Colombo, addio alla magistratura «Vedo i corrotti riabilitati ora andrò in mezzo ai giovani»
di Luigi Ferrarella
«Mi sono convinto che, affinché la giurisdizione funzioni, è necessario esista una condivisa cultura generale di rispetto delle regole». E invece in Italia «quella tra cittadino e legalità è una relazione sofferta, la cultura di questo Paese di corporazioni è basata soprattutto su due categorie: furbizia e privilegio. A questo punto del mio percorso di vita, quello che voglio fare è invitare in particolare i giovani a riflettere sul senso della giustizia. E' una scelta del tutto personale, oggi mi sento più adatto a questo impegno che a quello di giudice».
Dentro il giudice Corrado Carnevale, fuori il giudice Gherardo Colombo. Depurato da coincidenze temporali e rispettivi profili professionali, in termini puramente numerici è uno scambio alla pari: uno (il giudice assolto dall'accusa di mafia, il collega del "Falcone è un cretino") è riammesso dal Csm in magistratura (dove da presidente di sezione di Cassazione resterà sino a 83 anni); l'altro (con Turone il giudice della scoperta della loggia P2 e del delitto Ambrosoli, con Di Pietro il pm di Mani pulite, con Boccassini il pm dei processi Imi-Sir/Lodo Mondadori/Sme ai giudici corrotti da Previti), dà le dimissioni da magistrato ad appena 60 anni, 15 prima della pensione. Con una lettera presentata, in sordina, al Csm e al Ministero della Giustizia a metà febbraio, nei giorni delle stanche rievocazioni del 15esimo anniversario dell'inizio di Mani pulite.
Non è una resa, dice, non c'è sfiducia nel lavoro di 33 anni in toga, né tantomeno ci sono porte da sbattere o superbe prese di distanza da coloro che invece restano con la toga addosso, convinti che far bene il proprio lavoro quotidiano contribuisca a migliorare da dentro il sistema: «Ci mancherebbe altro, anche l'amministrazione della giustizia è indispensabile». Anche, dice però Colombo. Prima, un «prima che magari non è cronologico ma sicuramente concettuale», spiega di essersi reso conto che, per crederci ancora, ha bisogno di sentire esistere un prerequisito: «La giustizia non può funzionare senza che esista prima una condivisione del fatto che debba funzionare».
La scelta di dedicarsi a questo obiettivo nasce da «un rammarico: il verificare come la giustizia sia l'unica sede nella quale si pensa che debbano essere accertate le responsabilità. Oggi, chiunque dica al mattino una cosa e la sera il contrario, è irresponsabile di entrambe le dichiarazioni. Ma lo strumento del processo penale è inadeguato a riaffermare la legalità quando l'illegalità sia particolarmente diffusa e non esistano interventi che in altri campi vadano nella stessa direzione. Diventa una spirale, crea sfiducia e disillusione».
«E' incredibile vedere quanto le persone siano coinvolte da questi contatti, da fuori è davvero inimmaginabile», si infervora Colombo raccontando di incontri «programmati per due ore e dove invece devo fermarmi per tre»; di centinaia di persone che magari vengono in un teatro o in una biblioteca all'antivigilia di Natale e quindi non certo perché non sanno cosa fare»; di «ragazzi che succede spessissimo restino con la bocca aperta» a sentire eventi della vita del loro Paese fondamentali, ma che nessuno mai gli aveva raccontato. «Bisogna dar loro due cose: metodi e informazioni», ritiene Colombo, che, sostenuto anche dall'esperienza di tanti incontri in tema di corruzione, tecniche investigative, assistenza giudiziaria internazionale, ai quali è chiamato particolarmente all'estero, si propone ora di impegnarsi in questa direzione «sia attraverso contatti diretti, sia scrivendo che occupandomi di editoria: va comunicato il profondo perché delle regole e il come farle funzionare; occorre colmare la carenza di informazione non solo sui fatti, ma anche sulla concatenazione dei fatti e del pensiero; è necessario individuare le premesse e rendere evidenti le loro conseguenze, sottolineando la necessità di coerenza, in modo da dare risposte stimolanti alla tanta voglia di approfondire questi temi».
