era ora che qualcuno dicesse basta! se il manifesto, l'unità, liberazione non reggono economicamente nonostante i quattrini che lo stato gli passa sotto forma di contributi alle cooperative ed ai giornali politici è dovuto al fatto che sono fatti da cane. Spiegatemi perchè feltri prende un giornale moribondo e raddoppia le copie in un anno. Semplice ha offerto a quel tipo di lettori il giornale che volevano. Il popolo della sinistra esiste? si ed è numeroso come dimostrano le primarie. Quindi offritegli il qupotidiano che vogliono. Invece i quotidiani in questione sono fatti con il c.... L'unità ad esempio sembra il bollettino delle agenzie, liberazione un reperto di antiquariato e il manifesto ha sempre un insopportabile voglia di farti la lezione. Insomma niente soldi q chi non sa fare il suo mestiere.
se la sottoscrizione funziona sono contento per loro ed in generale per la pluralità della stampa, io peraltro non verserò sono fatti privati. per quanto riguarda il finanziamento pubblico è semplicemente scandaloso per non dire da grande fratello, ma nessuno vi metterà mano del resto anche il tanto bravo feltri si fa finanziare in quanto rappresentante di un fantomatico gruppo parlamentare, è l'ennesima dimostrazione che destra e sinistra quando si tratta di clientela politica sono uguali, anzi la sinistra è peggio perchè ha una burocrazia spropositata alla bisogna.
paragonare il manifesto all'unità e liberazione, dal mio punto di vista è una già una bestialità;
il manifesto è libero, fatto bene, e non deve dar conto a nessun partito; se poi vogliamo un giornale, come qualcuno ha detto, tipo vittorio feltri, basta inventarsi notizie, sputare merda verso gli altri, offendere, abbaiare, ringhiare, smentirsi...se questo è ciò che deve essere un giornale!!!!!! :-(
vogliamo la cafonaggine...allora capisco tante cose
paragonare il manifesto all'unità e liberazione, dal mio punto di vista è una già una bestialità;
il manifesto è libero, fatto bene, e non deve dar conto a nessun partito; se poi vogliamo un giornale, come qualcuno ha detto, tipo vittorio feltri, basta inventarsi notizie, sputare merda verso gli altri, offendere, abbaiare, ringhiare, smentirsi...se questo è ciò che deve essere un giornale!!!!!! :-(
vogliamo la cafonaggine...allora capisco tante cose
nonultimo: non credo sia così bestiale confrontare il manifesto con l'Unità, in fondo lo ha fatto anche Valentino parlato. Lo è confrontarlo a Libero, certo, la cafonaggine di feltri vale quanto tetteculi di altri e non è tema. Dissento invece sul fatto che il manifesto sia fatto bene. Con tutto l'affetto di uno che l'ha sempre sostenuto come ha potuto, credo che sia obsoleto, polveroso, retorico e autoreferenziale. Trovo pesante la lettura di molti articoli. Alla genialità creativa di alcune prime pagine non fa da contrappunto altrettanta creatività nei testi. Credo inoltre che per quanto costa la redazione il risultato sia scarso, in termini quantitativi e qualitativi.
Se il pezzo è di biraghi è la prima volta che sono d'accordo con lui. I giornali, per vivere, devono essere letti; se i lettori non bastano si modificano, si abbassano i costi, si va in rete etc. oppure si fa in modo di avere più lettori.
Il manifesto, poi, è una lagna continua. E sempre con quel tono tra il patetico ed il ricattatorio (in senso morale, ovvio). Chiudesse pure.
anche quest'anno rinnoverò il mio abbonamento a Il Manifesto senza pensarci su due volte
la possibilità che sparisca dalle dicole un giornale libero, serio e alternativo al mainstream come è Il Manifesto, aldilà della forma che può piacere o meno, mi inquieta
"Spiegatemi perchè feltri prende un giornale moribondo e raddoppia le copie in un anno. Semplice ha offerto a quel tipo di lettori il giornale che volevano"
Ok, allora mettiamo su un bel giornaletto porno e la facciamo finita...eh?!
