L’anestesista che ha staccato la spina
«Nessuna eutanasia. E non c’è bisogno di nuove leggi»
di Edoardo Novella / Roma
«Era sereno Welby mercoledì sera, sono sereno io adesso: non è stata eutanasia - anche se era questo, questa parola che lui usava e voleva - ma solo una sedazione praticata mentre toglievo il respiratore. Nel pieno rispetto della legge». Mario Riccio è l’anestesista che ha staccato la spina. Quello che in molti hanno definito «dottor morte». «So che c’è chi ha pure chiesto che mi arrestassero... Non scherziamo. Sono 15 anni che mi occupo di bioetica, interrompere la ventilazione e sedare è assolutamente nel campo della legalità. Quando mi hanno chiamato quelli dell’associazione Coscioni mi sono detto: non puoi non mettere in atto praticamente ciò di cui sei convinto. Allora sono venuto a Roma».
Dottore, cosa è successo in quella stanza?
«Una cosa molto semplice. Ho praticato una sedazione venosa mentre stubavo Piergiorgio. Ho fatto le due operazioni contestualmente. Il professor D’Agostino, ex presidente della Consulta di bioetica e medico cattolico, ha sostenuto che prima stubare e poi sedare sarebbe stata una pratica ammissibile. Ma se anche un solo secondo Welby avesse sofferto?».
Ma lei ha agito, ha avuto un comportamento attivo. Perchè non è eutanasia? Perchè sostiene di non aver contravvenuto al nuovo codice deontologico dei medici che all’art. 17 prescrive che “il medico, anche su richiesta del malato, non deve effettuare né favorire trattamenti finalizzati a provocarne la morte”?
«Perchè avrei dovuto somministrare un farmaco che portasse alla morte, ad esempio potassio cloruro. Oppure dare una sostanza paralizzante... Invece non c’è stata alcuna volontà eutanasica. E la conferma è che di eutanasia, adesso che della questione si sta finalmente dibattendo con un po’ di cognizione di causa in più, nessuno parla più seriamente, a parte qualche oltranzista».
Lei cosa richia per aver sedato Welby?
«Lo devono decidere altri, io so di essermi mosso nel pieno rispetto delle regole. Ed è quello che ho raccontato ai magistrati. Adesso aspettiamo l’autopsia di Welby, soprattutto per quanto riguarda i valori tossicologici».
In Italia esiste un buco legislativo su questi temi?
«No. Vede, che esista il diritto del paziente a rifiutare le cure lo ha detto la sentenza del tribunale di Roma. In maniera assoluta lo riconosce la Costituzione, lo riconoscono le sentenze della Cassazione, lo riconosce il codice deontologico dei medici e pure la Convenzione di Oviedo. Certo, si dice che non si riesce ad imporre al medico di andare a staccare la spina, ma io credo dipenda più da un caos tra organi competenti che da un vuoto di legge».
Esiste l’eutanasia clandestina?
«Io credo che con il no all’inchiesta conoscitiva del Parlamento si è persa una grande occasione. Non tanto per l’eutanasia, quanto per quel che si chiama “pianificazione della cura”. È quel che succede nelle aree critiche di molti ospedali: la dialisi, la respirazione meccanica sono trattamenti che insieme al paziente vengono decisi per un termine di tempo determinato. Se non va... ».
E il testamento biologico?
«No, questa è un’altra cosa. Che ci sia un problema lo spiego ricordando come la legge sulla donazione degli organi del ‘99 non è ancora stata attuata. Che significa? Che le donazioni di organi naturalmente si fanno, ma che è salvo il diniego del conuige o dei parenti... ».
Non solo è etico, ma chiunque abbia a che fare con questi problemi sà che viene regolarmente fatto, in silenzio. Ma nella morale cattolico-democristiana è questo che conta: basta che non si sappia.
A seguito della nota “Il Caso Welby”, pubblicata anche su altri forum e su alcuni quotidiani siciliani, ho ricevuto parecchie mail, provenienti da quei siti che dispongono del mio indirizzo elettronico privato.
In questo forum preferisco seguire l'itinerario del dialogo aperto, pur senza la pretesa di insegnare nulla a nessuno, ma solamente proporre una interpretazione ricavata dal sentire comune.
Il alcune mail mi veniva obiettata la presenza del Diritto Canonico che è stata alla base della decisione della Chiesa di negare a Welby (o meglio ai suoi familiari che ne fecero richiesta) il conforto religioso. Si tratta di una argomentazione molto pertinente, che si inquadra perfettamente nella diaspora tra Ragione e Fede.
