.
ma guarda adimant, la mia conoscenza su napoli e la napoletanità è assolutamente superficiale e di terza mano, ma le trame e gli intrecci delle sceneggiate merolane credo siano alla portata mia e di tutti i non napoletani.
sì lo schema è quello di renzo, lucia e don rodrigo ma vuoi paragonare lo spessore dei personaggi manzoniani con le caricature della sceneggiata napoletana?
intendiamoci, come dici tu, quest'ultima non vuole essere una forma d'arte 'alta', non ha pretese, se non quella di essere appunto popolare, e fruibile al pubblico dal palato meno fine.
nessuno vuole accusare merola di alcuna colpa, ma non mi pare giusto nemmeno riconoscergli meriti che non ha. meriti sempre postumi peraltro, secondo un'abitudine, non solo nostrana, che trovo davvero insopportabile.
mah..., non ho mai apprezzato particolarmente (artisticamente)la sceneggiata in "se" (magari è colpa della mia ignoranza in materia), anche se riconosco che molti napoletani che si son trasferiti al nord, me ne hanno parlato in toni molto partecipi, accalorati, quasi a ricordo delle tradizioni, dalle quali si sono staccati per necessità...
ps. anch'io non gradisco i meriti postumi...
Adimant... ho visto che hai nominato Nino D'Angelo (altro personaggio che artisticamente non apprezzo), ma che se non erro, è uno di quelli, che dopo essere andato via da Napoli in seguito a minacce camorristiche, adesso è tornato, ed è in prima linea contro la camorra... per cui, tanto di cappello...!!!
Anch'io trovo insopportabile quanto dici, ma volevo solo porre l'attenzione sul fatto che comunque (un po' come Sanremo e le sue canzonacce) la sceneggiata è una forma artistica, seppure, secondo me e te, di basso spessore e valore. E che, come forma artistica, a Napoli trova ancora numerosissimi spettatori ed adepti, rappresentando bene molti aspetti della città e dei napoletani, seppure in maniera spesso caricaturale.
Poi, per me, i deficienti che vanno a rendere onore alla salma, stanno perdendo il loro tempo, ma questo è del tutto personale e, dunque, irrilevante.
"è diffiile per chi sta fuori da Napoli capire cosa abbia a che fare Merola con la cultura e l'arte2 frasi di questo tipo si possono ripetere per qualsiasi cosa e per qualsiasi paese, razza, etnia etc. la logica conseguenza del non si può capire è il non si può condividere e via crescendo ed alla fine senza saperlo si arriva a bossi e al ognuno padrone in casa sua.
Finiamo la discussione dicendo: Merola è stato un fenomeno significativo dello spettacolo napoletano; maschera teatrale e cinematografica di modesto livello ma di grande popolarità, la sceneggiata muore con lui. Rivredemo con interesse o zappatore e consegniamo all'archivio delle cineteche il dimenticabile napoli calibro 9
amen
Non proprio Gennaro, a me interessa capire i fenomeni sociali legati alle tradizioni di città diverse salla mia.
Cerco di capire, per quanto mi faccia schifo, quanto c'è dietro la corrida; ho cercato, durante un anno trascorso a Siena, di capire il complesso fenomeno del palio; non ho detto "è impossbilie capire"; ho detto "è difficile capire" ed ho cercato di spiegare.
Mi sta bene la tua conclusione, ma non mi sta bene la premessa in cui dici che il non capire porta al non condividere: penso che sia il non 'voler' capire a portare al non condividere ed al ciascuno padrone in casa sua, come dici tu.
Io non potrò mai capire fino in fondo che cosa ci trovi un montanaro della Valtellina in quelle montagne o che cosa spinga i trapanesi a fare una festa a base di cus cus, ma se trovo qualcuno disposto a spiegarmelo cerco di ascoltarlo. Tutto qui.
Poi, se a voi va bene così, chiudiamo qui questo post e buonasera a tutti.
a me pare che in fondo stiamo dicendo la stessa cosa.
adimant ti do ragione, e credo anche gennaro, quando dici che per capire appieno i fenomeni sociali, e dunque anche culturali, legati ad uno specifico territorio, bisogna conoscerlo, e dunque nessuno meglio di chi ci vive può dare un giudizio su di esso. ma un giudizio dal punto di vista sociologico, appunto.
ma se si parla di valore artistico, beh uno spettacolo teatrale quello è, e quello resta, dovunque e comunque. perciò chiunque può giudicare.
tu puoi dire "ma quella trama a te sembra assurda, in realtà per un napoletano è plausibile e familiare", ok, ma se ti dico che è recitata male, che i personaggi, per quanto profondamente "napoletani", sono caricaturali, che i sentimenti sono stilizzati e gli intrecci sempre uguali a sè stessi, questo prescinde da napoli, da trapani e da qualsiasi ambientazione: si riferisce semplicemente alla resa artistica del 'prodotto'.
non so se sono riuscito a spiegarmi.
