Lesa maestà
di Marco Travaglio
Ciascuno può pensarla come crede sulla scelta di pubblicare o meno il nome della vittima di un progetto di estorsione. Ma una cosa non è (o non dovrebbe essere) consentita a nessuno: raccontare palle. L’ultima è che la legge sulle intercettazioni in discussione in Parlamento avrebbe impedito quanto è accaduto al povero Sircana. Non è vero niente, salvo che depenalizzino il reato di estorsione. Con o senza la nuova legge, è assolutamente inevitabile che, indagando su una gang di ricattatori, il pm che li vuole arrestare formuli al giudice una richiesta con gli indizi (intercettazioni, testimonianze, carte ecc.) a loro carico. E che il gip che li arresta indichi nell’ordinanza di cattura i motivi che l’hanno convinto ad ammanettarli. Per un eccesso di scrupolo, peraltro non dovuto, il gip Alberto Iannuzzi ha coperto di omissis il nome di Sircana. Che poi il bersaglio del paparazzo fosse lui, era il segreto di Pulcinella, destinato a cadere in pochi giorni. Ora, i solito tromboni del diritto un tanto al chilo invocano la legge sulle intercettazioni. Bruno Vespa, dopo aver sceneggiato con voci di attori una telefonata fra Corona e la moglie, si lancia con eccelsa coerenza nella solita filippica diffamatoria contro le Procure che passerebbero le carte segrete alla stampa (a proposito: perché i vertici della Rai non gli impongono di avvertire in anticipo i pm che intende diffamare, per consentire loro il diritto di replica?). Com’è noto, le intercettazioni di Vallettopoli sono contenute nell’ordinanza di custodia che, essendo nota ad arrestati e avvocati, non è segreta (il nome di Sircana nell’ordinanza non c’era, ma era noto agli indagati, cioè al paparazzo, a Corona e a tutta l’allegra brigata).
Che cosa prevede la legge Mastella? 1) Vietato pubblicare fino all’udienza preliminare gli atti d’indagine, anche quelli non più segreti, sia integrali sia per riassunto: non certo il loro contenuto, altrimenti non si potrebbe più dire neppure che hanno arrestato Provenzano e perché. 2) Vietato pubblicare sempre e in qualunque forma le intercettazioni telefoniche. Ora, l’altro giorno tutte le agenzie e i giornali hanno pubblicato le intercettazioni dell’ordinanza di Potenza. Compresa quella del paparazzo che pedina Sircana e ne informa Corona. Nessuno ha fatto il nome di Sircana, tranne il Giornale. Con la nuova legge, nessuno avrebbe più potuto pubblicare il testo della telefonata. Ma il contenuto, con o senza il nome di Sircana, avrebbero potuto raccontarla tutti: perché Corona & C. sono stati arrestati anche per quel fatto. E, anche se tutti, Giornale compreso, avessero taciuto il nome, questo sarebbe emerso tra qualche mese al processo, che è pubblico: che si fa, un’altra legge per vietare ai giornalisti di assistere ai processi e di raccontarli? Dunque la legge non impedisce né potrebbe impedire un altro caso Sircana. In compenso, prevede una catena impressionante di sanzioni intimidatorie ai cronisti: se insistono a pubblicare ciò che sanno, verranno perseguiti dai Tribunali, ma anche dal Garante della privacy (nominato dai partiti) che li condannerà per «illecito per finalità giornalistiche», li metterà alla gogna con sentenze pubblicate sui giornali a loro spese e chiederà all’Ordine di punirli disciplinarmente. Quanto ai cittadini, non saranno più compiutamente informati sugli scandali del Potere: con questa legge, nessuno saprebbe ancora cosa si dicevano il governatore Fazio, i furbetti e i loro compari di destra e di sinistra; né come funzionava Calciopoli; né cos’era diventato il Sismi del generale Pollari; né cosa combinavano Tavaroli & C. Visto che i processi non sono ancora iniziati, Fazio sarebbe ancora alla Banca d’Italia, Pollari al Sismi col contorno di Pompe e Betulle; i furbetti avrebbero sgraffignato le banche; Moggi & C. seguiterebbero a truccare campionati, alla Telecom non sarebbe cambiato nulla. «Oportet ut scandala non eveniant». Questa è l’oscena realtà. Cavalcando l’emozione per la tragedia capitata a un galantuomo come Sircana (strepitosi i lai di Bellachioma, editore del Giornale), una classe politica ricattabile sta cercando di reintrodurre il reato di lesa maestà: limitando le intercettazioni giudiziarie e tagliando le mani ai giornalisti. Così i ricatti proseguiranno, ma dureranno molto di più, perché nessuno potrà più saperne nulla. Avremo una magistratura dimezzata, una stampa imbavagliata e una politica ancor più inquinata - se possibile - di oggi. Bene, bravi, bis.
I miei dubbi sulla "magistratura dimezzata".
Trovo assurdo che un giudice che sta allo sprofondo, forse perchè si annoia, vada a caccia di vip per tutta italia. Coi risultati che abbiamo visto, dal cialtrone monarchico a sottile.
Secondo me non ci vogliono leggi speciali; anzi una: responsabilità civile e penale dei magistrati.
Trovo assurdo che ci siano tanti cervelli che, dal momento che si annoiano, lì, nello sprofondo di un teschio, per loro, enorme, ancora giochino con dita e lune e partoriscano idee così cialtronesche come quella di imporre responsabilità civili e penali ai magistrati (cose che per altro hanno già) piuttosto che focalizzare la propria attenzione su un fatto bel più importante: un magistrato che fa intercettare qualcuno, lo fa nell'ambito di un'inchiesta (ossìa, fa il suo lavoro) allo scopo di dimostrare la presenza di reati e incastrare ladri, truffatori, corruttori, puttanieri, ricattatori, trafficanti d'illecito materiale, mafiosi etc...
Trovo assurdo che non si rendano conto, questi piccoli cervellini, quelli dello sprofondo di prima, che legare, bloccare, impedire ai magistrati di lavorare, porti soltanto all'amplificazione e alla crescita dei reati e dei rei che possono agire indisturbati. Forse tali cervelli cialtroni son quelli che se potessero ruberebbero, trufferebbero, corromperebbero, procurerebbero puttane, ricatterebbero, trafficherebbero armi, cocaina o chissà cos'altro e instaurerebbero rapporti con clan mafiosi... tutto, pur di macinare denaro.
E' questa l'italianità di cui un cialtrone come te va fiero. Perché lasciare che un magistrato, che ha voglia di lavorare, possa metterti i bastoni fra le ruote?
è già dedalus...perchè non depenalizzare anche i reati di estorsione e sfruttamento della prostituzione? tanto, uno piu' uno meno in questo schifo di paese dove chi sbaglia non paga mai, non fa differenza...che tristezza.