E si intuisce che, rapportata a sé, è proprio questa esigenza di "coerenza" a spingere ora Colombo a lasciare l'amministrazione della giustizia.
Non ci crede più, non crede che si possa aumentare il tasso di legalità attraverso l'uso dello strumento giudiziario, quando nulla cambia all' esterno.
Da fuori forse sì, gli sembra possibile: «A questo punto della vita mi sono convinto che può esistere giustizia funzionante soltanto se esiste un pensiero collettivo che in primo luogo individui il senso della giustizia nel rispetto degli altri; che poi ci rifletta; e che infine, se ne viene convinto, arrivi a condividerlo. Si tratta di confrontarsi con i fondamenti della nostra Costituzione, il riconoscimento e la tutela dei diritti fondamentali e l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge». Mentre l'amministrazione reale della giustizia, quella che oggi a suo avviso arranca «senza una cultura condivisa delle regole, diventa qualcosa di estremamente difficoltoso, addirittura per certi versi eventuale, fonte essa stessa di giustizia casuale e quindi paradossalmente di ingiustizia», nel marasma di «una grande disorganizzazione e con scarsi mezzi».
Da questo punto di vista, per paradosso, «l'esperienza in Cassazione è stata per certi versi inaspettatamente confermativa: un impressionante numero di cause da trattare in poco tempo, scarsi mezzi, mancanza di stanze».
Il tutto accompagnato da una sensazione di «ineluttabilità» alla quale «si rassegna» chi pure lamenta «le cose che non funzionano», ultima goccia del cocktail che ora a Colombo fa dire: «Dare così poca cura a un'attività cruciale per l'amministrazione della giustizia è stata, per me, la definitiva conferma che c'è anche altro da fare».
Altro rispetto ai processi. E prima dei processi: la condivisione delle regole. E qui sembra affiorare l'eco di una sconfitta, l'unica forse avvertita come davvero bruciante dall'ex pm di Mani pulite: corrotti e corruttori rientrati nella vita pubblica, o direttamente (votati) o indirettamente (nominati), comunque legittimati dai cittadini.
Colombo si sente "tradito" dal "popolo" nel cui nome ha amministrato giustizia? «Piuttosto, sono contrariato nel vedere come la legalità, per questo Paese, sia ancora qualcosa che ha poche chances». Tra le concause, dice, « ha pesato il mutato atteggiamento dei media, le falsità dette contro le nostre indagini e talora contro di noi. Ma credo ci sia stato anche un altro elemento importante. All'inizio le indagini hanno coinvolto i livelli più alti della politica e dell'imprenditoria, perché nei loro confronti erano allora emersi gli indizi: persone lontane anni luce dal cittadino comune. Poi, però, man mano che le indagini progredivano, sono comparsi anche fatti attribuibili a persone comuni: al maresciallo della Finanza, al vigile dell'Annonaria, al primario dell'ospedale, all'ispettore dell'Inps, al medico e ai genitori dei figli alla visita di leva, alla cooperativa di pulizie. E qui, ecco che l'atteggiamento della cittadinanza è cambiato».
