Mi occupo di politica interna russa per mestiere, diciamo. Il pezzo contiene svariate imprecisioni. Ma il punto centrale è che il corteo dell'altro giorno era soprattutto composto dai nazionalbolscevichi di Limonov, un gruppo ben organizzato ma del tutto minoritario, e con una visibilità effettiva solo a San Pietroburgo e, a volte, a Mosca. Sono nazionalisti estremi, antisemiti e filofascisti. Non proprio il massimo, insomma. Kasjanov, peraltro, è il vero azionista di maggioranza dell'opposizione, di cui Kasparov è, purtroppo, solo un'icona. E Kasjanov è stato primo ministro con Putin, nonché alto papavero ai tempi bui di Boris El'cin e della sua accolita di criminali, mafiosi, ubriaconi e incompetenti. E' un uomo politico corrotto, incapace e pericolosamente vicino a Boris Berezovskij, il capomafia "rifugiato" in Gran Bretagna con l'incredibile titolo di "transfuga politico".
Putin ha l'80% per il semplice fatto che è il migliore leader che la Russia abbia avuto, e non era poi così difficile visti i precedenti.
Non è un liberal-democratico, non è nemmeno "riformista". E si è dovuto far strada in mezzo a attentati e guerre, per cui le sue mani non sono esattamente pulite: ci sono senz'altro macchie di sangue e forse anche qualche rublo, rimasto attaccato ai tempi in cui era il braccio destro del sindaco di Pietroburgo, Anatolij Sobcak. Che era più ladro di lui (tant'è che è stato processato per corruzione). Senza per questo essere messo alla gogna dall'occidente, anzi: l'Università di Bologna, a Sobcak, aveva conferito una laurea honoris causa...
Da quando Putin è diventato presidente ha conseguito, almeno, i seguenti risultati: 1) ha salvato la Russia dalla disgregazione territoriale; 2) ha favorito una ripresa economica che ha fatto superare a oltre 30 milioni di russi la soglia di povertà; 3) ha restituito alla Russia il suo posto tra le grandi potenze.
La Cecenia, le restrizioni alla libertà, l'involuzione del sistema politico sono il contraltare. Sommando tutto, il quadro che ne esce è controverso. Mi sento, però, di dire che Putin sia molto meglio, almeno per la Russia, di Berezovskij. La mente di ogni atto di terrore, di ogni ruberia, di ogni umiliazione della Russia dalla metà degli anni '90 al 2000.
Marco: un grazie sincero per il contributo.
Marco, ho letto il tuo post e mi complimento per la franchezza espositiva.
Vorrei, se ti và, avere maggior dettagli su questa tua affermazione:
" La Cecenia, le restrizioni alla libertà, l'involuzione del sistema politico sono il contraltare"
ti ringrazio
nessun problema...
Cecenia
Come si sa, la Seconda guerra di Cecenia, giustificata con l'invasione del Dagestan da parte delle bande armate di Shamil Basaev (ministro della Difesa della Repubblica di Ichkeria, nome che gli indipendentisti avevano dato alla Cecenia), nel 1999, consentì a El'cin (che era ancora presidente) e a Putin, all'epoca premier, di lanciare una nuova invasione. Sebbene l'operazione si sia svolta con una pianificazione militare incomparabilmente superiore a quella del 1994, gli esiti sono stati, e sono tuttora, drammatici. E' inutile ripercorrere la guerra; credo sia meglio ricordare 3 cose: 1) si è appurata l'esistenza di una riunione al largo della Costa azzurra tra Berezovskij e Basaev a poche settimane dalla "invasione" del Dagestan (d'altra parte Basaev era notoriamente un ex agente del Gru, lo spionaggio militare russo); 2) il comando militare russo del Caucaso, e le locali propaggini dei servizi e dell'amministrazione statale sono così marci di corruzione e compromissione con gli indipendentisti da aver costretto Putin a spedire colà il suo uomo di fiducia, Dmitrij Kozak, che ha decapitato gli stati maggiori militari e civili e ha consigliato la via d'uscita giusta da quel pantano; 3) via d'uscita che è consistita in una "cecenizzazione" del conflitto: praticamente Putin ha devoluto al clan Kadyrov il compito di pacificare il territorio. La Russia si è di fatto liberata di uno stillicidio del tutto paragonabile a quello che gli Usa vivono in Iraq al prezzo del dominio feroce e corrotto del clan Kadyrov sull'intera Cecenia (sarebbe come se Washington avesse lasciato il potere all'esercito del Mahdi di Moqtada Sadr, più o meno)
Restrizioni alla libertà
Dal 2000 in poi sono state tacitate tutte, o quasi, le voci indipendenti del sistema dei media; si sono approvate leggi restrittive in tema di espressione pubblica del dissenso, mascherandole come leggi "contro l'estremismo". Si è fatto di tutto per stimolare la mentalità conformista che aleggia, da sempre, sull'intelligencija russa. Vorrei sottolineare, però, che El'cin fece di peggio: non solo assoggettò a sua volta stampa e tv, ma prese a cannonate un parlamento (col plauso occidentale) con la curiosa giustificazione che fosse un "relitto del passato". In realtà quel parlamento era stato eletto dopo l'elezione di El'cin a presidente...