Bono Vs Mario Merola
http://www.youtube.com/watch?v=8bTg3TlX6k4&mode=related&search=
:)
tu puoi dire "ma quella trama a te sembra assurda, in realtà per un napoletano è plausibile "e familiare", ok, ma se ti dico che è recitata male, che i personaggi, per quanto profondamente "napoletani", sono caricaturali, che i sentimenti sono stilizzati e gli intrecci sempre uguali a sè stessi, questo prescinde da napoli, da trapani e da qualsiasi ambientazione: si riferisce semplicemente alla resa artistica del 'prodotto'."
Davide, vedi come sei apodittico? Per te tutto o è A o è B o non esiste.
non capisco cosa ci sia di apodittico in ciò che ho detto, ho solo dato dei giudizi personali.
troppo netti? ok, allora diciamo che è recitata maluccio, che i personaggi sono piuttosto caricaturali, che i sentimenti sono un poco stilizzati e gli intrecci si assomigliano vagamente...
:)
Davide, la discussione è nata dalla tua risposta ad Alberto.
Tu dicevi di non trovare alcun valore artistico nella sceneggiata. Io ti ho fatto notare come il valore artistico non sia nella recitazione o nelle trame ma nel saper cogliere certe peculiarità della Napoli di un certo periodo, cosa che per altri versi, con ben maggiori risultati (e di certo con uno spessore artistico enormemente superiore) fa anche Eduardo.
Quindi ok allo scarso spessore di Merola se ne parliamo come di un artista a 360 gradi, ma non sono più d'accordo se, come penso si debba fare, riconosciamo al genere sceneggiata un valore artistico (cosa che io faccio, seppure con tutti i se e tutti i ma del caso): in tale genere Merola emerge sugli altri e diventa, per quel genere, il miglior interprete possibile, e dunque, in qualche forma, artista di rilievo.
Spero di essermi spiegato anch'io.
Comunque ti ribadisco il mio giudizio estrememamente negativo sul genere ed in generale su quella che io ritengo sottocultura napoletana (neomelodici, sceneggiata, Apicella e simili).
ok adimant dunque siamo d'accordo.
smusso ulteriormente la mia apoditticità sostituendo il "nessun valore artistico" scritto là sopra con "scarso valore artistico" e siamo a posto
:)
Ok, vada per lo scarso valore artistico, ma non ti fare sentire dalla massa di gente che sta affollando Piazza Mercato in questo momento, perchè loro non la pensano esattamente come me e te, e siamo in minoranza. :)
Dadive non è che i tuoi giudizi siano troppo netti o meno. E' che per te sono "oggettivi". E tendi a non accettare che qualcuno possa pensarla diversamente. Come se uscisse dai famosi "binari" di cui ti parlavo. Nel tuo tono traspare sempre la necessita di mettere ordine: la commedia è recitata male e la sceneggiata non è arte. da qui non si scappa.
Mentre invece si può scappare benissimo e dirti come ha fatto Adimant, che le cose non sono affatto così semplici e, come dire, univoche.
Che la scenggiata ha un suo valore "artistico" nella misura in cui sa cogliere determinati aspetti di napoletanità con efficacia rara, per non dire unica.
magari poteva non piacere nè lui nè la sua arte
ma 31 commenti nel bene o nel male valgono come epitaffio .
Ma come una volta tanto che si puo' parlare a ragion veduta di relativismo culturale mi vi mettete a fare i mereghetti?
achab i giudizi sono soggettivi per definizione.
continuo a non capire il perchè tu mi rivolga ogni volta questa critica, tu stesso non mi sembri più accondiscendente di quanto lo sia io nell'accettare che chi apprezzi venga criticato. tutt'altro, eppure io porto molto più rispetto ai tuoi gusti personali che non viceversa, per cui non so davvero di cosa mi vuoi accusare...
saro' scemo ma a me Merola e' sempre piaciuto, mi dispiace che sia venuto a mancare senza aver potuto fruire del giusto recupero.
