Credo che sia una questione di maturità. A suo tempo, mi sentii isolata per non aver apprezzato questo film che invece piacque tanto ai molto giovani. Succede, dopo un certo numero di anni, di rivedere giudizi scaturiti da entusiasmi giovanili, e non solo per i film. Certamente, Allen ha fatto "di più e di meglio".
No, fermi tutti.
Zelig è più di un capolavoro: è un trattato sulla condizione umana.
Alcuni lo hanno visto come un pamphlet politico: l'uomo comune che cerca di conformarsi e fa nascere i grandi mostri dittatoriali.
Punto di vista sbagliato e comunque limitato perchè i temi sono altri: la solitudine, la tensione solidale verso gli altri, l'ottusità delle istituzioni (rappresentate dalle istituzioni psichiatriche, e non avrei saputo indicare esempio migliore).
Fare paragoni con quello che Allen ha fatto dopo secondo me non ha senso, perchè non ha fatto più niente di lontanamente simile a Zelig.
Zelig è più di un capolavoro, è un trattato sulla condizione umana.
Il tema fondamentale non è politico, come qualcuno ha pensato, ma umano: solitudine, tensione solidale verso gli altri, disperato bisogno di accettazione.
Zelig vede meglio degli altri l'inconsistenza delle differenze tra individui che reggono la società. Questo lo rende un paria che, per sopravvivere, assume le caratteristiche di chi incontra, sperando che la similitudine conduca alla solidarietà.
L'ottusità delle istituzioni mediche e dei media fa da sfondo alla tragicommedia.
Inutile fare paragoni con quello che Allen ha fatto dopo, perchè non ha fatto più niente di simile.
Zelig, visto oggi, vale, né più né meno, "Uno, nessuno, centomila". Altro che deludente.
Resta l'indiscutibile valore storico, resta l'ammirazione per il colpo di genio di un regista che ha fatto anche questo, ma nella videoteca Zelig è un album destinato a restare in un angolo, avvolto in un successo legato al suo tempo, ma non rinnovabile oggi.
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e ci mancherebbe altro..ogni opera va letta in base al tempo della sua creazione..se i tempi possono cambiare (ma forse però) le opere, i film come le sculture o i quadri, restano sempre gli stessi...usando questo metro di giudizio (il tempo) anche l'ultima cena allora, ora come ora dovrebbe essere una schifezza...zelig aveva qualcosa da dire all'epoca, ora le stesse cose si potrebbero dire diversamente, ma questo non toglie valore all'opera, che anzi..imho..assume ora non più valore "polemico", ma diventa "testimone" di quel periodo..riguardandolo..si può vedere "come eravamo"...per il "come siamo", basta un "vacanze sul nilo"..sigh...
...il prossimo si chiama "Vacanze a New York", di fianco a De Sica, c'è Bisio. Capito? Caludio Bisio, quello che faceva l'alternativo, quello che presentava il concerto del 1 maggio, quello "de sinstra".
E' davvero lo specchio di oggi. C'è anche il Nongiovane di MTV. E' proprio, definitivamente lo specchio di oggi: nessuna differenza. tutto piatto.
su bisio sono rimasto allibito anch'io. non capisco la sua partecipazione ad un film del genere, non me ne capacito...
che poi parlare di bisio nel thread "Zelig" non è nemmeno OT...
:DD
Davide: la trasmissione di Gino e Michele è fintamente alternativa alla linea del canale tv che li ospita e sovvenziona, anzi, come nel caso di molte altre trasmissioni mediaset con il vezzo di essere diverse e provocatoriamente (?) cumpà sono del tutto organiche alla filosofia dell'editore.
Quindi non c'è poi molto da stupirsi dopotutto. Parliamo di persone che si credono libere perché a teatro mettono in scena i testi di Pennac o fanno qualche battuta innocua su Berlusconi o esibiscono in trasmissione la patacchina di Emergency per poi fare da stampella senza rimorsi a uno dei maggiori conglomerati politico-industriali del paese.
Idem con patate per i wannabe di MTV, che è tutta incentrata su quest'equivoco di fare il canale giovane coi soldi delle majors.