Alcuni dei commenti qua sopra sono in evidente contrasto con la critica di Biraghi, che viene dall'interno ed è una critica amara, che non nasconde una certa tristezza. Tristezza che non può esistere, ovvio, nelle parolette di un dedalus ("Chiudesse pure.")... Per quanto si possa criticare il Manifesto, l'Unità è un'altra cosa. Certo c'è bisogno di un rinnovamento, di una nuova consapevolezza, ma c'è anche bisogno di capire che se davvero Feltri comincia ad avere un pubblico affezionato e il Manifesto chiude non siamo messi affatto bene. Già quando ha chiuso il mitico Cuore è stata dura, ma adesso non vedo davvero più speranze. L'intelligenza critica a sinistra non esiste più, se non appunto in qualche blog, come scrive Alberto: ma un blog NON VENDE.
"Ok, allora mettiamo su un bel giornaletto porno e la facciamo finita...eh?!"
come al solito pigli lucciole per lanterne. Il problema è poerchè feltri incontra il lingiaggio e le richieste dei suoi lettori e il manifesto non incontra quello del popolo della sinistra? volendo usare la tua similitudine se fai un giornaletto porno presumibilmente cerchi di venderlo a chi deve masturbarsi non vai a cercare gli impotenti. Questo è il problema del manifesto che fa un giornale senza lettori. Allora lo faccia con i suoi soldi non con quelli pubblici. Quanto alla differenza tra manifesto, unità e liberazione ce ne sono molte ma una cosa hanno in comune la difficoltà di adeguarsi ai tempi.
Arcovazzi, la mia era ironia. "Come al solito" (grazie tante), capisco benissimo quel che dici.
Solo, non vedo perchè il problema debba essere ricercato esclusivamente nella testata e non nel pubblico. Certamente il giornale ha delle pecche, ma se chi comprava il Manifesto oggi ha deciso di optare per una più quieta Repubblica son problemi suoi, prima che del Manifesto. Insomma: quanto è vero quel che dice Biraghi, ossia che il pubblico "non è più disposto a leggere e applaudire in modo acritico"? Magari fosse davvero così! Io la vedo ben più nera la faccenda.
Mi associo perciò al pensiero espresso da Claudio: la possibilità che sparisca dalle edicole un giornale come il Manifesto, aldilà della forma che può piacere o meno, mi inquieta. Qualsiasi cosa possa fare la gioia di un dedalus (che senza dubbio è abbonato a Libero) va fortemente evitata. Perciò, o il Manifesto viene sostituito da un giornale più radicale guidato da Fulvio Grimaldi (la vendita prevista però è di 3 copie), o resterò preoccupato.
Più in generale, quanto alla "difficoltà di adeguarsi ai tempi", credo che la crisi sia più ampia, investendo probabilmente l'intero settore, e dipenda dal fatto che per molti (sottoscritto compreso) Internet ha sostituito il quotidiano.
un giornale al passo coi tempi secondo te, arcovazzi, quali caratteristiche deve avere?
secondo me Il Manifesto non deve modellarsi a seconda dei gusti e degli umori del cosidetto popolo di sinistra, Il Manifesto ha una sua identità particolare che appunto lo rende libero e allo stesso tempo fragile, io credo che non debba rincorrere niente e nessuno come ha sempre fatto, adeguarsi ai tempi cosa significa?
"Spiegatemi perchè feltri prende un giornale moribondo e raddoppia le copie in un anno. Semplice ha offerto a quel tipo di lettori il giornale che volevano"
Beh daì, passare da 100 copie vendute a 200, ci riuscirei pure io e pure con un giornalaccio come "Libero"...
Qualche tempo fa Report fece un bellissimo servizio sui finanziamenti pubblici ai giornali. Dal servizio si capiva come Libero denunciasse un sacco di copie solo per ricevere più finanziamenti quando in relatà molte delle copie stampate venivano distribuite gratuitamente!!!
scusatemi ma libero ha raddoppiato le copie vendute in edicola o ha raddoppiato la tiratura (magari con abbonamenti ect)?
