Se l’avversario è il poliziotto
di Roberto Cotroneo
Le immagini che tutti abbiamo nella memoria sono quelle di una camionetta della polizia che gira in tondo allo spiazzo della curva nord dello stadio di Catania, come una mosca impazzita, tra gruppi di giovani che lanciano sassi, tutti i sassi che possono.
La polizia da una parte, gli ultras dall’altra. Non abbiamo visto dei tifosi di parti avverse picchiarsi o scontrarsi, abbiamo visto un’altra cosa. Il bilancio degli ospedali catanesi è assolutamente chiaro: dei cento feriti medicati nei pronto soccorso della città, settanta erano poliziotti. C’è un secondo dato, trasmesso dalle agenzie di ieri: non ci sono stati scontri diretti tra le due tifoserie. Sarà stato per il cordone di polizia che li ha tenuti divisi, ma soprattutto perché l’obbiettivo dei violenti non erano i sostenitori della squadra avversa, ma erano le forze dell’ordine. Al punto che un ispettore di polizia è morto, e un altro è finito in prognosi riservata.
Al di là di tutti i legittimi ragionamenti sul campionato da fermare, sulle nuove regole, sulla trasformazione degli stadi e sul giro di vite nei controlli, qui ci troviamo di fronte a qualcosa che già da tempo sappiamo bene. E che abbiamo visto all’Olimpico e in altri stadi italiani. Certe frange violente delle curve, e poi cercheremo di capire veramente cosa significa questa espressione, sono una enclave senza legge che ha un imperativo: l’odio violento verso le forze dell’ordine. E che costruisce tutta la sua logica innanzi tutto su questo. La curva opposta, il tifoso nemico non solo non è più tanto nemico, ma talvolta diventa addirittura un alleato, un sodale, uno che combatte, paraddossalmente, dalla stessa parte.
Ora, tutto questo ha poco a che fare con lo sport, ma per ragioni diverse da quelle dette nelle lunghe dirette dagli inviati sportivi e dagli esperti. Non è un problema di sport e di violenza, e forse neppure un problema soltanto delle società sportive che fingono di non vedere cosa siano veramente le curve; e neppure una nuova versione delle violenze politiche di piazza che abbiamo visto negli anni Settanta. È invece un fenomeno sociale del tutto inedito e nuovo, che ha come palcoscenico lo stadio, e tutte le simbologie che lo stadio alimenta. Proviamo a fare ordine, indicando per punti quello che sta accadendo.
1. Qualunque sociologia spiega e non spiega. È facile dire: cerchiamo di capire chi sono questi ragazzi. Sottoproletariato urbano disperato? Violenti che mascherano le loro furie omicide usando a pretesto un calcio di rigore non dato? Sbocchi di violenza in una società dove la conflittualità è sommersa e mal tollerata. Troppo facile. Chiunque nella sua vita ha visto da vicino una curva sa bene che è trasversale, e che gli ultras possono venire da classi sociali, ambienti, e mondi diversissimi. Il collante apparentemente è lo sport. Quello vero è una sorta di forma di appartenenza che si alimenta da sola. E che ha a che fare con il luogo. Ho sentito i ragazzini, alle prime armi nelle curve dire con fierezza: «Qui in curva la polizia non ci prova a entrare». Un far west violento e impunito dove la parte più arcaica e ancestrale di certi tifosi viene fuori nel modo più imprevedibile. Non mi stupirebbe che molti dei ragazzi fermati risultassero dei giovani con un’esistenza apparentemente normale.
2. L’idea della guerra, la violenza legittimitata da una serie di voci impazzite che corrono e si sovrappongono una sull’altra, è un altro punto importante. Il nemico è la polizia. La polizia è l’ordine, la polizia rappresenta il mondo di fuori. E il mondo di fuori è il nemico, come nelle guerre. Se il confine è tracciato, e il confine è lo stadio, chiunque entri nello stadio per riportare la legalità va distrutto. È per questo che le tifoserie opposte non si scontrano: condividono lo stesso mondo, vivono lo stesso delirio di impunità ed extraterritorialità. Se a questo si aggiunge, e questo va detto con chiarezza, che le forze dell’ordine in uno stadio sono in numero comunque infinitamente piccolo rispetto alla massa minacciosa dei tifosi si capisce il terzo aspetto della questione.
3. Secondo le curve la polizia fa sempre qualcosa di ingiusto, picchia tifosi solo perché avevano una bandiera, e ha modi molto spicci per tenere sotto controllo le situazioni. Questo avviene perché la paura, là dentro, vale per tutti. Anche se un poliziotto è armato e protetto, risulta difficilissimo mantenere la calma da solo di fronte a dieci tifosi violenti e incontenibili. Le curve sono piene di leggende sulla polizia che invade, reprime, e picchia. In certi casi può essere accaduto, in certi casi accade. Ma è chiaro che queste leggende sono il collante per scatenare appena possibile reazioni violente e criminali.
