L'addio di Nicola Rossi e il disagio riformista
IL LIBERALE VOLENTEROSO
di Michele Salvati
Per chi abbia letto il saggio con cui Nicola Rossi ha contribuito all'ultimo numero de Il Mulino
— «L'inverno del nostro scontento» —, il mancato rinnovo della sua iscrizione al partito dei Ds e la lettera a Fassino che spiega questa decisione non costituiscono una sorpresa. Di quel saggio colpisce non tanto la critica all'impianto della legge finanziaria, quanto il giudizio negativo della cultura di governo di cui quella legge è l'espressione. «Non è l'idea del Paese che manca», sostiene Rossi. L'idea c'è, purtroppo. Ma «essa appare il frutto di un'altra stagione. La proposta di una classe politica complessivamente provata. Culturalmente stanca. Visibilmente in difficoltà nel tentativo... di essere interprete del presente e artefice del futuro». Da un pezzo di questa classe politica — e certo non dei peggiori — Rossi ha deciso di staccarsi, giudicando inutile partecipare ai suoi riti.
Le decisioni personali possono essere discusse sino a un certo punto, perché nascono da un insieme di motivazioni che in parte non sono note e in parte non hanno rilievo pubblico. Ma vale la pena di fermarsi sulle motivazioni note e che un significato pubblico ce l'hanno. Lo scoramento di Nicola Rossi e il giudizio negativo sul segmento di classe politica di cui è stato parte sinora nascono dalle scarse possibilità di successo che nei Ds possono avere, a suo giudizio, le proposte di sinistra liberale che egli da tempo sostiene. E dunque un'idea di Paese profondamente diversa da quella che egli rintraccia nella legge finanziaria. Secondo Nicola Rossi la sinistra dovrebbe impugnare con decisione una bandiera liberale, perché, da noi più che altrove, efficienza, competizione e meritocrazia si accompagnano per gran parte della strada a equità e giustizia sociale. Nelle professioni, nelle imprese, nell'università, nell'intero settore pubblico vanno smantellate le norme e sanzionati i comportamenti che sostengono collusioni corporative e impediscono ai giovani, ai «capaci e meritevoli», di affermarsi. Non ai figli di papà, che se la cavano sempre, ma a tutti: gli unici interventi accettabili, socialmente equi e insieme produttori di sviluppo, sono quelli che cercano di stabilire il più possibile condizioni di partenza ragionevolmente vicine.
Ma perché Rossi se la prende con Fassino e il suo partito? Non è questa la tela ideologica che Fassino cerca di tessere? Certo, con fatica. Non con il nitore intellettuale che un «professore» desidererebbe.
Ma infine, che colpa ha Fassino se deve convivere con Bertinotti, che, al solo sentir parlare di politiche liberali, gli prende l'orticaria? Leggere, per credere, la prefazione entusiastica che il presidente della Camera ha scritto da poco per la traduzione italiana del bel libro di Serge Halimi, «Il grande balzo all'indietro» (Fazi editore): per Halimi (e per Bertinotti, Diliberto e tanti altri) il termine «liberale» è un insulto cocente e l'espressione «sinistra liberale» è un controsenso, un ossimoro. Insomma. Dati i vincoli in cui si trovava a operare, poteva Fassino fare molto di più di quanto ha fatto per spostare in direzione di sinistra liberale l'asse delle politiche governative?
Si potrebbe rispondere che questi vincoli li ha Fassino, legato a una coalizione di centrosinistra e a un'ipotesi di bipolarismo e di alternanza. Impegnato nella costruzione del Partito democratico. Non li ha Nicola Rossi, che in Parlamento può tentare di costruire — attraverso le due coalizioni — «tavoli di volonterosi liberali» che non rispondono a una logica di scontro bipolare. Se questa è l'idea di Nicola Rossi, gli faccio tanti e sinceri auguri.
Sarò fatto strano io e anche un po' sempliciotto ma mi viene da pensare che se uno si ritrova in un orizzonte convintamente liberale dovrebbe fondare una cosa che per esempio si potrebbe chiamare uhm, partito liberale?
Nella vita non si può essere tutto, perché ci si ritroverebbe a perseguire obbiettivi contrastanti, inconciliabili, in contraddizione stridente.