E voi magistrati siete finiti fuori mercato perché offrite un prodotto (la legalità) per il quale non c'è domanda? «Anche qui la misura della legalità è il rispetto dei principi costituzionali. Di legalità non c'è n'è abbastanza. Sono molti, per fortuna, coloro ai quali interessa la legalità, che vuol dire piena attuazione dei principi costituzionali della tutela dei diritti fondamentali e dell'uguaglianza di fronte alla legge. Ma non sono ancora abbastanza. E soprattutto, hanno una scarsissima rappresentanza, non trovano voce sufficiente. In alcuno dei due schieramenti». Colombo lo ricava «dal fatto che, altrimenti, sulla legalità sarebbero state fatte delle battaglie. E dico sulla legalità, non sul fatto che il signor Tizio o il dottor Caio siano colpevoli o innocenti: ad esempio sulla modifica delle regole del processo, per renderlo più agile e rapido; sulla dotazione di strumenti che consentano ai giudici di svolgere meglio la propria funzione; sulla cura della preparazione professionale».
E' questo il fronte che ora sembra prioritario a Colombo. Il quale, a sorpresa, non ha tanta voglia di voltarsi per toccare con mano l'esito delle sue inchieste: «Vogliamo essere spietati? Sono magistrato dal 1974, per 3 anni giudice, poi da inquirente mi è capitato di occuparmi della loggia P2, dei fondi neri dell'Iri, di Tangentopoli, della corruzione di qualche magistrato. Alla fine — a parte la dovuta definizione giudiziaria delle singole posizioni —, i risultati complessivi di questo lavoro quali sono stati? Tra prescrizioni, leggi modificate o abrogate, si è sostanzialmente arrivati a una riabilitazione complessiva di tutti coloro che avevano commesso quei reati. Con un livello di corruzione percepita che non si è modificato. E, soprattutto, con una rinnovata diffusione del senso di impunità prima imperante». Cambiare dall'interno, no? «Dovrebbe davvero cambiare tutto». E invece, «possibile che per selezionare i capi di uffici giudiziari di dimensioni pari a una grande azienda, continuiamo a fare le scelte, quando va bene, sulla base della capacità di condurre indagini o scrivere belle sentenze, qualità che nulla hanno comunque a che fare con la capacità di organizzare un ufficio? Anche a proposito delle questioni disciplinari, siamo sicuri che, nonostante tutti gli sforzi, pur fatti, non si potesse fare ancora di più per evitare che qualche magistrato fosse avvertito come arrogante o non sufficientemente dedicato alla sua funzione?».
Per Colombo «l'Italia è un paese di corporazioni che per prima cosa si difendono autotutelandosi (ha presente l'espressione "cane non mangia cane"?)». E pur se «la magistratura mi sembra, tutto sommato, la migliore» di queste corporazioni, «anche al suo interno si avverte la tentazione di cedere alla stessa logica: la difesa della categoria, prima che dell'organizzazione, della disciplina, della laboriosità; con il rischio di isolamento per chi pensa il contrario».
La decisione di guardare alle regole da una posizione diversa — confessa Colombo, ieri in Procura a salutare alcuni colleghi — «non è stata facile e continua ad essere molto sofferta. Non soltanto perché questo lavoro ha assorbito buona parte della mia vita, ha accompagnato la nascita dei miei figli, la morte dei miei genitori, è stato intriso di eventi di dolore squarciante (come gli assassinii, proprio qui a Milano, di Guido Galli e Emilio Alessandrini, e dei colleghi eliminati da terrorismo e mafia); ma anche perché tanti sono i colleghi, dai quali mi separo, che con cura, attenzione e direi ostinazione non hanno fatto altro che cercare di rendere giustizia. Ma a mio parere, perché non sia un compito immane, occorre anche altro: che l'atteggiamento verso le regole cambi anche fuori dai palazzi di giustizia».
Ho da poco letto la notizia e le motivazioni con cui Gherardo Colombo lascia la magistratura.
Come Cittadino italiano sono molto dispiaciuto e vorrei esprimere tutta la mia solidarietà ad un Uomo che ha servito il nostro Paese e insieme a quel pool erano riusciti a riportare quel minimo di rispetto verso l'Istituzione della Giustizia che dimostrava come la Legge poteva davvero essere "uguale per tutti" e invece il trionfo del Bel Paese oggi conferma quello che negli anni di Mani Pulite si prevedeva...dopo le acclamazioni popolari questi giudici ritorneranno a vedere intralciato il loro impegno per una Giustizia con la G maiuscola.
