Spinelli, foulard e repressione
di Moni Ovadia
Una delle storielle ebraiche di maggior successo fra quelle che mi capita di raccontare è questa: «A Odessa, magica città del meridione russo, un ebreo ortodosso rincasa a sera dal duro lavoro. I suoi tre marmocchi, uno di tre, uno di cinque e uno di sette anni gli si precipitano incontro per fargli festa. Gli saltano al collo, gli scarruffano la barba e con le loro grida argentine gli raccontano la loro giornata come la più eccitante delle avventure. Il padre felice, e già meno stanco, portandosi tutti e tre i pargoli appesi addosso, va a stravaccarsi sulla poltrona. Una volta accomodatosi, per mettere alla prova la devozione della propria prole domanda ai suoi bimbi: "Kinderlakh, bambini miei, il vostro papa ce l'ha tanto sete. Chi di voi lo va prendere per me uno bello bicchiere dell'acqva?". Il maggiore si fa avanti e dice: "Io lo voglio qvesto onore perché sono primogenito e qvesto è comandamento del Bibbia onora padre". A quel punto, il secondogenito si fa avanti ed esclama: "Per avercelo io qvesto onore, sono io pronto a dare tuti il miei risparmi al bambini poveri". Per non essere da meno, il moccioso di tre, sale su una sedia e con la sua vocetta squillante dichiara: "Io lo voglio qvelo onore e per lui avere io, sono pronto a dare tuti il miei giocatoli al bambini che non ce l'hanno". A questo punto scoppia una piccola rissa fra i tre piccoli devotissimi ebre ma, siccome già studiano le scritture, sanno che litigando non otterranno nulla. Chiedono così al padre il permesso di discutere la questione come facevano i grandi maestri dell'ebraismo in epoca talmudica. Il padre, felice e orgoglioso, acconsente. I tre saggi in erba si appartano in un angolo e, zucchetti ben calcati sulle testoline intelligenti, iniziano la discussione con tutto il repertorio dei gesti e delle cantilene dei sapienti che dibattono. I loro cernecchi si agitano ritmicamente e sotto i piccoli menti glabri, pare persino che si agitino pensose barbe. Dopo quaranta minuti di dibattimento, i tre mocciosi soddisfatti tornano dal padre ormai devastato dalla secchezza delle fauci e il maggiore dei tre fratellini, a nome del gruppo, comunica: "Papa, tate, noi abiamo discusso il questione, abiamo esaminato qvi e lì, qvesto e qvelo, pro e contro, su e giù e insieme abiamo così deciso: qvesto è per noi uno tropo grande onore. Vai prenditi l'acqva di solo!". Questa storiella scatena sempre nel pubblico un'euforica ilarità, ritengo che molti nel pubblico pensino a certe uscite dei loro figli, o nipoti, o fratellini e sorelline. I bambini sono straordinari, le loro potenzialità immense, il mondo ebraico dell'esilio ne aveva un culto vero e proprio. In quel mondo povero ma fervido, trasmettere ai piccini e ai ragazzi sapienza, senso critico e percezione del paradosso, farlo con intensità e passione, era una priorità assoluta. Gli strumenti di quella bildung erano insieme urgenza e umorismo, dolcezza e severità, tenerezza e profondità. Non stupisce che quel mondo abbia prodotto tante eccezionali intelligenze. La nostra grande civiltà ha saputo conquistare la democrazia, l'istruzione pubblica universale obbligatoria e «gratuita» ma per farne cosa? Sempre di più una scorza vuota dove gli insegnanti sempre meno rispettati e mortificati nel proprio ruolo, devono competere con telefonini, videogiochi, pubblicità fuorvianti e un uso pletorico e dissennato di internet in una società in cui i valori primari sono il profitto, la competizione, lo stupidario televisivo e la televendita di sé. Poi ci si stupisce che fra giovani e giovanissimi cresca esponenzialmente l'uso di droghe di ogni tipo. A questo punto scatta come sempre il tipico furore moralista dei portavoce reazionari che invocano la soluzione della repressione, segnatamente contro i poveracci e gli emarginati, tanto per i figli dei ricchi c'è sempre una legislazione speciale. Il nostro centro-destra esulta perché dissennatamente il Tar boccia il sacrosanto allentamento della criminalizzazione riguardo all'uso della cannabis voluto saggiamente dal ministro Livia Turco. Il nostro centro-destra non riesce a liberarsi dalla sindrome del manganello che oggi si chiama proibizionismo. I poveri illusi non hanno capito che anche se gli togli lo spinello, i giovani sbandati si attaccano al «gioco del foulard» e li voglio vedere i mistici della repressione mettere al bando i foulard. È possibile che non si capisca ancora che la repressione non è un rimedio, che gli strumenti per dare futuro ai nostri giovani si chiamano amore, formazione, vicinanza, rispetto ma soprattutto responsabilità nei loro confronti e risposte autentiche alla loro disperata domanda di senso.
è stupendo questo articolo, molto coinvolgente nelle sensazioni e nel ragionamento sulla problematica.
Carolina
È possibile che ...
Più che possibile è reale e opporsi a questa visione diventa addirittura propedeutico.
si chiama proibizionismo ma talora si chiama proprio manganello.
RUTELLI RE DEI MANGANELLI
Non ho ben capito.
L'erba no, la coca si?
Perchè è d'importazione?
Perchè la assumono i ricchi?
Dio, che pena!
Paul
una delle cose più indegne di questo paese è proprio questa dell'erba!
passi che ho venticinque anni una laurea e nessun futuro, passi che il mio stipendio è di 788 euro netti, passi che nessuno in parlamento abbia a cuore l'esistenza delle persone sotto i 30 anni , passi che ogni giorno vedo lodare in tv e nella vita persone che meriterebbero di stare tranquillamente dietro alle sbarre, passi che a venti chilometri da casa mia ci siano le bombe atomiche americane, passi che le persone che legiferano facciano notoriamente uso di cocaina (io no!) , passi che ci fanno credere che 1 grammo di principio attivo sia bastevole per 40 spinelli (due conti per chi se ne intende plz)....
Ma che in questo paese di merda sia io quello trattato come un criminale perchè mi voglio fumare le canne non è tollerabile.
E che questa schifida sinistra non si batta per questa cosa mi fa ancora più schifo.
PUAH
Ho comprato il manganello e me ne vanto
e se qualcuno ci patisce meno tanto
e inutile sparlar
è inutile ridir
sono un bel giovanottin
sono un fascistin.
un'altra mozione dei ds? mi sembra improbabile tutto sommato. forse dopo un po' di ssvalutazioni di chiamparino, di lezioncine a fiano, di velate critiche a grillini e di sprezzo rivolto ai ds delle varie correnti hai deciso di dirla tutta su quel che pensi?
Carolina
ma dai carolina, ma tu sei matta, è ironico, forse non lo sai ma è una parafrasi dei "salamini" di petrolini. a questo punto chiedo l'intervento di garanzia del Biraghi. lui lo sa che questa strofetta è umoristica, garantito.
vabbò, un nome di qualcuno di sinistra che ti piace allora, dai :-))
Carolina
mi piaceva Cofferati, ma poi è impazzito.
muble...muble...un nome di sinistra...muble..muble...ecco ci sono Karl Marx