Il teatro di Emma e' un teatro vero, crudo, poco rispettoso, sanguinolento, irriverente.
Ho visto Emma lavorare prima di mettere in scena uno spettacolo, nei suoi laboratori di ricerca... Ho visto Emma mangiare gli attori e nutrirsi di quell'energia che si sente in uno spazio grande o piccolo, come nebbia greve e fitta!
"Cani di Bancata" mi ha lasciata, dopo "la scimia", interdetta e sinceramente, un po' delusa. Perche' rimettere il nudo in scena ancora una volta? Il nudo e' troppo semplice per una regista come lei. Mi aspettavo piu' rituali, piu' di quel teatro fatto di pause, silenzi, gesta, lazzi, sguardi, tic, prospettive, illusioni ottiche...
Quasi quasi, mi viene da pensare che quello che vuole fare la Dante, e' di infastidire il pubblico, sfidandolo, mettendolo a nudo, prendendolo in giro, profanandolo! ... Grande maestria tradurre la mafia come l'ha inerpretata lei, ma mi aspettavo un teatro meno didascalico, meno scontato.
Questo è un lavoro forte, un lavoro che esprime rabbia. La rabbia di tutti coloro che riescono a guardare al di là del proprio naso.
Il messaggio è forte e va al di là della semplice rappresentazione dell'Italia stretta nella morsa della criminalità organizzata. Emma Dante vuole spingerci a riflettere su di noi, sulla nostra società...che si vende senza pudore, per conquistare un posto al sole, per avere successo, per apparire, o anche solo per avere "una vita normale". Diamo credibilità al primo che ci mostra una bella maschera, senza neanche accorgerci chi c'è dietro e a cosa stiamo rinunziando. Rinunziamo alla dignità, a noi stessi...
Il messaggio non è nè scontato nè banale: in questo paese nessuno ha il coraggio di dire ciò che pensa e tutti sono pronti a rendere normale quello che non lo è, quello che dovrebbe scandalizzare.
Diceva Pasolini:
"chi è scandalizzato è sempre banale. E io, purtroppo, sono sempre scandalizzato. Resta da vedere se, come dicono tutti coloro che si scandalizzano, ho torto, oppure se ci sono delle ragioni speciali che giustifiano il mio scandalo".
Travolgente, crudelmente reale, decisamente forte!
L'argomento è la mafia, la moderna mafia, la mafia delle poltrone e della gente perbene.
Ma cosa nostra è anche un pretesto per affrontare il tragico tema della moralità dell'uomo medio, del suo coraggio, della sua onestà.
La rappresentazione non prevede alcun colpo di pistola, non un morto. Un modo per dire che una semplice ferita mortale è nulla davanti alla progressiva morte dell'essere umano, dell'uomo non fisicamente, ma interiormente, nella sua coscienza.
Lo spettacolo è un crescendo di emozioni che lascia nel suo finale una rabbia in corpo che ci fa sentire colpevoli, i soli responsabili della deriva dei nostri tempi.
Questo teatro-denuncia della Dante e dei suoi attori mi è veramente piaciuto!