@ antonella: this is the question!
appunto ;-)
Il Manifesto boccheggia. Ma ha sempre boccheggiato!
Quando andavo a distribuirlo nelle manifestazioni gli operai mi dicevano "A compà, sto giornale pe' capillo ce vor er vocabbolario!"
Dunque da sempre un giornale indigesto al suo stesso pubblico.
C'era chi non lo leggeva perchè era estremista (insritto medio PCI);
c'era chi non lo leggeva perchè era troppo di destra (da Avanguardia Operaia ad Autonomia);
c'era chi non lo leggeva perchè non era un giornale di partito (i pduppini che lo avevano perso)
c'era chi non lo leggeva perchè era "come" un giornale di partito (e poi leggeva l'Unità, il Quotifiano dei Lavoratori o Lotta Continua che invece erano tutta una novità!).
Dunque sosterrò come sempre con un abbonamento il Manifesto in difficoltà. Lo sosterrò perchè è irritante, incomprensibile, vetusto... ma è anche l'unico che fa un titolo di prima pagina su i morti di fame d'Italia o della Terra, mentre gli altri in prima pagina ci recensiscono il Grande Fratello o le dichiarazioni di Mastella.
E poi diciamolo, di recente, cosa mi ha dato tanta soddisfazione quanto i volantini gettati sulla testa del Papa Re!
ragazzi non fatevi illusioni, libero ha raddoppiato le copie vendute. quanto al manifesto vi pongo una domanda: quanti di voi lo comprano tutte le mattine?
gennariello esiste una formula molto più partica che sia chiama ABBONAMENTO
"...ma è anche l'unico che fa un titolo di prima pagina su i morti di fame d'Italia o della Terra, mentre gli altri in prima pagina ci recensiscono il Grande Fratello o le dichiarazioni di Mastella."
SOTTOSCRIVO!
Ciò detto del Manifesto vorrei dire due parole sui commenti comparsi nel blog e una volta tanto dissentire anche da Alberto.
Vorrei ricordare che:
siamo in piena fase di contrapposizione tra giornalisti ed editori, con questi ultimi che pretendono il sostanziale smantellamento di qualsiasi garanzia per la categoria (che sicuramente è ricca di privilegi ma non certo per i giovani giornalisti. E poi perchè per difendere la libertà di informazione, come dicono gli editori, bisognerebbe smantellare la previdenza e la pensione dei giornalisti?)
siamo in un Paese dove non fa più nemmeno scandalo che i maggiori quaotidiani nazionali siano oggetto di scalate da parte del primo furbetto del quartierino che raschia fondi neri sul mercato;
siamo il Paese dove il duopolio televisivo rastrella la stragrande maggioranza della pubblicità lasciando i giornali a secco (altro che fare giornali adatti o meno al proprio pubblico, quando il pubblico è al 90% televisivo e segue modi, tempi e consumi imposti da tale mezzo dilagante sul mercato aldilà di ogni presunta regola dello stesso!);
siamo il Paese che finanzia in primo luogo i giornali di partito (anche inventato) in barga a qualsiasi valutazione di qualità o di diffusione.
Insomma affrontare un dibattito sul Manifesto senza esaminare questo quadro mi sembra assolutamente fuorviante.
Poi parliamo dei blog. Belli, nuovi interessanti, capaci di muovere la parte migliore della società civile. ALCUNI. Ma in un mare di ciarpame, occorre dirlo.
Poi tanto per essere provocatorio (visti gli amori del blog per le due ruote) è come se uno in bicicletta dicesse ad un autista di autobus "Come siete pesanti! Che arretratezza io ho anche il motorino ecologico per le salite!". L'autista potrebbe rispondergli, indicando i passeggiari stipati: "Allora questi doamani passa a prenderli tu!". Insomma blog e giornali sono due cose parecchio diverse e se i giornali spesso fanno schifo i blog SPESSO sembrano il proseguimento delle chiacchiere da autobus ... con altri mezzi!