"io so' faticatore e chisto te fa onore...adenocchiate e vasame sti mman"
"per cui non so davvero di cosa mi vuoi accusare"
Davide quello si e' capito sei apodittico,resta da capire che cazzo significhi
davide, mi rendo conto che è un discorso complicato. ma è esattamente a quelle discussioni (quelle sulla musica, ma anche quelle su travaglio) che mi riferisco.
No so come spiegarti: io sono intollerante, lo so, me ne rendo conto da solo. Tu invece è come se non te ne rendessi conto.
Comunque stiamo andando OT.
Per tornare in tema: di recente mi è capitato di rivedere "Mistero buffo" di Fo su Sky. Anche lì, molte cose, recitate in un misto di milanese, bresciano e se possibile, forse, padovano, a molti romani o napoletani potrebbero sfuggire. Non venire capite. Sopratutto allora, quando iniziò a recitare Mistero buffo, prima del Nobel, prima della notorietà totale. Eppure oggi tutti ne riconoscono il valore artistico.
"io so' faticatore e chisto te fa onore...adenocchiate e vasame sti mman" forse era comunista?
no non è comunismo, è l'inno degli spazzini napoletani
merola come fo. Mi piace e perchè no merola come pasolini?
Tu invece è come se non te ne rendessi conto.
eheheh no su questo ti assicuro che ti sbagli. me ne rendo conto eccome, ma come tu ben sai nella foga della discussione si perde ogni inibizione e il fair-play va a farsi benedire ;)
comunque l'accostamento tra fo e merola lo trovo un po' ingeneroso. per fo, intendo: mi pare che volasse qualche chilometro più in alto. ma non conosco le sue opere abbastanza bene per poterlo affermare apoditticamente :)
merola come pasolini? ma siete già imbriachi alle h18?
davide, io trovo molto più ingeneroso merola come pasolini ("Renzo", ovviamente)
:-D
43 commenti (44) per uno il cui erede artistico è Gigi d'Alessio....
Chissà che tirerete fuori quando morirà Madonna.
Non sono gli eredi che danno valore a chi muore. A volte accade il contrario. Ad ogni modo, piacesse o no(a me no),Merola ha saputo far rivivere gusti, mentalità e sentimenti del popolo napoletano di un secolo fa. Popolo ignorante, quello di quei tempi, ma accogliente con lo straniero, tenero con i deboli, bonariamente e a volte ferocemente ironico con i potenti, sorretto da poche ma radicate certezze.
Non so che ci sarà da dire di Madonna-tra l'altro troppo giovane per far pensare ad una sua dipartita- ma certamente avrà quel che si merita.
Rossana, preferisco credere che quel popolo napoletano riviva in Eduardo e Scarpetta piuttosto che nelle sceneggiate strappalacrime. Piuttosto nella musica di Murolo (e del primo Daniele, poi su fino ai 99 posse) che in quella di Merola (scadente sottoprodotto di una grande tradizione).
Pino, sono d'accordo con te, forse ti è sfuggito che io non apprezzo il genere e l'interprete ma non penso che sia giusto liquidare entrambi solo perchè non corrispondono ai nostri gusti.
Bah, merola era robbaccia..ma ormai qui si rivaluta tutto: da lino banfi a vacanze di natale, da cossutta al punk.
il punk non ha bisogno di essere rivalutato.
sta già nell'empireo
Dedalus, ti svegli presto... ricordati di svegliare anche il cervello, per favore.
Per Pino: la musica di Merola non è "scadente sottoprodotto di una grande tradizione". Merola è ultimo esponente di una classe di cantanti, i cosiddetti "cantanti di giacca" la cui musica (pezzi come "Guapparia", "'O zappatore" sono entrati a pieno diritto nella storia della musica napoletana) può piacere o meno, ma è tradizione. Per chi non lo sapesse, buona parte della musica napoletana considerata 'classica' dai puritsti, risale agli anni del dopoguerra, esattamente come i pezzi storici di Merola. Il suo modo di cantare è tipico di un genere che per quanto possa sembrare di basso livello a chi non lo conosce, rappresenta invece un momento fondamentale nella storia della musica napoletana.
Dici che D'Alessio è l'erede di Merola. Ti correggo: D'Alessio si è autoproclamato erede di Merola. Al più D'Alessio è erede del D'Angelo del periodo neomelodico. Ma i neomelodici sono molto più legati alla tradizione della canzone melodica napoletana (quella alla Murolo, alla Sergio Bruni, che però in loro degenera e diventa sottoprodotto, un po' come paragonare Laura Pusini a Mina, Dolcenera a De Andrè) piuuttosto che alla canzone di giacca (come, appunto, è la canzone di Merola).
