I finanziamenti all'editoria di partito sono una delle concause in Italia della mancanza quasi totale di veri giornalisti.
Non si può essere per la liberalizzazione dei taxi, per l'abolizione degli ordini professionali corporativi e poi per il mantenimento del proprio privilegio.
Dirsi da soli che "si fa informazione corretta" è penoso.
L'informazione in Italia fa cagare. A parte qualche rara eccezione. Marco Travaglio e i pochi altri buoni giornalisti, anche se l'Unita' dovesse chiudere, troverebbe senz'altro un editore per pubblicare i suoi interessantissimi reportage. L'Unita' e gli altri giornali di partito possono poi trovare forme di finanziamento indipendenti da quelle pubbliche. Mi tolga una curiosita' il Signor Alberto Biraghi: quanti soldi riceve lui dai partiti per pubblicare gli articoli di questo sito?
Provo a indovinare: Zero.
E, se ho ragione, mi chiedo: Se ce la fa Biraghi, che, con tutto il rispetto, non e' nessuno, perche' non dovrebbe farcela l'Unita', con tutte le sue belle teste pensanti e la sua gloriosa storia?
x sorcio:In che senso, non è nessuno? Se ci attira quotidianamente in quantità che vanno dagli otto agli oltre diecimila visitatori, mi sembra che non lo possiamo considerare un signor nessuno. Per il resto, posso anche essere d'accordo sul fatto che il mercato -anche quello dell'editoria- si basa sulla legge della domanda e dell'offerta. Chi non è capace di offrire il suo prodotto in maniera appetibile, per conto mio può anche considerare l'opportunità di cambiare mestiere
D'accordo sul taglio dei finanziamenti alla stampa di partito. Sia quelli che non hanno lettori (e quindi sono inutili) sia quelli che ne hanno (e quindi possono mantenersi).
Una delle poche misure giuste.
rossana, non volevo minimizzare il contributo o il valore di Alberto Biraghi, ma definendolo "nessuno", volevo esaltarne il suo contributo. Il sito e' commercialmente sostenibile, senza bisogno di aiuti pubblici. Lo ho definito nessuno perche' non ha aiuti pubblici da Roma, ne' da quache facoltoso zio editore.
Sorcio, ci sono parecchie differenze tra un giornale tradizionale e un Blog: la più importante, sotto il profilo economico, è la carta, che oggi costa un'ira d'iddio.
Se segassimo i contributi ai giornali qualcuno sopravvivrebbe, forse, su internet: in edicola è escluso, per i costi della carta e della distribuzione; resterebbero forse solo Repubblica, Corriere e Giornale.
Resto fortemente dubbioso sull'abolizione, ma il sistema (Report insegna) va comunque rivisto.
Sorcio: il mito dell'informazione gratuita è per l'appunto un mito.
Non ti sfuggirà che stampa, carta e distribuzione hanno un costo.
Ma soprattutto il lavoro giornalistico ha un costo, anche quando lascia ampiamente a desiderare.
I blog di discussione fanno parte della filiera dell'informazione: se non avessero la materia prima messa a disposizione dai media (su cui qualcuno stipendiato ha lavorato) chiuderebbero.
A questo si aggiunge che la stampa quotidiana è intrinsecamente in perdita da sempre e in più ora è in crisi congiunturale a beneficio della televisione, dei gratuiti e di internet.
Il che probabilmente porterà nei prossimi anni a una razionalizzazione del mercato, con le testate meno ricche a farne le spese a favore dei grandi gruppi.
Ma essendo l'informazione un servizio in parte a carattere pubblico, come possono essere i trasporti o altre attività che vanno garantite anche se non realizzano un pareggio, non è affatto detto che criteri di puro profitto porteranno benefici.
Gli esiti di come evolverà il mondo dell'informazione non sono scontati e per forza di cose cupi, ma la questione è complessa. I giornali dovranno anche sapersi reinventare e rischiare. L'informazione dal basso se vuole avere un ruolo deve essere capace di scommettere su se stessa e irrobustirsi. Che tutto si risolva aggratise e spontaneamente è un sogno (molesto).