Io che non sono un cazzone sinistrorso nell'accezione classica del termine,sostengo l'unico giornale di sinistra ...
"reinventarsi" poi e' un problema di tutta la sinistra,non vedo perche' accollare la questione alla sola redazione del manifesto...
per quello che ne so io il manifesto è in crisi anche perché non è un giornale di partito come l'unità. E quindi becca meno schèi. Verofalso?
I numeri son numeri.
Saggia adecisione:
con 4.441.529,33 di euro di contributi statali annui si può sopravvivere
(http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/contributi_editoria_2006/pdf/04_comma%202.pdf).
Anche perchè nonostante i piagnistei di Parlato, L'Unità prende come contributi contestualmente "solo" 6.817.231,05 e si sostiene con altri mezzi tra cui l'essere pagata da sostenitori e lettori
(http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/contributi_editoria_2006/pdf/02_comma%2010.pdf)
Quindi ai contribuenti proporzionalmente la posizione de Il Manifesto è più parassitaria di quella de L'Unità.
"per quello che ne so io il manifesto è in crisi anche perché non è un giornale di partito come l'unità. E quindi becca meno schèi. Verofalso?"
Caro Andrea ti ho risposto: falso.
piccola ma non trascurabile differenza: l'Unità ha un partito come i DS alle spalle, Il Manifesto ormai ha le spalle al muro!
piccola ma non trascurabile differenza: l'Unità ha un partito come i DS alle spalle, Il Manifesto ormai ha le spalle al muro!
Quello di berlino?
(ps. giunge notizia che sia stato abbattuto; ma non lo dite a parlato)
le idiozie quelle invece non crollano mai, vero dedalus?
Dedalus raccontaci dei 68 milioni di euro all'anno che becca radio radicale và...
Il problema caro Claudio è che Il Manifesto ha i 2/3 dei contributi si Stato de L'Unità, ma non ha i 2/3 dei lettori de L'Unità.
Quindi (ripeto) in proporzione Il Manifesto ha vissuto da parassita sui contributi statali più de L'Unità.
Se proprio vogiamo discutere a questo livello...
il Manifesto presnde denari in base alle norme relative ai quotidiani gestiti da cooperative mentre l'Unita come giornale di partito.
La legge pone quindi queste testate in due posizioni diverse. Se si vuole contestare questa scelta legistativa ok ma se si parla di "parassiti" mi sembra che ci sia un poco di mistificazione.
Se poi volessimo parlare di un rapporto lettori/finanziamenti non possiamo che prendere le tirature ufficiali
l'Unità 60.000
il Manifesto 29.000
La scandalosa differenza (stabilita per legge) a favore del Manifesto e dell'11%.
Il Foglio tira 13.000 copie e riceve 3.1113.000 euro.
Lo scandalo dunque è il Manifesto perchè si definisce "comunista" mentre il Foglio che omette "berlusconiano" va bene.
Il problema di questi quotidiani è che riflettono il limite attuale della Sinistra italiana (non l' Unione, ma tutta l'area che sta oltre i DS): l'identificazione, anche solo formale, con la parola "comunista" e tutto quello che ne deriva. Si, perchè oggi la sinistra non diessina e non verde trova sponda parlamentare unicamente nel Pdci o in Rifondazione. La verità è che c'è una parte importante della società civile che non trova rappresentanza politica, stretta tra le antiche formule partitiche: la sinistra DS, il movimento pacifista, l'associazionismo laico, i laici riformatori, larga parte dei "girotondini", etc. Tutto quel movimento di persone che nel 2002 sembrava aver trovato voce in Moretti e Cofferati, attualmente appare "orfano", per una precisa ed egoistica scelta politica proprio della Sinistra Tradizionale che non a caso ha "congelato" tutto quel patrimonio di opinione pubblica ed i suoi leader di allora. Ritornando ai giornali, tutto questo bacino di persone potrebbe e dovrebbe essere il pozzo da cui attingere lettori da parte de Il Manifesto & C., ma purtroppo la stessa definizione "comunista" che onestamente questi quotidiani si danno, costituisce il limite fisiologico alla loro diffusione, perchè ormai è chiaro: essere di sinistra non coincide con l'essere comunisti, checchè ne dica il Berlusca. Poi magari si può discutere di impaginazione, linguaggio, etc (comunque a tal proposito Libero è letteralmente inguardabile , tuttavia i suoi lettori non se ne curano affatto...), ma in definitiva credo che il vizio sia alla radice, e non so se al momento sia superabile, stante l'attuale paralisi politica.
