Moschea Blu, il Papa scalzo prega per la pace
Benedetto XVI rivolto verso la Mecca con l’imam: insieme troveremo la strada
La visita a Santa Sofia. Dichiarazione comune con Bartolomeo I: «Non si uccide nel nome di Dio»
di Roberto Monteforte
PAPA RATZINGER prega nella Moschea Blu. Entra scalzo. La visita ammirato. È un momento di grande intensità. L’imam gli indica il luogo più sacro, il Mirhab, l’«edicola» che indica la direzione di La Mecca. Lo invita ad una preghiera comune. Si raccolgono in
meditazione. «Preghiamo perché Dio ci aiuti a trovare la via della pace e della fratellanza» gli risponde il pontefice. Prega. «Sicuramente ha rivolto il suo pensiero a Dio. Una meditazione personale, interiore. Senza le caratteristiche esterne cristiane», precisa il direttore della Sala stampa vaticana, padre Lombardi. E infatti Papa Ratzinger stringe le mani intrecciate sul petto. Poi vi è lo scambio dei doni. Mustafà Cagrici, il Muftì, gli offre una maiolica azzurra del 1609 che raffigura una colomba con un ramoscello d'ulivo. È una calligrafia del nome di «Allah onnipotente e misericordioso». Un simbolo di pace. «Questo è il segno della gioia di ricevere il Papa» afferma commosso. «Una straordinaria coincidenza» commenta il Papa presentando il suo dono: un mosaico che rappresenta quattro colombe che devono da una coppa. «Questa visita ci aiuterà a trovare insieme i modi, le strade della pace per il bene dell'umanità» scandisce il pontefice. «Questo quadro - aggiunge Benedetto XVI - vuole essere un messaggio di fraternità in ricordo di una visita che non dimenticherò sicuramente». Ratisbona è lontana. Anzi. Si è molto più avanti. «Questi sono i frutti positivi di Ratisbona - commenta padre Lombardi- che ci ha obbligato a riprendere e a rilanciare con serietà e profondità il rapporto tra cristianesimo e musulmani. Nel rispetto e nella sincerità reciproca». Un duro colpo per quanti hanno usato il pensiero del cardinale Ratzinger a sostegno della tesi dello scontro tra Occidente e l'Islam. L'avversario di ogni sincretismo, in un luogo di culto islamico, ha rivolto il suo pensiero all'unico Dio onnipotente e misericordioso, padre di Abramo e Giacobbe. Anche se lo ha invocato in silenzio. Un gesto forte, come quelli di Giovanni Paolo II. Di quelli che resteranno nella storia.
Non il solo. La terza giornata di Benedetto XVI è iniziata al Fanar, la sede del patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Qui, nella basilica di san Giorgio, ha partecipato alla solenne cerimonia per la festività di sant'Andrea, il patrono dell'ortodossia. Il rito era presieduto dal patriarca ecumenico Bartolomeo I, figura eminente per l'intera Chiesa ortodossa. Il vescovo di Roma con il patriarca ha sottoscritto una importante «dichiarazione congiunta». È stato il rilancio dell'«ecumenismo», del faticoso cammino verso l'unità tra le Chiese cristiane. Ma ieri vi è stato anche l'omaggio reso dal Papa al patriarca della Chiesa armena apostolica, Mesrob II, guida religiosa della comunità cristiana più numerosa d'Anatolia. Ratzinger lo ha ringraziato per «la fede e le tradizioni cristiana trasmesse da una generazione all'altra». «Spesso -ha aggiunto- in circostanze davvero tragiche come quelle sperimentate durante il secolo passato». Un riferimento al genocidio del popolo armeno del 1915, parola ancora impronunciabile, per i successori di Kemal Ataturk.
Come i suoi predecessori, Paolo VI e Giovanni Paolo II, Papa Ratzinger ha visitato il «museo» di Santa Sofia, l'antica basilica sede del Patriarcato, trasformata in Moschea e quindi in Museo dal «laico» Kemal Ataturk. Un luogo simbolo per la storia della Turchia ieri blindatissimo. È stata una visita «da turista», ma è significativa la frase che il pontefice ha vergato nel libro degli ospiti. «Nelle nostre diversità ci troviamo davanti alla fede del Dio unico. Che Dio ci illumini e ci faccia trovare la strada dell'amore e della pace». Esprime bene il senso di questo viaggio. Dialogo ecumenico e dialogo interreligioso con l'Islam da condurre nella chiarezza. Come pure con il governo di Ankara.
