ARTICOLO 1
Dichiarazione anagrafica
1. Qualora due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi e che convivono stabilmente, intendano avvalersi dei diritti e, conseguentemente adempiere ai doveri individuati dalla presente legge, ne fanno dichiarazione all’ufficiale dell’anagrafe del Comune dove hanno stabilito la comune residenza, il quale annota la data della dichiarazione e la integra nella scheda anagrafica di cui all’articolo 1 della legge 24 dicembre 1954, n.1228 e agli articoli 4, 21 e 33 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n.223.
Quando le disposizioni della presente legge fanno dipendere effetti della convivenza con le caratteristiche di cui al comma 1, questi decorrono dalla data della predetta dichiarazione, salvo quanto previsto dall’articolo 14.
Ai fini della presente legge i soggetti di cui al comma 1 sono definiti “conviventi”.
I conviventi sono tenuti a prestarsi reciprocamente assistenza e solidarietà materiale e morale nel rispetto dei princìpi di eguaglianza e pari dignità.
Nel caso di cessazione della convivenza di cui al comma 1 i conviventi, o ciascuno di essi, presentano apposita dichiarazione all’ufficiale di anagrafe. Se la dichiarazione non è resa congiuntamente il dichiarante deposita contestualmente la prova dell’avvenuta comunicazione all’altro convivente.
Le dichiarazioni di cui al presente articolo si applicano anche all’anagrafe degli italiani residenti all’estero.
Secondo me è molto più logico permettere ai gay di sposarsi. Comunque sono favorevole a qualunque legge che intacchi le regole fondate sulla visione cristiana o cattolica. Tanto poi guadagneremo un altro metro e poi un altro. La modernità è inesorabile e non saranno quattro preti a fermarla.
non so... vorrei condividere questa visione positivista e storicista, caro dedalus.
A me sembra invece che si stia scivolando in un medioevo catodico in cui razionalità, buon senso e flessibilità non hanno alcun posto. Io sono estremamente critico con i "riformisti", ma con la morte nel cuore. Nel senso che so bene che tale corrente politica - destinata a essere maggioritaria "per forza di cose" nella porzione di centrosinistra dello spettro politico - è il baluardo della democrazia. Senza riformismo (per una volta senza virgolette) non c'è freno allo scivolamento della società tutta verso la barbarie di cui questi patetici teodem non sono che avvisaglie e sottoprodotti. Il fatto che il PD (prossimo venturo) non sia altro che una informe "palude" ideologica, ideale e morale ci lascia ben poche speranze, al pari del deprecabile stato dei socialisti francesi e dei socialdemocratici tedeschi. Per non parlare dei newlab, naturalmente... Riusciranno i ds e i margheritini presentabili a sfornare un testo sui pacs che non sia un monumento tartufesco alla sudditanza clericale? Ne dubito. Dovremmo essere noi, a dire il vero, a darci molto più da fare per creare un argine riformista (vero) a questo andazzo. C'è solo un problema. Così facendo si finirebbe per accorgersi che, di fatto, le posizioni riformiste vere ci sono già, incarnate a macchia di leopardo dalle varie politiche delle cosiddette sinistre radicali.
Fermo restando che mi trovo a essere per la libertà di convivere delle persone, che siano esse dello stesso sesso o di due sessi diversi, nelle modalità che preferiscono, e che questi, nel contempo, possano veder riconosciuti i propri diritti alla stessa stregua delle coppie sposate, il mio dubbio gigantesco è sempre permanente: ma perché, invece di metter sù tutto 'sto casino, tali coppie non vanno davanti a un consigliere comunale e contraggono matrimonio civile, che, io lo so per esperienza diretta, nel giro di due settimane si riesce a ottenerlo? E' semplice, veloce e indolore. E non sto parlando di comuni di piccolo calibro: io ho sposato civilmente mia moglie al comune di Roma, presso la sala rossa in piazza del Campidoglio. Due settimane e passa la paura. Perché tutto questo? Per le coppie gay? Non basterebbe lavorare e impegnarsi per ottenere che una coppia gay possa sposarsi civilmente (almeno, civilmente, voglio dire)? Forse risulterò troppo semplicistico, ma davvero mi sfugge qualcosa, credo...
@depejo : sono parzialmente d'accordo con te ,ma il matrimonio civile non è possibile oltre che per coppie gay ,anche per coppie formate da separati , che comunque vanno tutelate visti i tempi di attesa di una causa di divorzio.
quindi sono assolutamente favorevole al matrimonio fra omosessuali , sono favorevole ai pacs come male minore (per i motivi da te addotti), ma sarei anche favorevole ad una revisione della legge sul divorzio , che non vincoli per minimo tre anni (sempre che sia consensuale)delle persone che non vogliono più stare insieme (diciamo che un anno basta e avanza per eventuali ripensamenti e per sistemare beghe economiche ).
domanduccia: dopo quanti anni di matrimonio si ottiene il diritto alla reversibilità? E cosa succede in caso di divorzio? Perché ci sono anche questi punti qua, faccio notare.
Dal mio punto di vista troverei giusto che ad esempio la reversibilità partisse dopo cinque anni di matrimonio/convivenza: equiparerei assolutamente le due cose, ma appunto non renderei immediato il diritto.