La lunga notte
di Furio Colombo
Mi piacerebbe dire che questo - il giorno in cui il mondo, adulti e bambini, ha visto in televisione l’impiccagione di Saddam Hussein - è un giorno da dimenticare. Purtroppo non lo dimenticheremo. Nessuno di noi pensava di appartenere a una civiltà e a un tempo in cui puoi chiamare «vittoria per la democrazia» l’enorme cappio che boia mascherati mettono al collo di un uomo che li guarda e che ti guarda. La nostra presenza tramite la televisione dichiara e conferma la squallida verità: siamo i testimoni partecipi di un periodo barbaro. Stiamo attraversando una lunga notte di violenza stupida e inutile che ci mette tutti sullo stesso piano.
Hanno perso San Francesco e Ghandi. A causa dell’ottusa visione del mondo di George Bush e di Tony Blair, resta al centro della scena il volto di quell’uomo che muore col cappio al collo. In un mondo di immagini è lui il vincitore. I cosiddetti carnefici iracheni di Saddam Hussein non sono altro che povere comparse. Sono, come è giusto, mascherati perché non esistono. Sono parte di una spaventosa e negata guerra civile. A quella guerra civile, impiccando Saddam, hanno dato una nuova, poderosa fiammata. Lo hanno fatto su mandato e per ordine di due leader del mondo che credevamo moderno e civile. Qualcuno ha detto alla radio: «Nessun danno. Gli arabi amano la vendetta». Affermazione imbarazzante, razzista ma anche falsa. Infatti abbiamo assistito, angosciati e impotenti, alla vendetta ordinata dai capi di due grandi democrazie.
Ma c’è un riscatto per noi italiani, ed è bene dirlo con riconoscenza e persino con orgoglio. Ho scritto che non possiamo illuderci di dimenticare il cappio che penzola accanto a un uomo vivo da mettere a morte come rito di fine d’anno, celebrato, con inconsapevole scherno, come «giustizia» e «democrazia». Allo stesso modo, per la stessa ragione non dovremo dimenticare il «no» febbrile e irremovibile di Marco Pannella, non solo a tutte le esecuzioni (che è stato l’impegno militante e non violento di tutta la sua vita) ma a questa esecuzione. Perché in questa esecuzione non era in gioco l’innocenza o la colpa (che è immensa) di Saddam Hussein, ma la nostra. A parte alcune civili dichiarazioni di governo e di opposizione contro una decisione che ci identifica con i boia mascherati, solo la voce, il gesto, il digiuno, l’ostinazione di Marco Pannella hanno reso meno solitaria l’umiliazione di chi è stato costretto a veder penzolare quel cappio e, con orrore, ha sentito pronunciare la frase: «si tratta di una pietra miliare per la democrazia». Invece, ci ha detto Pannella, è una pietra tombale. Dobbiamo dirgli grazie, perché la sua testimonianza ci riporta nel mondo della ragione.
E' stata la conclusione assassina di una vicenda di cui noi facciamo parte, con grande infamia per il governo Berlusconi, che ci ha portato in guerra, per l'opposizione che non si è efficacente opposta, per un governo Prodi, che non ci ha fatto disimpegnare subito, dicendo cose chiare al texano becero ed impazzito. E adesso forza contro l'Iran. Mi sembra che Pannella fosse un interventista. E' cinquant'anni che fa il pagliaccio, dicendo tutto ed il contrario di tutto, che la finisca. La lotta per il divorzio e l'aborto l'ha vinta tutto il popolo italiano.
Basta medaglie non meritate. Basta con la violenza dei non violenti.
Oberon, Pannella non era un interventista, semplicemente indicò una terza via, quella mai seguita e adesso tanto apprezzata, dell'esilio x Saddam, proprio x scongiurare l'intervento militare.Ma i signori della guerra da una parte, e i cosidetti pacifisti dall'altra(tradotto in parole semplici pacifista significa "me ne fotto di tutto e fanculo all'America, tutto il resto poi non conta un cazzo")hanno fatto di tutto x impedire questa via e si è arrivati a cio che Bush sognava con tutte le conseguenze ormai note.Per il discorso dei 50 anni da pagliaccio di Marco Pannella non ti rispondo perche' potrei essere offensivo e non mi va proprio oggi x cui buonanno, anche da parte del popolo italiano che ha vinto tante battaglie civili x colpa di pagliacci come lui.