Sono davvero molto dispiaciuto per l'analisi e la constatazione fatta da Gherardo Colombo che ci ha insegnato a non perdere il vizio della memoria.
Enzo
a 34 anni sono abbastanza "giovane" da poterlo sentire sulla giustizia? :-)
Carolina
Beh, c'era proprio bisogno di mandare a gambe all'aria il paese per poi arrivare a una 'percezione della corruzione' superiore a prima della nota palingenesi?... .
Mani pulite ci ha regalato berlusconi che guida il primo partito, l'ex presidente dell'iri anni 80 a capo del governo, i ds in disfacimento e al minimo storico, le speculazioni finanziarie più' spericolate e deleterie, i beni dello stato svenduti a favore di monopoli privati e, infine, la degenerazione farsesca del protagonismo delle procure che, ormai, si occupano del gossip mentre le disfunzioni del sistema giudiziario sono tutte li, belle irrisolte se non in piena cancrena. Che dire; good job mister colombo!
Ehi Mario, tra le "straonzate" che hai scritto, hai dimenticato le più importanti, ovvero che Mani Pulite ha causato il più importante e grave cambiamento climatico nell'orbe terraqueo che memoria d'uomo rimembri, che ha accelerato la dipartita di Woityla, che ha pianificato l'11 settembre.
> Che dire; good job mister colombo!
Complimenti, Mario. Un condensato di schiocchezze, falsità e pregiudizi mica da ridere. Gherardo Colombo, vero galantuomo come pochi di questi tempi, non ha responsabilità negative: ha solo meriti. Ha condotto delle inchieste clamorose, ha scoperchiato il pentolone della corruzione e ha fatto condannare chi mercificava la giustizia, stravolgendone l'essenza. Poi non è colpa sua se i delinquenti vengono riabilitati anche dopo la sentenza definitiva. E' un cancro della società italiana difficilmente estirpabile.
bravo Colombo un grande gesto di ribellione. candidati ma non nel PD se no finisci come D'Ambrosio in Senato che non gli telefonano nemmeno quando fanno l'indulto.
sul sito de l'Unità attualmente nemmeno un riferimento all'addio di Colombo. e qui si chiude definitivamente l'Unità dell'altro grande Colombo.
Ecco l'emblema di questa povera Italia,dove la corruzione,il malaffare,la politica corrotta ha vinto,i galantuomini le persone oneste sono costrette a lasciare il passo.Il marciume che ci circonda e soffoca la nostra vita ha fatto un'altra vittima,mi sento più solo che mai.Mario sei un poveraccio perchè non ti rendi conto di quello che dici.Grazie a te e a tutti quelli che idolatrano il Berlusconi e tutte le persone corrotte e mafiose che ci governano di destra e di sinistra che ci siamo ridotti cosi.Una prece.
le parole di colombo lasciano sull'italia una macchia indelebile
Un' altra conferma che l'Italia e' una merda di paese.
Che amarezza constatare che i miei pensieri più negativi sullo stato dell'Italia, siano condivisi da un personaggio della levatura di Gherardo Colombo.
Ironicamente mi attribuisco minore fantasia di quella che ritenevo avere, e dall'altro lato mi associo al coro di lamentele espresse dalle migliaia di persone civili, decorose, rispettose che si sentono e si sentiranno in qualche misura "abbandonate".
Paul
Che giorno immensamente triste, davvero!!