Per dire, che senso ha sostenere fino a un certo punto che il governo non è stato abbastanza coraggiosamente a sinistra e poi senza perdere il filo del discorso contestare che non è stato abbastanza liberale?
Non è che è un ossimoro è non sense: da qualche parte non si (e ci si) è detta la verità.
Il problema di questa coalizione è di essere troppo vasta (anche se era inevitabile ora come ora). Quello che si può fare per il futuro come elettori è esplicitare il più possibile le proprie convinzioni e le reciproche differenze, organizzandosi per gruppi omogenei che riflettano più fedelmente dell'attuale sistema le suddivisioni che ci sono tra noi.
E quindi ce la si giocherà onestamente alla prossima tornata elettorale, mettendo in conto che qualcuno rimarrà fuori. Visto che le competizioni in cui vincono tutti, volendo parlare di meritocrazia, sono delle false selezioni, con inevitabili insoddisfazioni di tutti.
Questo scenario in cui tutti tirano dalla propria parte e si candidano a autentici interpreti del consenso e depositari del vero significato di sinistra non ha senso. E' un pasticcio. E' un'operazione di dissimulazione in cui nessuno si dichiara fino in fondo quello che è e quello in cui crede.
I MIEI CONTI COL MARXISMO
di Carlo Rosselli
[da "Socialismo liberale"]
Li vado facendo da parecchi anni sotto la scorta di molti nemici e carabinieri dottrinali in compagnia di pochi eretici amici. Voglio renderne conto qui prima di tutti a me stesso, poi a quei miei compagni di destino che non credono terminate alle Alpi le frontiere del mondo -
Sarò chiaro, semplice, sincero e, poi che i libri mi mancano, procedendo per chiaroscuri senza i famosi “abiti professionali ” e i non meno famosi “sussidi di note ”.
Intanto, chi sono. Sono un socialista.
Un socialista che, malgrado sia stato dichiarato morto da un pezzo, sente ancora il sangue circolare nelle arterie e affluire al cervello. Un socialista che non si liquida né con la critica dei vecchi programmi, né col ricordo della sconfitta, né col richiamo alle responsabilità del passato, né con le polemiche sulla guerra combattuta. Un socialista giovane, di una marca nuova e pericolosa, che ha studiato, sofferto, meditato e qualcosa capito della storia italiana lontana e vicina. E precisamente ha capito:
i.Che il socialismo è in primo luogo rivoluzione morale, e in secondo luogo trasformazione materiale.
ii. Che, come tale, si attua sin da oggi nelle coscienze dei migliori, senza bisogno di aspettare il sole dell'avvenire.
iii.Che tra socialismo e marxismo non vi è parentela necessaria.
iv.Che anzi, ai giorni nostri, la filosofia marxista minaccia di compromettere la marcia socialista.
iv.Che socialismo senza democrazia è come volere la botte piena (uomini, non servi; coscienze, non numeri; produttori, non prodotti) e la moglie ubriaca (dittatura).
vi.Che il socialismo, in quanto alfiere dinamico della classe più numerosa, misera, oppressa, è l'erede del liberalismo.
vii. Che la libertà, presupposto della vita morale così del singolo come delle collettività, è il più efficace mezzo e l'ultimo fine del socialismo.
viii. Che la socializzazione è un mezzo, sia pure importantissimo.
ix. Che lo spauracchio della rivoluzione sociale violenta spaventa ormai solo i passerotti e gli esercenti, e mena acqua al mulino reazionario.
x.Che il socialismo non si decreta dall'alto, ma si costruisce tutti i giorni dal basso, nelle coscienze, nei sindacati, nella cultura.
xi.Che ha bisogno di idee poche e chiare, di gente nuova, di amore ai problemi concreti.
xii. Che il nuovo movimento socialista italiano non dovrà esser frutto di appiccicature di partiti e partitelli ormai sepolti, ma organismo nuovo dai piedi al capo, sintesi federativa di tutte le forze che si battono per la causa della libertà e del lavoro.
xiii.Che è assurdo imporre a così gigantesco moto di masse una unica filosofia, un unico schema, una sola divisa intellettuale.
