Così il Partito democratico è un Ufo
di Peppino Caldarola
Il prossimo congresso dei Ds sarà una cosa seria se dirà parole chiare. Le parole chiare devono evitare le ovvietà. È un'ovvietà dire che è meglio un partito grande rispetto a due o tre partiti medi o medio-piccoli. È una ovvietà dire che è meglio unire che separare. È un’ovvietà dire che l'Ulivo ha un alto valore simbolico. È un azzardo, invece, dire che questo dato simbolico ed elettorale sia già da tempo un vero e proprio partito. C'è troppa confusione. Si vuole convincere Rutelli (non ci riuscirebbe neppure il Cardinal Ruini) ad aderire al Pse oppure il Pse ad accettare lo scisma italiano considerandolo addirittura come il fulcro di una nuova Internazionale. Prodi come Lenin? Dio ce ne scampi e liberi.
Personalmente credo che i partiti socialisti europei non a caso non siano mai morti. Quelli malandati, come il partito francese, hanno addirittura riaperto una gara vincente con la destra grazie ad una donna. Credo che i Democratici americani non vorranno fare la prossima campagna elettorale presidenziale presentandosi come co-fondatori con i socialisti europei di una nuova formazione. Credo che lo scisma italiano, malgrado le parole diplomatiche, stia preoccupando i socialisti europei.
L'eurocomunismo allarmava i partiti comunisti perché la corrente italianizzante era una positiva minaccia disgregativa. L'eurosocialismo è preoccupato perché la proposta italiana fotografa solo questo particolare momento storico del nostro paese. Ai tedeschi, agli inglesi, agli austriaci, eccetera, dice poco o nulla sul futuro.
Primo punto, dunque, è la collocazione internazionale, da decidere ora e non domani. Secondo punto: i partiti servono, la somma dei partiti probabilmente può dare pochi frutti, i partiti personali o dei leaders sono una degenerazione della democrazia. Non si fanno i partiti per fare un leader o per rafforzare un governo, ma per organizzare, in modo interclassista e pluriculturale, parti della società definendo con chiarezza valori, principi, interessi. I partiti servono alla società democratica e per questo si battono, da soli o in alleanza per governare il paese. Non è vero il contrario. Non è vero cioè che i partiti servono per fare un governo e da lì stabilire un contatto con il paese. I partiti non sono un take away, oggi involtini primavera, domani pollo al curry. I partiti non sono organizzazioni transitorie, transitori dovrebbero essere i leaders. Quindi prima di sciogliere un partito o di avviare questa procedura bisogna sapere bene cosa si scioglie e per andare dove. Il Pd dice nulla sull'uno e sull'altro quesito. Il nostro mondo è stressato dal fatto che ogni due-tre anni proponiamo un nuovo soggetto politico e un nome nuovo. Ci vogliamo fermare, per favore?
L'unione dei riformisti è un’operazione seria se è una grande operazione culturale che rivisita criticamente e attualizza le così dette culture politiche fra cui quella socialista del Psi. Rivisitare non è solo reciproco riconoscimento, è vero e proprio revisionismo che serve a mettere in campo idee forti sulla persona, sulla Stato, sul mercato, sul ruolo in Occidente dell'Italia. In un'alleanza politica il pluralismo è obbligatorio e i suoi confini sono definiti dal programma comune. In un partito politico non basta il programma, è necessaria una visione della società, diremmo con parola antica appartenenza, che preveda ovviamente diverse opzioni che siano tra di loro compatibili. Non a caso l'antipolitica è l'idea che Destra e Sinistra sono la stessa cosa, sono state la peggiore maledizione culturale di questi decenni. Viva le alleanze e viva le differenze. In un solo partito, tuttavia, le differenze non possono essere contrapposizioni radicali su fede politica, su laicismo, su tutela sociale e opportunità individuali, su sicurezza e libertà e diritti civili.
Per questo con altre compagne e compagni parliamo di federazione, non di federazione come transizione. Per questo non ci convince questo Ufo chiamato partito democratico. Per questo per molti di noi «socialismo» e solo in parte tradizione ma in gran parte è futuro. La democrazia è una comune conquista. Il «socialismo democratico» è un'idea di trasformazione che accetta la sfida dei nuovi tempi per restituire al socialismo, dopo la morte del comunismo, il ruolo di motore di nuove idee di libertà. Nacque per questo, vivrà per questo.
il confronto che sta avvenendo all'interno dei ds è emblematico, due posizioni apparentemente contrapposte e che mostrano la grande fragilità del momento del più grande partito della sinistra italiana.
fragilità e grande responsabilità , proprio perchè da quello che verrà fuori da questo confronto si deciderà del futuro assetto politico italiano.
in altri paesi europei tale confronto non è mai stato così netto e contrapposto.
capirne le ragioni è molto complicato e implica un lungo ragionamento che abbraccia quasi un secolo di storia italiana.
la sinistra italiana ha sempre conosciuto il germe del frazionamento, della scomposizione e della frantumazione
In sè non è un dato negativo , visto che ha permesso la sopravvivenza del partito comunista a differenza di altri paesi europei dove è praticamente scomparso, ma lo diventa quando si denotano ben tre partiti provenienti dalla stessa matrice originaria, ds, rifondazione e comunisti italiani .
un'attenta e seria analisi dovrebbe portare a valutare i pro e i contro di questo scenario partitico.