Desolante
Il saldo finale di mani pulite e' sotto gli occhi di tutti. La malafede e' di chi fa finta di non vederlo. La via giudiziaria ha fallito e prodotto i guasti per i quali qui tanto ci si agita. Berlusconi in primo luogo. La politica debole in secondo. Classico esempio di eterogenesi dei fini. Piangenti prefiche versano lacrime sull'esito della loro autoconsolatoria mistificazione. Buon funerale... Comunque borrelli si e' sistemato, di pietro pure, e da un pezzo, d'ambrosio anche. Verra' il turno di colombo. E' certo.. I fazzoletti ora umidi sventoleranno per salutare il trionfale ingresso in politica... Deja vu.
Il saldo finale di mani pulite e' sotto gli occhi di tutti. La malafede e' di chi fa finta di non vederlo. La via giudiziaria ha fallito e prodotto i guasti per i quali qui tanto ci si agita. Berlusconi in primo luogo. La politica debole in secondo. Classico esempio di eterogenesi dei fini. Piangenti prefiche versano lacrime sull'esito della loro autoconsolatoria mistificazione. Buon funerale... Comunque borrelli si e' sistemato, di pietro pure, e da un pezzo, d'ambrosio anche. Verra' il turno di colombo. E' certo.. I fazzoletti ora umidi sventoleranno per salutare il trionfale ingresso in politica... Deja vu.
La logica di chi dice " il fallimento di mani pulite ci ha regalato Berlusconi, più corruzion di prima ecc.." è la stessa del capofamiglia che dice alla moglie di non resistere al padrone de casa quando viene a stuprarla, di essere condiscendente che senno poi se vendica... "e se vuole pure nostra figlia piccoletta dagliela subito.." Di chi paga il pizzo e bacia le mani perché "senno iddu ce leva lu negozio e ce fa male"... ecc ecc Ok, Mani pulite ha fallito e i ladri rubano più di ieri e fanno pure le leggi. Ma che colpa ne hanno i magistrati (onesti)? Quando i magistrati falliscono, comunque, forse è ora di passare direttamente alla forca.
Caro Mario, mi sa che confondi gli effetti con le cause
IO sono felice...per lui
è frustrante ammetterlo,ma nel nostro paese ormai persone come Colombo, Borrelli ecc.,sembrano dei Don Chisciotte che combattono contro i mulini a vento.Anch'io, che all'inizio di Mani Pulite, ero piena di belle speranze e credevo che finalmente l'Italia si fosse destata dal torpore e dalla rassegnazione alla corruzione, ormai mi son resa conto che siamo un paese veramente ignobile e spregevole, senza speranza di rimedio.
Potrò sembrare una visionaria,ma in certi momenti ho addirittura il sospetto che anche il pool di Mani Pulite sia stato inconsapevole strumento di qualcuno (...!) che ha pensato bene di cogliere i classici due piccioni con una fava : scendere in campo personalmente dopo aver sbaragliato la vecchia classe politica e, non meno importante,dopo aver fatto le scarpe a chi lo aveva sempre aiutato (non certo x filantropia), perchè probabilmente cominciava a diventare troppo esoso. Per cui niente di più facile che convincere qualcuno a stappare i tombini delle fogne e parlare; non pensando che ,per la loro onestà e la loro caparbietà, i magistrati del Pool non sarebbero arretrati nemmeno davanti alla puzza mefitica di chi i tombini li aveva mandati ad aprire!
Gli uomini delle fogne, alla fine, hanno inzaccherato di liquami l'intero paese cosicchè per molti italiani, magari anche onesti, è difficile capire da dove provenga l'odore di marcio e ( in questo un po' tonti) si lasciano raccontare quello che vogliono da nani e veline.
Cosicchè alle persone come il Dott. Colombo, non resta che la sensazione di picchiare testate contro un muro.
Sono veramente amareggiata di tutto questo, ma non posso fare altro che essere solidale con lui
nell'italia del "Manchurian Candidate", come viene brillantemente spiegato in un articolo su CDC, ci sono ancora cose molto offuscate nel passaggio tra la I e la II repubblica tramite mani pulite e l'attuale degrado etico, sociale ed economico del nostro paese.