Il primo liberalismo ha da attuarsi all'interno.
Le tesi sono tredici.
Il tredici porta fortuna.
Chi vivrà vedrà.
[ Socialismo senza democrazia significa fatalmente dittatura, e dittatura significa uomini servi, numeri e non coscienze, prodotti e non produttori, e significa quindi negare i fini primi del socialismo].
Tratto da: http://www.ossimoro.it/p23.htm#conti
Tonino, una parte importante della sinistra ha capito che la meritocrazia e' piu' giusta dell'assistenzialistmo. La disuguaglianza non e' necessariamente sbagliata a patto che quelli che progrediscano non siano i figli di papa, ma che tutti abbiano le stesse possibilita'. Fatte salve alcune protezioni di base per le classi deboli, il sistema giusto e' questo. Cosi come stanno le cose in Italia, non si vede un grande stimolo al miglioramento perche' moltissimi (precari, imprenditori giovani e lavoratori del pubblico impiego) non hanno le condizioni per svilupare le loro idee positive. Il tuo concetto di sinistra, secondo me e'un po' superato. Stimo Rossi per aver preso una scelta coraggiosa, mentre non stimo Fassino per non saper prendere tali scelte, per paura di perdere il consenso della sx DS.
ah ah ah! (scusate). ma come si fa a parlare senza ridere di "liberale" e "meritocrazia" in questo paese, dico questo qui? mi sembrano discorsi molto alti in un paese che è al collasso. ma a fassino capita mai di leggere un giornale, prendere un treno, entrare in un' università? queste cose qui, molto terra terra . questi qui, alte polemiche a parte, si rendono conto che esiste qualche milione di elettori di sinistra che quando vede fassino viene preso da attacchi di rabbia e ulcera? rossi non prende la tessera? uau! si è accorto che qualcosa non va! scusate la banalità populista dello sfogo ma mi sembrano le solite manfrine di staccati-dal-reale che discutono del loro ombelico sacro, pardon.
Tutte le posizioni, se culturalmente oneste e politicamente corrette, sono un contributo prezioso al dibattito in corso. Che il PD non debba essere markista ormai è assodato, come pure che debba essere liberal (che non è il liberismo economico). La meritocrazia è indispensabile per il progresso di una nazione, come pure il welfare. Non è difficile trovare modelli politici culturali di riferimento in Europa. In genere chi si chiama fuori, sia pure autorevole, ha sempre torto, perché rinuncia al suo ruolo di stimolo anche se in minoranza. Detto questo non sono affatto ottimista sul futuro del PD.
mah... che facciamo, gli gnorri? Il signor N. Rossi se ne è andato dal partito che lo ha nominato parlamentare (per via della legge elettorale) senza dimettersi da tale carica. Primo punto. Secondo punto: se ne è andato perché è favorevole a espellere la sinistra del centro-sinistra per sostituirla con Udc e Fi. Che poi questo sia un volgare insulto agli elettori che hanno votato per un programma (quello dell'Unione) che a N. Rossi fa schifo, che importanza ha? Chissenefrega!
Ogni cambio di maggioranza che implichi l'abbandono del programma con il quale ci si è presentati agli elettori deve per forza portare a nuove elezioni (altrimenti sarebbe un vero e proprio attentato alla democrazia). E in quel caso si dovrebbe ben dire che l'Unione sia stata distrutta da un manipolo di traditori di cui il sig. N. Rossi farebbe parte a pieno titolo. Quelli che hanno ottenuto i voti sulla base di un programma e poi tramano con la destra (confindustria, grande stampa, Berlusconi, Vaticano ecc ecc) per non applicarlo. Che vorrebbe in concreto il sig. N. Rossi? Inceneritori ovunque, autostrade ovunque, ospedali privati, pensioni private, scuole private, ogm "liberi", sì a ogni guerra Usa, più furbetti del quartierino per tutti. Questo figuro ben starebbe in Forza Italia, o in An, o nei Ds. Già, ma perché non ci è restato? Non si è accorto che i Ds, se potessero, farebbero proprio quello che lui sogna? Ci ripensi sig. N. Rossi, per favore. Le assicuro che non può esistere partito più "rossista" dei Ds, guardi cosa fanno in Emilia, da dove Le scrivo... Suvvia, non sia ingrato. Se i Ds sono quello che sono è anche grazie a lei. Non faccia il modesto. Resti nei Ds a tramare contro Prodi e contro quegli sporchi schifosi comunisti e ambientalisti. Senza di lei, senza gente della sua caratura noi comunisti rischiamo di perdere. Se invece lei continua a far politica, la speranza di ridare dignità al termine "sinistra" in Italia è molto più forte. Basterà far vedere la sua coerenza (mi dimetto dai Ds ma la poltrona parlamentare che loro mi hanno dato no!), elencare le sue luminose idee per il nostro futuro (distruzione dell'ambiente, inciucio con Berlusconi, guerra, distruzione della classe media e dell'economia nazionale) e i nostri voti andranno alle stelle. Abbiamo bisogno di lei! Non osi andarsene, è un ordine!