4. Il branco allargato. Tutte le violenze illogiche obbediscono a regole di emulazione. C’è premeditazione nel confezionare una bomba carta, destinata ai poliziotti. Spesso non c’è consapevolezza delle conseguenze. L’enormità di quello che è accaduto a Catania non si può spiegare solo con il disagio violento di una generazione sbandata. Ma con una inconsapevolezza che sposta sempre un po’ più in là il senso del limite. E quando iniziano gli scontri non è più possibile fermare niente. Gli stadi sono luoghi emotivi, e - mi si passi il termine senza che possa apparire riduttivo - tutto è su un piano elementare. La polizia è cattiva e io la carico, cerco di lapidarli, cerco di lanciar loro i miei ordigni rudimentali. Nessuno può sapere se ci sia o no una volontà iniziale di uccidere, ma certo da un certo momento in poi uccidere e non uccidere non fa più la differenza, si è entrati in una forma di sadismo paranoide, e per certi versi inconsapevole, che vuole un crescendo sempre maggiore.
5. Stato e antistato. L’odio per la polizia che è all’origine dei disordini degli stadi non ha una matrice politica, e quando viene esibita è un paravento ingenuo. Invece l’odio per la polizia ha una matrice etnica. Dove l’etnia di sangue e di razza, che è appartenenza, è sostituita dall’appartenenza del tifo per una squadra.
6. Tutte le guerre etniche vogliono un territorio, una sorta di “sangue e suolo”, che è lo stadio, e i luoghi adiacenti allo stadio. L’enclave dove parte la logica della violenza è lo stadio, che diventa il centro di tutti i comportamenti violenti e criminali. Sarebbe interessante capire se negli ultimi anni siano diminuiti gli episodi di teppismo e di violenza lontano dagli stadi (stazioni ferroviarie, treni, centri storici delle città, etc.) e se invece ci sia stata una recrudescenza ancora maggiore di violenza proprio là, nel luogo simbolico dove si consumano tutti i drammi. Con ogni probabilità è così, perché questo di oggni non è solo più tifo violento, e non è solo più violenza sociale. È qualcosa di più e di peggio.
7. Questo spiega perché i commentatori sono sempre meno attrezzati a comprendere quello che sta accadendo. Ragionando in termini di tifo calcistico, per quanto malato e drammatico, non si capisce quello che avviene. Ragionando solo in termini sociali e sociologici, non si fa altro che riproporre certi schematismi che spiegano con lo stesso metro ogni cosa: gli anni di piombo, come il ‘77, come lo stadio.
8. È molto bello dire che allo stadio dovrebbero andarci le famiglie con i bambini, con i popcorn e le bandierine, e che così dovrebbe essere. È molto piacevole pensare un giorno a degli stewart gentili che se stai in piedi sul sedile della tribuna, con un gesto cortese ti invitano a sederti composto. Ma è una ipocrisia. Portare allo stadio le famiglie sarebbe come chiedergli di visitare le trincee ancora funzionanti di una guerra estenuante. O fargli fare un tour per i territori dove non si riescono a spegnere i focolai delle guerre civili. Non funziona in questo modo. Lo sanno bene i poliziotti, che sono consapevoli, ogni domenica di andare in guerra, e come in tutte le guerre, sanno che le regole, anche per loro, valgono fino a un certo punto. Il problema è riuscire a far capire che gli stadi sono diventati un teatro della violenza nel senso tecnico del termine, un territorio occupato che nessuno in tempi brevi sarà in grado di bonificare. Ma al massimo controllare.
9. Come per tutte le cose che contano in questi tempi, gli interessi sono altrove. Se un tempo il calcio aveva come teatro soltanto lo stadio. Se poi la radio prima e la televisione poi televisione hanno cominciato a trasmettere qualche partita, ma rimanendo lo stadio il luogo deputato al tifo e alla passione calcistica. Oggi i soldi corrono altrove. Gli stadi sono difficili da gestire economicamente. E gli incassi di un anno di una partita non bastano a pagare neppure lo stipendio di un buon calciatore. Il calcio si è trasferito del tutto sulle televisioni a pagamento, a suon di centinaia di milioni e miliardi di euro. E gli stadi come dei feticci abbandonati, hanno assunto un'altra identità. Fino a diventare il palcoscenico di un dramma come quello dell'altro ieri.
10. Se tutto questo sta avvenendo è perché, al contrario di quanto ci raccontiamo, e ci piace raccontare di noi stessi, questo è un paese, e da sempre, con una violenza sommersa, un Paese diviso, un paese irrisolto. Forse qui si trova il punto di partenza per una riflessione storica. Ma andava fatto prima. Ormai è davvero troppo tardi.
i signori commentatori non si rendono conto che stanno TUTTI, e dico tutti, pure persone sagge, oneste ed intelligenti come Gianni Mura, acqua ai molini dei vari murdoch, berlusconi, tronchetti provera.
la "virtualizzazione" del calcio cui siamo andati incontro negli ultimi 10 anni, che sara' ancora piuu' spinta dopo questi avvenimenti (che erano LARGAMENTE prevedibili), ha portato alla solita lontananza, tipica italiana, tra rappresentante e rappresentato.
in quanto a cotroneo, non so se viva in un altro pianeta, ma chiunque sia abituato ad avere a che fare con la strada e con i movimenti giovanili sa benissimo che gli ultras sono stati l'unica valvola di sfogo concessa, con relativa impunita', alla conflittualita' giovanile degli ultimi 20 anni.
in curva si formano e/o si radicano movimenti politici (di solito neofascisti), batterie di rapinatori, business di spaccio di stupefacenti o vendita di gadgets, in curva si forma il consenso per certi politici (mi vengono in mente gargano e gramazio a Roma, berlusconi a livello nazionale).
la curva e' la piazza illegale tollerata, un non-luogo dove scorrono tutte le pulsioni esplulse dalla moralita' andante.
ora si chiede con grande insistenza la chiusura delle curve dopo averle lasciate prosperare e dopo averne sfruttato tutte le possibilita', va benissimo, prepariamoci ad una nuova stagione di conflittualita' diffusa e permanente.
