Se impazzisce la Turchia
di Siegmund Ginzberg
Questo viaggio si svolge sull'orlo di una crisi di nervi. Sui rapporti tra Turchia ed Europa. Non solo e non tanto su quelli tra il papa cattolico e gli islamici. La cosa più preoccupante non sono le minacce alla sicurezza dell'ospite, né la sceneggiata dei Lupi grigi a Santa Sofia, né qualche migliaio di ultrà islamici in corteo a dirgli sgarbatamente di starsene a casa. Di ben peggiore auspicio credo sia l'apparente arenarsi, sine die, dei negoziati per l'accesso della Turchia all'Unione europea, annunciato dalla presidenza finlandese poche ore prima della partenza di Benedetto XVI.
La scusa della rottura rasenta l'assurdo, così come molte delle bizze che hanno accompagnato le polemiche sul viaggio del papa. Riguarda Cipro, un conflitto che poteva sembrare relegato alla preistoria dell'Europa unita. Per estendere alle navi e agli aerei greco-ciprioti l'accesso ai propri porti in base a quanto prescritto dell'Unione doganale europea di cui è firmataria, Ankara pretende che venga tolto l'embargo alla Repubblica turco-cipriota del nord dell'isola. L'Europa minaccia «conseguenze» se Ankara persistesse nel rifiuto. Sembra di essere tornati indietro di oltre 30 anni, a quando nel 1974, sempre per Cipro, la Turchia intervenne militarmente contro la Grecia dei colonnelli. Per me addirittura oltre mezzo secolo. Nei miei ricordi da bambino ci sono strade devastate, negozi ed interi edifici bruciati, baionette nude inastate. Era il 1955 quando, con la compiacenza, forse l'incoraggiamento dei governo, Istanbul fu devastata da una tremenda sommossa. La violenza era diretta contro greci e cristiani. La scusa era sempre Cipro. Non ce l'avevano con gli ebrei, ma bruciarono anche il negozio di mio padre, che comunque aveva un nome «poco turco». Fu la ragione per cui decise di venire in Italia. «Perché lì è Europa, e queste cose non succedono», mi spiegava.
Possibile che si ritorni punto e a capo dopo mezzo secolo, proprio mentre anche la Turchia stava diventando, in tutti i sensi, sempre più «Europa»? La Turchia che avevo lasciato negli anni '50 era quella che minacciava di impiccare il suo più grande poeta, Nazim Hikmet. È vero, ora hanno processato il neo Nobel Orhan Pamuk per violazione del famigerato articolo 301, vilipendio allo spirito turco, per aver parlato di massacro degli armeni e dei curdi. Ma l'hanno assolto, ed era chiaro a tutti che mantenendo quella legge l'Europa l'avrebbero vista solo con binocolo. La Turchia visitata da Paolo VI nel 1967 era una dittatura militare. Quella visitata da Giovanni Paolo II nel 1979 era un paese nel caos totale, quasi in preda ad una guerra civile, dove alle manifestazioni di piazza si sparava, e dove le carceri assomigliavano ad Abu Ghraib. La Turchia di oggi è invece un paese dove si vota, e i generali devono tenersi anche chi non gli garba (il partito islamico del premier che ha avuto la maggioranza relativa, e manovra per ottenere il 24-25% anche nelle elezioni dell'anno prossimo). Per decenni la Turchia era il gran malato dell'economia europea. E ora va invece come un treno, supera tutti gli altri paesi membri dell'Ocse in fatto di crescita: leggiamo che negli ultimi 5 anni ha avuto tassi quasi «cinesi» - 7,5% all'anno dal 2002 al 2006. Si segnala un boom dei consumi, spuntano come funghi centri commerciali. Negli ultimi due anni ha attratto più investimenti esteri che nei venti anni precedenti. Ancora non molto tempo fa nessuno avrebbe scommesso sulla lira turca. Di possibilità di candidarsi all'euro neanche parlarne. E ora invece leggiamo che rientrerebbe in almeno due dei quattro criteri di Maastricht meglio di alcuni dei firmatari originali. Si prevede ad esempio che il deficit di bilancio, a differenza di quelli di Italia, Germania, Francia, non superi l'1%; mentre il debito pubblico è sì del 66% del prodotto interno, ma non di oltre il 100% come nel caso italiano.
