Aridatece la Dc
di Marco Travaglio
Racconta Indro Montanelli che, ai funerali di Alcide De Gasperi, tra gli incensi e le appropriazioni indebite clericali, si levò forte la voce di un laico che urlò: «De Gasperi era nostro, non vostro!». De Gasperi era cattolico e democristiano, ma non clericale. Forse perché austriaco, sapeva che cos'era lo Stato, e sapeva distinguerlo da quello Pontificio. Tant'è che, per aver rifiutato un'alleanza con i fascisti sponsorizzata dal Vaticano per il Comune di Roma, si vide annullare un'udienza dal Papa per i suoi 50 anni di nozze, e morì con quell'amarezza. «Quando andava in chiesa con Andreotti - è Montanelli che scrive - De Gasperi parlava con Dio, Andreotti col prete». Lo stesso si potrebbe dire di Beniamino Andreatta, spirato l'altro giorno dopo un lungo sonno 2599 giorni: anche lui cattolico e democristianissimo, preferiva i laici risorgimentali come Paolo Sylos Labini a certi cattoclericali. E sapeva diventare quasi anticlericale quando il Vaticano invocava indecenti immunità per i traffici dello Ior di Marcinkus e mercanteggiava indulgenze per i vari Gelli, Calvi e Sindona. Il senso dello Stato, il rigore, la questione morale, l'etica della responsabilità, la laicità contro tutti i loro nemici: il familismo amorale e il clericalismo assistenziale di una certa Dc («ciascuno attinge alla sapienza e cerca di tradurla in azione, senza la sacrilega convinzione di coinvolgere Dio nelle sue scelte»), la «voglia di egemonia» del comunismo, la volgare protervia del craxismo («nazional-socialismo») con i suoi epigoni più pittoreschi (quel Rino Formica meravigliosamente ribattezzato «commercialista di Bari»), naturalmente il berlusconismo («deriva plebiscitaria e bonapartista», «paccottiglia», «parodia di destra gaglioffa» verso cui «ho una pregiudiziale morale»). Lo stesso si può dire di Oscar Luigi Scalfaro, che avendo collaborato a scrivere la Costituzione la conosce e la difende dalle controriforme delle varie Bicamerali e baite del Cadore, ma pure dagli attentati di un episcopato che ieri s'è posto per la prima volta al di fuori del Concordato e dalla Costituzione, invocando un'impossibile obbedienza dai parlamentari cattolici intorno alla discriminazione delle coppie omosessuali. Se i vescovi, infatti, pretendono di bloccare la parificazione dei diritti fra le unioni di fatto eterosessuali e omosessuali in nome della «differenza sessuale», l'articolo 3 della Costituzione sancisce l'eguaglianza di «tutti i cittadini davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» e indica tra i compiti della Repubblica quello di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana». È su questa Costituzione che giurano i ministri e i parlamentari, non su un'altra. I democristiani migliori l'han sempre saputo e ne han sempre tenuto conto. Ma oggi, a parte qualche ottuagenario, di quella tradizione non si rinviene più traccia. Bisogna andare all'estero. Nella cattolicissima Spagna, per esempio, dove non Zapatero, ma il democristianissimo Aznar varò non i pallidi Dico, ma i Pacs, respingendo al mittente le timide resistenze dell'episcopato. Oppure nella Germania della turbodemocristiana Angela Merkel che l'altro giorno ha spiegato al Papa, rispettosa ma ferma, la sua posizione sulle radici cristiane d'Europa: «Capisco, anch'io penso che l'Europa derivi dall'eredità giudaico-cristiana, ma esistono anche altre tradizioni secolari, secondo le quali nei documenti ufficiali degli Stati non ci possono essere riferimenti alla fede. E noi dobbiamo tener conto di tutte le diverse visioni politiche». È troppo pretendere che qualcuno, nel nostro paese che di partiti democristiani ne ha una dozzina, senza contare le orde di ateoclericaldivorziati in coda per il Family Day con amante al seguito, parli e faccia come Aznar, la Merkel, Andreatta, Scalfaro? Cos'abbiamo fatto di male per chiedere, nel 2007, di poter morire almeno democristiani?
A parte De Gasperi non concordo.
Scalfaro è stato, per 50 anni, esponente di punta del più duro clericalismo (noto lo schiaffone ad una signora troppo scollata). Non è che un piccolo cambio di rotta a fine carriera (probabilmente dovuto più al rincoglionimento che ad un reale cambiamento di opinioni) lo ponga a paladino dell'italia laica.
Quanto alla costituzione non è affatto quella immortale tavola della legge che alcuni vogliono far credere; ha i suoi difetti (quasi tutti dovuti all'inciucio tra togliatti ed i cattolici) e va ammodernata; ovviamente non nel senso che vorrebbero i vescovi.
Che poi Andreatta e c. fossero meglio di craxi, beh, tutto da dimostrare. La dc rubava come i socialisti, ma da molto tempo prima (partiamo dall'immobiliare vaticana?). Diciamo che erano papponi di lungo corso. A differnza di craxi, però, erano totalmente disinteressati a qualunque ammodernamento dello stato.
Sono d'accordo sulla parte in cui Travaglio giustamente dice che la Chiesa è uscita clamorosamente dal concordato...ma chi ha veramente le palle in questo governo per dire "Bene ragazzi, vogliamo il gioco duro? Da domani il concordato è rotto, mò sono cazzi vostri!"