Se proprio vogiamo discutere a questo livello...
il Manifesto presnde denari in base alle norme relative ai quotidiani gestiti da cooperative mentre l'Unita come giornale di partito.
La legge pone quindi queste testate in due posizioni diverse. Se si vuole contestare questa scelta legistativa ok ma se si parla di "parassiti" mi sembra che ci sia un poco di mistificazione.
Se poi volessimo parlare di un rapporto lettori/finanziamenti non possiamo che prendere le tirature ufficiali
l'Unità 60.000
il Manifesto 29.000
La scandalosa differenza (stabilita per legge) a favore del Manifesto e dell'11%.
Il Foglio tira 13.000 copie e riceve 3.1113.000 euro.
Lo scandalo dunque è il Manifesto perchè si definisce "comunista" mentre il Foglio che omette "berlusconiano" va bene.
quindi per aiutare il manifesto debbo aiutare anche feltri e ferrara che in più riescono a afer anche giornali più efficaci? non mi pare un idea geniale. Nasce sempre dalla convinzione che noi di sinistra siamo più intelligenti e che gli altri non sanno fare giornali, non sanno leggere, non sanno utilizzare le provvidenze per le cooperative etc. Temo che l'abbiano capito.
I blog di dibattito pubblico e informazione, sono uno spazio di confronto di secondo livello, non nel senso di graduatoria, ma nel senso che intervengono su notizie reperite e redatte da altri per attaccarci sopra analisi e dibattiti diffusi che altrimenti andrebbero persi.
Qualcuno sti articoli li deve pur scrivere per permettere alla catena di esistere. Il problema che oggi i giornali si trovano ad affrontare è anche questo: trovare il modo di far pagare il costo di un servizio che rientra sempre meno dagli acquisti in edicola. Ma non è che non sia richiesto.
Senza Repubblica.it (pessimo per altro, io ho smesso di linkare e leggere, se non quando hanno un'esclusiva) la blogosfera italiana si sgonfierebbe peggio di un soufflé sbagliato. Su questo varrebbe la pena di riflettere.
Poi chiaramente non tutto si riassume in questo dilemma. Da un lato è vero che contenuti prodotti di prima mano in rete se ne trovano, secondo me parzialmente sui blog e più su agenzie di informazione indipendenti (siti di news, peacereporters, lettera22, vita, la voce, etc.). Dall'altro il giornalismo professionale scade progressivamente e conta sempre di più sulla citazione del lavoro altrui, sulla rimbalzare notizie dall'estero o dalla rete stessa. Insomma la crisi della stampa, gli appetiti degli editori, la cialtroneria montante si stanno mangiando via la professiona.
Quindi la questione è molto più ibridata e intrecciata della rappresentazione che viene fatta generalmente di una contrapposizione secca tra rete e carta stampata. Nemmeno Mantellini ci crede più.
Gli editori più sensibili e attenti a quello che avviene in rete questa trasformazione la colgono e cercano di mettersi in gioco. Non è detto però né che coincidano con quelli progressisti, né che questa sia la strada di maggior successo. Mi sembra che Repubblica e Corriere, cioè la grande stampa, stiano perseguendo la via di rincorrere la corrente sensazionalistica/popolare, semplificando la propria offerta per un pubblico di bocca più buona, perché purtroppo a livello di quotidiani nel nostro paese è quella che sta vincendo.