È un paese giovane, metà dei 75 milioni di abitanti ha meno di 25 anni. Dovrebbe essere ottimista. La Istanbul dei romanzi di Pamuk o dei film che si sono visti in Europa in questi anni - compresa l'avvincente Istanbul musicale del Crossing the Bridge - è incomparabilmente più «europea» di quella dei miei ricordi d'infanzia. E allora, qual è la maledizione per cui si ha l'impressione che la Turchia si stia invece allontanando dall'Europa proprio mentre sembrava essere sul punto di arrivarci?
Il commissario per l'allargamento dell'Ue, Olli Rehn, ha recentemente parlato di «caso psichiatrico», di «schizofrenia» a proposito dei rapporti tra Turchia ed Europa. Gli è stato ribattuto, da parte di un commentatore turco, che non è così evidente da quale delle due parti ci sia il paziente e da quale invece lo psichiatra. Anche ammesso che i sintomi classici della schizofrenia (disturbi emotivi, blocco della comunicazione, mania di persecuzione e allucinazioni) siano tutti da parte della Turchia, viene da chiedersi se lo stop and go europeo, il continuo: sì vi vogliamo, seguito dal: no, voi no, non abbia fatto il possibile per esacerbarli. Questo continua altalena nei rapporti tra Turchia ed Europa, e non un conflitto religioso, potrebbe essere la ragione di fondo delle tensioni in cui rischia di essere invischiato il viaggio del papa. Si è notato che per i suoi predecessori, le visite in Turchia avevano come obiettivo principale il dialogo con gli ortodossi (è nella Russia ortodossa che nessun papa ha potuto sinora mettere piede, così come in Cina). C'entra forse invece con i nervosismi senza precedenti di questa visita più l'Europa che l'islam (così come probabilmente le opinioni dell'ancora cardinale Ratzinger sull'inopportunità dell'ingresso della Turchia in Europa c'entrano più della sua discussa lezione da papa a Ratisbona). Le grandi storie di passione, gli amori non corrisposti sono quelli che rischiano di far impazzire, di finire peggio, talvolta in tragedia. Non è solo l'Europa ad essersi disamorata della Turchia. Trovo ancora più preoccupante il fatto che mentre un paio di anni fa ancora il 78% dei turchi diceva diceva di voler entrare in Europa, ora la percentuale sia piombata al 32%. La freddezza, anzi scortesia, di Erdogan nei confronti del suo ospite potrebbe avere più a che vedere con l'esigenza di accontentare nazionalisti e laici, che con l'esigenza di accontentare gli ultrà islamici. L'unica cosa certa è che se impazzisce la Turchia sono guai per tutti.
la turchia ha una cultura di governo simile alla francia: separazione netta tra stato e chiesa, culto della laicità, grandeur verso il turchistan (che secondo alcuni autori si allatga all'asia centrale), alto senso di sè etc.
Come la Francia è variegata esiste una estrema sinistra molro ideologizzata, una estrema destra a volte violenta,una sinistra socialdemocratica etc.
Il problema non è il sistema politico e nemmeno la cultura sociale (simile all'italia anni sessanta) quanto il peso e il ruolo dei militari che sono si i garanti della laicità dello stato ma anche una potenza economica e un potere che condiziona (in genere positivamente va detto) i governi.
L'atteggiamento dell'europa è stato masochista (va detto con l'eccezzione di berluscono): diffide, denuncie, esasperazione della questione armena, curda, cattolica insomma sono stati messi in campo tutti i possibili tentativi per irritare l'opinione pubblica turca e ampliare il peso dei militari. Ci si dimentica che non è la turchia ad avere bisogno dell'europa ma l'europa ad avere bisogno della turchia.