Mah, io sta riflessione proprio non l'ho capita.
Qual'è il punto? Cercare di capire? Porsi delle domande? Interrogarsi sul perchè?
E i motivi dovrebbero ricondursi ad una specie Blut und Boden legato allo stadio?
Ho ascoltato servizi ai TG e , in mezzo a tante castronerie e sensazionalismi da parte del giornalista di turno c'erano le frasi della gente comune. Che ricordano che scontri tra tifosi non ci sonno stati da anni, gli ultras odiano la polizia. E ciò si sa da tempo immemore, sono solo i giornalisti che non lo sanno.
Che andare in curva è una valvola di sfogo per una società dove si è repressi dal primo all'ultimo minuto. Non è "troppo facile" come dice Cotroneo. E' invece riconoscere che viviamo in un mondo feudale, corporativo e per nulla meritocratico che ad ogni esigenza risponde con un divieto. Il tutto mentre Clero e Nobiltà gozzovigliano e ogni tanto mandano i Cavalieri a randellare la Plebe o a difendere i loro privilegi.
L'essere incazzati prende forme diverse, più o meno politicizzate a seconda delle mode del momento. Perchè non mi risulta che tutti coloro che hanno fatto 68 o 77 siano poi diventati paladini della Plebe. L'ideologia era una coperta comoda, sotto c'è odio e disprezzo che può essere capito solo se si comprende quanto separati siano le tre sfere medioevali e che è un nuovo medioevo quello che viviamo.
In Italia si ama il Paese, ma si odia lo Stato.
Da sempre. Che cosa c'è quindi da capire? da spiegarsi? da interrogarsi? Tu mi schiacci e io mi sfogo come posso. L'uomo è un animale molto meno complesso di quanto si pensi, a mio parere.
Cavolo, finalmente qualcuno che l'ha scritto (e riportato)!!! Cosa diavolo c'entra il calcio con quello che è successo? E' stato chiaro e dimostrato che quelli andavano contro la polizia e si erano organizzati per ammazzare qualcuno di quei poliziotti. E' evidente!
Ma è meglio farci passare di mezzo il calcio (e fermare il campionato, che idiozia...), piuttosto che ammettere che quella gente va contro il poliziotto perchè il poliziotto rappresenta lo stato. E non è un caso che il "fattaccio" vero e proprio sia accaduto in una regione che la presenza dello stato l'ha sempre sofferta più di altre. Detto questo, altrove non è diverso: frequento l'Olimpico e so che "allegro folclore" ci sia in curva... Ma di fatto il morto c'è scappato a Catania. E qualcuno tra le alte sfere ci dovrebbe riflettere: ma non gli conviene fare mea culpa e lo sanno.
Non perdo neanche tempo a leggere il signore.
Mi ricordo invece di un ragazzo chiamato Spagna.
Quanti tifosi sono morti? Eppure a nessuno è mai saltato in mente di chiudere il giocattolo. Ora che muore un poliziotto apriti cielo. Che schifo. Che ipocrisia. Ma cosa si aspettavano? Era l'anno scorso che dovevano chiudere tutto, una volta scoperto il verminaio.
Non l'hanno fatto, quale migliore segnale per tutta la teppaglia autorizzata e sovvenzionata dai club?
Qualunque cosa decidano, troppo poco, troppo tardi.
Riporto per vostra conoscenza le parole degli Ultras della Curva del Milano (http://www.curvadelmilano.com/) a commento dei terribili fatti di Catania:
" Pur esprimendo il massimo umano rispetto per il dolore di chi ha perso una persona cara, la Curva del Milano comunica che in occasione dell'incontro col bolzano non rispetterà alcuna forma di tributo in onore di chi ha perso la vita applicando un decreto che ha sempre CRIMINALIZZATO chi ha la sola colpa di amare la propria squadra ed in virtù di questo sentimento è sempre stato disposto ad infiniti sacrifici.
Gli ULTRAS NON SONO CRIMINALI come il circo mediatico ha già ricominciato a dipingerli, gli Ultras del Milano non intendono accettare il solito becero coro di condanna da parte di chi non ha mai voluto ascoltare e confrontarsi sullo stesso piano.
Dall'entrata in vigore del decreto pisanu la CdM si è sempre schierata al fianco di tutti i gruppi Ultras del calcio che si sono adoperati per cercare un dialogo atto a sensibilizzare l'opinione pubblica su come la "repressione" non potesse che portare ad una esasperazione dei Tifosi ed a far crescere esponenzialmente l'avversione alle forze dell'ordine.
