stupendo capolavoro malgrado due o tre concessioni di troppo al gusto americano.
il Bushido che traspare dalle azioni del generale Kuribayashi e' veramente esemplare, mai didascalico e mai ostentato, un vero capolavoro di sceneggiatura e recitazione.
Certo e' un film un po' "revisionista", l'imperialismo giapponese fu orribile e sanguinario, pero' va preso non come esempio storico ma come narrazione di un avvenimento ben preciso e circostanziato: l'unica battaglia terrestre combattuta su suolo nipponico.
e se non vi piace, andate pure affanculo a guardare "notte prima degli esami" ma non lamentatevi che siamo in un'italia di merda, la colpa e' anche un pochino vostra.
Perfettamente d'accordo con Berja.
Sapevate che hanno intenzione di ampliare il ventaglio delle copie in sala a 750? E' come dire che, numero più numero meno, una sala su tre o quattro in Italia avrà quella porcata del film di Brizzi che, peraltro, ho deciso di non recensire su Binario Loco, andando contro i miei interessi, proprio perchè ritengo offensivo che pellicole come Hermano - protagonisti "illustri sconosciuti" come Ignazio Oliva, Paolo Villaggio, Emir Kusturica ed il bravissimo Rade Serbedzija ("Prima della pioggia" - vengano ibernate per sei anni (il film è del 2000) e, poi, rilasciate in una sola copia in un cinema di Roma, il Filmstudio, apprezzato dai cinefili ma evitato dalle masse poichè molto più vicino al cineclub che alla sala di prima visione. Tutto ciò è, semplicemente, scandaloso. Visto che ci sono, sottolineo (da uomo di sinistra quale sono sempre stato) che tutto ciò accade con un governo di sinistra. E scusate se è poco. :(((
premesso che eastwood è il miglior regista vivente da una decina d'anni, ognuno al cinema si vede quel che cazzo gli pare e non sarà certo un filmetto per ragazzi a mandare in pappa il cervello ad un paese già di per sè fottuto. Anche grazie ai moralizzatori pubblici, non richiesti, come berja, la cui pappetta snob è stucchevole come al solito.
Qui non si tratta di fare la morale, caro minimamoralia: si puntualizza il fatto che la bassezza della cultura popolare in questo paese lascia spazio al cinema solo ai vari "Notte prima degli esami", "Natale a New York" o "Manuale d'amore". E non permettere ad altri film (al di là del loro livello - inferiore o superiore) di poter ottenere una distribuzione soddisfacente non è questione di morale, ma anche di democrazia. Perchè per andarmi a vedere un film decente mi devo sbattere chissà dove (sempre se sono a Roma o Milano, perchè in altre città magari quel film nemmeno esce), mentre certa roba me la ritrovo puntualmente proiettata anche nel bagno di casa? Ognuno è libero di vedere ciò che vuole al cinema, è vero! Ma funziona solo se vuoi vedere "Notte prima degli esami"? Negli altri casi no? Hai una vaga idea di quanti prodotti di livello non escano nella nostra italietta per il problema delle distribuzioni? Da persona che frequenta l'ambiente potrei dirti qualcosa...
Un saluto!
Anche grazie ai moralizzatori pubblici, non richiesti, come berja, la cui pappetta snob è stucchevole come al solito.
il solito e', minchiafredda, che mi baci il culo e stai bene cosi'.
che la nave affondi non e' un buon motivo per dedicarsi ad aprire ulteriori falle.
Il mercato del cinema oggi è cosa loro, con qualche propaggine britannica, francese e spagnola. Almeno nel giro dei paesi europei e anglosassoni. Quindi le maggiori espressioni di questa arte sono principalmente lì, visto che è un tipo di forma di rappresentazione che si affina nell'abbondanza: nel numero di film girati, di attori in attività, di professionalità che lavorano e crescono.
Oggi come oggi dominano loro senza più equilibrio e per quanto possano essere apprezzabili le storie che vengono confezionate oltreoceano raccontano storie non nostre, o solo parzialmente nostre, con un effetto di imposizione di temi, stilemi e un portato ideologico e culturale anche nelle pellicole più equilibrate molto forte.
storie non nostre
discorso pericoloso, c'era un altro che diceva "la cinematografia e' l'arma piu' forte" o "autarchia!" o "dio stramaledica gl'inglesi" e parlava di complotti demo-pluto-giudaici contro l'italia.
il cinema italiano e' morto, requiescat in pacem, vuol dire che non meritava di vivere.
non siamo piu' al tempo dei libri miniati, il cinema e' industria culturale e per esistere deve produrre e vendere.
poi possiamo discutere cosa ha distrutto il cinema in italia e come farlo resuscitare, lamentarsi di subire la cultura altrui, a meno che non si sia una minoranza oppressa, e' l'incipit classico di qualsiasi discorso fascista-patriottardo.
Caro Tonino, il cinema italiano non è morto ed IL CINEMA non è "cosa loro". Nemmeno se ci si mettessero in quaranta sotto acido, riuscirebbero a produrre qualcosa come "I quattrocento colpi", "Il settimo sigillo", "In the mood for love" o "Ladri di biciclette" che persino will Smith cita come modello! Semplicemente, in Italia, come dichiarò il procuratore generale antimafia in una conferenza stampa cui ho assistito due anni fa, dove ci sono i soldi...c'è "cosa nostra". Ecco perchè le porcate escono in 750 copie ed i piccoli gioielli in una soltanto (vedi Hermano).
Nemmeno se ci si mettessero in quaranta sotto acido, riuscirebbero a produrre qualcosa come "I quattrocento colpi", "Il settimo sigillo", "In the mood for love" o "Ladri di biciclette"
questa e', con rispetto parlando, una grandissima cazzata.
ognuno fa il suo cinema, non mi pare che ci siano opere europee paragonabili a "birth of the nation" o "sunset boulevard" o "ghost dog" (e sono solo tre esempi stupidissimi).
oggesù.
nel thread di là tifo politico di con schemini calcistici (magari si parlasse di calcio!) e visione d'insieme sociopolitica sottozero.
passo di qua e siamo ai cowboys contro gli indiani.
e poi c'è qualcuno che - illuminato d'immenso? - esce il concetto di industria culturale, senza però nessuna visione critica in proposito, è così e punto. augh. a parte tonino, che fa almeno un buon punto.
nel merito mi fermo qui. peccato vedere tanta materia grigia pur capace, incartata su di sè per non crollare (che non è detto sia un male), più o meno ovunque su questo blog (e sulla rete in genere)
a volte parlare di certe cose in 4 righe sa tanto di suicidio intellettuale, è come fare della filosofia coi segnali di fumo. come diceva mc luhan "the medium is the message", e non mi è parso mai più vero di così. quantita a fiumi e qualità molto bassa. indipendentemente dalla provenienza di tifo.
forse che la globalizzazione delle multinazionali e il dominio economico/tecnico scientifico pervasivo che così portano avanti saranno presi SERIAMENTE in considerazione come i veri grandi fenomeni e problemi più emergenti della nostra epoca. Senza la solita retorica, e guardati con occhi nuovi e non con i soliti 4 schemini di giudizio da lacera mitologia moderna, solo una volta che saranno passati alla storia... magari su qualche enciclopedia collettiva di neuroaccesi, tutti molto informati ma un pò tonti, tutti connessi, tutti diversi e per questo tutti uguali?
o forse il vero problema è solo che la reltà non sta scomparendo ma sta diventando il più potente ma povero dei simulacri?
^__^