Quanto ci ha guadagnato la sinistra italiana in contenuti, progetti, incidenza se sommassimo tutte e tre le forze?
qui è il nocciolo della questione, spostare la sinistra italiana verso il centro, verso la margherita , a sua volta frantumata per il discorso etico, diritti civili, laicità, pacs, scuola privata sarà produttivo quanto confermare un orientamento di alleanza a sinistra con i socialisti e tutti i riformisti?
io non penso che ci sia una sorta di masochismo per cui tutto sarà buttato alle ortiche, sono convinta che questo passaggio sarà un momento storico di grande levatura e responsabilità.
Ho la necessità di chiedere grande responsabilità a coinvolgere gli iscritti, i simopatizzanti, la società civile, il volontariato perchè questo soggetto politica cresca dal basso e sia al massimo condiviso.
non si risparmino assemblee, incontri, tempi e discussioni, troppo impmportante la decisione perchè si vanifichi, per la troppa fretta e ingordigia di alcuni, il futuro di questa nuova creatura, oggi fragile e tentennante, ma si spera abbastanza forte da presentarsi alla futura competizione con gambe solide e sostegno massiccio e condiviso.
maria
la questione della collocazione internazionale dell'eventuale nuovo partito è piuttosto semplice:
1) alla famiglia socialista organizzata nell'internazionale socialista aderiscono partiti quali: il partito per la democrazia (chile)l'unione civica radicale (argentina, partito di liberazione nazionale (costarica) il partito liberale (colonmbia)Azione democratica (venezuela)partito democratico 8egitto)nuovo partito democratico (canada)partito del popolo (pakistan)partito repubblicano del popolo (turchia) e si potrebbe continuare a lungo che di socialista non hanno nemmeno il nome e non l'hanno mai avuto. Quindi nulla osterebbe a che entri anche il pd italiano
2)il partito socialista europeo invece raggruppa quasi esclusivamente partiti che si chiamano socialisti, socialdemocratici e laburisti. Il partecipare al partito socialista europeo e sopratutto al gruppo ha un senso particolare all'interno del funzionamento del parlamento europeo ma le differenze di comportamento ideologia etc sono altrettanto evidenti a chiunque.
La possibilità che il partito socialista europeo cambi nome per favorire l'ingresso degli italiani è remota, in pratica non gliene frega nulla a nessuno.
Quindi la scelta è semplicemente di marketing politico e si riassume nella domanda: gli elettori della margherita preferirebbero un altra opzione elettorale se venissero a conoscenza che il pd aderisce a questi organismi socialisti?
Io presumo di no (del resto nessuno votava nicolazzi perchè si sedeva accanto a brandt)ma se fosse così che senso ha fare un partito se il timore è quello di perdere voti anche per una questione tutto sommato irrilevante?
la questione della collocazione internazionale dell'eventuale nuovo partito è piuttosto semplice:
1) alla famiglia socialista organizzata nell'internazionale socialista aderiscono partiti quali: il partito per la democrazia (chile)l'unione civica radicale (argentina, partito di liberazione nazionale (costarica) il partito liberale (colonmbia)Azione democratica (venezuela)partito democratico 8egitto)nuovo partito democratico (canada)partito del popolo (pakistan)partito repubblicano del popolo (turchia) e si potrebbe continuare a lungo che di socialista non hanno nemmeno il nome e non l'hanno mai avuto. Quindi nulla osterebbe a che entri anche il pd italiano
2)il partito socialista europeo invece raggruppa quasi esclusivamente partiti che si chiamano socialisti, socialdemocratici e laburisti. Il partecipare al partito socialista europeo e sopratutto al gruppo ha un senso particolare all'interno del funzionamento del parlamento europeo ma le differenze di comportamento ideologia etc sono altrettanto evidenti a chiunque.
La possibilità che il partito socialista europeo cambi nome per favorire l'ingresso degli italiani è remota, in pratica non gliene frega nulla a nessuno.
Quindi la scelta è semplicemente di marketing politico e si riassume nella domanda: gli elettori della margherita preferirebbero un altra opzione elettorale se venissero a conoscenza che il pd aderisce a questi organismi socialisti?
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Perfettamente d'accordo con Caldarola.
Qualche altra considerazione su
www.oleron.ilcannocchiale.it
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