Marco ci sei o ci fai?
ossia? (evidentemente ci sono)
x marco
Mi sembra una visione un tantino caricaturale. Il parlamentare meschino che non si dimette, che trama con la destra che vuole "Inceneritori ovunque, autostrade ovunque, ospedali privati, pensioni private, scuole private, ogm "liberi", sì a ogni guerra Usa, più furbetti del quartierino per tutti".
Liberissimo di non concordare con le idee di Rossi, ma doverlo attaccare eticamente (credo che se rossi non facesse il parlamentare guadagnerebbe molto di piu' a differenza di alcuni populisti di sinistra) o falsare il suo pensiero (che parla di parità di opportunità e dice che alcune proposte classiche della sinistra, (come è successo con le 35 ore) ottengono risultati opposti rispetto a quelli per i quali sono stati pensati) e denota una notevole superficialità politica (e sono moooolto buono).
caricaturale?
Eh no, caro Daniele. Ho semplicemente preso il sig. N. Rossi per quello che è, ossia il campione dei riformisti, tanto campione da uscire (da destra) dai Ds.
Vediamo: 1) sugli inceneritori credo di non dover scrivere niente, il loro paladino è Bersani; 2) autostrade... sbaglio o sono loro (i riformisti) a alzare strali contro chiunque faccia osservare che l'orografia e il paesaggio italiani non sono compatibili con nuove autostrade?; 3) sanità privata... chiedi dirattamente a lui se non è d'accordo con i tagli a quella pubblica (ossia con il favorire quella privata); 4) sulle pensioni sono sicuro concorderai che davvero non val la pena sprecare bit tanto è macroscopica la bava alla bocca che viene a ogni buon riformista al sol pensiero di quei maledetti fannulloni di pensionati...; 5) scuole private idem come sopra; 6) per gli ogm liberi vedasi posizione assunta all'europarlamento dai riformisti; 7) guerra Usa... do you remember Kosovo?; 8) i furbetti erano quelli appoggiati da D'Alema e dalemiani o sbaglio?
Quanto alla sua moralità non parlo certo di soldi, ma di etica politica: non si può lasciare un partito e non lo scranno parlamentare, perché gli attuali parlamentari non sono stati eletti ma nominati dai rispettivi partiti.
"Parità di opportunità"... tutte le volte che sento questa espressione metto la mano sul portafoglio, e solo per accorgermi che un riformista era già riuscito a fregarmi sul tempo.
"Populisti di sinistra"... e chi sono scusa? Quelli che cercano di difendere l'ambiente e di cancellare la vergogna illiberale dei cpt, per esempio, o quelli che i cpt li gestiscono e l'ambiente lo distruggono?
Le 35 ore in Italia erano state solennemente promesse di fronte al parlamento ma i ricatti riformisti hanno poi costretto Prodi a rimangiarsi quel solenne impegno. Forse non è chiaro un punto sulle 35 ore: vanno applicate (in realtà la riduzione dovrebbe essere ben maggiore) coattivamente, perché bisogna evitare che le persone lavorino troppo. E questo non solo per dare possibilità ai disoccupati di lavorare, ma anche per ragioni squisitamente di convenienza generale (incremento dei consumi ecc). Certo è un po' complesso parlarne qui, ma il loro fine è solo quello di affrontare il patologico aumento dei tempi di lavoro in tempi di aumento della produttività.
