Corrotti e rimborsati
di Marco Travaglio
Un disegno di legge appena varato dal governo Prodi e firmato dal ministro della Funzione Pubblica Luigi Nicolais stabilisce il licenziamento automatico dei dipendenti pubblici condannati per corruzione, o concussione o peculato a pene superiori ai 3 anni. Anche se la pena è arrivata in seguito al patteggiamento. Oggi quell’automatismo non c’è: per licenziare un condannato bisogna aspettare il procedimento disciplinare della sua amministrazione, con tempi lunghissimi che si aggiungono a quelli biblici del processo penale. E oggi, soprattutto, il patteggiamento non vale una condanna: profittando dell’ambiguità della legge,c’è sempre qualche furbacchione che dice «è vero, ho patteggiato, ma non perché fossi colpevole: solo perché volevo levarmi dai piedi il processo e stare tranquillo». Siamo pieni di sedicenti innocenti che, a sentir loro, concordano col giudice anni di galera pur non avendo fatto nulla. La furbata serve ovviamente a mantenere un simulacro di rispettabilità sociale e, soprattutto, a scansare le sanzioni disciplinari. Con la legge Nicolais patteggiamento e condanna vengono finalmente equiparati: almeno per i pubblici dipendenti che superano i 3 anni. Ma fatta la legge, trovato l’inganno: secondo un’inchiesta di Gian Antonio Stella sul Corriere, i condannati per corruzione a più di 3 anni sono il 2% del totale. Tutti gli altri, grazie allo sconto di un terzo previsto dai riti alternativi (abbreviato e patteggiamento), si fermano sotto la fatidica soglia. Quindi il 98% dei condannati per corruzione resterebbero tranquillamente al loro posto, stipendiati coi nostri soldi. A meno che il governo non corregga la legge, prevedendo semplicemente il licenziamento di tutti i condannati, a un mese o a 10 anni non importa. Se ne potrebbe parlare a Caserta, se Mastella non se ne ha a male: chi ruba denaro pubblico, pochi euro o molti milioni fa lo stesso, deve sapere che sarà cacciato. Punto e basta. Anzi, non basta ancora. Una seria bonifica della Pubblica amministrazione, oggi infestata dai pregiudicati, esige un altro intervento urgente: la cancellazione della legge ex Cirielli, che dimezza i termini di prescrizione anche per la corruzione. Fino a due anni fa il corrotto che veniva scoperto era quasi certo di esser condannato in tempo utile, visto che il reato si prescriveva in 15 anni: quanto bastava per celebrare i tre gradi di giudizio. Dal 2005, grazie all’ex Cirielli, la prescrizione scatta al massimo dopo 7 anni e mezzo dalla commissione del reato: basta avere un mediocre avvocato armato di cavilli, o un avvocato parlamentare che fa slittare le udienze perché impegnato alla Camera, per essere sicuri di farla franca. Perché mai uno dovrebbe accettare uno sconto di pena col patteggiamento o con l’abbreviato, se resistendo in giudizio ha la certezza di non avere alcuna pena? Ultima questione: il presidente dell’Eni Paolo Scaroni, per dirne uno, ha patteggiato 1 anno e 4 mesi perché, quand’era alla Techint, pagava mazzette al Psi in cambio di appalti dall’Enel. Berlusconi lo promosse presidente dell’Enel e poi dell’ Eni. L’incensuratezza è richiesta solo ai dipendenti, o anche ai dirigenti pubblici? Come lo si spiega a un impiegato che lui dev’essere incensurato, mentre il suo capo può essere pregiudicato? E la regola Nicolais vale solo per il pubblico impiego o si estende al Parlamento e al governo? Difficile immaginare qualcosa di più «pubblico» di Montecitorio, Palazzo Madama e Palazzo Chigi. Eppure in Parlamento siedono 25 condannati definitivi (più una sessantina di imputati o indagati). Soprattutto per corruzione (18 casi). Tutta gente che, in base a una legge dello Stato, non può sedere in un consiglio comunale, provinciale o regionale, dove i pregiudicati sono ineleggibili.In Parlamento invece sono eleggibilissimi.L’altroieri il presidente dell’Antimafia Francesco Forgione invocava sull’Unità «una bonifica della politica» con «un censimento dei funzionari pubblici con processi in corso o sentenze in giudicato che seguitano a operare dove han commesso il reato».Fantastico. Ma si dà il caso che, nella sua Antimafia, i presidenti delle Camere abbiano appena nominato due condannati per corruzione, Vito e Pomicino, e che Forgione li abbia difesi. Ora sarà divertente spiegare a un impiegato delle Poste condannato per corruzione che deve lasciare il suo ufficio, ma, se vuole, può diventare deputato. E,se fa il bravo, pure commissario antimafia.