Ovviamente sono d'accordo con Rossana: continuo a ripetere che non mi piace Merola, ma anche che va portato rispetto per una forma artistica dall'enorme potere comunicativo (che è poi lo scopo finale dell'arte, comunicare).
Riguardo poi ai paragoni Merola-Fo e Merola-Pasolini: improponibili, se non altro in quanto Merola non è autore ma interprete; ma il paragone con Fo, come introdotto da Achab, rende l'idea di quanto dicevo ieri; io non posso capire realmente il Fado portoghese, il Tango, il Blues. Chi non ha vissuto una certa Napoli, non può capire un prodotto popolare (nel senso più 'fisico' del termine) come la canzone di giacca o la sceneggiata.
Però ci può provare, come faccio io, partendo dal rispetto.
può piacere o meno, ma è tradizione
Con ciò? Anche il delitto d'onore è una tradizione.
continuo a ripetere che non mi piace Merola, ma anche che va portato rispetto per una forma artistica dall'enorme potere comunicativo (che è poi lo scopo finale dell'arte, comunicare).
allora il cainano è molto meglio (e dotato di maggiore audience)
Porca miseria Dedalus, ma non hai di meglio da fare che spremere i tuoi due neuroni perchè producano stronzate?
Qua stiamo parlando di forme di arte, Merola non ha niente a che vedere nè con il delitto di onore (l'interpretare camorristi nei film non ne fa automaticamente un camorrista), nè con il potere comunicativo di Berlusconi (ti assicuro che la 'monnezza' firmata Berlusconi-Apicella qui a Napoli non l'ha comprata quasi nessuno, ed è questo l'unico termine di paragone che puoi fare tra Berlusconi e Merola, visto che stiamo parlando di musica e teatro).
Ma infatti,sono d'accordo con adimant,o'zappatore non e' delitto e castigo e la drammaturgia della sceneggiata napoletana ,piu' o meno sempre la stessa con due tre varianti al massimo,ha valore rituale e popolare
Con alla base direi,ma non sono un profondo conoscitore, la rappresentazione del tradimento
che ne sò faccio degli esempi :
moglie santa creduta puttana (ma giustizia trionferà)
figlio malato difficoltà economiche aiuto negato
(ma giustizia trionferà)
l'irriconoscenza dei figli verso i vecchi genitori
cha alla fine capiranno e giustizia trionferà
Certo l'arte alberga altrove quindi prorpio per questo eviterei di giudicare le merolate con gli strumenti propri della critica
"signooo' e figl' sa' che sso', sso' piezz' 'e core e nun s'hann' a lassa'!"
dedalus vafammocca a chi t'e' muort'
Adimant, tutto il rispetto per quello che dici.
Si potrebbe andare avanti a discutere per un anno. Chiudo solo con una riflessione.
L'arte popolare è espressione del livello di civiltà raggiunto da un popolo; se la sua qualità scade, se si passa da A' vucchella a O' zappatore, se non ci si accorge di quanto sia scadente la qaulità di certi film, c'è un decadimento che va combattuto, a costo di sembrare irrispettosi.
Rivalutando senza criterio si rischia di mettere tutta l'arte popolare in un calderone in cui chi è meno attrezzato o meno aperto di vedute non distingue De Andrè da Casadei.
Pino, dici cose quantomeno dicutibili. L'arte popolare non rispecchia affatto la civiltà raggiunta da un popolo. E' popolare, ed in quanto tale risente molto più del livello culturale dei ceti medio bassi che di quelli alti, ed è legata semplicemente al fatto che un popolo sia più o meno disposto a rinunciare alle proprie radici culturali. Qui non si parla di rivalutare, semplicemente perchè non si è mai svalutato.
Un certo tipo di canzone non ti piace, e non piace neanche a me , ma questo non vuol dire che non sia forma artistica e che non abbia contenuto artistico.
Se ragionassi così, buona parte della produzione di De Andrè, ovvero centinaia di canzoni per sola chitarra con due accordi, al massimo tre, legate alla tradizione più popolare possibile dei cantastorie, non sarebbero da considerarsi arte. Se ragionassi come te, l'unica forma artistica, musicalmente parlando, oggi dovrebbe essere il Jazz, perchè è legato fortemente ad un concetto di evoluzione culturale di certi genrei musicali.
Fortunatamente riesco ancora a distinguere quello che mi piace da quello che ha un valore al di là dei miei gusti.
