L’Italia malata chiusa nel suo guscio
di Elio Veltri
Sull'Unità on line ho scritto che il paese è davvero malato e ho ricordato un episodio del 1954 quando Pierre Mendès France fu incaricato dal Presidente della Repubblica francese di costituire il governo, nel corso di un colloquio che si trasformò in uno scontro durissimo perché Mendès non voleva accettare. La posta in gioco era la pace in Indocina, che in soli otto mesi di governo fu poi conquistata. Tre giorni prima di essere convocato all'Eliseo, Mendès, il cui motto era «governare è scegliere», in una intervista all'Express affermò: «La Francia può sopportare la verità». E l'Italia di oggi può sopportare la verità riguardante i molti problemi di cui i cittadini la ignorano? E i governanti, i quali indulgono al buonismo, sono in condizione di farla conoscere? I fatti recenti dimostrano che si preferisce lasciar correre piuttosto che intervenire quando i danni possono essere ancora ridimensionati.
Ne cito due: c'è voluto un giornalista dell'Espresso, Fabrizio Gatti, camuffato prima da raccoglitore di pomodori e poi da addetto alle pulizie, come solitamente avviene nei regimi autoritari e nelle dittature, per far scoppiare casi come quello della raccolta dei pomodori in provincia di Foggia e delle condizioni di sporcizia e degrado del policlinico Umberto Primo, degne di un paese in guerra e del quarto mondo, che tutti conoscevano, tranne le rispettive Regioni, i Sindacati, i Parlamentari, i Direttori generali ben retribuiti. Quasi fossero novità sconosciute ai più, mentre inchieste di questo tipo e denunce della invivibilità e degli sprechi enormi, erano state anticipate di almeno trenta anni.
Che il paese sia malato e la malattia sia grave lo dice il sondaggio condotto dall'Istituto Gallup in 54 paesi del mondo. Da esso emerge che l'Italia è uno dei paesi che guarda con maggiore pessimismo al futuro e con nessuna speranza alla politica e alla vita pubblica. Ilvo Diamanti su Repubblica (domenica 7 gennaio) ha commentato il sondaggio con queste parole: «Combiniamo felicità personale e infelicità pubblica». A pagina 8 dello stesso giornale Piero Fassino, in una intervista, una delle tante rilasciate in pochi giorni, dalle quali traspare l'angoscia a fare presto, rilancia la sua proposta per le riforme affermando che i partiti della coalizione hanno pochissimo tempo e che il centro sinistra, compreso il governo, rischia una sconfitta clamorosa.
Fassino si occupa delle pensioni, degli ammortizzatori sociali e della pubblica amministrazione. Cose importantissime, per carità. Ma non si occupa della politica. Mentre altrettanto decisivi sono i costi dei partiti e della politica, e non solo finanziari. Lo sfascio morale e civile del paese. Le condizioni insopportabili di illegalità che si ritrovano anche nella politica. La invivibilità delle nostre città a causa della violenza e della scarsa sicurezza. La corruzione che attanaglia il paese e non gli lascia scampo; la corruzione del linguaggio e delle coscienze che favorisce la prima. I conflitti di interesse che ammorbano e fanno a pezzi la Repubblica e che imperversano nei partiti e nella politica. Ignorare questi problemi significa condannarsi alla sconfitta anche quando ci si impegna con le migliori intenzioni perché costituiscono la causa prima dello scarsissimo appeal del progettato partito democratico.
Perché la politica viene intesa come pratica, nemmeno tanto efficace, di una miriade di consigli di amministrazione, senza vita, senza anima, senza passione. Il paese infatti è malato, nonostante i consumi siano a livello dei paesi più ricchi, le case in proprietà costituiscano l'85% del totale, la motorizzazione è la più elevata del continente, siamo campioni del mondo di telefonini anche se non ne produciamo uno.
Ma il senso dello Stato? E l'etica nella vita pubblica? E il rispetto delle regole? Gli italiani si chiudono in casa, nel loro privato e non hanno grande ottimismo, perché i servizi figli delle lottizzazioni e degli sprechi che i «protetti» e i ricchi non usano, non conoscono e si accorgono che esistono solo quando scoppiano gli scandali, fanno schifo nonostante gli aumenti delle tariffe; le istituzioni sono appaltate e occupate; il merito è una parola vuota che imperversa nei convegni. E quindi, come scrive Diamanti, la «società naviga senza ormeggi, senza fari».
Queste parole vanno nella direzione della rivoluzione culturale che questo paese deve fare se vuole continuare a considerarsi "occidentale" e "avanzato". Questa è la sfida più difficile del Governo!!!! Il Berlusconismo non è nient'altro che la conseguenza di quel modo di pensare figlio della tradizione della prima repubblica che non ha cessato di terminare in questa fase di transizione lunghissima dove gli attori sono sempre gli stessi!!! Se questo paese vuole cambiare deve Fassino investire pesantemente sui giovani. Su quelli che non hanno avuto a che fare con il modo di pensare della "prima Repubblica", su quelli che pur conoscendo il modo di pensare dei propri padri vogliono cambiare questo paese, su quelli che non gettano la spugna andando altrove a vivere "Civilmente" ricevendo il giusto merito di quello che danno, su quelli che rimanendo accettano la sfida al cambiamento. Riformare significa anche questo, oltre che alla discussione delle riforme tecniche. PS:Fassino sulla riforma delle pensioni deve invitare le nuove generazioni al tavolo della discussione!!! Forse la rivoluzione culturale è ancora possibile!!!
trovo questa retorica dei giovani un pò stucchevole, Vi rammento che furono i giovani a volere le gloriose giornate di maggio, che furono i giovani in maggioranza alla marcia su roma, che i giovani costituirono il bacino di coltura del terrorismo, che da almeno 20 anni i giovani votano in maggioranza centrodestra. Smettiamola con questi criteri da sottosviluppati per cui definizioni prive di alcun senso vengono accolte come verità. L'aver per anni chiesto il nuovo ha portato a berlusconi, che effettivamente era nuovo, ma non necessariamente meglio.
arcovazzi i giovani votano centrodestra...sicuro?
se prendi quelli usciti dalle università penso che meno del 20 % voti a dx...
Caro Arcovazzi, si guardi intorno e comprenderà il senso delle mie parole! Piantiamola con il considerare i giovani solo dei sovversivi! Guardiamo invece di dare ai più meritevoli quello che loro spetta, come per altro sancito dalla costituzione! I giovani non votano tutti centrodestra!!! Altro luogo comune!!!
nessuno dice che tutti i giovani votano cdx, sarebbe ridicolo. Le indagine postelettorali dimostrano che almeno dall'inizio degli anni 80 c'è una prevalenza del voto giovanile verso il centro destra mentre il centro sinistra è caratterizzato da un elettorato più maturo.
Bhe allora mi deve spiegare chi ha fatto vincere l'unione in questo paese alle scorse elezioni. Se alla camera votano schizofrenicamente gli anziani che decidono misteriosamente di dare un voto opposto e contrario al senato allora siamo di fronte non ad un elettorato maturo, ma ad un elettorato alla frutta, altrimenti la vittoria lo scorso aprile l'hanno data i giovani!! Che sia chiaro!