Se davvero credi che i riformisti vogliano quello che la loro prosa un po' untuosa dice, e non le tristi realtà che abbiamo visto e vediamo dagli anni '80 in poi, allora sei proprio ingenuo (e sono moooooooooooolto buono)
Eccolo qui il genio!
Ma perche' stai qui a bloggare quando puoi conquistare il mondo (tra l'altro lavorando 2, massimo 3 ore al giorno)?
Una sola domanda: cosa consumi se lavorando 40 ore non hai neanche i soldi per mangiare?
Ha dimenticavo: quando saranno finiti stamperemo piu' soldi, e anche piu' colorati....mica siamo fessi noi!!!!
"FACCIAMO UN PO' COME CAZZO CI PARE"
BRIGITTE BARDOT BARDOOOOOT PEEE PEEE PEEEEE PEEEEE PEEE PEEE PEEE PEEEEEEE.
eh sì pensavo proprio a lavorare 2, massimo 3 ore al giorno. Che c'hai la boccia di cristallo?
"cosa consumi se lavorando 40 ore non hai neanche i soldi per mangiare?"
Forse non lo sai, ma le riduzioni di orario si sono sempre fatee A PARITA' DI SALARIO. E questo sin dai tempi dei faraoni. L'orario di lavoro è in calo costante dall'avvento della rivoluzione industriale. La patologia è stata il suo aumento durante questa bella fase storica del "pensiero unico". Non si era mai visto un aumento contemporaneo di salario e produttività. Sai, se appoggi un attimo cappelluccio e trombetta e altri cotillons vari, e ci pensi su, vedrai che potrebbe persino sembrarti logico. Comunque, salute!
caro o cara Diddy,
chiedo umilmente scusa... ovviamente volevo scrivere "aumento contemporaneo di orario e produttività"...
mah, sarà lo champagne con cui pasteggio tutti i giorni tra un corso di ikebana e una capatina al fitness center...
Un po' come per l'Alitalia , vero?
Salute anche a te.
che centra adesso l'Alitalia?
mi pare che i vari Cimoli e compagnia brutta che hanno ridotto la compagnia al disastro prendendo stipendi di platino non siano stati nominati da Hugo Chavez, o sbaglio? Non erano stati i riformisti a dare le ferrovie a Cimoli?
C'è poco da scherzare sul fatto che la terza o quarta destinazione turistica del mondo abbia una compagnia di bandiera allo sfascio.
Comunque, facciamo una scommessa.
Adesso la si privatizza, vero?
Perfetto. Allora io scommetto che: 1) o arrivano stranieri seri, e allora magari ci si salva in corner (seppur perdendo un pezzo di sovranità), 2) oppure la prende un furbetto riformista (quello che preferisci, da Colaninno a Coppola, da Consorte a Gnutti), chiude baracca e burattini, vende gli aerei alle peggiori compagnie del mondo (ché solo quelle se li comprerebbero) e fa speculazioni edilizie sui terreni della società; il tutto mentre lo stato si sobbarca la cassa integrazione dei lavoratori, of course.
Oppure non se la fila nessuno. E toccherà chiuderla.
Tonino, una parte importante della sinistra ha capito che la meritocrazia e' piu' giusta dell'assistenzialistmo.
Michele: questa è un'affermazione generica e retorica. Un po' come quella dell'altro commentatore che si era fissato col dire che ci volevano più giovani in politica. Bhe, sì grazie. Ma come? Chi ti ha detto che il liberalismo sia l'unico a porsi questo problema? Il punto è che soluzione ti dai per fare avanzamenti su una determinata tematica sociale e qui si differisce a seconda delle correnti e delle impostazioni di pensiero: come modernizzi l'Italia preservando una giustizia sociale? Anzi ti dirò di più: come modernizzi l'Italia e basta, perché puntualmente da noi si scopre che chi si fa araldo di queste parole d'ordine, come per esempio l'efficientismo o la gestione manageriale delle strutture pubbliche è il primo a disattenderle quando tocca a lui decidere.