Un brano di questo articolo è molto interessante:
"I chip dell'Italian Candidate funzionano: uno dei migliori esemplari è stato piazzato proprio alla presidenza della camera, un altro fa il ministro dell'ambiente ma ha più contatti lui con le multinazionali di un manager di una società di revisione dei conti e poi c'è un personaggio bizzarro dal nome da puffo (Diliberto) che fa dichiarazioni incendiarie contro gli americani come segnale in codice di via libera per gli affari Usa. Dal suo personale ufficio dei servizi il responsabile dell'operazione Italian Candidate non può che essere soddisfatto: i personaggi sono da avanspettacolo, come richiede una società mediale di un paese periferico, e funzionano perfettamente."
Dimenticavo tanti cari saluti a sircana, la vera faccia del nostro governo.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3151
Non penso di non esagerare se definisco Gherardo Colombo un eroe.
E' triste che un magistrato motivi le sue dimissioni con la perdita di fiducia in una giustizia che riabilita i corrotti: è un segnale che in una cosiddetta democrazia fa a pugni con il concetto di Democrazia stesso.
Nobile, da grande uomo, quale è Colombo, il suo prossimo impegno verso i giovani nei quali instillare il germe del rispetto delle regole.
Ciao Gherardo,
Paolo.
sì hai ragione paolo, bisogna ricominciare dai giovani, riseminare il germe della moralità che non significa moralismo, bisogna sdradicarsi e prendere le distanze da questa classe politica che ormai non è più in grado di fare nè prospettare nessun progetto eticamente accettabile, qui siamo oltre il normale compromesso e la mediazione tra le parti, qui siamo alla cecità più assoluta.
peccato che questi ragionamenti non sia la politica a farli ma un giudice, cmq meglio di nulla in questo deserto dei tartari .
maria
lA LEGALITà è GIUSTIZIA. Mi permetto di postare un lungo testo, religioso e politico, sul tema della Giustizia a NAPOLI. L'Italia è Napoli. E' stato scritto da Daniele Bello. Si Chiama "LA DISTRUZIONE DI NAPOLI"
"Questa è la Parola che il Vivente, il Signore dei mondi,
L’ Onnisciente, l’Onnipotente rivolse a Daniele:
“Raccogli la Spada con cui ti uccisi, figlio dell’uomo,
Brandiscila con decisione; rivolgila contro i ribelli.
Non guardare in faccia a nessuno, non temere nessuno:
Solo Me, Parola del Signore, devi temere.
Tu conosci, figlio dell’uomo, la mia terrificante Potenza;
Sai che tutto ho fatto senza fatica alcuna:
Con un lieve Soffio delle Mie Labbra.
La più piccola particella e le stelle tutte
Il moscerino e l’universo sono opera Mia!
Anche ciò che gli uomini chiamano natura obbedisce,
Serve e loda Me. Ogni cosa mi dà gloria,
Ogni cosa è sottomessa alla Mia Maestà!
Io do la vita ed Io la prendo.
Da Me viene il bene, la prova ed il castigo.
Sono in ogni dove… vicino, non lontano come dicono:
Io aderisco ad ogni creatura!
Tutto vedo, Parola del Signore,
Non lascio impunita nessun ' ingiustizia,
E prontamente soccorro il misero che mi invoca.
Queste cose tu le conosci per averle intraviste appena…
Ricordi? Ne fosti accecato e atterrito fuggisti via da Me.
Adesso vieni fuori dal ventre buio dove ancora ti nascondi,
Va, non rimandare oltre e annuncia la Mia ira
Alla città fetida di corruzione. Parola del Signore”.
Rispose tutto tremante: “Che strumento difettoso…
Oh Signore, ti sei scelto! vado.”
Ascolta, sudicia città, il ruggito del Signore:
“Napoli, ancora un tempo e sarai distrutta!
Oltre non terrò a freno il Mio sdegno.
