Abolire il comune di Palazzo Marino?
Ogni tanto, qualcuno fra i cantori dello "stato minimo" e della "deregulation" se ne vien fuori con la proposta di abolire le provincie; anche recentemente, l'idea è stata rilanciata da Carlo Tognoli, col fine di ottenere "riduzione della spesa pubblica". Gli argomenti mi paiono superficiali (a voler essere benevoli), ma il tema di un riordinamento delle autonomie locali, invece, è serio. Dalla Pubblica Amministrazione dobbiamo pretendere innanzitutto "efficacia", cioè capacità di soddisfare i bisogni e le richieste dei cittadini, poi anche "efficienza" cioè capacità di raggiungere i propri obiettivi spendendo il minimo a parità di risultato. L'Ente locale però, per capire i bisogni dei cittadini e modellarsi per rispondervi, deve anche avere un "autogoverno democratico".
Quale livello di servizi proporsi, è un problema politico di enorme importanza, che non tratterò qui; immaginando per un momento di godere di una PA efficientissima, evidentemente si può voler spendere di più per ottenere servizi "scandinavi" oppure scegliere di "risparmiare", di avere tasse più leggere, accontentandosi di prestazioni minori: è chiaro che questa decisione non c'entra nulla con l'ordinamento della Amministrazione. Invece, una volta fissato il livello di prestazioni, restano in campo un problema tecnico (come articolare le funzioni sul territorio) e un problema politico (dove mettere i livelli di autogoverno).
Direi di far valere un principio generale: mettere le strutture tecniche il più possibile vicine ai problemi che devono trattare (quindi farle agire su aree piccole), ma dando loro una estensione di territorio tale da permettere di pagare specialisti con le competenze giuste (quindi, su aree non troppo piccole!).
A Milano, per esempio, ciò vuol dire trasformare le zone in Municipi: non è questione di nomi, ma di dar loro pieni poteri e autonomie per la gestione delle funzioni esistenti: servizi di stato civile, manutenzioni (di edifici pubblici, verde, strade), vigili urbani, controllo di quel che fanno AEM, AMSA, l'acquedotto, ecc. Probabilmente, anzi, le attuali zone (da oltre 100.000 abitanti) sono ancora troppo grandi per essere veramente vicine ai cittadini: le aveva disegnate così grandi Del Debbio, si dice per assicurarsi che in ciascuna di esse vincesse sempre il centro destra…. Invece sarebbero migliori municipi sui 30 -50.000 abitanti, che è il livello minimo perché non sia troppo costoso decentrarvi i tecnici.
D'altra parte, nei Comuni troppo piccoli mancano le competenze, e magari anche la visione ampia: nei nostri anni di mobilità facile, interrelazioni fra centri e purtroppo interdipendenze, non deve più succedere che due piste ciclabili fra paesi vicini arrivino entrambe ai confini del comune, però in due punti diversi. Dobbiamo avere il coraggio di lasciar da parte la tradizione, la storia, le gelosie tra vicini e, nonostante la simpatia che ci ispirano, i microcomuni devono essere fusi insieme.
Le attività di programmazione / innovazione / investimento, invece, hanno ambiti di competenza ottimale piuttosto grandi, diversi e specifici per ciascuna, ad esempio:
- il trasporto e l'ambiente vanno regolati unitariamente su tutta l'area interessata dal flusso giornaliero dei pendolari; - l'acqua deve essere gestita con riferimento a bacini idrici definiti dalla geografia; - non capirei perché i servizi sociali debbano avere comportamenti diversi a viale Monza, a Sesto S.Giovanni e a Corsico; - perché la Maiolo deve "promuovere iniziative per la rilocalizzazione delle imprese" solo fino a via Ripamonti? Fa ridere soltanto a leggerlo. (Poi, magari, noi pensiamo che, data questa giunta, è meglio così; ma non è una giustificazione sufficiente per questa bizzarria).
Due conseguenze:
- ben poche funzioni tecniche hanno come ambito naturale i confini del comune, come li ha disegnati il regime nel 1923. Allora si è innovato, perché oggi non saper cambiare di nuovo? Aboliamo il Comune di Milano!
- c'è bisogno di un ente di secondo livello (più grande del municipio, ma più piccolo della regione), ma non c'è ragione di forzare esattamente entro lo stesso confine ("di provincia" o di "area metropolitana" che sia) esigenze tecniche diverse, che possono riferirsi ad aree differenti.
Infine, le Regioni servono: secondo l'OCSE (Territorial Review 2006), su Milano gravita un'area economico-sociale da 7 milioni di abitanti, estesa da Novara a Lodi e su quest'area dovrà essere pensata, ad esempio, la politica industriale locale; sulla stessa scala "regionale" devono essere valutate e decise le grandi infrastrutture (Brebemi sì o no? È come chiedersi se Brescia gravita su Milano o si raccorda ad una area intermedia lombardo veneta con Mantova e Verona).
Però i confini delle regioni devono essere ripensati; la storia, la tradizione sono un aspetto del problema, non l'unico. Novara con Torino o con Milano? E Piacenza? La Vallée d'Aoste deve ancora essere una "regione autonoma"? Pesaro con Ravenna o con l'area del Tronto? A queste domande dobbiamo rispondere guardando alle interrelazioni del 2010, non ai confini della Repubblica di Genova o ai risultati di una battaglia del'500.
Tre livelli di competenza amministrativa, dunque, e io direi anche tre livelli di autogoverno per gestirli (municipio, livello intermedio e regione); del resto i livelli delle autonomie locali sono tre o più anche in tutti i grandi paesi europei. Visto che, nel livello intermedio, l'estensione delle aree di competenza tecnica sarà diverso per i diversi servizi, si dovrà accettare qualche compromesso per stabilire il confine della competenza di autogoverno; ma tutto ciò non mi sembra disastroso.
Sopprimere il livello intermedio, invece, di per sé, non servirebbe neanche ad evitare gli sprechi, le sovrapposizioni, le inefficienze, le consulenze facili, il burocratismo. Sarebbe soltanto rinunciare a gestire i fenomeni con lo sguardo un po' al di sopra dei confini del comunello. E' questo che volete, cari fautori dello "stato minimo", del "primato del mercato"? Dal vostro punto di vista, lo capisco; ma permettetemi di non essere d'accordo.
Per evitare gli sprechi e tutte quelle altre brutte cose, invece, forse basta un po' di serietà. Tipo non ingaggiare 54 amici per ringraziarli delle benemerenze passate. O no?
15.01.07 07:59 - sezione
milano