Mi spiace dover intervenire, caro Travaglio, ma nel nostro ordinamento la destituzione di diritto (art. 85 d.P.R. n.3/1957) è stata cancellata con sentenza della Corte costituzionale 14 ottobre 1988, n. 971.
Ho letto il ddl Nicolais, che tende a tagliare ogni via di fuga dalle responsabilità disciplinari del dipendente condannato, qualunqe essa sia la sentenza di condanna, però al termine di un procedimento disciplinare con termini ben definiti già nella vigente lesislazione e con pesanti sanzioni dei comportamenti omissivi o errati dei responsabili di tali procedimenti, che comporta la prescrizione dei procedimenti a carico degli incolpati: condanna a pene pecuniare da parte della Corte dei conti per danno all'immagine della Pubblica Amministrazione e segnalazioni alla Procura della Repubblica per dolo o colpa grave.
Pienamente d'accordo contro l'altra scandalosa situazione, dei parlamentari con precedenti penali che restano tranquillamente al loro posto e, talvolta, sono nominati senatori a vita.
Dubito che sarà mai adottata una legge che li mandi a casa, automaticamente e per qualunque condanna a pena detentiva anche minima, come dici tu 'da un mese a dieci anni".
Inoltre, l'istituto della prescrizione del reato nel campo penale non ha dignitià di principio costituzionale e, a mio avviso, dovrebbe essere del tutto cancellato dall'ordinamento giuridico.
...e dagli con sta bufala per cui la prescrizione sarebbe istituto non di rango costituzionale. Quale mai aberrante dottrina arriva a sostenere una simile bestialità?! Il processo è giusto (come da diritto costituzionalmente sancito) se é di ragionevole durata. Bisogna aggiungere altro? O ci si ariva da soli?
Ma, a parte gli strafalcioni in materia di diritto costituzionale, la cosa più assurda é che ci si scandalizzi per l'esistenza della prescrizione (esiste in tutti gli ordinamenti occidentali e risale a un principio sancito fin dal diritto romano) e non per il fatto che in sette anni e mezzo non si riesca a processare un imputato? In sette anni e mezzo si costruisce una linea metropolitana. Ma, in italia, c'é chi sostiene che siano pochi per giungere a una sentenza definitiva. Con il numero di magistrati tra i più alti in europa!!! Che la colpa sia degli avvocati (che contano un fico secco in un sistema in cui Giudice e PM sono colleghi e interscambiabili) é spiegazione che fa ridere i polli. E può sostenerla solo chi non sa o chi é in malafede. Però, invece di prendersela con la disfunzione e le sue vere cause (prima su tutte l'assoluta improduttività dei magistrati), si sostiene che andrebbero ampliati o, addirittura, aboliti i termini entro cui un cittadino ha diritto (sottolineo: diritto) di sapere se lo Stato lo ritiene meritevole di punizione o emo. Così, magari, uno può essere processato a settant'anni per una rissa in cui fu coinvolto da diciottenne. Come se, per scongiurare i ritardi dei treni, si lasciassero indeterminati gli orari di arrivo.
E come al solito Giuseppe parla di cose che non conosce. La produttività dei magistrati negli ultimi 10 anni è sempre aumentata, i fondi sono sempre diminuiti e gli interventi legislativi sono sempre (con qualsiasi governo di qualsiasi colore) andati ad incidere negativamente sulla durata dei processi.
La giustizia in Italia funziona male per determinate scelte legislative.
Purtroppo da quando c'e' stata Tangentopoli la casta della politica si è chiusa a riccio e ha fatto in modo che un'altra tangentopoli non potrebbe mai più verificarsi.
produttività salita: e allora i milioni di procedimenti pendenti?! Fra poco si inaugura l'anno giudiziario. Vedremo se mancheranno le consuete giaculatorie circa lo sfascio della giustizia penale.
interventi legislativi che allungano la durata dei processi: quali?! Si é pure introdotto il patteggiamento allargato per diminuire il numero dei dibattmenti e alleggerirne il ruolo. Si é tolto l'obbligo del consenso del PM al rito abbreviato sempre per lo stesso motivo. Non diciamo scempiaggini...
Quanto ai fondi in calo; come mai se si tratta di trovare qualche centinaio di migliaia di euro per intercettare il vip di turno saltano subito fuori. Se invece il cittadino normale é rimasto vittima di una truffa la possibilità che il reato si prescriva (anche prima della ex cirielli visto che i termini sono rimasti gli stessi) e che il colpevole la faccia franca, é prossima al 100/100. Problemi di fondi, di scelte legislative (ripeto: quali???!!!) o, più semplicemente, inerzia, sciatteria, scarsa professionalità, atteggiamento da casta burocratica,iresponsabilità per le proprie mancanze?
Basterebbe fare come in America: se un processo inizia prima della prescrizione, esso continua fino alla sentenza. Amen.