In mezzo a queste due tendenze i giornali di sinistra e indipendenti si arrabattano: non possono trasformarsi in venditori di gadgets come fanno i grandi giornali e non sono attrezzatissimi ad affrontare il discorso della rete, per limiti culturali e di storia o mancanza di intraprendenza. Però appunto anche qui ci sono dei distinguo da fare: Libération ha una presenza fortissima in rete ed è in crisi nera... Il manifesto è stato l'unico giornale italiano a mettere tutti gli archivi disponibili gratuitamente sul sito e tra i primi ad attivare un servizio di abbonamento. Quanto all'Unità per questioni che non ho mai capito, DS e tutta la galassia relativa hanno allacciato tempo fa per le proprie infrastrutture IT una relazione con Microsoft, che li ha ostacolati a mio avviso.
Riassumendo: il mito dei due studentelli che competono con il quotidiano con decine di dipendenti è una mezza balla. Mezza perché per quella parte che si dimostra vero è in quei casi in cui i giornalisti fanno scadere sensibilmente la propria opera, ma c'è davvero poco da gioire. Quando si abbassa la soglia di qualità ci si somiglia un po' tutti, vero. La questione è alzarla.
Certo può nascere del giornalismo autoprodotto dal basso e basato su militanza e pochissime risorse di tutto rispetto. Gli esordi del manifesto o la storia delle radio libere stanno a dimostrarlo.
Ma il lavoro non pagato o pagato male è sempre lavoro. E può essere serio o scadente indipendentemente dal fattore denaro. Oggi che l'impegno politico non è più una motivazione centrale e con il mercato che domani, fare informazione costa.
Costa l'informazione. Costa di più l'informazione di qualità. Costa ancora di più l'informazione di qualità indipendente.
Qualche nuovo meccanismo bisogna inventarlo. Dire che il primo ragazzo può fare il lavoro di un professionista significa solo aprire la porta a frotte di giovani sottopagati, precari, senza sbocchi di crescita.
Secondo me.
Poi sarei ben contento di vedere un business plan che dimostra il contrario. Però numeri, cifre, idee nero su bianco. Basta chiacchiere.
Per evitare equivoci e proseguire il dibattito: trovo che OMB sia una sperimentazione validissima di dove si potrà andare, perché appunto ibrida rassegna stampa, con gruppo di discussione, contributi di 'corrispondenti', indagini proprie. Da qui vengono le indicazioni su che forma potrà prendere l'informazione. Però già qui si constatano un po' di cose. Per esempio quello che tira molto è la protesta e l'incazzatura: produce accessi, scatena interventi, reazioni. Le riflessioni di Bidussa ce le leggiamo in 3 o 4. O semplicemente non suscitano commenti: questo significa che per rendersi appetibili bisogna puntare sull'incazzatura della gente?
Secondo: chi paga Bidussa, Fisk, Colombo in uno scenario in cui i quotidiani non sono più al centro? Bhe forse stiamo andando verso questo, uno svincolamento degli autori e degli articoli dalle testate.
Terzo: chi si assume il compito di fare informazione generalista e copertura 'completa' dell'attualità se la scelta degli argomenti passa sotto criteri più individuali e personali?
E altre domande che possiamo farci.
Visto che ogni lettore del manifesto costa agli altri circa 152 euro..basterebbe che i lettori si tassassero per quella cifra annua (non è una spesa mortale) e finirebbe 'sta storia dei giornali parassiti. Dei quali il manifesto è solo uno un po' più lagnoso e pieno di prosopopea. Ma c'è anche di motlo peggio (e sommamente inutile).
Andatevi a leggere l'elenco.
