L'assassinio dimostra semplicemente e palesemente quanto siano portati al dialogo Siria e Hezbollah. Ancora non sono stati trovati i responsabili dell'assassinio Hariri (nonostante tutti sappiano chi siano i mandanti)... e via un altro omicidio mirato a sconquassare il Libano e la regione. I miei complimenti a chi - nonostante sia tutto sotto i loro occhi - non vedono ciò che succede.
Il retroterra in cui avviene questo assassinio è torbido, che più torbido non si può, come negli intrighi di potere e mafia di cui una volta sapevamo avvederci e diffidare in Italia.
Ora ci viene raccontato nelle cronache che il gesto è da intendersi come tentativo dei pro-siriani di mettere le mani rapaci sul futuro del Libano democratico, al rischio di farlo precipitare nuovamente nella violenza e nella guerra civile (caos strillava ieri da ogni pagina Repubblica).
La cosa non torna, ma non dico ad un occhio smaliziato e diffidente, ma proprio ad un esame elementare dei fatti.
L'opposizione composta da un'alleanza tra sciiti e maroniti di Aoun (che rappresentano il grosso di questa comunità, Gemayel è un signor nessuno che occupava quella posizione in virtù del nome) stava vivendo un momento di straordinaria fortuna nei consensi, tale da permetterle di chiedere una più adeguata rappresentanza in seno all'esecutivo, pena la minaccia di ritirare i propri ministri e andare a nuove elezioni, togliendo le stampelle a un traballantissimo governo.
Si è mai vista una parte politica che già godendo del consenso popolare e col fiato sul collo agli avversari si rovina tutto con un efferato omicidio, capace di scuotere gli equilibri settari, mettere in crisi l'alleanza coi maroniti che vedono un loro illustre membro colpito e ricompattare un movimento del 14 marzo che si trova da tempo in secca?
Come dite? Vi suona familiare? Dovrebbe.
Per un resoconto informato consiglio questo articolo del Guardian:
The assassination of Pierre Gemayel could not therefore have come at a more opportune moment for the March 14 alliance. Just two days before the planned start of mass public protests, the assassination halted the opposition's momentum.
Figures associated with the March 14 alliance have filled the airwaves, reviving the slogans that originally united them 18 months ago, and reminding the public and themselves why they came into being and why they are still needed - the threat of political assassination, the drive for national independence, and protection from Syria's security apparatus and proxies.
Earlier fears about their inability to gather crowds to compete with the opposition's numbers have vanished. Blood and grief are powerful mobilising agents. Mass demonstrations scheduled for today's funeral will be their best chance of a demonstration of strength.