Involuzione del sistema politico
Putin ha realizzato un progetto "vecchio come il cucco", che risale addirittura ai tempi di Crusciov; i dirigenti sovietici non erano affatto così stupidi come si pensa, e sapevano bene che il malcontento necessitava di una valvola di sfogo. La soluzione di Crusciov era stata dividere in due il Pcus, creando un partito comunista "cittadino" e uno "campagnolo". Che si sarebero spartiti il potere ai livelli più bassi, mentre le redini sarebbero rimaste ben salde nell'unico comitato centrale e politburo. Dopo la sua defenestrazione (1964) il progetto venne cancellato perché troppo aleatorio. Quello che interessa, però, è che il potere avesse deciso di creare a tavolino due forze politiche da giocare, di fronte all'opinione pubblica, una contro l'altra. Continuando a regnare, ovviamente. Bene, una cosa simile provò a farla anche El'cin... ma i suoi consiglieri statunitensi (che credevano di aver avuto un'idea originale) misero in piedi due partiti che ebbero pessimi risultati: quello di centrodestra (destinato a gestire il potere vero) non riuscì mai a sfondare, mentre quello di centrosinistra (destinato a fare l'opposizione di sua maestà, come si suol dire) non superò nemmeno lo sbarramento per entrare alla Duma. Putin lo ha rifatto, ha creato la forza di centrodestra, Russia unita, (il potere vero), e quella di centrosinistra, Una Russia giusta (il suo contraltare). A differenza del dilettante El'cin, però, è riuscito a far sì che queste due forze si imponessero davvero, come dimostrato nel weekend scorso in cui hanno fatto il pieno nelle elezioni locali. Ecco dov'è l'involuzione del sistema politico. Anche qui, però, un caveat: all'epoca di El'cin il sistema dei partiti era vitale e genuino, con una grande forza dei comunisti e dei nazionalisti. Il punto, però, è che non godevano di alcun potere, essendo la Duma uno dei parlamenti più decorativi del mondo. E il mondo occidentale, irresponsabilmente, irrideva i partiti russi e si crogiolava nel fatto che il potere vero fosse nelle mani di El'cin, applaudendo ogni umiliazione inflitta dall'alcolizzato alla Duma. L'evoluzione voluta da Putin, che io chiamo involuzione, è ambigua, come ogni cosa russa. E' vero che ora i partiti non sono più "genuini", e che l'effervescenza elettorale è consegnata alla storia. A questo prezzo, tuttavia, si darà vita a un nuovo sistema in cui il parlamento avrà maggiori poteri sostanziali. Avremo meno decisionismo presidenzialista e più soggetti coinvolti nella gestione del potere, e questo è positivo. Ma lo strumento di tale novità, il "nuovo" sistema dei partiti, ha il suono tipico delle monete false.
La Russia è paese di penombre. Dietro cui, in ogni caso, si stagliano sempre fisionomie affilate come rasoi. Un paese affascinante no?
@Marco
Si, è molto affascinante: degna di un grande romanziere.
Ti ringrazio di nuovo, in 35 righe hai dato un quadro esaustivo della recente storia russa: cosa non facile data la complessità delle vicende.
Saluti, Claudio
Che dire, tanto di cappello!