E' fumo, è retorica, che serve ad accreditarsi dando del 'vecchio' a chi cerca di affrontare concretamente la cosa. Siamo in Italia ragazzi. Il paese in cui Berlusconi è andato al potere proponendosi come moderato e campione della libera concorrenza: gli è stato possibile perché da noi c'è terreno fertile per questo scollamento delle intenzioni dalle azioni.
Facciamo un'analisi senza pregiudizi di ogni singola misura di ispirazione liberista presa in Italia negli ultimi 10 anni e vediamo quelle che hanno funzionato, quelle che sono andate inscì inscià e quelle che hanno prodotto disastro.
Poi si può anche discutere serenamente tra persone di convinzioni diverse su ciò che ha senso fare in futuro. Ma non accreditatemi come superpartes e innovatore il primo che fa delle banali osservazioni, magari avendo una sua visione e un suo progetto di affermazione tutt'altro che neutrale.
Ah, poi contiamoci però. Io posso dire che una parte importante della sinistra gradisce il gelato al pistacchio e i fazzoletti indaco: prova a contestarmi.
Oberon: Che il PD non debba essere markista ormai è assodato, come pure che debba essere liberal (che non è il liberismo economico).
Se del Partito Democratico fosse assodato qualcosa non avrebbero tutte queste difficoltà :)
Non è difficile trovare modelli politici culturali di riferimento in Europa.
Insomma, i progressisti europei hanno tutti i nostri stessi problemi di ridefinizione di se stessi... Solo che il nostro contesto di paese è in condizioni molto peggiori.
Daniele: Mi sembra una visione un tantino caricaturale.
Non so se Marco conosca Rossi, prima di oggi non l'ho mai sentito nominare, o vada ad indovinare ma meglio la sua approssimazione che la quiescenza degli altri. Se uno mi dice che è liberale lo prendo alla lettera e vado a vedere che hanno combinato quelli che si sono identificati così prima di lui. Ha ragione Marco, sottoscrivo pienamente.
Anche se a dire il vero non mi preoccupo di lui, ma dei miei pari, cioè di voi. Prima andava bene Moretti che chiedeva qualcosa di sinistra in contrasto con il riformismo dell'establishment DS, ora va bene Rossi che chiede più riformismo. Fatemi capire.
C'è poco da scherzare sul fatto che la terza o quarta destinazione turistica del mondo abbia una compagnia di bandiera allo sfascio.
ditto.
Liberalismo e privatizzazioni in casi come questi sono slogan per il popolino, ma che possono avere conseguenze amarissime. Ci vuole qualcuno che conosca a fondo il problema e che non si faccia incantare dagli slogan per risolvere una situazione di quel tipo. Poi può venire dal management, può essere un interno, può essere un tecnico, può essere un sindacalista, ma deve avere una chiara idea della situazione reale.
Alitalia sarà probabilmente venduta. Entro breve dovrebbe essere approvato un accordo USA-UE, "cielo aperto" che favorirà ulteriormente liberalizzazioni e riassetti. Anche qui mai fermarsi alle apparenze: tra noi e loro chi sta facendo più resistenze sono, guarda un po', i nortamericani, che non vogliono cedere sul controllo in mani straniere di compagnie nazionali...
A parte una certa confusione che fate dei termini liberale e liberista (nessuno e perfetto ma certo non lo dice il dottore di intervenire in blog politici se mancano le basi terminologiche).
Questa paranoia aggressiva verso i riformisti (o socialisti liberali - feccia del calibro di Rosselli, Bobbio, gli azionisti...) mi ricorda l'astio ad inizio del secolo scorso dei comunisti verso i socialdemocratici. I primi hanno creato cose come l'Unione sovietica, la corea del Nord, la Cambogia i secondi robette come lo Stato Sociale, i modelli socialdemocratici nordici...
Se è per questo, Daniele, lo Stato sociale l'ha fatto anche Bismarck, che, come dire, non era proprio un socialista liberale. E pure Mussolini, dio ce ne scampi. E, allo stesso tempo si può dire che, paradossalmente, la flessibilizzazione/precarizzazione del mercato del lavoro l'hanno fatta prima i governi di centrosinistra (pacchetto Treu) con i comunisti dentro che non quelli di centrodestra. Come pure le privatizzazioni finte, senza liberalizzazioni e con svendita di patrimonio pubblico agli amici degli amici, quelli del salottino (Autostrade a Benetton, Telecom, allora, ad Agnelli, ecc.). Temo in questa Italietta il rigore lessicale delle categorie della storia e della filosofia politica valgano un po' il tempo che trovano. Non ce n'è uno (a sinistra e a destra) che non si dica riformista democratico, liberale... boh!
