Se l’Italia si fa in tre
di Giuseppe Tamburrano
In questi ultimi giorni sono accaduti fatti che ci inducono a nuove riflessioni.
Il centrosinistra
Il cammino della Finanziaria continuamente «revisionata», i contrasti e un certo scollamento nella maggioranza sono segnali negativi. Ovviamente speriamo che sia una fase, la più difficile, che darà prossimamente risultati positivi. Intanto cala nei sondaggi il consenso popolare al governo Prodi. Sarà recuperato con la mitica «fase due»?
La «spinta propulsiva» al Partito Democratico si è affievolita. Veltroni il più convinto degli sponsor ha fatto dei calcoli e si è accorto che il Partito Democratico, se nascerà dalla fusione dei soli Ds e Margherita, arriverà a circa il 30%: troppo poco per diventare forza maggioritaria di governo. Bisogna allargare l’operazione - afferma Veltroni - coinvolgere altri soggetti, la società civile. Ha ragione: ma allo stato delle cose con l’adesione in calo del popolo dell’Ulivo, non è facile ipotizzare l’allargamento. Al contrario, è alto il rischio che l’unificazione tra Ds e Margherita perda pezzi a sinistra e/o a destra per cui quel 30% delle ultime elezioni può anche diminuire.
A sorpresa D’Alema a Che tempo che fa alla domanda di Fazio: «Quante ore al giorno pensa al Partito Democratico?» ha risposto: «Poche». Si sta disamorando? Vi è il problema ancora irrisolto dell’adesione al PSE, e quello, molto serio, messo sul tavolo in modo rude da Franceschini: chi sarà il leader del nuovo partito? Bel problema! È in crisi il progetto? Vorremmo capire.
Il centrodestra
Sull’happening berlusconiano di piazza San Giovanni i pareri a sinistra sono discordi. Ma al di là della quantificazione dei partecipanti, e della loro qualità, due cose sono incontestabili:
1) La Casa della Libertà non c’è più perché l’Udc è fuori;
2) quella manifestazione si è rivelata una forte spinta al Partito unico della Libertà. Berlusconi lo vuole fortemente, e Fini, investito della successione, ha tutto l’interesse ad accettare la linea e l’eredità del Cavaliere senza beneficio d’inventario.
Per rimanere al metodo Veltroni di conteggio delle percentuali, An più Forza Italia fa 36%. Anche se non entra la Lega; anche se, come è ormai certo, l’Udc resterà fuori, rimane che il confronto è - sulla base delle ultime elezioni - 36 contro 30. Se poi passa il referendum sulla legge elettorale la vittoria di Berlusconi-Fini è quasi certa.
Potrebbe perdere dei pezzi il nuovo partito come probabilmente il Partito Democratico? È dubbio perché, mentre il Partito Democratico, se si rivela formazione ad impronta moderata, subirebbe probabilmente un salasso elettorale a favore dei partiti della sinistra radicale, il Partito della Libertà perderebbe forse Storace, acquistando la Mussolini e voti da settori dell’Udc, ad esempio Giovanardi.
Pensate se Berlusconi e Fini danno vita al Partito della Libertà prima del Partito Democratico! Sarebbe un brutto colpo all’immagine dei due partiti Ds e Margherita. Ma non è finita.
Il centro
Vi è allo stato potenziale un nuovo soggetto: il centro. Mastella invita Casini a uscire dal limbo e prendere in considerazione la proposta di correre insieme alle Europee del 2009. La proposta è stravagante: è escluso che Casini faccia le valigie e si sposti nel centro-sinistra dove sta Mastella; ed è altrettanto escluso (anche di più) che Mastella lasci il Ministero di Grazia e Giustizia per raggiungere Casini nel centro-destra: la risposta che ha dato Casini a Mastella è stata quasi sprezzante. Del resto il 2009 è lontano e chi vivrà vedrà. Divaga, dunque, Mastella? Facciamo di nuovo i conti: il suo 1,4% più il 6,7% di Casini fa 8%: 10% indica Mannheimer, ma mettendoci anche, per più della metà «coloro che non appartengono a nessuno dei due schieramenti» cioè voti ipotetici. Se Mastella pensa ad una crisi del Governo Prodi e ad un governo con una nuova maggioranza fa male i calcoli: con quell’8%, non può sostituire la sinistra del centro-sinistra che dispone di 72 seggi alla Camera contro i 49 di Udeur più Udc, e di 38 seggi al Senato contro i 24 di Mastella e Casini: dunque un «ribaltone» è tecnicamente impossibile in questa legislatura. Ma siccome Mastella non è stupido, qualcosa ha in testa. Io gli farei una bella intervista.