I dati recenti delle stesse questure dimostrano come il bersaglio principale degli scontri siano divenuti i "presunti" tutori dell'ordine che ricevuta "carta bianca" dal decreto, hanno cominciato una vera e propria persecuzione gratuita verso tutti coloro che abbiano anche solo l'apparenza di un Ultrà.
La Curva del Milano è convinta che se una riflessione si impone, essa non deve essere compiuta ancora una volta escludendo chi vive in prima persona il problema cioè i Tifosi.
Una volta per tutte ed oggi più che mai, chi si prepara all'ennesima stangata legislativa frutto del momento emotivo sarebbe bene tenga presente che l'ULTRAS NON E' UN DIVERSO.
ESSERE ULTRAS SIGNIFICA PASSIONE, DEDIZIONE, SACRIFICIO, ATTACCAMENTO ALLE PROPRIE TRADIZIONI, VALORI, IL TUTTO ESPRESSO ATTRAVERSO IL TIFO PER LA PROPRIA SQUADRA.
Se si vogliono studiare nuove normative si tengano presenti anche le esigenze ed il rispetto per tutti coloro che hanno il DIRITTO di organizzarsi per garantire il sostegno alle squadre per cui fanno il tifo e che rappresentano le proprie identità metropolitane.
Si dimostri RISPETTO quando si conducono allo stadio i gruppi organizzati, si dimostri RISPETTO all'interno degli impianti garantendo ai tifosi i servizi indispensabili, si dimostri RISPETTO quando si è sui vari terreni di gioco ricordandosi che Valore si rappresenta per loro, si dimostri RISPETTO per chi non chiede altro che contribuire a rendere lo "spettacolo" calcio ancora più bello col proprio colore ed il proprio calore."
Che schifo, praticamente dietro ad una formale condanna dei fatti di Catania, questi ultras (ma immagino molti altri, hanno paura di essere condannati a non vedere le loro squadre. Agli ultras, mi pare non interessi per nulla l'evento sportivo in se', ma dimostrare la loro aggressivita' e il loro senso di appartenenza tramite la tifoseria. Quindi il tifo e' fine a se stesso. Che ideali possono avere queste persone?
Rispetto all'articolo di Roberto Cotroneo qui sopra riportato, trovo molto piu' chiaro, serio e propositivo l'articolo di Beppe Severgnini sul Corriere:
"Dieci consigli per non vedere più l'indecenza
1. Togliere la polizia e i carabinieri dagli stadi. Ci pensino le società di calcio, a garantire la sicurezza. Le forze dell'ordine hanno di meglio da fare.
2. Abolire treni speciali, colonne blindate verso le partite etc... Provate a salire su un Intercity Milano-Roma, un giorno qualunque: insultate il personale, spaccate i vetri, sputate al vicino e urinate sui sedili. Vedrete cosa vi succede.
3. Chiedere a presidenti, dirigenti, allenatori e calciatori una presa di posizione netta contro gli ultras e le loro intimidazioni. Silenzio, omissioni e divagazioni saranno considerati complicità.
4. Punire con una multa di 30.000 (trentamila) euro i personaggi che si lamentano perché gli stadi si svuotano. Chi dà la colpa alla TV dovrà pagare una sovratassa del 20%. Chi sostiene che «la violenza è colpa del malessere profondo nella società» dovrà spiegare perché, allora, noi italiani ci divertiamo insieme ai concerti, sulle spiagge e nelle «notti bianche», e ci rispettiamo durante le manifestazioni politiche. Se non saprà rispondere, oltre alla multa, verrà costretto al silenzio fino al 2 febbraio 2012 (quinto anniversario della Vergogna di Catania).
4bis. Le squadre del Catania e del Palermo s'impegnano a versare un milione di euro ciascuna ai figli dell'ispettore Filippo Raciti. Le due società non ne hanno bisogno; i due bambini, sì. Le somme potranno essere inserite in bilancio alla voce «spese di rappresentanza».
5. Ricordare che gli amanti del calcio sono milioni, e gli ultras che amano giocare alla guerra sono poche migliaia. Certo, per alcuni di loro il tifo è ormai un lavoro (ben remunerato). Cosa possono fare, in futuro? Be', dedicarsi ad altro (canto, scacchi, lettura di classici orientali).
6. Chiudere automaticamente un programma televisivo appena gli schiamazzi superano un certo livello, e le genuflessioni verso gli ospiti (allenatori reticenti, calciatori ipocriti, ex dirigenti squalificati) superano il numero di 3 (tre) al minuto.
7. Gli stadi verranno ceduti dai comuni alle società a condizione di favore. Le società, con l'aiuto del CONI, si impegnano a rinnovarli, rendendoli luoghi piacevoli, puliti e sicuri. I calciatori contribuiranno col 15% del proprio ingaggio 2007-2008 a quest'operazione di rinnovamento del calcio italiano. Si venderanno alcune Porsche Cayenne in meno, ma l'industria automobilistica tedesca se ne farà una ragione.
8. I reati dentro e fuori gli stadi verranno perseguiti, giudicati e puniti secondo il codice penale (non occorrono leggi speciali; ci sono quelle normali). Basta insulti, minacce e lancio di oggetti. Basta striscioni aggressivi. Basta cori volgari e slogan violenti. Basta simboli razzisti. Il telecronista che definirà «bella coreografia» il lancio di razzi e fumogeni verrà imbarcato su un peschereccio d'altura per due settimane.