Come diceva Gaber: "siamo tutti liberali, liberisti, libertini, liBertinotti... liberi tutti!". Ciao, d.
Se è per questo, Daniele, lo Stato sociale l'ha fatto anche Bismarck, che, come dire, non era proprio un socialista liberale. E pure Mussolini, dio ce ne scampi. E, allo stesso tempo si può dire che, paradossalmente, la flessibilizzazione/precarizzazione del mercato del lavoro l'hanno fatta prima i governi di centrosinistra (pacchetto Treu) con i comunisti dentro che non quelli di centrodestra. Come pure le privatizzazioni finte, senza liberalizzazioni e con svendita di patrimonio pubblico agli amici degli amici, quelli del salottino (Autostrade a Benetton, Telecom, allora, ad Agnelli, ecc.). Temo in questa Italietta il rigore lessicale delle categorie della storia e della filosofia politica valgano un po' il tempo che trovano. Non ce n'è uno (a sinistra e a destra) che non si dica riformista democratico, liberale... boh!
Come diceva Gaber: "siamo tutti liberali, liberisti, libertini, liBertinotti... liberi tutti!". Ciao, d.
Sì,in questa italietta anche a fare quoting ci sono grossi problemi
No sono io che sono andato in confusione tra i nick. pardon. Cercate di firmarvi in modo univoco.
Come pure le privatizzazioni finte, senza liberalizzazioni e con svendita di patrimonio pubblico agli amici degli amici, quelli del salottino (Autostrade a Benetton, Telecom, allora, ad Agnelli, ecc.). Temo in questa Italietta il rigore lessicale delle categorie della storia e della filosofia politica valgano un po' il tempo che trovano. Non ce n'è uno (a sinistra e a destra) che non si dica riformista democratico, liberale... boh!
Appunto.
ciao
lasciando perdere il termine "feccia", non è che veda molti Bobbio o Gobetti oggi in Italia. Polito sa chi erano costoro? e i leaderini milanesi? davvero non è astio e tantomeno per la denominazione storica. è che ci son molti politicanti che sfottono. che cosa costerebbe loro dire "sono un erede di Craxi"? voti. ma a parte quello sono molto più eredi di Craxi (o fuffologi tout court) che non "riformisti", caro Daniele.
Carolina
Brava Carolina!
L'astio o presunto tale verso questi sedicenti "riformisti" è dovuto al fatto che le riforme che vorrebbero fare sono tutt'altro che dettate dal loro spirito liberale: molto più prosaicamente, questi vorrebbero affondare la separazione dei poteri politico e giudiziario. Anche la tragica situazione del precariato è dovuta alle loro menti brillanti.
Polito non è Bobbio!!
è una stronzata parlare di sinistra liberale, è come parlare di destra socialista. xke' si parla di sinistra liberale e non di destra socialista?
E' arrivato Max a riscrivere la politica del Novecento. Eh no amico mio, informati, a parte che il socialismo di destra esiste (non ci crederai ma molti in Forza Italia sono socialisti), la sinistra liberale (o liberal-socialista) è sempre esistita.
Oggi, più che mai, deve essere il nuovo timone del progressismo italiano. Trovare la sintesi tra liberismo e socialismo (lo stato sociale efficente) è la nuova sfida.
Rossi è troppo legato al liberalismo duro e puro che certamente, quello, di sinistra non è.
se la sinistra liberale (o liberal-socialista) non esiste, qualcuno allora mi potrebbe spiegare chi sono o da dove vengono fuori Tony Blair o Zapatero? due craxiani forzisti? oppure avevano la tessera di rifondazione anche loro e io non lo sapevo?
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Max sul socialismo liberale hanno scritto Gramsci e Togliatti, ma neppure per denigrarlo, anzi.
Poveri noi, questi pure il socialismo reale l'hanno digerito male.