"esasperazione della questione armena, curda"?
e sì, i curdi stanno una meraviglia e gli armeni hanno da tempo ammesso che i turchi hanno fatto bene a massacrare un 1.000.000 di propri connazionali
"tentativi per irritare l'opinione pubblica turca e ampliare il peso dei militari"
e se l'opinione pubblica in turchia incominciasse a fare i conti con la propria storia e col proprio presente? e comunque il peso dei militari è già di per se ampio.
diciamo piuttosto che la turchia agli inizi del XX si è trasformata da stato plutietnico a stato ipernazionalista, con una democrazia comunque di facciata e revocabile in ogni momento.
L'Europa ha paura della Turchia perche' e' un paese grande quasi quanto la Germania e molto arretrato. L'Europa si e' gia' allargata molto e non riesce a darsi una struttura di governo adeguata alla sua grandezza e complessita'. (Francia e Olanda hanno votato no alla costituzione Europea). Se a questo grandissimio casino aggiungi un paese povero di 75 milioni di mussulmani, alcuni dei quali francamente fanatici, allora e' meglio dire alla Turchia di stare calmi che di casini ne abbiamo gia' abbastanza anche senza di loro. In tutto questo l'amicizia con la Turchia non deve essere messa in discussione, ma bisogna essere realisti e dirgli che prima mettiamo a posto l anostra casa, e poi eventualmente invitiamo altri ostpiti. Lo stesso vale per i paesi balacanici.
Ma ricordiamoci che in Europa ci sta pure la Polonia che è attualmente governata da una coalizione di forze ipernazionaliste e cattolico-integraliste, roba presa direttamente dagli anni trenta.
Appunto darth, anche l'ungheria non se la passa molto bene e l'Italia stessa non ha nulla da insegnare a nessun paese europeo o asiatico. Il problema che la somma di tante schifezze non fa una bella cosa. Se alle schifezze che abbiamo gia' in Europa ne aggiungiamo una asiatica, non facciamo progressi. La Turchia comunque e' uno stato amico. Io ho alcuni amici Turchi che sono piu' "Occidentali" di me. Ma molti in Turchia sono ancora alla fame e nelle mani dei fanatici religiosi.
"un paese povero di 75 milioni di mussulmani, alcuni dei quali francamente fanatici"
voui mettere quanto poco fanatici siano gli elettori di lepen, i neonazisti tedeschi, gli elettori della destra austriaca, gli irlandesi dell'ira, l'opus dei, la destra polacca, i militanti dell'eta e di batasuna, gli elettori della destra belga, i tifosi della juventus etc etc
per darth, quando dicevo esasperazione della questione armena pensava alla brillante legge del parlamento francese e per i curdi al brillante operato del nostro d'alema nulla volevo togliere alla realtà storica, ma alcuni gesti sono inutili e dannosi
I fanatici turchi di cui parlavo (sepmre una moninoranza, ma non di mille persone, ma di milioni di persone) sono quelli che vanno in piazza a manifestare contro le parole del papa, manipolati dai sacerdoti dell'odio e pronti a farsi saltare in aria negli alberghi dei turisti occidentali. Anche i rifondaroli sono estremisti, ma non ammazzano la gente.
I turchi di instanbul, e quelli laici ed urbanizzati sono invece piu' avanti di noi italiani. Comunque, se l'Europa fosse forte, potrebbe assimilare la Turchia anche con i fanatici.
Il problema e' che l'Europa e' ancora debole per colpa di francesi e olandesi che hanno votato no (a torto o a ragione) alla costiotuzione eruopea.
Comunque, penso che i Turchi non si facciano troppe illusioni i unirsi all'Unione Europea, e magari non gli conviene neanche.