9. Gli esagitati negli stadi verranno identificati (siamo nell'era di Google Earth; e ci sono sempre i buoni, vecchi teleobiettivi). Punizione: non più il ridicolo (e aggirabile) divieto d'andare alla partita, ma lavori socialmente utili (assistenza ai disabili, cancellazione di scritte sui muri etc).
10. Tutti i giornalisti, gli scrittori e gli intellettuali che per anni hanno descritto le «guerre tra tifosi» come un fenomeno vitale, un'affascinante allegoria bellica, s'impegnano a passare una domenica dentro un cellulare della polizia, insieme a dieci ragazzi spaventati in divisa, e ci racconteranno le loro eccitanti esperienze."
Alberto, perchè tiri in ballo gli ideali?
Quante persone in Italia, nel Mondo hanno ideali?
Una infima minoranza. E se poi vuoi filtrare gli ideali secondo la tua visione (che immagino democratica, aperta etc), questo numero decresce ancora.
Che male c'è a voler essere parte di una tifoseria? Ad avere colori, cori e discorsi comuni?
Non so se qulcuno di voi ha mai letto il manifesto ultras per un calcio migliore (o roba simile). Ci sono tante proposte (numeri da 1 a 11, pochi stranieri, partite tutte insieme la domenica...) che piacerebbero al 99.9% dei tifosi, ultras o no. Ma non sono mai state neanche nominate in TV, dal "giornalista" di turno.
Io separerei l'essere tifoso accanito dall'essere un teppista, un assassino (in questo caso). Altrimenti facciamo a chi urla di più (e già i nostri politici si stanno sfogando con frasi vuote e di circostanza) e basta.
Andare in curva, per un tifoso, è una emozione bellissima. Cori, canti, bandiere, striscioni, colori... è una festa, una dichiarazione di amore per la propria squadra.
Va benissimo quindi il biglietto nominativo, i tornelli, i controlli, gli stewart, le telecamere e che chi viene preso a tirare roba venga spedito in galera. Ma almeno applicatele ste norme, non venite a proporre ogni volta leggi più assurde, che non vengono applicate e che riempiono solo la boca di chi le dice.
La certezza della pena. Basterebbe questo.
Comprendo che il limite è mio, ma a me il concetto di "una dichiarazione di amore per la propria squadra" fa venire l'orticaria.
scusate se la butto un po' sul ridere, pero' magari una bella messa allo stadio condotta da fratricidio potrebbe calmare gli animi. Non trovate?
Quella degli stadi è solo una manifestazione di disadattamento socio-culturale.
La polizia, personalmente non la tollero, ma sono piu che altro gli anarchici a detestarla, non tanto i neo-fascisti.
Nei tempi della guerra lo sport univa le nazioni e diveniva linguaggio tra i popoli, ora è solo un giro di soldi senza fine.
Per il resto è vero, i tifosi ultras sono spesso prese di mira dalle forze dell'ordine in maniera indecente, ma è anche vero che spesso si usano VIGLIACCAMENTE principi di competizione sportiva per usare provocazioni e violenza contro i "rivali" secondo questa presunta "dichiarazione di amore per la propria squadra".
I veri tifosi sono altri, i quali applaudono l'altra squadra quando la propria perde!
Non è infine vero che la polizia di catania-palermo è stata presa di mira dalle tifoserie, ma catanesi e palermitani non si possono vedere tra di loro e la polizia li ha solo divisi, evitando di farli incontrare sin da prima della partita!
Se non conoscete la realta del calcio e gli eventi deplorevoli di una simile partita, che restera nella storia del calcio italiano di fronte al mondo intero, fatevi un'idea andandoci allo stadio tra gli ultras!
Le squadre da sole non possono garantire l'ordine, quindi il blocco delle partite o il giocare a porte chiuse è direi sacrosanto!
L'unico modo che riesco a vedere, per risolvere la questione di violenza negli stadi, è ridare valore allo sport ELIMINANDO lo squallido giro di soldi che circola nelle societa sportive ..
PS: complimenti invece a quanti hanno SAPUTO fare ironie e strumentalizzazioni politiche su vittime innocenti e omicidi volontari, come volevasi dimostrare: ancora una volta!!
"È molto bello dire che allo stadio dovrebbero andarci le famiglie con i bambini, con i popcorn e le bandierine, e che così dovrebbe essere. È molto piacevole pensare un giorno a degli stewart gentili che se stai in piedi sul sedile della tribuna, con un gesto cortese ti invitano a sederti composto. Ma è una ipocrisia."
A me non pare affatto.
In Inghilterra ormai così, negli USA lo è da sempre. Ho visto italia francia di rugby con i figli seduto in mezzo ai francesi ed il clima era più che gioviale (tra una birra e l'altra).
Peraltro io trovo già orrenda l'immagine di galliani che quando il milan segna sembra colto da un raptus, le vene della gola tese, il volto paonazzo. E' un uomo quello o una bestia?
E così molti dei tifosi di calcio, ricchi o poveri che siano.