Nell'incontro al Fanar il Papa e Bartolomeo I hanno confermato il loro appoggio all'ingresso della Turchia nell'Ue, ma nel rispetto di precisi punti fermi. Primo fra tutti l'«inalienabile diritto della persona umana alla libertà religiosa». Quindi rispetto la protezione, il riconoscimento e il rispetto delle tradizioni culturali e delle specificità religiose delle minoranze religiose. Un patrimonio importante in Anatolia «dove messaggio del Vangelo e cultura ellenica si sono saldati». Parole che pesano. Che suonano impegnative anche per gli eredi di Ataturk. Come per l'Islam radicale lo è la ferma condanna di ogni integralismo e soprattutto di ogni violenza. «Uccidere innocenti nel nome di Dio è un'offesa a lui e alla dignità umana» si legge nella dichiarazione congiunta. Un testo impegnativo, limato sino all'ultimo. È invocata «la difesa della vita umana» e la pace, soprattutto in Medio Oriente. Sono richiamati i terreni di impegno comune per cattolici e ortodossi: la povertà, le guerre e il terrorismo, le diverse forme di sfruttamento dei poveri, degli immigrati, delle donne e dei bambini. Sotto accusa è «un progresso tecnologico ed economico che non riconosce i propri limiti» e che «mette in pericolo» l'ambiente e l'intero creato. Un terreno d'azione comune anche con l'Islam. Ma vi sono nodi teologici da sciogliere, che bloccano il processo ecumenico. Primo tra tutti il modo di intendere il «ministero petrino» del vescovo di Roma. Un tema difficile. Il mondo ortodosso è geloso della propria «sinodalità». Non ha difficoltà a riconoscere il «primato» del Papa, ma sul «come» il discorso è aperto. Benedetto XVI ha rinnovato la sua disponibilità a discuterne. Una disponibilità concreta. Dopo anni è tornata ad incontrarsi a Belgrado la commissione teologica cattolico-ortodossa. È comune l'obiettivo di rimuovere al più presto lo «scandalo» della divisione tra le chiese cristiane. Cattolici e ortodossi sono chiamati a fronteggiare insieme quella secolarizzazione che ha indebolito la tradizione cristiana anche in paesi dove era consolidata e che «ora la rigettano». Nel mondo occidentale cresce il relativismo e addirittura il nichilismo. L'Europa è terra da evangelizzare. Su questo vi è accordo pieno tra Benedetto XVI e Bartolomeo I.
Scommettiamo che Bush incazzato tramite la CIA scatena contro il papa una nuova serie di scandali sulla pedofilia dei preti cattolici USA? Gli sta bene a non allinearsi col Dio degli Eserciti da Antico Testamento dei puritani protestanti.
Come si permette questo papa di non allinearsi al supremo dominio anglosassone neocoan e neocolonialista?
E gli anticlericali di casa nostra daranno ragione allo scontro di civiltà, non accorgendosi di avvallare un alleato peggiore la massoneria del petrolio americana.
In questo momento i nemici della pace sono i laici Pera e Pannella.
Esiste da tempo, all'interno della chiesa cattolica, una forte spinta al dialogo ecumenico ed interreligioso, che finora, salvo rare esternazioni di Giovanni Paolo II (visite a moschee e sinagoghe, dialogo con gli ortodossi), non aveva trovato grande eco al di fuori di certi ambienti.
Non pensavo che questo Papa (conservatore e 'teologico' fino al midollo) arrivasse a gesti di questo tipo.
Sono ateo ma conservo un grande rispetto per chi vive in maniera profonda, in qualsiasi forma, la propria spiritualità e devo ammettere che oggi la mia stima per questo omino bianco che nessuno obbliga ad andarsi a cacciare in vespai del genere è sicuramente aumentata. Il gesto di Ratzinger vale di certo molto più dei proclami di tanta sinistra italiana (della destra non c'è neanche da parlare, visto che l'avanguardia della destra riguardo al dialogo con l'Islam è oggi rappresentata dalla Santanchè).
Sarebbe interessante sapere che ne pensano tanti sedicenti cattolici pronti a sparlare dell'Islam e a sparare sull'Islam.
che pera possa essere definito laico mi pare davvero un esercizio di creatività
A me è veramente oscuro -a parte visite genericamente distensive nella tana dell'altro- di che diavolo dialoghino le parti più istituzionali delle varie credenze.
Ne' credo che questo cambi la situazione. Dietro l'islam più radicale non c'è un dibattito telogico su sofismi, bensì una visione -politica ed integralista- del mondo (la stessa che, in modo molto più moderato, hanno cattolici, ortodossi e islam istituzionale)
Comunque il feroce paparazzo ora è diventato un mito della sinistra radicale..se vi paice..
Sotto accusa è «un progresso tecnologico ed economico che non riconosce i propri limiti» e che «mette in pericolo» l'ambiente e l'intero creato.
Ottimo. Torniamo al medioevo. E basta con questi antibiotici, uccidono i microbi mandati dal creatore e creano problemi ai sistemi pensionistici.
Io continuo a guardarlo con scetticismo il nostro nazinger-z ma a parte la mediatizzazione forzata di ogni suo passo e di conseguenza la venerazione imposta di questo figuro non mi aspettavo questa distensione. Che l'anno prossimo vada in pellegrinaggio alla Mecca??
PS:Credo sia ovvio per tutti che non è utile rispondere al trolleggio di cui sopra.
Io mi limito ad essere molto contento di leggere su questo blog questi giudizi positivi. Mi fanno sorridere (nel senso buono del termine, ovviamente).
Pellegrinaggio alla Mecca? Che bello sarebbe... solo che ci vuole qualcuno che lo inviti, visto che al momento la città santa è off-limits per i non musulmani, per quanto ne so io. La fede ha spesso e volentieri prodotto opere d'arte somme, che bello sarebbe poter toccare mano anche questa magnificenza dell'Islam (come splendida è, anche solo vista in TV, la moschea blu di Istanbul).
"Pellegrinaggio alla Mecca? Che bello sarebbe"
E che ci sarebbe di così entusiasmante? Poi però vorrei vedere anche i leader musulmani in pellegrinaggio a Roma.
"come splendida è, anche solo vista in TV, la moschea blu di Istanbul)."
Io l'ho vista anche da dentro. Si molto bella, ma ci sono chiese migliori. Una su tutte, S. Pietro