Tutti a casa
di Marco Travaglio
Nelle celebri «Vacanze intelligenti» di Alberto Sordi, la signora Erminia, affettuosamente detta «la buzzicona», si accascia stanca morta su una sedia della Biennale di Venezia senz’accorgersi che si tratta di un’opera in esposizione. Di lì a poco un gruppo di turisti americani, dopo aver decantato il valore artistico di quella «sedia con signora grassa», offrono alcuni milioni di dollari per acquistarla. La poveretta, quando torna il marito dalla toilette (Sordi), gli racconta tutta sconvolta: «Augu’, ‘st’americani me se volevano compra’ pe’ dieci mijoni!». Oggi, con lo stesso stupore di Erminia la Buzzicona, apprendiamo che Alfredo Meocci, nonostante le apparenze, vale addirittura 14,5 milioni di euro: tanti ne ha pagati la Rai, con i nostri soldi, all’Authority delle Comunicazioni che l’aveva multata per averlo nominato nell’estate del 2005 direttore generale sebbene incompatibile per via del precedente incarico all’Agcom. Anzi, siccome la Rai ha pagato in ritardo, la multa è salita a 16 milioni. E ora, se tutto va bene, il valore di Meocci potrebbe addirittura lievitare a 30,5 milioni (61 miliardi di vecchie lire), visto che l’Agcom starebbe per rifilare a Viale Mazzini un’altra multa di 14,5 (salvo ritardi) per aver nominato Meocci direttore di Rai International. Se la nomina a dg era stata votata dai soli 5 consiglieri della Cdl (con la furba astensione di Petruccioli), la seconda a Rai International ha avuto l’unanimità, con i consensi anche dei centrosinistri, impietositi da questo caso umano condannato a pagare a sua volta 370 mila euro per la prima nomina illegale. Potevano i Magnifici Nove consentire che Alfredone, che per un anno aveva percepito uno stipendio non dovuto, mettesse mano al portafogli per pagare l’ammenda di tasca sua? No che non potevano. Così, alla chetichella, l’han promosso direttore di Rai International, con uno stipendio di 800 mila euro, così da accollare a Pantalone anche la sua multa. Sventuratamente la cosa è stata scoperta dall’Agcom e dalla Procura di Roma: la prima ora medita un’altra multa, la seconda potrebbe procedere per abuso d’ufficio non solo per la prima nomina (a carico dei polisti), ma anche per l’ultima (a carico di polisti e unionisti).
Il fatto strepitoso è che Meocci è incompatibile da quando aveva i calzoni corti, ma nessuno se n’è mai accorto. Dipendente Rai come vicecaposervizio del Tg1, si mise in aspettativa a fine anni 80 per darsi alla politica. Prima nella Dc, poi nel Ccd, poi nell’ Udc, fu consigliere e assessore comunale a Verona, poi deputato e membro della Vigilanza sulla Rai: sorvegliava l’azienda di cui era dipendente. Nel ’96 divenne membro dell’Authority e scrisse alcune sentenze che riguardavano la Rai di cui era dipendente. Strepitoso. Ma nel paese di Pulcinella nessuno ci fece caso e Alfredone tirò diritto. Due anni fa passò direttamente dall’Agcom alla direzione Rai per volontà di Berlusconi e dunque della Nazione. «Un caposervizio promosso direttore: c’è speranza per tutti», si disse nei corridoi della Rai. Una storia a lieto fine, più strappalacrime di Cenerentola, che faceva dell’Italia il nuovo «paese delle opportunità» al posto dell’America. Purtroppo la nomina era vietata dalla legge, tant’è che per votarla i consiglieri della Cdl pretesero dal ministro Siniscalco un’assicurazione anche sulla «colpa grave». Come dire: la porcata la facciamo, purchè paghi Pantalone. A quel punto anche un bambino tonto avrebbe capito che, incompatibile come dg, Meocci lo era per qualunque altro incarico dirigenziale. Invece l’intero Cda fece finta di nulla e lo promosse direttore di Rai International,salvo poi degradarlo a caporedattore,ma troppo tardi. Con le conseguenze giudiziarie, contabili e politiche che vediamo: una catastrofe epocale che nemmeno una joint venture fra l’ispettore Clouseau, Mr. Bean e Magoo sarebbe riuscita a provocare.
Resta un mistero perché tanta brava gente abbia letteralmente perso la testa per un Meocci. Per la Bellucci o la Ferilli, si capirebbe. Per Meocci, questa specie di Bondi coi capelli, questo faccione levigato e paffuto, questo sederinodoro da spot del borotalco, non si spiega proprio. Ma non tutti i mali vengono per nuocere: senza di lui, il Cda petruccioliano degli inciuci,che è riuscito a tenersi financo Saccà e Del Noce, sarebbe durato altri due anni, al completo o riveduto e corretto. Invece, grazie a lui, s’avvicina il giorno del “tutti a casa”. Ci sarà costato un po' caro, ma ne sarà valsa la pena. Grazie, Alfredone.
"tutti a casa" !
speriamo presto, ma auguriamoci anche che la lezione sia servita.
io ne dubito.
serve mettergli le mani in tasca, a tutti, e, forse, impareranno.
:-(
vediamo se questo commento funziona.
i 5 consiglieri CdL del CdA della Rai hanno lamentato una aggressione mediatica contro di loro, avente lo scopo di far dimettere un consiglio di amministrazione regolarmente eletto.
gli stessi affermano che nella vicenda Meocci si sono comportati nel pieno rispetto della legge.
Alfredo Meocci è il candidato sindaco per il centro destra alle prossime elezioni comunali di Verona. Certi personaggi (cioè tutti questi personaggi) sono sempre sulla cresta dell'onda...