Buttiamoli fuori dagli stadi, questi animali. Facciamo davvero degli stadi come wimbledon, dove il rpimo che si alza in piedi (impedendo agli altri di vedere) lo accompagnano alla porta..
Infine: all'identità tribale (che tutti sembrano difendere) sostiuiamo il senso dell'individuo, una visione cosmopolita, l'idea che la libertà vale molto più del posto da dove vieni, sei nato o ai giocato a ruzzica da piccolo.
(Ps. Quando sono costretto a tornare nel paese del monferrato dal quale viene la mia famiglia, dopo dieci minuti già consulto l'orario dei treni per tornarmene via)
diciamoci la verità, di pirla più o meno giovani che fanno della sfida allìordine l'unica ragione di vita è pieno il mondo. Di pirla che lo fanno periodicamente e non permanentemente è ancor più pieno il mondo. Chiamateli casseur o altro, una volta si accodavano dietro la politica oggi lo fanno con il calcio. Non c'è nessuna soluzione immediata se non la repressione. é un pò come nei confronti dei razzisti prima si vieta, poi si condanna poi al massimo si recupera. Non avendo questi pirla alle spalle una idea vedrete che come è avvenuto in altri paesi il fenomeno diminuirà (scomparire non può). Altra cosa è pulire il gioco calcio dalle incrostazioni paramalavitose che ruotano attorno (spaccio in primis) le società possono eliminare tutte le condizioni di vicinanza alla teppaglia se lo vogliono (magari cominciando da milly moratti che invece è andata in giro a chiedere preferenze ma tant'é). Tuttavia anche in questo caso non si pensi a debellare il tutto, sarebbe coem pensare che dai locali notturni, si riesce a debellare l'alcolismo, lo spaccio e la prostituzione, se non si trovano li ste cose dove le troviamo in chiesa?
10. Tutti i giornalisti, gli scrittori e gli intellettuali che per anni hanno descritto le «guerre tra tifosi» come un fenomeno vitale, un'affascinante allegoria bellica, s'impegnano a passare una domenica dentro un cellulare della polizia, insieme a dieci ragazzi spaventati in divisa, e ci racconteranno le loro eccitanti esperienze
vero.
il calcio è esistito per 60 anni senza i gruppi ultras, non sono mai stati necessari, non hanno mai avuto alcuna utilità, semmai sono diventati un bisogno indotto: li levi di mezzo e dopo 5 partite già nessuno ne sente la mancanza.
per cui fuori i razzi e i petardi dagli stadi, via le aste e le bandiere, banditi i buuu razzisti e i cori di scherno (si tifa solo pro, non contro), fuori gli striscioni offensivi, razzisti, via croci celtiche e runiche, via i fasci littori, ma via anche falci, martelli e faccioni del che: appendili in camera tua o fuori dal balcone, allo stadio ci vai a vedere la partita, a nessuno interessano le tue idee politiche. scioglimento dei club più facinorosi e dall'orientamento politico dichiarato, qualunque esso sia. basta treni speciali, vietate le trasferte per gruppi di tifo organizzati. il "settore ospiti" non deve più esistere: allo stadio, in qualunque stadio, andiamo a tifare chi ci pare e dove ci pare, e chi non ci vuole stare viene gentilmente accompagnato alla porta.
sembra fantascienza ma intanto ci si provi, poi si vedrà se qualcuno avrà ancora nostalgia della "cultura della curva" e di altri romanticismi del cazzo.
concordo con Davide al 3000%...
"gentilmente accompagnato alla porta"
provaci tu, poi ti facciamo esequie solenni. Altro che gentilmente: la galera ci vuole
comincia ad impedirgli di entrare con tutto l'armamentario, poi vediamo se sarà tanto difficile.
cari legislatori del lunedi (dopo gli allenatori del lunedi' abbiamo anche i legislatori) la normazione e la repressione non hanno mai risolto alcunche', se ben usate rimuovono alcuni effetti fastidiosi, le cause permangono, immutate.
leggete le dichiarazioni di matarrese stamattina, poi riflettete.
??
Che ho detto di meritevole di censura?
Che bisogna usare il sistema inglese?
Parlato male di galliani?
Boh..
le cause permangono immutate e sono insite nella nostra società. si facciano avanti coloro che credono di poterla cambiare, per ora accontentiamoci di rimettere in sicurezza gli stadi e le zone adiacenti, che sono luoghi pubblici in cui la gente dovrebbe divertirsi, non rischiare la vita.
ed evitiamo per favore i manicheismi alla "o con gli ultrà o con matarrese e galliani"
Proposta:
e se o ltre che arrestare i delinquenti non li si arruola per un anno e li si manda... chesso' in Afghanistan? o in Libano? dopo un duro allenamento?
ROMA - Un comunicato durissimo, il deferimento in arrivo: e la probabile fine della presidenza della Lega di Matarrese. Il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, a seguito di alcune dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Lega Nazionale Professionisti, Antonio Matarrese, e riportate questa mattina da un quotidiano, (Repubblica ndr) nell'esprimere "sconcerto ed indignazione per i contenuti gravemente offensivi, prende le immediate distanze dai concetti espressi, rinnovando alla Famiglia Raciti i sentimenti del piu' profondo cordoglio a nome dello sport italiano".