Ma come dice achab questo è più o meno il presente generale. Il lavoro ventennale di zappamento delle menti ha dato i suoi frutti.
antonio appunto, zelig è fintamente alternativo. i film di vanzina invece sono spudoratamente e dichiaratamente mainstream e pecorecci.
bisio non è, e non mai stato, luttazzi, me ne rendo conto non da oggi. ma buttarsi così a capofitto nella merda, no, questo non me lo aspettavo, nemmeno da lui.
...come non quotare gli ultimi post?...
fortunatamente c'e' canaljimmy...dove mi sto godendo nei weekend dario fo e franca rame :D
grandi!
lo scorso weekend per dirne una c'era una piece in cui si ipotizzava cosa sarebbe successo se invece di aldo moro le br avessero rapito gianni agnelli hahahaha...quando la rai tornerà a trasmettere di ste cose?
"esibiscono in trasmissione la patacchina di Emergency per poi fare da stampella senza rimorsi a uno dei maggiori conglomerati politico-industriali del paese.
Idem con patate per i wannabe di MTV, che è tutta incentrata su quest'equivoco di fare il canale giovane coi soldi delle majors."
Applausi.
Questa è la malattida della nostra epoca. L'industria culturale di cui parlvano Horkeheimer e Adorno in "Dialettica dell'illuminismo", perpetrata allo stremo. Tutto è desgin, happy hour, superficie. Nulla è "critico". Tutto è conforme a fabbricare consenso e difesa dello status quo. Non c'è slancio creativo, non c'è dialettica negativa, direbbero sempre i due di cui sopra. Tutto è immagine televisiva della più scadente. Tutto è condensabile nella canzone di Ligabue, usata, guarda a caso, da Vodafone. Lui ci prorpina una filosofia di vita che fa da perfetta colonna sonora a un colosso economico. Ai videofonini, l'invenzione più beota di quest'epoca. Per un popolo di beoti. E poi Ligabue ci vuole insegnare come stare al mondo? e scrive un libro di poesie (giuro, è vero). Questa è la fine: l'arte, la letteratura, la musica, la cultura asservono e confermano in piena regola ciò che dovrebbe essere ai loro antipodi. Tutto è fermo. Tutto giace.
oggi delude un po'
biraghi ti meriteresti un lungo periodo di riabilitazione a riso scondito, acqua del rubinetto e comiche di stanlio e ollio.
xAchab:non tutti i gusti sono uguali(per fortuna) e su questo non si discute. Ma paragonare Zelig a "uno, nessuno e centomila" mi lascia di stucco. La grandezza e l'importanza dell'argomento non rendono necessariamente grande una pièce, un romanzo o un film che a tale argomento si ispirano. Allen è un grande regista e non mi sono persa neanche un suo film, ma fare un paragone tra Zelig e "Uno, nessuno e centomila"mi sembra esagerato. Saluti alla balena:-)
Sono maoisticamente d'accordo.
Anche se alla lunga Zelig è oggettivamente troppo insistito.
Quanto a "quello che ha fatto dopo", d'accordo -con esiti alterni- fino a Harry Block, poi è stato un susseguirsi di one-line jokes, a parte i film "seri" tipo Match Point. Se i radical chic à la Repubblica non lo avessero sistematicamente incensato anche quando faceva minchiatine tipo Criminali da Strapazzo o Hollywood Ending sarei rimasto meno scottato.
Ma non paragoniamo con le gemme degli anni Settanta per favore.
"ma buttarsi così a capofitto nella merda, no, questo non me lo aspettavo, nemmeno da lui."
Tutto ha un prezzo...
Woody Allen l'ha sempre fatto, ma con Melinda & Melinda ce l'ha anche detto chiaramente: l'animo umano - che è sempre alla base delle sue storie - si può raccontare sia in forma di commedia che in forma di dramma. E lui è in grado di fare entrambe - in modo eccellente - aggiungo io. Così Scoop non è che Match Point in forma di commedia. Meno profondo? Non direi. E' altrettanto cattivo, sarcastico e senza speranza (solo un aiuto dall'aldilà permette di incastrare un criminale altolocato e potente). E in tanti altri film apparentemente leggeri di Allen sono nascoste le sue considerazioni morali, le sue domande esistenziali che appaiono come temi fondamentali dei film piu' seri.
Tutto questo vale anche per Zelig. Per questo non mi sembra affatto azzardato l'accostamento con "Uno, nessuno e centomila". Zelig è un grande film, dice cose importanti divertendo. E' vero non emoziona mai. E' un difetto questo?