Da troppo, scellerata, tenti la Mia pazienza .
Farò di te un esempio ed un monito per le genti:
Tutti sapranno quanto è terribile finire nelle Mie mani!
Forse si convertiranno, i popoli, vedendo il tuo castigo;
Si pentiranno… beati quelli che si convertiranno…
Perché è prossimo a venire il Giorno del Giudizio,
Perché volge al termine l’Anno di Grazia!
Quanto a te, megera, dimmi:
Di cosa ti vanti sprezzante ed altera?
Dov’è la tua bellezza? E dove
La giovinezza che millanti nel tuo nome?
Desolazione, questo è il tuo vero nome.
Ipocrita, come ti ha ridotta la tua noncuranza…
Eppure hai visto da vicino, e più volte,
Quanto è distruttivo il Mio rimprovero, non ricordi?
Ma invece di trarne insegnamento hai continuato
Ad errare per le tue oscure, strette e contorte vie:
Dove non vi è che oppressione, danno,
Sopraffazione, omicidio, e male di vivere. E mentre
Nelle tue viscere ammalavi ed imputridivi,
Hai continuato a recitare la parte della sirena
Spensierata e gioiosa.
Ma adesso basta! Invano ho atteso la tua conversione,
E’ giunto per te il momento della verità:
Hai colmato la misura dei tuoi peccati,
Che sono i peccati del mondo,
Che, Io, Parola del Signore, presto giudicherò!
Il mondo, infatti, segui non Me:
Gli dei del mondo veneri, e Me nomini invano.
I loro comandamenti metti in pratica, e disprezzi i Miei,
Pagana sei nata e pagana sempre ricadi!
Per questo io disprezzo te, Napoli, moderna Gomorra.
Odio le tue feste sacre tutte
Disprezzo il culto che presti alle statue di legno e di gesso.
Aborro i tuoi carri, i tuoi gigli, i pali sacri e i presepi
Odio le tue processioni, i botti e i fuochi d’artificio
E quel miscuglio di ignoranza, malafede,
Superstizione e spavalderia che chiami tua tradizione.
Non è sacro ciò che si sporca con il profano!
Paganesimo il tuo sentimento religioso;
Orge le tue feste sacre: piene d' abbuffate impure,
Di commercio illecito, di affari sporchi.
Occasioni per servire “mammona”,
Per soddisfare i peggiori vizi: per commettere adulteri.
Per darsi all’alcool, alla cocaina…
E poi alterchi, sopraffazioni, liti, bestemmie ed omicidi.
E chi tutto questo non commette,
Vive questi giorni con cuore ipocrita, considerando
Le Mie feste, solo antiche e vuote tradizioni.
Pochi operano per la pace e la concordia
Pochissimi meditano e pochissimi digiunano,
Pochissimi pregano di tutto cuore!
Se queste cose accadono nei giorni in cui si dovrebbe ravvivare
La memoria di Me, Parola del Signore, il ricordo della Mia Santa Legge…
Nei giorni in cui tutti dovrebbero fare penitenza e presentarsi al Mio Cospetto
Pieni di contrizione, implorando il perdono e la Mia Misericordia…
Che succede nei giorni che fanno numero?
Ah sciagurata, non ti accorgi che l’immondizia che ti soffoca,
Riflette la sporcizia della tua anima?
Anche se riuscissi a liberarti da questo vergognoso flagello,
Sarebbe ben poca cosa: perché è il tuo cuore ad essere impuro!
Per questo, misera, nelle tue vie regna il caos.
E non vi è pace perché non vi è giustizia, e non vi è giustizia
Perché non vi è Fede. E non c’è nessuno che la promuova con ardore,
Nessuna che la difenda con tutto se stesso!
Dove sono i sacerdoti, perché non profetizzano?
Perché non tuonano le Mie Parole? Sono tiepidi i sacerdoti,
Medici delicati e pietosi o pastori che temono troppo i lupi
Quando non sono lupi essi stessi!