E qui chiudo, anche perchè assordato dal caos del funerale di Merola, a poche centinaia di metri da me.
sono d'accordo con te adimant...per quanto anch'io non gradisca tanto quel genere di spettacolo,sentirlo sottovalutato mi rattrista tantissimo..ciò che è espressione di tradizione merita cmq rispetto,ed un mio pensiero non può che volare per quei milioni di emigranti per i quali la musica di Merola rappresentava così tanto..l'umiltà culturale è uno dei principali pregi di una persona che osa definirsi"colta",la critica è sempre legittima,a patto che non nasconda intenti ghettizzatori..In Africa ho assistito,talvolta sbigottito,a dei riti tradizionale,che secondo i nostri normali canoni di giudizio critico definire "sempliciotti" è poco,ma li ho sempre rispettati e non ho mai avuto l'ardore di definirli come scadenti o inutili.Lo stesso De Andrè,mio cantautore preferito, amava Napoli proprio per quel bouquet culturale,fortemente intriso di orgoglio paganesimo popolare,che amava poi recepire nelle sue canzoni.Quello di merola era realismo puro,non buonismo si badi bene,ma senso forse di quell'antico spirito d'onore napoletano,che tanto alimenta il nostro orgoglio partenopeo. Non mi meraviglierebbe qualche altro intervento boccaccesco,si badi non nel senso trecentesco del termine.
realismo puro? direi piuttosto liofilizzato
"L'uomo mediocre si ferma troppo presto dopo il pensiero giusto;di qui le tante mezze verità che sono nel mondo"
l'uomo mediocre ricorre a citazioni di uomini migliori di lui quando non ha nulla di intelligente da dire.
nulla da aggiungere...sei intollerabilmente presuntuoso
dopo il mediocre, mi prendo pure il presuntuoso.
se hai altri simpatici epiteti da rivolgermi, non fare complimenti...
:-), vi rendete conto che la buonanima , di scarso valore ed importanza secondo molti, ha provocato un'accesa discussione per due giorni? E mi pare che non sia ancora finita.
Adimant, concordo in pieno con ciò che hai scritto.
napoli ha prodotto buona musica (murolo, nccp, pino daniele, carosone) e musica modesta (da merola a massimo ranieri, entrambi sul fasullo) il tutto nell'ambito della tradizione musicale napoletana; talvolta di alto livello, talvolta popolare nel senso deteriore.
Dedalus migliora la "voce" dei tuoi post il tono definitivo mal si addice alle cazzate che scrivi
...torno al lavoro
beh massimo ranieri modesto è un pò limitativo .
Dedalus, parli per stereotipi e per sentito dire.
Non so dove tu viva, ma di certo non a Napoli e dunque dubito che tu possa veramente conoscere la musica napoletana. Citi infatti tutti i nomi noti al di fuori di Napoli, ma non ne sai niente.
Murolo era interprete, non autore, come Massimo Ranieri stesso e dunque non hanno prodotto, nel senso più stretto della parola, musica.
La produzione migliore di nccp è legata alla riscoperta di tanta musica tradizionale (dal '600 in poi) e non è dunque produzione loro, ma strettamente popolare (ed in questo hanno risentito, direttamente, dell'influsso benefico di De Simone).
Daniele e Carosone sono gli unici, tra quelli che hai citato, a dovere essere ricordati per la loro musica (oltre che per le doti interpretative).
Ma Napoli, da un punto di vista musicale, è ben più avanti di quanto pensi tu. Ed il suo essere 'avanti' deriva anche dalla consapevolezza della propria tradizione popolare, che consente a musica colta come il jazz di convivere con gli aspetti più 'deteriori' della musica popolare, come li definisci tu, in perfetta simbiosi. Ti cito, consapevole di parlare di cose che tu ignori totalmente, Marco Zurzolo, sassofonista di fama internazionale, autore di due dischi dagli ampi connotati jazzistici, in cui rielabora la musica, assolutamente popolare e 'deteriore', che le bande eseguono alla testa di processioni religiose.
Pessima musica, se la senti suonare dalle bande; musica ecceizionale, se la suonano i jazzisti.
Con questo voglio semplicemente dirti che non pretendo assolutamente che tu capisca cosa è Merola e cosa è la sua musica nella tradizione musicale napoletana, ma almeno stai zitto e fai parlare chi ben conosce l'argomento (e come avrai capito io sono uno che l'argomento lo conosce bene e dell'argomento potrebbe parlare per diversi giorni senza fermarsi mai). Dunque, taci.