Lesbo-fiction, l’Italia che va avanti
di Andrea Benedino e Anna Paola Concia*
(portavoce nazionali Gayleft consulta lgbt dei Ds)
Una media di sette milioni di italiani - con punte di più di sedici milioni di contatti - ha seguito lunedì sera su Raiuno la fiction Il padre delle spose con Lino e Rosanna Banfi. Gli italiani hanno così decretato, attraverso lo strumento democratico del telecomando, quanto fossero infondati i timori agitati da politici cattolici di entrambi gli schieramenti rispetto al fatto che rappresentare su Raiuno in prima serata una «famiglia omosessuale» composta da due donne e da una bambina fosse inopportuno, in quanto avrebbe offeso la sensibilità delle famiglie italiane.
Addirittura c'è stato chi si è spinto - come la senatrice Paola Binetti - a chiedere di oscurare questo film, sostenendo che descriveva una situazione che non era stata prevista dal programma dell’Unione, scambiando involontariamente quelle 280 pagine di programma per un palinsesto televisivo.
Ma per nostra fortuna la realtà quotidiana della vita degli italiani va ben oltre quanto può essere descritto in un programma politico, e la televisione ha il dovere di documentarlo. Una volta tanto la televisione pubblica ha saputo svolgere il suo ruolo fino in fondo, raccontando una realtà - quella della difficoltà a vivere in un clima sociale di accoglienza e rispetto - che noi sappiamo essere molto comune tra le lesbiche e i gay italiani.
Tante e tanti sono infatti le ragazze e i ragazzi italiani omosessuali che negli ultimi anni, come il personaggio di Aurora del film, stanno scegliendo di trasferirsi all'estero per vivere la propria vita più serenamente, sotto la tutela di legislazioni più avanzate e moderne, in un clima sociale più aperto alla creatività, all'innovazione e alla coesistenza di culture e vissuti diversi. E lo fanno con la sofferenza nel cuore per il fatto di essere costretti ad abbandonare le proprie radici.
È un pezzo di classe creativa che se ne va, come direbbe Richard Florida, verso territori che sanno essere più attrattivi. È l'Italia che si impoverisce di una parte delle sue potenzialità e del suo futuro e che si riduce a diventare sempre più un paese chiuso in se stesso. Il messaggio culturale più forte che è emerso dalla fiction di Banfi è infatti quello che in un clima sociale di maggiore apertura culturale, di rispetto delle differenze, di «tolerance», per dirla all’americana, c'è anche uno sviluppo economico che viene avanti di pari passo.
E così il momento in cui il paesino di San Damiano decide di accogliere le due donne e la loro famiglia, superando pregiudizi secolari, coincide con la formazione del consorzio dei piccoli produttori di olio d'oliva che si sottraggono alle prepotenze dei grandi possidenti e trovano una loro strada di sviluppo turistico e produttivo innovativo per quelle terre.
La ventata di libertà che arriva dall'Europa e dalla Spagna contagia l'intero paese a partire non a caso dalle donne e ottiene il risultato di ridare fiato ad un'economia locale che era in grande crisi. È la famosa teoria delle «tre T» (tolleranza, talenti e tecnologia) di Richard Florida, questa volta declinata in salsa pugliese. È la Puglia di Niki Vendola e della primavera pugliese che vuole credere nel suo futuro e che sa mettersi in gioco per raggiungerlo.
Ci piacerebbe che la politica italiana, sempre pronta a giudicare e a stendere liste di prescrizioni su ciò che è bene e ciò che è male, quando discute su questi temi sapesse rendersi conto che in gioco non c'è solo il fatto di riconoscere diritti a una minoranza, ma c'è l'idea di futuro che abbiamo dell’Italia. Noi la competizione con la Spagna e con altre importanti democrazie europee rischiamo di perderla prima di tutto sotto il profilo culturale, che non è affatto scollegato, ma anzi è intrinsecamente intersecato con quello economico.
Prendiamo quindi esempio tutti quanti, anche tra le forze politiche del futuro Partito Democratico, dalle donne e dagli uomini del paesino descritto dal film. Prendiamo esempio dal parroco che esclama in una scena che «nostro signore ci ha insegnato ad amare e non a giudicare».
Rimbocchiamoci le maniche e mettiamo da parte ogni pregiudizio e apriamoci al confronto con la vita reale che si vive nel nostro paese. Proviamo a riscoprire la politica come strumento per dare delle soluzioni ai problemi che vivono le persone, come strumento per affermare una vera eguaglianza nelle grandi città così come nella profonda provincia italiana. Solo così sapremo fare dell'Italia un paese migliore per tutti quelli che ci vivono.
a proposito di Banfi, e al di la del politichese di Concia & Benedino, hai letto Pennarossa?
http://pennarossa.splinder.com/post/9997061#comment
FM
Ma, soprattutto, vi apprestate a spegnere il televisore e ad andare a vedere Shortbus al cinema?
'sti politici si vede che non han visto un sacco di film belli, che conoscono poco gli elettori e che non s'interessano molto del fatto che comunque lo sceneggiato di Banfi l'avemo pagato. :-)
Carolina
test
test 2
E nn dimentikiamo il festival internazionale del cinema gaylesbo e queer culture!!!
Imperdibile.
questo bellissimo articolo, più che mettere in evidenza il problema della sessualità e delle singole scelte di vita, ha il merito di elevarsi dalla specificità dell'argomento e riesce a ricavare un'analisi dell'attuale società italiana.
Molto complessa questa nostra Italia, dove i migliori cervelli sono costretti ad emigrare per trovare accoglienza nelle università straniere, nelle multinazionali, negli ospedali , ma non riesce a vincere uno straccio di concorso nel territorio nazionale, è vero, molti stanno andando via dall'Italia, un 'emigrazione non stracciona come in passato ma pur sempre bisognosa di spazi, di normalità, di agibilità ai comuni diritti della meritocrazia e dell'identità personale.
Questa Italia che ha una classe dirigente più vecchia ed ammuffita dei suoi cittadini come può pensare di risolvere i grandi problemi che questo secolo sta ponendo?
mi si dice la classe politica dirigente è espressione della popolazione!
abbiamo la classe dirigente che ci meritiamo!
ma siamo proprio sicuri che questi luoghi comuni siano propro veri? piuttosto non sono gli alibi ormai creati ad arte per giustificare il blocco cerebrale ed esistenziale di molti nostri rappresentanti?
La cernita della nostra classe politica, le ultime elezioni parlano chiaro, hanno fatto sì che gli attuali rappresentanti, cioè di coloro che ci dovrebbero indirizzare, che dovrebbero avere le capacità di intuire i cambiamenti, di sostenere le differenze, siano semplicemente rappresentanti di se stessi e del proprio corporativismo.
La sinistra italiana ha il dovere di capire che se non dà questa possibilità alle nuove leve, se non offre formazione e sostegno ai più meritevoli, potrà invocare tutte le riforme possibili eimmaginabili, ma in realtà sosterrà sempre l'attuale situazione d'ermaginazione ed alienazione intellettuale e sociale.
La sinistra dev'essere in grado di offrirsi come laboratorio di idee e creatività, capire che se vuole far ripartire il motore dell'economia, giusto per parlare di cose concrete, ocorre sostenere la specificità italiana che è quella della fantasia, dell'inventiva, dell'individualità.
un'individualità che non sempre è sinonimo di negatività, l'errore che si sta compiendo è proprio di voler allineare e ingabbiare attraverso l'egidia delle regole , dei cavilli, delle tortuosità vaticane la nostra specificità di uomini liberi.
cogito ergo sum.
maria