«Romano e Silvio si vedano Il loro incontro lanci la riforma»
«La legge elettorale?» Dario Franceschini non ha dubbi: «Occorre farla presto per evitare il referendum». E favorire l'intesa tra maggioranza e opposizione, anche con incontri «propedeutici», come quello tra Romano Prodi e Silvio Berlusconi. Non solo: bisogna puntare ad una legge che protegga il bipolarismo e favorisca l'accorpamento dei partiti più piccoli. Cosa che non farà piacere a Clemente Mastella, fautore di un sistema alla spagnola che salvi le forze minori. Nel frattempo, per l'esponente della Margherita che ricopre il ruolo strategico di capogruppo dell'Ulivo alla Camera, il governo deve procedere con le liberalizzazioni e fissare tra le sue priorità l'abolizione dell'Ici sulla prima casa.
Prodi sostiene che la riforma elettorale o si fa «condivisa» o non si fa per niente.
«E ha ragione. Per almeno due motivi. Primo, perché non dobbiamo dimenticare che quando eravamo all'opposizione protestammo per una legge che la Cdl volle fare a colpi di maggioranza. Secondo, perché non possiamo fare una riforma ad ogni cambio di governo, pena l'instabilità perpetua».
Può aiutare un incontro diretto tra Prodi e Berlusconi?
«La legge va fatta in Parlamento, ma senz'altro possono aiutare alcuni incontri propedeutici come quello. Sarebbe importante, ma occorre chiarire una cosa una volta per tutte».
Quale?
«Non sta né in cielo né in terra che, una volta fatta la legge, si debba per forza votare. Più lontana è la scadenza elettorale, più si può fare una buona riforma, come ora che ignoriamo chi potrà vincere nel 2011».
Su quale formula punta per la riforma?
«Non voglio entrare nei dettagli. L'importante è che sia fatta presto per evitare un referendum dal quale uscirebbe un sistema che non funziona. E che sia una legge che garantisca l'assetto bipolare: occorre dare modo ai cittadini di scegliere partito e coalizione riducendo al tempo stesso l'eccessiva frammentazione delle forze politiche».
Non saranno contenti i partiti minori: Mastella propone di puntare al modello spagnolo.
«C'è anche chi punta su quello tedesco o francese. Io invece penso che bisogna realizzare un sistema che vada bene alla società italiana. E sono convinto che 15 o 16 partiti siano troppi per permettere di governare».
Sarà perché punta al Partito democratico. Ma non teme le manovre centriste, sempre possibili tra Udc, Udeur e, magari, Marco Follini?
«Sono ormai 15 anni che da più parti si evoca il ritorno del grande centro, ma finora nessuno c'è riuscito. Invece sono convinto che il Partito democratico si farà e anche presto».
I Ds però sono già alle prese con una possibile scissione a sinistra.
«Non mi stupisce che il progetto possa conoscere resistenze, ma lancio un appello alla sinistra diessina come ad alcuni settori della Margherita: il nuovo partito sarà talmente largo da permettere ad ognuno di conservare la propria identità».
E i litigi sulla collocazione europea del nuovo soggetto?
«Pensiamo prima a ritrovarci in Italia e il resto verrà col tempo. Nel mondo ci sono formazioni di riformisti non per forza assimilabili ai socialisti, come il Partito del Congresso in India o il Partito Democratico americano. In Europa ci sono i liberaldemocratici di Bayrou e il Pse. Ma credo che, di fronte a cambiamenti così rilevanti, ci sia bisogno di scomporsi e ricomporsi, magari in una nuova forza».
Qual è il destino del governo dopo la sua prima crisi?
«Non temo più agguati sul fronte internazionale. Anche al Senato la missione in Afghanistan sarà votata a larghissima maggioranza. Ciò che invece ritengo urgente è accelerare il percorso delle liberalizzazioni. E dare qualche segnale forte a favore della famiglia. Penso alla necessità di togliere in tempi brevi l'Ici sulla prima casa. Sarà una terapia d'urto, come fu per le imprese l'introduzione del cuneo fiscale».
Anche per rispondere a chi vi accusa di avere fatto poco per la famiglia e molto sui Dico?
«Una cosa è la politica a favore della famiglia, un'altra i diritti per i conviventi. Si deve lavorare su entrambi i fronti perché i due argomenti non sono in contrasto tra loro».
Un buon motivo per fare il Partito Democratico?
Per dare forza a Bindi, Franceschini e tutti coloro che sono davvero di Sinistra nella Margherita e far perdere consensi a Binetti, Mastella, etc.
Sarà..ma non ce lo vedo franceschini in un partito liberaldemocratico o socialdemocratico europeo..in europa sono laici, non baciapile