Dov’è il timoniere, perché va alla deriva questa nave?
Cosa fanno i governanti?
Quando non sono corrotti e corruttori, quando non sono rei di concussione,
Quando non sono collusi con la criminalità organizzata…
Sono degli incapaci o dei vili!
Che si occupano di problemi marginali, e assicurano quel minimo
Di ordine pubblico per salvare la faccia!
Ma trascurano le emergenze più gravi della città
Scaricando la responsabilità l’uno sull’altro.
E cosi’ il tuo popolo, Napoli, è lasciato a se stesso,
Senza guida, senza luce…
Sempre scorrazza per le strade alla cieca, seguendo il proprio
Fallace arbitrio, ramingo, ansimante, disperato.
Preda di ladri, furbi d' ogni sorta, gente di male affare;
Sfruttatori, usurai, assassini efferati.
Intimidito, sfruttato, oppresso da questo mostro, la camorra,
Fatto d' uomini senza onore, sciacalli, avvoltoi
Che approfittano dello stato di abbandono in cui versa la propria gente.
Pochissimi li hanno contrastati davvero, ed essi sono diventati potenti.
Ricchi e temuti; indisturbati attendono ai loro sporchi affari.
Notte e giorno s' industriano per aumentare i loro tesori,
Moltiplicando i loro delitti e devastando il territorio.
Si fanno beffe delle leggi terrene, già imperfette, facili da aggirare;
Sono assolutamente inutili se non c’è chi vuole che si rispettino!
Così grazie all’ impunità la corruzione dilaga ad ogni livello.
La disonestà è la regola cui tutti si attengono:
I forti come i deboli, gli adulti come i giovani, gli uomini come le donne!
E poi discordia contese e risse ovunque
Soprattutto tra i giovani, scatenati, arroganti, temerari, senza rispetto per nessuno.
E le donne, dov’è la dolcezza delle donne?
La violenza insanguina le tue piazze, i tuoi vicoli…
I morti ammazzati sono centinaia l'anno:
Si sparano i camorristi per i milioni, e si sparano anche i giovani per futili motivi.
La terra è stanca di inghiottire fiotti di sangue
Ed è stanca della immondizia che la ricopre;
E’ stanco il mare di essere inquinato e di assistere
Ai tuoi traffici illeciti
E’ stanca l’aria d' essere insalubre…
E stanco sono Io, Parola del Signore di assistere alla tua agonia!
Si’, preparati a morire, Desolazione, che già sei malata terminale.
Dalla pianta del piede fino al capo è estesa la cancrena.
E’ pieno di piaghe sanguinanti il tuo corpo.
Ti darò il colpo di grazia. Parola del Signore, distruggerò
Te e la tua estesa provincia campana, che di felice non ha proprio nulla!
Nessuno sfuggirà alla mia vendetta:
Tremate tutti, uomini donne e bambini di Napoli…
Tremate anche voi, che credete di essere onesti, che pensate
Di non esservi macchiati di crimini: perché non avete rubato.
Perché non avete ucciso; ma che siete stati a guardare, e indifferenti
Avete goduto della vostra vita disinteressandovi di tutto.
Ebbene, tremate adesso spensierati, perché non siete innocenti:
Ve lo avevo detto, Parola del Signore: "O si è con me o contro di me"!
Tremate voi, soprattutto, grandi, ricchi e potenti.
Governanti corrotti e camorristi tutti: con voi non avrò nessuna pietà.
Anche con voi, Parola del Signore, entro in giudizio, sacerdoti tiepidi ;
Ma soprattutto con chi ha distolto il popolo dalla Mia Parola.
Tutti gusteranno il Mio castigo!
Solo un resto si salverà, come un orecchio o una zampa
Dell’antilope dalla bocca del leone.
Ci mancava proprio il savonarola dei poveri...