Specchio delle mie trame
di Marco Travaglio
L’idea di combattere la mafia con Vito e Pomicino, condannati per corruzione, ha destato un certo scandalo nell’opinione pubblica. Ma non ha minimamente turbato il neopresidente della commissione Antimafia Francesco Forgione. Il quale anzi, in un’intervista al Corriere, difende l’illustre consesso così ben composto. E se la prende pure con i pochissimi che hanno osato sollevare obiezioni, tra i quali Nando Dalla Chiesa sull’«Unità», accusandoli di spargere «veleni» per «delegittimare l’istituzione» e tirando addirittura in ballo gli attacchi a Falcone e Borsellino. Chi ha conosciuto Forgione fino a 8 mesi fa, quando all’assemblea siciliana chiedeva le dimissioni del governatore Cuffaro «soltanto» indagato e poi «soltanto» rinviato a giudizio per favoreggiamento alla mafia, non può non ipotizzare un caso di omonimia, o di amnesia, o di possessione.
1. «Nella scorsa legislatura -dice Forgione- Dalla Chiesa fu parte di un’Antimafia in cui tre membri avevano vicende giudiziarie in corso o già risolte, eppure non ricordo di aver sentito sollevare questo argomento». Ma intanto la precedente Antimafia non ospitava alcun pregiudicato: questa ne ha due. Dalla Chiesa era uno dei tanti membri della commissione, non il presidente. E, soprattutto, l’altra volta la maggioranza e la presidenza erano della Cdl: ora sono dell’Unione, i cui elettori forse si attendevano qualcosa di diverso sulla questione morale, o penale. O no?
2. «Il Parlamento è lo specchio del Paese«. Una vecchia solfa che poteva reggere quando i parlamentari li eleggevano gli elettori. Stavolta - complice il “porcellum” di Calderoli, biecamente sfruttato anche dai partiti dell’Unione con le liste bloccate senza primarie sui candidati - i parlamentari li hanno nominati dieci segretari riuniti a Roma. Il problema non sono più gli elettori che votano condannati e inquisiti: sono i partiti che li candidano nei posti sicuri. Forgione sostiene che Rifondazione non l’ha fatto. Ma non è vero: a parte Francesco Caruso, c’è Daniele Farina, condannato per fabbricazione e porto abusivo di esplosivi, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni gravi, nominato addirittura vicepresidente della commissione Giustizia. L’uomo giusto al posto giusto. E poi dove sta scritto che il Parlamento dev’essere lo specchio del paese, con i delegati delle categorie criminali? Siccome abbiamo molti spacciatori, rapinatori e pedofili, si prevederà una quota di rappresentanza anche per costoro?
3. Forgione è angosciato dal «clima pericoloso che si respira in vari settori dell’informazione e dei cosiddetti movimenti, per cui destra e sinistra sono uguali, la politica è tutto scambio e inciucio». Giusto. Se però evitasse di giustificare chi manda in Antimafia pregiudicati per corruzione, aiuterebbe a smentire quelle orrende dicerie. Perché, se dice che «è sempre stato così anche in passato», qualcuno si domanderà che senso abbia andare a votare per un futuro migliore. Chi voleva conservare il passato il 9-10 aprile ha votato Berlusconi o è rimasto a casa.
4. «Dopo che un candidato è stato eletto al Parlamento, non si possono mettere confini alla sua attività. Gli unici sono quelli posti dalla Costituzione». Oh bella: e allora perché Forgione chiedeva le dimissioni di Cuffaro, visto che nessuna legge o articolo della Costituzione impone agli inquisiti e agli imputati di dimettersi? «Per ragioni politiche», risponde. Perfetto: e allora perché le stesse ragioni politiche non valgono per Pomicino e Vito? Angela Napoli (An) e Orazio Licandro (Pdci) avevano proposto di escludere imputati e condannati dall’Antimafia: perché tutti gli altri, Forgione incluso, hanno votato contro? Qualcuno dirà: anche se glielo si chiede, Vito e Pomicino non si dimettono. Già. Ma, se non gradisce la compagnia, potrebbe sempre dimettersi il presidente. Non gliel’ha mica prescritto il medico, di presiedere «questa» Antimafia. Paolo Sylos Labini, quand’era consulente del ministero del Bilancio, si vide arrivare come sottosegretario Salvo Lima. Protestò subito: “O Lima o io”. Andreotti rispose: «Lima non si tocca». E Sylos Labini se ne andò, su due piedi. Era il 1974. Altri tempi. Altri uomini.
chi ha visto Santoro ieri sera, non può che mettersi a piangere..., che paese del menga... :(
Qui a Napoli si piange anche senza vedere Santoro, consiferato che la maggior parte di quanto si è visto ieri sera avviene da queste parti (anche se ormai lo stesso Santoro, come si dice dalle nostre parti, "ci azzuppa" un po' troppo - traduzione: sta un po' sfruttando Napoli per fare le sue trasmissioni).
Tra l'altro, appunto, uno dei due citati dal buon Travaglio è quel Cirino Pomicino simbolo della tangentopoli napoletana, che tutti speravamo morisse presto ed invece ci ritroviamo a decidere cosa fare contro la mafia (e la camorra, di cui è certo un grosso ammiratore, vista la sua vicinanza storica alla corrente di Gava - noto politico referente della camorra neglia anni 80).
Sono all'aeroporto di Fiumicino. Entro in un negozio di tabacchi: "Buongiorno, vorrei una busta di Golden Virginia da 40g, per favore". Il tipo si volta, afferra quanto richiesto, me lo porge e mentre sfilo una banconota da 5 euro, alla mia destra sento una voce: "Tre pacchetti di XYZ (non ricordo la marca)". Meccanicamente mi volto verso la voce e... chi era lì vicino a me? A un metro da me? Paolo Cirino Pomicino. Mi sono sentito congelare. Mi sono accorto che non riuscivo a non guardarmelo fisso. La mia espressione dipingeva sul mio volto il disprezzo più evidente. Mi guarda, mi legge (lo vedo) in faccia. Paga rapidamente (strano) e se ne va altrettanto rapidamente.
Ho avuto una gran voglia di saltargli addosso e riempirlo di pugni e calci. Devo considerarmi un soggetto pericoloso?
depejo... no, no, no..., "solo" un soggetto... ;)
è "lui" che "non" dovrebbe essere in giro... :(
Depejo, capitassero a me certe occasioni non me le lascerei sfuggire...
Va' ma la prossima volta non peccare più.
E DAGLIELE SECCHE!