Il Coni è pronto a deferire il presidente della Lega. Il Presidente della Lega rischia adesso il deferimento per violazione degli articoli 5 e 7 del Codice di comportamento sportivo. L'articolo 5 recita, infatti, che "i tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo non devono adottare comportamenti o rilasciare dichiarazioni che in qualche modo determino o incitino alla violenza o ne costituiscano apologia". L'articolo 7, invece, recita che "i tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo non devono esprimere pubblicamente giudizi o rilievi lesivi della reputazione dell'immagine o della dignita' personale di altre persone o di organismi operanti nell'ambito dell'ordinamento sportivo".
Una IPOCRISIA senza fine: solo questo sta dietro al triste fatto di cronaca nera che tutti stanno commentando.
Andiamo oltre alla reale, ma banale descrizione della delinquenza organizzata e alle richieste insistenti di repressione e pene sempre più severe. Tanto per cominciare, se ci avesse lasciato le penne uno dei ragazzini non avrebbero fermato proprio nessun campionato. Ma è morto un servitore dello Stato (per carità, tutta la pietà possibile per un uomo che muore in una maniera così assurda), e allora via alla propaganda!
Ma come può uno Stato marcio al suo interno, che attacca l'indipendenza della magistratura e difende le forze dell'ordine "a prescindere" (camerata Gasparri), pretendere rispetto, correttezza, legalità?!
E come può una società che ha dato ad un fotttuto pallone che rotola un valore culturale, sociale, morale (il comunicato di quegli ultras di Milano parla di valori, ideali, tradizioni...?!?! Un delirio insensato!), pretendere che i propri figli abbiano dei VERI valori ed ideali?
Come si può andare a tifare per la squadra del signor Berlusconi, del signor Moggi, del signor Preziosi, e non farsi dei problemi?
Addirittura il Manifesto ieri ha titolato a tutta pagina "Oggi non si gioca": E CHI SE NE FREGA!!!
Se ne rendono conto o no che è proprio questa continua, assurda ossessione del giuoco del pallone a causare tali tragedie?
Una delle domande poste ieri dai quotidiani ai candidati alle Primarie dell'Unione è stata: "Lei per quale squadra di calcio tifa?"...e questo dovrebbe essere uno dei fattori che contribuiscono alla scelta di un sindaco??? A Genova, Sanguineti ha risposto: il calcio non mi interessa. Lo hanno votato in pochi. E poi tutti a chiedere la pena di morte per gli ultras: ma guardatevi allo specchio...
Sono andato allo stadio n.2 volte nella mia vita, e mi sembrava d'essere al circo a vedere gli schiavi coi leoni. Allucinante. Chiudete pure tutto quanto, fermate il business e, se proprio non potete farne a meno, andate a giocar sui prati. Questo sì che sarebbe un gesto rivoluzionario. Perchè? Ma perchè..."si rischia di rompere il giocattolo" (Antonio Matarrese): APPUNTO.
Tanto per cominciare, se ci avesse lasciato le penne uno dei ragazzini non avrebbero fermato proprio nessun campionato.
in realtà il campionato fu fermato per la prima volta nel '95 in seguito alla morte di vincenzo spagnolo, "uno dei ragazzini".
La soluzione è semplice: abolire le curve (peraltro si vede malissimo; anzi: non si vede un beneamato)
Posti numerati, individuali, prenotati col nominativo.
Tipo a teatro o ad un concerto (a proposito: ottimi gli hot tuna alla stazione birra).
Biglietti al prezzo dei biglietti dei concerti.
Il primo che si alza portato via "gentilmente" da un paio di gorilla.
Il calcio non è questo?
E chi lo dice?
Il calcio è quello che si gioca in campo, non l'esibizionismo degli spettatori.
Uno va mica a teatro per osservare quelli delle poltronissime.
La massa anonima resti anonima.
Dedalus,
vado con ordine:
1) abolire le curve
Ovvero? costruisci gli stadi solo sui rettilinei?
E chi ti dice che si vede maglio in rettilineo erso il calcio d'angolo che in curva? ci sei mai entrato in uno stadio?
2) Posti numerati, individuali, prenotati col nominativo
C'è già
3) Biglietti al prezzo dei biglietti dei concerti
Certo, mi sembra che filtrare per ceto sociale sia sicuramente una soluzione... i ricchi non menano, i ricchi non sporcano, i ricchi sono educati...
4) Il primo che si alza portato via "gentilmente" da un paio di gorilla
Il problema è la gente che sta in piedi, stupido io che non ci arrivo...
Ma scusate, cosa centrano cori, striscioni, gente che salta e magari accende i fumogeni con degli assassini che tirano sassi grossi come noci di cocco ai poliziotti???
Ma sempre esagerare si deve???
Il calcio è passione, ci si nasce e non si finirebbe mai di praticarlo a tutti i livelli!
I ragazzi ci crescono, certo non le ragazzine, perche è roba senz'altro da maschietti, un modo per esprimere la propria forza, la propria energia e, perche no, la propria aggressivita.. il tutto attraverso una competizione sportiva, attraverso il VALORE che puo assumere un semplice "pallone": in quel momento, il mondo intero!