"Ma il lavoro non pagato o pagato male è sempre lavoro"
Uno dei vantaggi della pensione è che si può passare il tempo a filosofeggiare. La cosa che mi colpisce di questo dibattito e che in tutti i post si grida allo scandalo per le spese inutili, siano esse di penati o del ministero dell'istruzione, del comune o della regione. Poi quando si arriva al giornalismo gli alti lai si riducono, si dice che in fondo la professionalità conta, che il pluralismo è fondamentale etc etc. Sembrate tutti aspiranti giornalisti, nel senso di iscritti all'ordine. Forse avete ragione e vi racconto un aneddoto noto ma non tanto. Il fascismo in Italia è stato reso possibile da una discussione sullo stipendio dei giornalisti. Infatti il congresso del psi incaricò come direttore dell'Avanti! un onesto signore che disse "lo faccio se mi date uno stipendio sindcale adeguato, Mica posso trasferirmi a Milano e fare il direttore per quattro soldi. Ci ho famiglia". la richiesta di uno stipendio da direttore nel quotidiano socialista scatenò la furibonda reazione di vari e autorevoli militanti e giornalisti: Paolo Valera, Angelica Balabanoff e sopratutto di tale Mussolini, che disse io lo faccio a gratis. Qualcuno in direzione del psi nicchiò, ma l'offerta era utile a far quadrare il bilancio e alla fine il nostro benuto fu nominato direttore dell'Avanti!. Morale: se si fosse pagato il giusto l'oscuro giornalista con famiglia si arebbe stroncata sul nascere la carriera di mussolini.
"Costa l'informazione. Costa di più l'informazione di qualità. Costa ancora di più l'informazione di qualità indipendente.
Qualche nuovo meccanismo bisogna inventarlo."
ragazzo lascia fare che quanto a spillare quattrini i nostri dotti governanti le sanno inventare tutte anche senza il tuo aiuto. Tuttavia mi piacerebbe sapere in quale paese al mondo il giornalismo indipendente e d'inchiesta è finanziato dallo stato.
Gennaro: bhe grazie dell'aneddoto. Io delle condizioni contrattuali dei giornalisti e dei privilegi di cui godono non so e non ho parlato. Dico che il lavoro è lavoro e non si può far finta che non esista.
Arcovazzi: non sarebbe male saperlo, se invece di perderti in chiacchiere da bar sport ti documentassi per tutti avresti fatto un utile servizio, anzi avresti fatto del vero giornalismo grassroot. La differenza sta esattamente in questo.
Sapendo che in Francia sussidiano anche le tazze da cesso purché di fattura nazionale mi viene da pensare che qualcosa da quelle parti si possa trovare... (ma perché la contro-cnn lanciata con gran fanfara chi la paga?). E pure nel resto d'Europa... siamo sempre la culla del welfare come continente o si pensa che sia una cosa italiana?
Dico che il lavoro è lavoro e non si può far finta che non esista. pena beccarsi un lavoro fatto col culo beninteso.
Al Manifesto avrebbero sicuramente un bilancio più stabile se l'ultimo arrivato non pigliasse quanto il direttore.
Non dico di far fare la fame ai redattori, però il direttore un 2500 li potrebbe prendere, mentre gli altri un pò sotto i 1300 li potrebbero guadagnare.
Poi si potrebbero rivedere il materiale di produzione, un uso più accorto della pubblicità...
Comunque è triste vedere un "quotidiano comunista" che nella homepage del proprio sito parla di "contributo on-line con carta di credito".
Grandi frasi sui valori e poi squallore.
moreno cosa intendi dire ?
@ antonella: non intende.
leggetevi l'articolo di Marco d'Eramo in prima pagina di oggi e capirete perchè deve esistere un giornale come Il Manifesto
il manifesto è come l'alitalia, lasciamolo fallire in santa pace, ringraziandolo per il lavoro svolto in passato, conserveremo il ricordo dei brevi articoli della rossanda insieme alle gonnellone a fiori, all'eskimo, alla az 36 etc etc
non voglio morire Osservatore Romano.....
'Azzo. Ed io ho pure un'azione da 500 mila lire!!!
Che pirla sono stato!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
metti in vendita l'azione su ebay che qualcosa recuperi tra gli amatori di brocantage sesantottardo