L'informazione non e' un servizio pubblico, ma un bene pubblico e chiunque voglia fare informazione deve dire quello che vuole. Saranno poi i lettori a decidere cio' che e' valido e cio' che non lo e'. (Si veda il caso di wikipedia, un'enciclopedia creatata dagli utenti che ormai ha soppiantato la tradizionale enciclopedia cartacea del periodo illuminista).
E poi in Italia ci potrebbero essere un sacco di gruppi stranieri interessati ad entrare nel mondo della carta stampata, ma i nostri grassi politici e imprenditori si difendono con leggi protezionistiche.
L'informazione e' un bene pubblico, ma se e' il pubblico, cioe' i partiti e i pol;litici corrotti a elargire questi fondi, l'informatione diventa mafia.
Nota bene: "Opinioni Nuove-Libero Quotidiano, fantomatico mensile pubblicato dal Movimento Monarchico Italiano" in realtà è "Libero", quotidiano diretto nientemeno che da Vittorio Feltri. E i non moltissimi lettori mi sembra oggi siano oltre i 100.000....
massimo: bella lì, ci hai beccati in castagna di disattenzione. Allora leviamo Libero (che rientra nella stessa cetegoria di Europa, Riformista, eccetera, anche se è comunque quasi comico che questi foglietti-fogliacci prendano popò di contributi) e mettiamoci i 2,5 milioni di "LInea Giornale del Movimento Sociale Fiamma tricolore", i 2 milioni di "Opinione delle libertà", eccetera. Il risultato non cambia.
Sorcio: bene pubblico, si hai ragione più appropriato.
Wikipedia dove pensi le prenda le informazioni se non rielaborando altre fonti?
Credi che per l'informazione essere pagata dalla bayer o dalla exxon sia meglio che essere sussidiarizzata dallo stato? E' un'opinione, discutibile.
Quanto alla concorrenza straniera sono d'accordo. Può essere uno degli elementi di novità interessanti. Anche se le difficoltà della stampa ci sono dappertutto e il problema delle concentrazioni e dell'indipendenza dell'informazione pure. Vedi Liberation e Rothschild.
Antonio, non voglio iniziare una discussione sulla stampa come bene pubblico o no, anche se rispetto le tue opinioni, che intuisco probabilmente saranno diverse dalle mie.
Mi limito a considerare che da quando il governo Berlusconi ha tagliato i fondi alla cultura, stiamo vivendo un vero e proprio rinascimento culturale.
Lo stesso credo che potrebbe avvenire se i partiti mafiosi smettessero di dare sussidi a libero e ai produttori di carta igienica.
Magari ci ritrovarsimo il Biraghi in edicola....
sorcio per favore puoi argomentare il tuo punto, sul rinascimento che sarebbe in corso italia? (non sul piano generale, ma sul concreto). e' una nota interessante ma non la riesco a vedere. grazie!
Sorcio: le discussioni interessanti sono quelle in cui si esce con in tasca qualcosa in più di quello che già si aveva.
Questo blog per esempio e' una forma di rinascimento.
Tutto il nuovo bisogno di cultura che sta scaturendo e' una forma di rinascimento.
Tutti i vecchi intellettuali bacucchi che fanno sempre piu' silenzio per dare spazio a nuove idee sono una forma di rinascimento.
I movimento dei verdi che sta prendendo piede ovunque (tranne che in Italia, purtroppo) e' una forma di rinascimento. Ma arrivera' anche da noi.
massimo, i dati sulla diffusione andrebbero visti integralmente.
Libero dichiara ufficialmente (periodo maggio 05- aprile 06) una turatura media di 182mila copie e 91mila di resa (quindi 91mila di diffusione).
se conosci un minimo il settore (o vai a vederti i dati medi degli altri quotidiani) saprai che la resa (ovvero l'invenduto) si attesta solitamente attorno al 20% della tiratura (ovvio: se tutti i giorni mi tornano indietro dalle edicole metà delle copie, diminuisco la tiratura e la adeguo al regime di vendite, tenendomi un margine per garantire comunque la presenza nei punti vendita). a meno che l'editore non abbia interesse a stampare comunque molte più copie (qui si parla di un buon 50% di reso), ad esempio per avere più contributi statali per la carta.
purtroppo lo stesso discorso vale per l'Unità: tiratura 126mila, diffusione 61mila, resa 65mila.
non è assurdo che lo stato (noi) paghi per della carta che si sa già essere destinata al macero?