Dipende dai gusti, credo. In ogni caso non ho trovato che il tempo l'abbia fatto invecchiare.
rossana e perché? Io ritengo ci siano decine di film che possono tranquillamente dialogare con opere letterarie. "Zelig", visto oggi, dopo averlo visto anni fa, e rivisto anni fa, a me ha fatto notare un sacco di punti in comune. Sul concetto di identità. Persino parte di Hume ci ho visto dentro. Così come "Crimini e misfatti" o "Match Point" hanno aspetti dostoevskijani. Okay solo aspetti. Ma credo che "Zelig" invece abbia un po' di più. Del resto Pirandello all'epoca, se l'avessero paragonato a certi autori del passato cui oggi viene paragonato, avremmo sorriso, come sorridi tu oggi.
Pensa alla saga di Heimat. Per me non ha nulla da invidiare a opere come i Buddenbrook o Guerra e pace. E sto parlando di due tra i libri che ritengo fondamentali, per lo meno nella mia formazione.
Allen è un grande del nostro tempo. E' giusto riconoscerlo subito. Perché aspettare 50 anni?
Io trovo che il tempo l'abbia fatto crescere; che Forrest Gump sia una sua copia peggio che sbiadita (e il fatto che non l'abbia notato nessuno la dice lunga sulla cecità della critica); che sia un film rivoluzionario in tutti i sensi; che sia emozionante più degli ultimi e più facili lavori del nostro.
P.s. Scusate se stamattina ho fatto un po' di casino con i commenti.
Infatti, infatti, "Forrest Gump" non è affatto un film stupido. Provate a riguardarlo dopo questa brillante (davvero, sono assolutamente d'accordo) osservazione di Pino.
aleph: Tutto ha un prezzo
mi si conceda una chiosa: tutti hanno un prezzo.
achab: hume, dostoevskij, pirandello, heimat, il tegame della mamma di bubbidolo vestito da pirata...
ma quando scoreggi fai il rumore di tutti gli altri o ti esce un fa bemolle minore?
immagino che quando parli dirai tutte le cose come se fossero in grassetto MAIUSCOLO
Boh, non so, dovresti chiedere agli altri.
achab: e chi mai ti vuole contraddire? Mi sembra di aver dichiarato che ritengo Allen un grande regista ma, e lo ripeto, non riesco a fare paragoni tra Zelig e "uno, nessuno e centomila". Per una questione di spessore, profondità e universalità che trovo rilevanti nel romanzo suddetto e che non sono riuscita a trovare in Zelig. Tanto per dire, ho amato tantissimo, con forte coinvolgimento emozionale Interiors, che magari a te e a chissà quanti altri non dice niente. Quell'atmosfera e quelle immagini mi riportavani a certi quadri di Hopper e mi spingevano, indipendentemente dalla trama, a mille considerazioni su argomenti esistenziali che forse nemmeno Allen desiderava indurre nello spettatore. Vive la différence! Abbiamo ragione tutti e due.
Rossana, ma hai letto il mio commento? E' un luogo comune classico associare profondità e dramma. Trovi più spessore in Interiors perchè è un film drammatico. Ma la grandezza di Allen - secondo me - sta proprio nel trattare gli stessi temi dei suoi film drammatici nelle commedie. Con la stessa profondità, la stessa intensità e risultati spesso geniali. Zelig ne è un esempio.
E poi ci sarebbe da intendersi su quale film dei succitati sia davvero solo una "commedia". PEr capirci, per voi, "Crimini e misfatti" è una commedia?
Per spiegarmi meglio, rossana, ti dico che trovo Zelig un film assolutamente profondo e di spessore. Dietro la patina di "commedia". Così come "Uno, nessuno, centomila" sono convinto che quando uscì la gente pensò "solo" a una commedia di poco spessore. Un uomo che si guarda allo specchio e inizia a chiedersi ma io sono quello lì che vedono anche gli altri, o quello che sono per me? Un episodio curioso che innesca un meccanismo a catena che è però di tipo "drammatico". Dagli esiti quasi tragici. Si scretola il concetto di identità. In Zelig, la cosa è diversa, ma il processo, il meccanismo che vi sottostà è simile: dall'ironico, dalla commedia per arrivare al drammatico.