La satira su Maometto e le elezioni francesi
La richiesta del procuratore di Parigi di assolvere il settimanale satirico “Charlie Hebdo” per aver pubblicato le vignette su Maometto alla fine del 2005, processo avviato in seguito a una denuncia dell'Unione dell'Organizzazione Islamiche di Francia (UOIF) e della Grande Moschea di Parigi probabilmente chiuderà, almeno per ora, una partita pittosto complicata e di difficile gestione. Era un anno fa, forse per molti in Italia quella storia costituirà solo un vago ricordo. Non così in Francia dove la battaglia per la libertà si intreccia con un altro confronto, quello per le presidenziali.
Forse in piena campagna elettorale, in un clima in cui il Presidente uscente, Jacques Chirac, fa capire che non disdegnerebbe la possibilità di un terzo mandato, era meglio chiudere subito la partita. La questione giudiziaria, tuttavia, aveva anche altri significati. In questione non c'era solo la difesa di un principio di libertà, ma anche la fisionomia dei diritti nella società politica e culturale di domani. E' indubbio che il complesso di questa vicenda ha avuto e avrà un valore esemplare, oltre che simbolico.
E su questo hanno insistito gli avvocati del settimanale nell'impostazione della linea di difesa. Scegliendo il tema della libertà di espressione e del diritto alla satura, hanno politicizzato un processo che molti volevano tenere lontano dalla politica in nome della correttezza. La convinzione, in breve, era che sulla libertà di stampa non si discute e che la possibilità che quella denuncia avesse avuto il suo coro, derivava anche dall'incertezza di un fronte laico e liberale e socialista, comunque democratico che aveva fatto sentire la sua voce nella circostanza della fatwa contro Salman Rushdi nel 1989, ma poi era stato timoroso nel caso delle vignette. Un'incertezza che aveva creato spazio politico alle richieste degli islamisti.
E' anche per questo che la scelta del collegio di difesa è stata quella di coinvolgere come testimoni a proprio carico François Bayrou, candidato del centro destra per le presidenziali, non indifferente alla sensibilità religiosa, ma convinto che prina vengono le libertà civili, come ha affermato giovedì in tribunle; François Hollande, primo segretario del Partito socialista e marito Ségolène Royal, Talisma Nasree scrittore del Bangladsesch fuggito dal proprio paese per essere oggetto di minacce di morte da parte degli islamisti.
Ed ancora sulla stessa linea è stata la campagna politica e il filo diretto con i lettori che hanno tenuto sia “Libération” che “Le Monde”. Soprattutto sulle pagine di “Libéraion” il quotidiano che di fatto si è assunto l'onere di supportare “Charlie Hebdo” ha avuto spazio cresce l'opinione di chi insisteva per andare avanti nella convinzione che non si debba dargliela vinta e che dunque occorresse “tenere duro”.
Dunque, se sul piano giudiziario la questione può dirsi chiusa, resta aperto il confronto politico e culturale. Ciò finirà per avere un peso sulla campagna elettorale in svolgimento. Perché quel pubblico sensibile alla questione delle vignette è costituito in gran parte di francesi che il 7 aprile andranno a votare. Addirittura la sua dimensione numerica potrebbe diventare determinante in una competizione che si annuncia molto incerta.
All'ordine del giorno c'è la questione della regolarizzazione culturale del mondo islamico. Il tema è il rapporto tra musulmani, e Stato, Ovvero: quanto spazio e quali garanzie si danno a chi è islamico, ma non vuole delegare a un organo come il Consiglio francese del culto musulmano la rappresentanza di tutto un mondo culturale? Quale possibilità si avrà in un tempo ragionevolmente breve di istituire delle scuole di formazione per imam secondo un percorso curriculare pubblico, verificabile e controllabile, e dunque in conformità e in sintonia con le leggi della Repubblica? Qual è lo spazio per la richiesta di diritti speciali o di trattamento differenziato avanzata soprattutto dalle aree dell'islamismo radicale? Ha lo Stato l'intenzione di aiutare il finanziamento per la costruzione di moschee?
Complessivamente gran parte di queste questioni ripropongono il confronto e la revisione o la riscrittura della legge del 1905 sulla laicità la legge cioè sulla quale si è di fatto fondata la cultura francese nell'ultimo secolo. Sullo sfondo, al di à dell'occasione delle presidenziali, torna il grande tema della dialettica tra laicità, politica e dimensione pubblica. E' destinata a occupare per lungo tempo la discussione generale anche in Francia, secondo un percorso probabilmente inverso, conunque distinto, ma non meno lacerante di quello che interessa il quadro politico e culturale italiano.
11.02.07 19:45 - sezione
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