Affidiamoci alla fantasia che è il supporto umano alla Fede; quella fantasia che supera tutte le barriere del tempo e dello spazio, che supera la Ragione e rende l'uomo grandissimo pur dentro le sue miserie. Con gli occhi della fantasia immaginiamo l'incontro tra Welby e il Padreterno, in un incontro privato, stante la delicatezza dell'argomento.
Welby ha parlato delle sue sofferenze, di quella vita vissuta mercè l'ausilio di macchine che nulla hanno a che vedere con quel cuore che Dio forgiò dal fango.
Il Creatore taceva, pur avendo molti argomenti da obiettare (la vita è sacra, solo IO posso decidere, l'uomo è fatto a immagine di Dio e non può decidere della sua vita); ma non si servì di quegli argomenti, facendo prevalere la Sua infinita capacità di ascoltare, fino al punto di “comprendere” le esigenze del povero Welby; ho detto “comprendere” e non “condividere”; capire una persona non significa aderire alle sue idee; ma la immensa dimensione divina arriva a comprendere.
In fondo Dio stesso fece dire a Suo figlio “Non giudicate e non sarete giudicati”; a questo punto mi piace pensare che Dio lo abbia preso per mano e lo abbia accompagnato lì dove le sofferenze umane hanno un termine.
E il Diritto Canonico ?
Su questo argomento ho solo una certezza (tutta personalissima); Dio non ha mai letto quel testo, altrimenti sarebbe intervenuto citando commi, articoli, affermazioni di principio; quelle affermazioni di principio che decidono chi “è dentro” e chi “è fuori”.
Welby è fuori, ma, secondo il Diritto Canonico, sono dentro i mafiosi, i camorristi, il capo della Magliana sepolto accanto a principi della Chiesa in una basilica romana; è dentro Pinochet che ha ricevuto funerali religiosi pur essendosi macchiato di delitti contro l'umanità e tanti, troppi altri.
Piergiorgio ha solo chiesto di essere capito, ma il Diritto Canonico ha preferito giudicarlo, dividendo il pianeta della Fede tra moralisti laici e moralisti clericali; entrambi lontanissimi dalla comprensione e dalla compassione; entrambi sollecitati da interpretazioni che privilegiano la Ragione in alternativa alla Fede che per i laici è la fantasia.
Il quesito che si pone diventa così: “Cosa ha più valore il sabato o l'uomo ?”, “la pietas cristiana o le norme scritte dagli uomini e inserite nel Diritto Canonico ?”
Per rispondere bisognerebbe sostituirsi a Dio, affidando l'ultimo giudizio a quel Dio che non ha mai letto il Diritto Canonico, ma che sa vedere dentro i cuori, con quell'amore “che muove il Sole e le altre stelle”.
Premesso che sono favorevole all'eutanasia, in questi giorni mi è nato un dubbio, una questione che magari è una stronzata ma vorrei sapere un parere da chi magari ne capisce qualcosina in piu del sottoscritto. L'eutanasia in Italia non è legale e ok, cioe' no ok ma tant'e', speriamo lo diventi ma ci credo poco..pero' e' legale il diritto del malato a rifiutare le cure "forzate"come nel caso di welby. x cui, se io da sano lascio scritto che se dovessi ammalarmi gravemente di una malattia incurabile, non voglio cure forzate(accanimento terapeutico, chiamiamolo come vogliamo), o se io da malato riesco lo stesso ad avere la forza x dire che rifiuto suddette cure, non è la stessa identica cosa che l'eutanasia?cioe', in pratica intendo. mi si interrompono le cure e di conseguenza senza quelle cure io tiro beatamente le cuoia alla facciaccia di volonte' e degli amici suoi.quindi se non è zuppa..o sto dicendo cagate?anche perche' se non mi sbaglio nei paesi dove si pratica l'eutanasia, essa viene praticata sul malato che in vita ha lasciato detto precisamente che intende farne uso, mica la si pratica toutcourt su malati terminali, o no?! attendo lumi, grazie.
la differenza è che l'eutanasia è una morte causata da farmaci ,un 'interruzione della vita provocata , mentre se io rifiuto l'accanimento terapeutico la causa della morte non è riferibile ad intervento esterno .
la discriminante è che da un punto di vista legale nel primo caso si provoca la morte e si è passibili di omicidio preterintenzionale (se va bene), nel secondo caso solo di omissione di soccorso o omicidio colposo .