boicottare le olimpiadi in Cina per il Darfur (ma cazzo, e il Tibet?)...
Bene, poi boicottiamo ogni evento in Russia per la Cecenia
Ogni evento negli Usa per (mettetevi comodi): Iraq, Afghanistan, Palestina, Haiti, Colombia, Guatemala, Guantanamo, Kosovo, Posada Carriles, Sanchez de Losada, Calipari, Cermis, ecc ecc
Ogni evento in Gran Bretagna per Kosovo, Iraq, Afghanistan
Ogni evento in Lichtenstein perché il granduca è uno stronzo.
E via di questo passo.
La prima occasione per il Darfur non è Pechino 2008, ma è Pianeta Terra 2007. Non credo sia colpa della Cina se Washington manda soldati in Iraq e non in Darfur. Senza contare che non sono tanto i soldati da mandare, quanto quelli da togliere a importare. C'è una guerra civile in atto? Succede anche in Sri Lanka, nelle Filippine, nel Sahara, in Myanmar, in India e in mille altri posti. Bloccare le guerre è possibile solo quando entrambe le parti lo vogliono, o quando si è in grado di costringerle a farlo. O si costringe con la violenza (e in genere non si cava un ragno dal buco), o si costringe con benefici materiali (soldi, per lo più). Proviamo a immaginare una spedizione militare in Darfur capace di "pacificare" e facciamo un bilancio finanziario presuntivo. Tiriamo fuori la metà esatta e spendiamola in Darfur per acqua, cibo, sanità, istruzione (e i conseguenti posti burocratici, che pagheremo bene). Suppongo funzionerebbe molto meglio che non il boicottaggio di... Pechino!
La Cina da diversi anni sta "occupando" in Africa uno spazio geopolitico lasciato libero da tutti gli altri.
Ci sono centinaia di migliaia di cinesi (alcuni sussurrano galeotti in stato di lavori semi-forzati) a lavorare in Africa in varie opere di cooperazione o di costruzione di infrastrutture, le ambasciate cinesi sono nei posti piu' inpensabili e sembrano delle astronavi atterrate fresche fresche da un altro pianeta. Ovunque ci siano risorse energetiche o materie prime in Africa ci sono per primi i cinesi, e anche dove le materie prime non ci sono, loro sono comunque là, perché non si sa mai, potrebbe tornare utile un domani. (In Guinea Bissau per esempio hanno appena consegnato un palazzo del parlamento nuovo di zecca ai guineesi, e la Gunea bissau esporta solo anacardi).
Non sapevo che fossero anche coinvolti in Sudan, ma certo non mi stupisce!
Caro David,sarò sintetico; seguo il conflitto del Darfur sin da quando il solo "Internazionale" e l'Economist ne parlavano. Ahimè constato che ad oggi in Italia non ne parla quasi nessuno - men che meno il Ns stimato Ministro degli Esteri - con grande colpa però poichè, senza lasciarsi andare ad inutili recriminazioni dell'amico che dice allora la Cecenia? sacrosanto del resto, così facendo e lasciando tutto all'oblio si diventa nel ns piccolo correi. Facciamo tutti quanti in modo che si levi un civile e composto moto di indignazione per ciò che sta accadendo perchè non è più possibile tacere di una strage che si consuma quotidianamente. Nico
Perchè si continua a dire che "la realtà è complicata"? La realtà è molto semplice. Basta spiegare il motivo per cui la Cina "di fatto difende il governo sudanese": che è - indovinate un po'! - il petrolio (La sete di petrolio della Cina prolunga il genocidio in Darfur
http://www.gfbv.it/2c-stampa/04-1/040909it.html). Ma dai?!
Troppo facile, però, dare la colpa esclusivamente al governo sudanese e alla Cina. Se il motivo dell'interesse è uno solo (il petrolio, appunto), gli interessati sono molteplici: "Newly discovered resources have made Sudan of great interest to U.S. corporations. (...) the Sudanese government has retained its independence of Washington. Unable to control Sudan’s oil policy, the U.S. imperialist government has made every effort to stop its development of this valuable resource. China, on the other hand, has worked with Sudan in providing the technology for exploration, drilling, pumping and the building of a pipeline and buys much of Sudan’s oil." (http://www.workers.org/2006/world/darfur-0608/)
Traduzione: il Sudan, "nazione araba riottosa alla sottomissione, solidale con l’Iraq fin dal 1991, amica della Cina, di Cuba, del Venezuela" (http://www.sottovoce.it/cms/printart.php?id=28&area=2) è la gustosa torta su cui la Cina ha già messo le mani, e sulla quale anche gli USA (e non soltanto loro) vorrebbero metterle. Ed ecco perchè i cosiddetti "diritti umani", spazzati via col napalm in Iraq, tornano ad essere ipocritamente evocati per il Darfur.
Come al solito, del genocidio non frega una mazza proprio a nessuno.
E' così. S'interviene dove conviene. Si lascia massacrare anche, dove conviene. Si contestano i massacri che convengono. S'ignorano quelli che non fanno comodo. Tra qualche anno ,come adesso "piangiamo" il Ruanda, spruzzeremo qualche lacrimuccia per altri massacri che abbiamo così distrattamente trascurato. Là nei nostri bei bar, consumando happy hours. "Oddio è successo a due passi da noi....non ce ne siamo resi conto....!" ma vaffanculo che umanità di mmmerda!
Devo dire un'altra cosa: l'esiguità degli interventi su questo argomento la dice lunga.
Altri massacri hanno ben diversa risonanza. It's al marketing. Triste.
L'utilizzo della tragedia del Darfur a fini di espediente strumentale per divergere l'attenzione da altri conflitti è RIBUTTANTE. Non posso che concordare con Turco, it's all marketing. E fino a che la motivazione prevalente di interesse sarà questa c'è poco da sperare in una mobilitazione positiva su questo problema.
Cosìccome l'intervento in Iraq e avvenimenti seguenti hanno compromesso profondamente la possibilità di intervenire con autorevolezza di fronte a questi casi, oltre a renderlo più difficile per una questione anche solo di opportunità, come fa notare Bidussa.