Lo sport non si gioca solo in campo, ma è profondo connubio tra la propria squadra e tifo di chi la sostiene.. spirito e corpo.... Non è solo un teatrino da "circo" o di lotta tra "gladiatori", ma tecnica calcistica allo stato puro, usando gambe, testa e piedi.... vivendo il calore di tifoserie che danno l'ANIMA!!! è un gioco di SQUADRA e tale GIOCO DI SQUADRA vuol dire TUTTO! è un momento di incontro e di espressione sociale e di fratellanza che lega attraverso una passione; è una autentica esplosione di emozioni, di sentimenti e rivoluzione SPORTIVA!
E' ancora: storia, tradizione, ricordi personali, un venire fuori da se stessi, un vero "amore" come potrebbe esserlo quello per un lavoro o per un ideale su cui proiettare le proprie illusioni e aspettative tecniche, i propri pensieri, persino i propri sogni! lo stesso vale per chi balla, fa teatro, fa cinema, fa musica, realizza progetti, inventa, scopre, legge, scrive .. in una parola: AMA!
Di certo il calcio è e resta un aspetto della vita... ma nessuno che lo senta realmente da dentro puo -e deve- accettare un simile "spettacolo"!!
I vigliacchi che si nascondono dietro lo sport per esprimere la propria VIOLENZA sono privi di tutto questo.... e me ne dispiace, perche evidentemente non hanno ancora capito quanto BELLO E AMATO .. E' IL CALCIO !
per lorenzo Sono andato allo stadio n.2 volte nella mia vita, e mi sembrava d'essere al circo a vedere gli schiavi coi leoni. Allucinante. Chiudete pure tutto quanto, fermate il business e, se proprio non potete farne a meno, andate a giocar sui prati. Questo sì che sarebbe un gesto rivoluzionario.
lorenzo o avvi sta rivoluzione di cui tanto cianci o ti fai curae. il tuo è puro onanismo spero solo mentale
Lo sport non si gioca solo in campo, ma è profondo connubio tra la propria squadra e tifo di chi la sostiene.. spirito e corpo....
Confondi lo sport, giocato, con le frustrazioni, sfogate a livello identitario..le "tifoserie" sono branchi di canaglie per due terzi..ma ti assicuro che anche nelle tribune "bene" la situazione non è migliore; gente che dal primo minuto si agita, perde la testa, tira fuori tutta le merda che ha dentro..
Parole come ama, amore etc. sono stronzate retoriche fuori luogo, roba da giornalacci della sera o dello sport.
Comunque, per farla breve.
In inghilterra hanno risolto con una legge.
Facciamoci dare le fotocopie..(tradotte, perchè temo che nel governo a sapere l'inglese siano in pochi)
Ma scusate, cosa centrano cori, striscioni, gente che salta e magari accende i fumogeni con degli assassini che tirano sassi grossi come noci di cocco ai poliziotti???
Se non lo capisci vuol dire che non lo vuoi capire..
una persona normale va allo stadio per vedere la partita, non per fare uno spettacolino di terz'ordine o a botte con i tifosi avversari.
A meno che tu ci vada per vedere un po' di coglioni che saltellano battendo i tamburi e lanciando fumogeni..(de gustibus)
Striscioni, curve, appartenenza, club è tutta roba che va spedita fuori dagli stadi..e che non ha nulla a che vedere con la partita..
Perchè tu capisca sappi che molti dei "tifosi" delle curve la partita manco la guardano, spesso emettono rumori di vario genere voltati dall'altra parte..
Dedalus,
meno male che ci sei tu che mi assicuri che 2 terzi della curva sono gentaglia e pure in rettilineo c'è gente che dice parolacce.
Devo rinnovare la mia tessera del Rotary, magari mi dai una mano? che dici, ci vediamo al Ritz per una cena veloce così mi presenti qualche amico duca conte che mi può aiutare?
Giusta la tua osservazione Davide, "il campionato fu fermato per la prima volta nel '95 in seguito alla morte di vincenzo spagnolo, "uno dei ragazzini"", ricordo quel fatto. Ma ne sono morti tanti altri. Il problema è che se muore un ragazzino è una tragedia, ma se muore un soldato o un rappresentante delle forze dell'ordine scattano un meccanismo psicologico ed un delirio mediatico che non possono che favorire la propaganda più ipocrita. A me spaventa questo, perchè non aiuta affatto a scoprire le cause del problema, anzi. E' il ben noto metodo leghista: PRIMA risolviamo il problema (ad es: ci togliamo dalle scatole gli immigrati; in questo caso: mettiamo dentro i delinquenti e buttiamo la chiave)...POI, eventualmente, ne studiamo le cause. Che menti sopraffine, eh?
Al mitico Ragiunatdegauche non rispondo neanche: il mio non è onanismo, è un tentativo di riflettere sulle cose. Secondo te non cambierebbe niente a fermare il campionato per un bel po' di tempo? A bloccare il business? Non è proprio quello il problema principale, gli affari, i soldi che girano, le mani in pasta dei tanti Berluscones, un giorno presidenti del Milan, l'altro giorno presidenti del Consiglio? Quando hai qualcosa da dire oltre alle solite idiozie dilla, son tutt'orecchi.